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  1. Ciao a tutti, Stavo pensando di farmi una settimana in giro per la Sicilia in bici, piu precisamente la settimana prima di Natale per poi rientrare a casa il 24/25. Pensavo di farlo con bdc e bikepacking setup, non so ancora se dormendo in tenda o couchsurfing/warmshowers/airbnb/hostels. L'idea per ora e' di volare su Palermo e da li partire in senso antiorario scendendo giu. Ancora non ho le idee chiare, ma le prime preoccupazioni gia' iniziano a farsi avanti, per esempio, qualcuno sa dirmi piu o meno qual e' la temperatura media? O piu o meno a che altitudine e' lo zero termico? Qualsiasi idea/route/gpx/frammento di informazione e' piu che ben accetto, per ora sto pensando 120/140km al gg massimo (date le 7/8 ore di luce soltanto) che potrebbero scendere nel caso di dislivelli importanti (ergo troppo poco tempo per fare qualcosa come Sicilia Non Stop). Grazie Gio
  2. SDT

    Via Francigena

    hey, qualcuno ha mai fatto la via francigena in bici? oggi mi è venuto in mente che sarebbe una bel percorso da fare, su google in prima fila appare questo sito : http://www.viafrancigena.bike/it/ . opinioni? sul percorso più che sul sito? io vorrei andare con una bici da corsa e borsa sotto sella, sono strade bianche o anche con fondo sconnesso? thanks
  3. E' possibile una bici da cicloturismo in acciaio nuova a 500 euro? Ora sembra di sì. Sono molto attratta da questa bici http://www.adventureoutdoor.co/mens/flat-white . Telaio in acciaio, gomme antiforatura, estetica quasi vintage che non mi dispiace. Ho un dubbio sul gruppo, 14 rapporti per una cicloturismo magari carica mi sembrano pochi. Ma ho visto che è possibile montare questo pacco pignoni posteriori http://www.bike-discount.de/en/buy/shimano-7-speed-cassette-cs-hg50-13-34-535334/wg_id-4454 che arriva a 34 invece che 28 denti dell'originale. So bene che non è una bici top, ma mi piacerebbe conoscere anche il parere vostro, sapendo che nessuno può averla vista dal vivo perchè non in vendita in Italia se non su ordinazione. Cosa ne dite, è una vorrei ma non posso o ha delle carte da giocarsi?
  4. Siamo in viaggio da Bologna fino a Bari in bici, ho rotto il TUBOLARE anteriore ed è domenica. Qualcuno che sia fornito di ció in zona Ancona - San Benedetto del Tronto? È davvero un caso limite, aiutatemi. Nel caso chiamatemi al 3488519391 Alessandro
  5. aleciomela

    CERCO POSTO LETTO - FOGGIA -

    Buongiorno! Io e il mio compare @bingo stiamo per intraprendere un'impresa ciclistica brakeless da BOLOGNA a BARI. La sera del 19 agosto arriveremo a Foggia e avremo bisogno di un tetto sotto cui dormire. Qualcuno che sia disponibile quella data, a Foggia o nei dintorni? Merci
  6. Buondì, ritorno con uno dei miei messaggi chilometrici per raccontarvi una scampagnata che mi sono fatto qui in Spagna un paio di settimane fa. Avevo aperto la discussione sulle mie scorribande iberiche che alla fine non ho mai aggiornato, ma qui vorrei aprire un topic apposito. Visto che prevedo uno sproloquio immane, lascio subito il riassunto a disegni per i più pigri (o privi di tempo); tutti gli altri sono avvertiti, dopo la foto ha inizio il racconto. È da quando mi sono trasferito quaggiù, nell'estremo Sud della penisola iberica, che mi frullava per la testa l'idea di tornare in Italia in bici ad agosto, poi ho realizzato che sarò sommerso di lavoro in quel mese e, complice che segnalò qualche mese fa la Pantumacona, critical mass interplanetaria barcellonese, ho partorito un piano alternativo. Finito il periodo più accademicamente caldo, esaurite le ore di tirocinio, compro un biglietto, impacchetto la Olmo e intraprendo un viaggio in bus apocalittico di venti ore verso la capitale catalana, attraversando luoghi sperduti a velocità Stravabili. Arrivo nella città delle ramblas all'alba di un giorno qualunque, reincontro vecchi amici e conosco nuova gente, girovago per festicciuole e cascine, partecipo alla tanto agognata Pantumacona e, all'alba di un altro giorno qualunque, abbandono la città delle ramblas diretto verso la comunità autonoma di Aragona. Questo è il giorno zero del viaggio, la cartina tornasole della validità della mia idea malsana, ovvero quella di percorrere la Spagna in fissa, senza freni e con un po' di bagaglio. Ho fatto qualche viaggetto, ma mai con la bici montata così, e ho ritenuto che i tempi fossero maturi per lanciarsi nell'impresa. Come dicevo, partenza alle cinque da Barcellona e 280 chilometri, da coprire in giornata, tra me e la meta. Con le strade pressoché deserte, mi impossesso dei vialoni cantando Eskimo, mi divoro i saliscendi in uscita dalla città e mi indirizzo verso Martorell. Il sole spunta e le gambe girano bene, non cesso di mangiucchiare, mungere acqua dalla borraccia e canticchiare. Il diavolo, però, è dietro l'angolo e si manifesta sotto forma del malefico GoogleMaps che, non avendo io preparato la lista di paesi da attraversare da appiccicare sull'orizzontale come sempre faccio, si burla di me e organizza una Google Gravel®. Pur in mezzo a paesaggi collinari magnifici, mi ritrovo a pedalare su una strada bianca in mezzo al nulla, che poi si stringe, si deteriora e finisce in un borghetto medievale senza via d'uscita. Riguadagno la civiltà e, in mezzo alle salite pedemontane nei dintorni di Igualada, percorro qualche chilometro con un arzillo quanto anziano ciclista locale che mi indica la retta via. Procedo quindi sulla strada nazionale verso Tárrega quando la mia catena, provata da nove mesi di abusi, decide di abbandonarmi distruggendo due piastre interne contemporaneamente. Ho solo una maglia di ricambio, per cui mi obbligo a pedalare lentissimamente fino al primo negozio di bici di Tárrega, dove il ruvido ma disponibile meccanico, che tratta soprattutto motozappe e decespugliatori, mi instrada verso l'uscita dalla Catalogna. Con le gomme alla pressione giusta e una catena nuova, parto rinvigorito, mi fermo a mangiare uno dei migliori falafel della mia vita ad Alfarrás e supero il confine tra Catalogna e Aragón passando sotto alle arcate di un monumentale acquedotto romano. La comunità di Aragona mi rapisce da subito: strada dritta che asseconda i saliescendi dei campi sinuosi e una linea di pali della luce di legno a suo lato che si perde all'orizzonte; campagna costellata di minuscoli paesini, ognuno provvisto di castello regolamentare. Passo Monzón, sono straordinariamente solo di poco in ritardo sull'ambiziosa tabella di marcia che mi ero prefissato e avverto chi mi ospiterà del mio quasi imminente arrivo. Mi pedalo anche Barbastro, ultimo centro urbano di una dimensione considerevole prima di Huesca, a cui mancano ormai solo sessanta chilometri. Sono rincuorato e mi spazzolo in piedi sui pedali una salita di cinque chilometri al dieci per cento, mi sento nel pieno delle forze e non mi spiego come possa veder doppio e avvistare due figure apparentemente uguali con una giacchettina color giallo Stabilo Boss in cima alla collina. Approssimandomi, mi rendo conto che si tratta di due strani individui vestiti uguali che mi offrono di fermarmi e di lasciargli duecento euro per l'assenza di un elmo di polistirolo sulla mia nuca. Mi offro di ridiscendere la collina e di comprare il suddetto elemento di protezione nel freddo centro commerciale della summenzionata Barbastro. Accettano di buon grado, con anche una malcelata soddisfazione, e mi scrutano mentre mi lancio giù per la discesa. Compro casco e una baguette con tanti semini, risalgo la salita, ora con meno slancio, e arrivo a Huesca in serata. 280 chilometri nella bisaccia, un casco da cui non mi separerò e la certezza che il piano è fattibile. Rimango una settimana in questa fantastica cittadina vivissima ai piedi del Pireneo Aragonese e a fianco del deserto de Los Monegros, culla di un habitat che più si addice a qualche steppa asiatica che al nord della Spagna. Poi giunge il giorno della partenza, spedisco a Huelva zaino e cose non necessarie che mi ero portato da Barcellona e do il via alla galoppata. Sulla via per Zaragoza incontro un giovine che si sta allenando su una mountain bike anni '80 con medie superiori ai trenta all'ora. Facciamo qualche chilometro insieme e poi torna indietro per chiudere il suo anello. Alle porte di Zaragoza un anziano mountain biker tecnicissimo si complimenta e cerca di farmi desistere, ma proseguo e, seguendo la linea del tram, attraverso la città in tempo record lasciandomi alle spalle la basilica del Pilar, le sue innumerevoli cupole colorate e i suoi enormi campanili. Dopo chilometri di vento contrario, raggiungo lo spettacolare paesino medievale di Daroca, mi concedo una merenda a base di churros e cioccolata calda e riparto con questa botta di zuccheri dopo aver parlato con un ottuagenario su una panchina di come andava a ballare a rimorchiare da giovane nei paesini che sto per attraversare. Riguadagno la campagna e con essa entro nella comunità di Castiglia La Mancia, che da subito si dimostra deserta e collinare. Arrivato con orgoglio al centro di Embid, meta sentimentale del vecchio di cui sopra, mi rendo conto che tutti i nomi che porto sul tubo orizzontale non sono nient'altro che punti sulla mappa. Embid, che sulla cartina sembrava un grande centro, è un castello sproporzionato, un nucleo di 44 abitanti e 36 chilometri quadrati ci campagna. Mi metto in marcia e raggiungo Molina de Aragón (nonostante sia in Castiglia La Mancia), dove dormo il sonno dei giusti dopo un sano panino e una tisana calda. Il giorno successivo vola: tra le colline e i mulini a vento di don Chisciotte, le ripidissime salite e le impegnative discese, che riesco ad affrontare con una certa disinvoltura nonostante i ricorrenti venti gradi di pendenza, mi sbrano circa duecentoventi chilometri. Pranzo con Armando, simpatico cicloturista basco con decine di viaggi alle spalle che sta andando a BurgosA fine giornata, mentre filo sulla nazionale a lato di Villanueva de Alcardete, un sibilo mi rende partecipe della morte del mio Vittoria Zaffiro posteriore, stanco degli abusi in discesa. Impreco al vedere il taglio nel battistrada, le tele non hanno opposto resistenza e tutta la gomma è poco più di un'ostia. Inserisco l'unica camera d'aria di ricambio, non prima di aver posizionato all'interno del copertoncino una camera d'aria tagliata che porto per le emergenze e che spero offra un po' di resistenza extra. Nel piccolo paesino i negozi sono ormai chiusi, e tutti mi avvertono che lo rimarrano anche il giorno successivo, essendo la festa della provincia, decido di avanzare fino a Quintanar de la Orden, dieci chilometri più avanti, sperando di trovare una soluzione il giorno successivo. Entro in una taverna in cui l'oste non mi toglie gli occhi da dosso e tutti parlano con un accento ridicolo da Benvenuti al Nord. Ci do dentro con mandorle salate e infusioni di menta. Trovo un buon posto per la notte e mi addormento come un sasso. Il terzo giorno parte con una lenta pedalata di venticinque chilometri che termina ad Alcázar de San Juan: sono le nove del mattino e cerco soluzioni. Tutti mi avvertono che non è semplicemente la festa della provincia, bensì dell'intera comunità autonoma, essendo il giorno delle celebrazioni del Corpus Christi. Fortunatamente i cinesi erano lontani da Betlemme 2016 anni fa e tengono i negozi aperti anche il 26 di maggio. Compro del robusto nastro americano e avvolgo il copertone perché non possa deformarsi ulteriormente. Il retro della mia bici è ormai un'opera cyber punk, ma sembra reggere. Pedalo con la ruota che offre una sensibile resistenza aggiuntiva rispetto a prima dell'intervento e patisco il sole e il vento fino a Manzanares. Lì, in un bar frequentato da un avventore strillone sotto l'effetto di qualche strana sostanza stupefacente, decido di non proseguire, come da programma, direttamente verso Ovest, ma di costeggiare l'autostrada lungo la via di servizio. Mi assicurano che le condizioni sono ottime e così mi evito discesone con inclinazioni del 23% in mezzo al nulla con una ruota scotchata. Ci metto un'ora a capire come uscire da Manzanares, una signora mi insulta perché non vuole darmi indicazioni stradali, ma alla fine raggiungo l'asfaltatissima via di servizio. Purtroppo il sogno dura poco e il manto stradale si ritrasforma in una strada bianca, per altro piuttosto dissestata. Mi succede di tutto: attraverso un campo di patate, una ferrovia, scendo per un tratturo in mezzo ad un uliveto, corro per un (molto corto) ponte ferroviario con il culo strettissimo, scavalco una recinzione con tutta la bici e alla fine arrivo alle porte del parco nazionale di Despeñaperros. È buio, davanti a me una strada che si inerpica su per una montagna e poi ridiscende con tornanti interessanti, ma ormai il dado è tratto, ho fatto pochi chilometri e la voglia di arrivare in Andalusia è tanta. Mi lancio, la sensazione è stupenda; io sono parecchio stanco, ma l'aria è cristallina, qualche animale ulula in continuazione e ogni tanto sento movimenti nel bosco, a pochi passi da me. Una famiglia di cinghiali mi taglia la strada, e ogni tanto qualche cinghiale single fugge alla mia vista. Quando arrivo al paesino di Santa Elena sono spremutissimo. Mi bevo la tisana di rito e mi addormento in un luogo peculiare. Riparto di buon'ora, attraverso gli uliveti della provincia di Jaén e, dopo varie vicissitudini nella sempre pietosa via di servizio dell'autostrada, trovo finalmente a Bailén un negozio di bici. Getto il vecchio Zaffiro impataccato di nastro americano e ne compro un altro identico (che adesso che scrivo è già arrivato alla frutta e sostituito, ndr). Ancora via di servizio fino ad Andujar, dove decido di prendere the hard way e perdermi tra le colline che ospitano la diga del fiume Yeguas. Sempre sole, vento contrario, strade deserte e sudore versato. Raggiungo Montoro, mangio un paio di gelati confezionati che non toccavo da anni e, dopo aver constatato che il cellulare mi ha abbandonato, decido di spingere fino a Cordoba, che sta vivendo il suo settimo giorno consecutivo di festa e mi accoglie con miriadi di donne in abiti da gitana e uomini con coppola, camicia e gilet. Dormo nei pressi della stazione dei bus, preparandomi all'ultimo giorno e augurandomi di non dover percorrere i 140km che mi separano da Siviglia su un'altra via di servizio. Fortunatamente la strada che passa per Palma del Río è una bella statale da pianura Padana, noiosa e scorrevole. Alle porte di Siviglia il cielo si stanca di vedermi sudato e, appena riparata la foratura della gomma anteriore, si scatena il diluvio universale che dura un paio d'ore. Non mi proibisce di raggiungere il capoluogo dell'Andalusia, nei cui sobborghi (Santiponce) mangio il miglior serranito (no, non è vegetariano) della mia vita e attaccare gli ottanta chilometri finali col coltello tra i denti. Un vento impressionante mi rallenta anche nella temutissima discesa in uscita da Sanlucar La Mayor. In una serie di saliscendi infinita mi ritrovo a percorrere venti chilometri in due ore. Decido di non mollare, l'obiettivo è vicino e tutto mi sembra più chiaro quando avvisto le mura di Niebla, paese-testimonianza di tutti i popoli che hanno conquistato questa parte della penisola Iberica nelle ultime migliaia di anni. Mancano trenta chilometri, ce l'ho fatta! Volo a casa e, dopo una doccia ristoratrice, spazzolo una ciotola enorme di ceci e spinaci soto gli occhi attoniti del mio coinquilino. Sonno, morte e mare il giorno dopo, oltre ad una certa dose di soddisfazione. Angolo banalità: -Viaggiare in fissa mi ha fatto capire l'importanza di valutare il vento durante la pianificazione dei tempi di percorrenza, non mi sono mai sentito così rallentato dal vento come in questo viaggio. -I Vittoria Zaffiro sono dei copertoni di gomma pane ma continuerò a comprarli in momenti di ristrettezza di budget. -Sempre portarsi dietro il necessario per riparare i danni più ricorrenti e per cibarsi in qualsiasi situazione. Nel mezzo di Castiglia La Mancia mi è capitato di pedalare anche per due ore su una strada statale senza incrociare un'auto o un essere vivente, in pieno giorno. -I parafanghi rosa avvicinano le persone più dei cani al guinzaglio e delle bici da viaggio Durante il secondo giorno di viaggio ho pranzato con Alfredo, cicloturista basco che da Valencia stava andando a Burgos in bici. Questo è il suo blog, dateci un'occhiata, ha vari viaggi all'attivo, soprattutto nel continente asiatico. Se qualcuno si è letto tutto ciò, i miei complimenti, cercherò di caricare più foto quanto prima. E se qualcuno proprio non ne ha avuto abbastanza, quii link a Strava dei primi tre giorni e tre quarti (poi si è scaricato il telefono e l'ultimo giorno e un quarto l'ho pedalato all'antico modo, così come il giorno zero). Giorno 1 Giorno 2 Giorno 3 Giorno 4
  7. Gerry

    - Pannello solare -

    Bella ciclopoveri!! ho urgente bisogno di un consiglio per un pannello solare. Qualcuno ha esperienze, conosce un marchio? Premetto che nun c'ho una lira, non sparate dispositivi da NASA. quale vi sembra meglio? Caricatore Solare, Vinsic® Pannello Solare 22W pieghevole e portatile Due porte caricatore solare per dispositivi USB 5V https://www.amazon.it/dp/B013UNTF9A/ref=cm_sw_r_cp_api_ozpAxbJNNQ4G2 AUKEY Caricabatteria a Energia Solare Pieghevole e Portatile con Pannelli, 20W, 2 USB Porte per Apple iPhone 6s 6 Plus, Android, Samsung, HTC, LG, Nexus, iPod, iPad e altri Smartphone e Tablet (Nero) https://www.amazon.it/dp/B019OBONOO/ref=cm_sw_r_cp_api_NFpAxbT5Y5CB2 conoscete il brand? PS: scusate Admin, credo sia la categoria giusta, altrimenti mollatelo in caffetteria. Vi amo! vento sempre in schiena! Gerry!
  8. Ciao gente, sono molto indirizzato a prendere il portapacchi thule pack n pedal (il modello piatto NON lo sport) completo di spondine laterali per le borse, non ho alcun occhiello o finto tale per attaccare portapacchi sulla bici. ho provato un po il thule e devo dire che è veramente un bel prodotto. Nello specifico mi è piaciuta molto la possibilità di montarlo sia all'anteriore che al posteriore. Ottima struttura estremamente regolabile, molto solida e con molti agganci. prima di strisciare la carta prepagata, me lo demolite in modo che possa acquistarlo con qualche parere in più? l'unico punto di titubanza è il fatto che lo monterei su una forcella in carbonio.
  9. Cari utenti e carissime utentesse del foro più baffuto dell'etere, sono tornato dalla mia scampagnata di una ventina di giorni nell'Africa Occidentale. "Embé?", direte voi; embé mò vi cuccate uno sproloquio sui primi tre giorni, quelli che da Dakar, capitale del Senegal, mi hanno portato in bici fino a Bissau, capitale dell'omonima Guinea. Per chi non avesse intenzione di leggere, popolo sfaticato a me caro, ho preparato una versione ridotta che comunque racchiude tutti i concetti essenziali. Per chi volesse dedicare un po' della propria retina alle mie parole, invece, il racconto parte dopo la versione succinta, che si trova qui: Anche questo, come la maggior parte dei miei viaggi, inizia all'arrembaggio, nel dilettantismo più becero, con l'imballaggio della bici effettuato con l'insostituibile sostegno di mio fratello e del mio vicino di casa a poche ore dalla partenza. A inscatolamento concluso, mi rendo conto di non aver inserito i distanziali per preservare i forcellini e sgrano un rosario invocando pietà per il mio telaio. All'aeroporto di Malpensa, in attesa di imbarcarmi, passo in rassegna l'aspetto burocratico della spedizione e ricontrollo l'itinerario per l'ultima volta. Qualche ora, sonnellino, film d'azione e cibo d'aereo dopo, sbarco a Dakar. E' quasi notte, mi affretto a cambiare qualche soldo e a scartare la bici, trepidante, nel piazzale antistante l'aeroporto respingendo le richieste dei tassisti e guadagnandomi un piccolo pubblico entusiasta. Rimontando la bici mi rendo conto che il telaio e le ruote sono intatti, mentre il cambio ha subito qualche danno: un comando bar-end è traballante e ho perso un rinvio per il deragliatore anteriore. Non mi perdo d'animo e monto in sella percorrendo i venti chilometri che mi separano dalla casa di Rémi, il ragazzo svizzero che mi ha ospitato nel cuore di Dakar con la sua gentilissima ragazza, spingendo il 34 senza poter ricorrere alla corona estarna. Costeggio l'oceano al buio, risalgo il monticello con il maestoso monumento al Rinascimento Africano illuminato a giorno e scrocco qualche telefonata in giro per mettermi in contatto con il mio neutrale ospite alpino. Trascorro una piacevole serata bevendo karkadé e informandomi su tariffe e rischi di richieste folli di denaro alla frontiera con la Gambia, poi mi concedo qualche ora di sonno obnubilato dal clima caldo e dall'aria immobile. La mattina del 29 inizia alle 6:37, Rémi mi scatta qualche foto compromettente e poi parto in direzione Sud, sfrecciando sulla tangenziale tra vecchi furgoni Mercedes e strombazzanti taxi francesi di qualche decennio fa. La città si sta ancora svegliando quando lascio alle mie spalle l'ultimo ponte pedonale divelto, con le scalinate che portano verso il cielo, per attraversare le baracche di chi si è insediato da poco nella capitale e dirigermi verso la zona brulla dell'interno. Una volta superata Rufisque e evitato il bivio per Thiès il traffico si dirada. Mi infilo in una pompa di benzina e ottengo una fascetta per sistemare il deragliatore anteriore: posizione la catena sul 50 e, sotto un sole sempre meno timido, proseguo per M'bour. E' subito chiaro che la mia borraccia da 900ml servirà giusto a lavarmi le mani, per cui mi doto di una bottiglia da un litro e mezzo e di una mezza dozzina di banane e mi godo i baobab a perdita d'occhio e l'ambiente polveroso che circonda la strada, sempre asfaltata e in ottime condizioni, che conduce a Fatick. Qui compro un'altra bottiglia, affronto i primi chilometri di sterrato e prendo un'altro litro e mezzo d'acqua a Gandiaye, una ventina di chilometri più in là dove sciolgo anche del sale nella mia borraccia, per poi arrivare finalmente ad avvistare il fatidico cartello, mentre sfrutto la scia di un carretto. Passata Kaolack, proseguo verso il confine con il Gambia e ottengo anche un assaggino di pioggia, inaspettata. Sta ormai facendo buio, trovo ospitalità presso il marabout del villaggio di Touba Samokho. Mi offre un piattone di riso con salsa di cipolle (pesce rifiutato per non approfittare fino in fondo), una doccia e una camera per la notte; trascorro la serata in compagnia sua, di suo figlio Seidou e di una corte eterogenea di parenti, abitanti del villaggio, amici e bambini che studiano presso di lui. Dormo interrotto dalle litanie notturne del muezzin e riparto di buon'ora, verso le 5:30, dopo aver salutato Seidou e gli altri ragazzi che si stavano preparando per la giornata nei campi. Dopo poco l'alba esplode alle mie spalle: Dopo l'alba, anche il cielo esplode sopra la mia testa e inizia a piovere, a secchiate, senza nessun margine di miglioramento promesso dall'orizzonte grigio. Inizio a cantare Johnny Cash ed esplode anche la strada, senza preavviso, portandomi in Gambia su una settantina di chilometri di sterrato leggero, su terra battuta. Avvicinandomi al paese anglofono all'interno del Senegal mi accorgo, dal cambiamento della vegetazione, che la pioggia non smetterà mai: l'ambiente semi desetrico della regione di Kaolack ha definitivamente lasciato spazio ad un verde brillante e lussureggiante che cerca di sporgersi verso la strada. Il traffico è decisamente scemato, ad eccezione di qualche sept-place (vecchie stationwagon Peugeot o Renault convertite a taxi) solitario che mi supera sferragliando di tanto in tanto. Mentre mi chiedo se davvero sono sulla strada giusta, dopo Toubakouta una coppia di scimmie mi attraversa la strada e mi dà il benvenuto a Karang, al confine con il Gambia. Dribblo i cambiavalute e ammansisco i poliziotti di frontiera, inizio a fischiettare Guccini e, sotto una pioggia più clemente ma sempre incessante, copro la distanza tra la frontiera e Barra, dove faccio il rifornimento di arachidi, cambio qualche franco CFA in Dalasi, la valuta della Gambia, e mi imbarco sul traghetto per Banjul, la capitale di quarantamila abitanti del paese che si sviluppa attorno all'omonimo fiume. Sull'altra sponda, dopo aver chiacchierato con un signore il cui figlio sta lavorando ad Alba, attraverso una città caratterizzata da voragini piene d'acqua nella zona centrale, vecchi taxi Mercedes ovunque, ville curatissime e nuove auto fuoriserie da centinaia di migliaia di euro che sfrecciano sulla statale che porta a Sud. Chiaramente sulle corsie libere, ché quella di sinistra è intasata dalla fanghiglia e quindi riservata a bici, carretti e arditi pedoni. Compro un altro piccolo casco di banane e attraverso questo stato in cui tutte le strade sembrano essere diventate dei torrenti, completamente inondate e perse nella boscaglia. Nel pomeriggio riguadagno il Senegal, entrando nella regione della Casamance, e mi faccio consigliare da un ciclista con un aratro chilometrico in spalla per cercare un posto per la notte. Dormo a Diouloulou in una sorta di resort che intacca sensibilmente le mie finanze ma che mi offre una buona cena, un buon letto e qualche ottima chiacchiera prima di ripartire di nuovo la mattina del 31 di primissimo mattino. Buona parte del bagaglio è bagnato dal giorno precedente e anche i vestiti che ho addosso non sono propriamente asciutti, ma parto comunque schivando i tronchi che mi si parano dinnanzi all'ingresso di ogni paese per rallentare la corsa dei bus e dei taxi. A Bignona compro dell'olio per lubrificare un po' la mia catena, sofferente dopo un giorno di pioggia, sabbia, terra e sporcizia varia. Entrando a Ziguinchor, città più popolosa della regione circondata da risaie, mi ritrovo a percorrere dieci chilometri di una strada composta interamente di autobloccanti. Ogni mia articolazione inizia a ballare il tuca-tuca, io canto Raffaella Carrà mentra una colonna di mezzi dell'esercito continua a farsi superare e a superarmi spruzzandomi ogni volta addosso decine di litri dell'acqua calda delle pozzanghere a centro strada. Inveisco in italiano ai militari che mi salutano sorridendo; inizio a sibilare "Che brutto affare" di Joe Chiarello. Una volta raggiunta Ziguinchor atttraverso il suo enorme ponte, poco manca all'una di pomeriggio e poco manca a Mpack, alla frontiera con la Guinea. Mercanteggio il visto con gli odiosi ufficiali alla frontiera, gli unici personaggi davvero fastidiosi nel viaggio d'andata (esclusi i militari dispensatori d'acqua), e inizio a pedalare in mezzo alla foresta della Guinea. La pioggia non cessa nemmeno un secondo, anzi si fa più intensa. Mi compro una baguette e un sacco di arachidi e continuo a pedalare, tra la gente che mi incita e diversi mezzi ribaltati tra gli alberi a bordo strada, tra gli enormi termitai. Quasi non incontro mezzi, ad eccezione di un motociclista senegalese che aiuto a ripartire perché è rimasto fermo sotto il diluvio al riparo di un enorme baobab. Iniziano i sali e scendi, o mangia e bevi se preferite, e inizia anche un fastidioso vento contrario. Continuo, sgranocchiando noccioline e pane e salutando i localz che mi incitano dalla protezione delle proprie verande. Raggiungo finalmente Bula, a soli trentacinque chilometri dalla destinazione finale. Ormai mi sento arrivato, pregusto i capelli della mia adorata, un pasto caldo, lo scroscio della doccia, la morbidezza del materasso. Ed è pendanso alla morbidezza del materasso che mi accorgo di aver ammorbidito la gomma anteriore. Rallento e accosto, effettuando la riparazione sotto ad un capanno di paglia che si è materializzato alla mia sinistra, come d'incanto. Riparto in fretta (relativa) e, dopo i trentacinque chilometri più sofferti della mia risibile carriera ciclistica, entro trionfante a Bissau, accolto da una partita di calcio giocata nel mezzo dell'enorme rotonda d'accesso alla città. Dopo il lungo rettilineo che mi conduce, tra pericolosi pulmini gialloblu e taxi Mercedes biancoblu, tra le braccia della mia bella, non ho più molto da raccontarvi. Mi permetto solo di aggiungere una foto scattata dopo aver pedalato cinque minuti per le vie di Bissau in un giorno senza pioggia: Baci, e grazie a chi s'è sorbito tutto, testo e foto monotematiche! Il ritorno in bus (benché più avventuroso) ve lo risparmio.
  10. enricopanda

    BAM! - NIGHT RIDE PADOVA

    Ciao a tutti bella gente, NIGHT RIDE PADOVA colpisce ancora e propone nientepopodimeno che una night ride in pieno stile cicloturistico. Saremo al BAM! Bicycle Adventure Meeting 2016 per farvi sciogliere le gambe dopo le gravel della giornata a suon di birette e una pedalata fino all'alba. IN SINTESI Nome evento: NIGHT RIDE #8 - BAM! EDITION Dove: Rocca di Noale Data: 07/05/16 - 08/05/16 Orario di partenza: 00:30 - 07/05/16 Tipo di evento: gravel / aperitivo / campeggio Tipo di bici: fissa / brakeless / corsa / cx / qualsiasi bici Costo iscrizione: - 3€: se vi iscrivete entro sabato 7 maggio alle ore 17:00 (via mail o presso il nostro stand al BAM!) - 5€: se vi iscrivete direttamente sul posto (dopo le 17:00 di sabato 7 maggio) o alla partenza. Cosa portare: casco / lock / tenda / amaca / borsa / macchina fotografica / luci Link evento FB: https://www.facebook.com/events/1742423005981549/ ; http://www.bameurope.it/night-ride/ CONTATTI informazioni ed iscrizione: [email protected] Facebook: https://www.facebook.com/NightRidePadova Instagram: https://instagram.com/nightridepadova Bless
  11. Ciao Amici, possiedo una Kona Rove in alluminio, vorrei montare una forcella in carbonio ma la vorrei con tutti gli occhielli del caso, soprattutto quelli a metà stelo. Conoscete qualche modello 1e1/8 per freni a disco in commercio?
  12. giancarlolanni

    Stelbel Cross

    Lo sapevo che tanto ci ricascavo. Portando avanti il progetto economico SAVEMONEYFORTHENINA, sono riuscito a buttare via dei soldi in una bici restaurata che ha tutte le fattezze della Stelbel Cross. Premesso che mi sono autogiustificato col Portafoglio con la scusa "per dovere di cronaca, mi faccio anche la mamma" (il che prende le pieghe del 3some...), l'ho comprata con somma indecisione sul da farsi. Ho già spammato chi di dovere per un corretto agire, ma ora chiedo ad un pubblico più ampio. La bici si presenta in condizioni di irriconoscibilità, di un bianco coi glitter discutibile (dice prima fosse pesca, con adesivi Priori...ma non so se sia vero), con pezzi medio scarsi. Non ho dubbi sulla colorazione che sarà unita e con decal originali (quindi forse grigia con scritte gialle etc etc o verde acqua pastello o beige pastello insomma retro!), ma il discorso si fa arduo sulla componentistica. Affascinato dal neo-retro-vintage potrei azzardare dei pezzi moderni e la scelta cadrebbe su gruppo sram force 1, ma... Qualcuno ha esperienze sul tipo: Se prendo una guarnitura Campagnolo veloce con annesso cambio, posso fare a meno del deragliatore e di una corona e trasformarlo in single chainring? E punto due: se non fosse possibile ci va una corona ed un mozzo di ultima generazione su un telaio con scatola ita e battuta posteriore a 130?
  13. sinceramente non ricordo di aver visto 3d simili (ma al massimo unisco) Ultimamente mi appassiono a vedere "diari" di persone che hanno affrontato viaggi in Europa o in Italia. Viaggi fattibili per chiunque e a mio avviso possono essere ottimi spunti, oltre che interessanti passatempo, per future imprese e viaggi. Chi più ne ha più ne metta https://carichicomelemolle.wordpress.com/%CE%B4allungamento/milano-amsterdam/ https://randonneepercaso.wordpress.com/2014/01/06/coast-to-coast-2014-no-stop-in-graziella/
  14. ciao a tutti! qualcuno di voi ha mai percorso la ciclabile del reno - itinerario eurovelo 15, dalla svizzera all'olanda? ci sto facendo più di un pensiero per l'estate, vorrei farne almeno un tratto.... la mia idea è di farmi la parte tedesca. il chilometraggio e il tempo che posso impegnare in questa vacanza devo ancora deciderli. ho letto un po' ovunque che la maggior parte è su sterrato, strada bianca o giù di lì...cerco conferme. io volevo farmela con un corsa. fattibile? ovviamente sto ragionando su come adattare il mezzo...oltre al portapacchi, stavo pensando a copertoni almeno 700x28c, corona singola, manubrio da turismo....poco altro. sono alla ricerca di qualche esperienza su quell'itinerario e qualche consiglio! in realtà punterei a fare solo asfalto, quindi cercherei un percorso alternativo per lo stesso itinerario, oppure cambiando decisamente itinerario e meta....l'importante è pedalare. qualcuno ha dei siti su cui far riferimento? grazie mille!
  15. ciao rigà, sto organizzando un viaggio "leggero" da Padova a Napoli in bdc per la settimana prima di pasqua con un paio di borse da bikepacking arrangiate. Pensavo di dividere il percorso in 4 o 5 tappe, più o meno obbligate e tutte sui 150 km. la prima è Bologna, 120 km circa di riscaldamento, la seconda scollinare fino a Colle Val d'elsa, altri 150 km, poi fino a Grosseto, poi Roma e da là dopo un giorno di pausa decidere se fare Napoli in giornata (anche se mi sembra parecchio impegnativo superare i 200 km) o con una tappa intermedia. volevo chiedervi qualche consiglio per l'itinerario: Bologna e colle sono le tappe obbligate perché verrò ospitato e ho letto da qualche parte nel forum (non ricordo dove) che la porretana è la strada più dolce per passare gli Appennini, altri suggerimenti per continuare la mia strada in toscana e poi in seguito raggiungere la costa? tenete presente che non ho problemi a fare strada ma quello che mi frega sono le salite visto che non sono un grande scalatore.. quindi il traffico e l'effetto scenico li lascio volentieri da parte se riesco a evitare di arrivare con la lingua a leccare l'asfalto. P.S. se qualcuno vuole unirsi ben venga, sarò da solo fino a roma poi si unisce un mio amico in fissa! grazie per la disponibilità.
  16. Wozzeck

    8bar MITTE

    https://www.kickstarter.com/projects/8barbikes/the-8bar-mitte-the-1st-convertible-all-road-bike che ne pensate ? è molto vicino alla bici che mi piacerebbe avere alternative in acciaio ?
  17. Ciao a tutti, si sta formulando un'idea nella mia testa (e del mio socio) per quanto riguarda una eco-causa. L'idea prevede un viaggio bello lungo in bicicletta (circa 3.400km). Senza discutere sulle prestazioni fisiche che sono ok, ho fatto un viaggio di circa 1000km in passato con una rr 5.3 (bici decathlon) mi sono trovato molto bene nel complesso, una roccia di bicicletta, mangiava km senza distruggersi,peso ottimo, male per la forca ammortizzata, i freni a disco e le ruote da 26. Qui la mia domanda: Corsa o mtb (29)? Il range del prezzo dev'essere basso, (non più di 500€). Non porto molto peso (all'andata, al ritorno ho 1.000km con 5kg in più circa), mi adatto molto facilmente (1 anno in australia con 10kg di zaino). Secondo voi ha senso una corsa base base (o usata) montando copertoni 32? Al momento idea ibrida ma comincio a raccogliore informazioni, voi esperti?
  18. ciao, ho un grosso dubbio da un po'. dato che volevo cambiare la mia specialized in acciaio da viaggio, perchè purtroppo mi è piccola, volevo approfittare per provare un telaio in alluminio per curiosità. il dubbio mi sorge quando sento o leggo che l' alluminio nel cicloturismo non va bene perchè facilmente deperibile. personalmente mi è capitato che un mio telaio Rauler del 2000 (quindi con i suoi annetti direi) montato corsa quest' anno abbia cominciato a creparsi sul tubo sterzo. la cosa che mi chiedo, è cosi facile che un telaio in alluminio nuovo o con anche solo 2/3 anni non vada gia più bene per il cicloturismo?
  19. Astok91

    Itinerari

    Buonasera come da titolo sto cercando degli itinerari da 2-4 giorni dormendo fuori con la tenda. Sono di Milano e alcune delle ciclabili qui attorno le ho percorse (Ticino, Adda, Lambro,Olona). Cercavo qualcosa di più "selvaggio" anche nei dintorni Piemonte e Veneto. Grazie e buone pedalate a tutti.
  20. Massi~

    My new commuter

    Ciao a tutti, sono nuovo del forum e scrivo per chiedere consigli per realizzare la mia commuter, sto cercando un portapacchi anteriore, qualcosa che si possa montare su un telaio da corsa quindi sprovvisto di appositi occhielli, qualcuno mi può aiutare?? Possibilmente non una cinesata ? Grazie!!
  21. Buongiorno! [DISCLAIMER: ci sono alte possibilità che i miei messaggi in questa discussione contengano incredibili sproloqui e foto di qualità imbarazzante, proseguite nella lettura a vostro rischio e pericolo, assumendovi tutte le responsabilità del caso] Essendomi da poco trasferito nella penisola iberica, più precisamente a Huelva (o "la Biella del sud della Spagna", come mi piace definirla), ho pensato che potrei radunare in questa discussione-rubrica aperiodica una serie di foto, divagazioni e considerazioni su quello che vedrò pedalando nel corso di questi mesi foraggiati dall'Unione Europea. Sì, magari suona un po' autocelebrativo, però la volontà è anche quella di far buttare un occhio su una parte di Spagna diversa da quella a cui si è normalmente portati a pensare quando si sente nominare questa monarchia cattolica. Sto parecchio lontano dalle conosciutissime Barcellona, Madrid e isole dello sballo, mentre disto giusto cento chilometri da Siviglia e potenzialmente da Cadice, anche se una cronica mancanza di infrastrutture e un enorme parco nazionale (che presto visiterò) mi obbligano a percorrere circa il doppio della distanza per raggiungere la meta dei surfisti. Insomma, vivo in una zona dell'Andalusia non troppo interessata dal turismo, se non da quello interno, che però ha una serie di posti (spotz) interessanti che cercherò di raggiungere con giri più o meno lunghi e qualche pernottamento randagio in giro. Viaggerò accompagnato dalla mia Olmo in versione fissa e talvolta da alcuni amici Erasmici, meno adusi all'utilizzo del velocipede, che però sto deviando gradualmente. Non si tratterà sempre né di medie inarrivabili né di distanze incredibili, sicuramente gente qui dentro copre chilometraggi maggiori allenandosi, ma qui si tratta di rifocillarsi di spirito (deviazione fricchettona) più che di consolidare i miei eternamente assenti quadricipiti. E passiamo ai fatti: dopo la prima scampagnata di una quarantina di chilometri in compagnia verso la costa atlantica e ritorno, ieri mi sono fatto il vuoto intorno proponendo una sgambata fino al Santuario de Nuestra Señora del Rocío, o la San Giovanni Rotondo spagnola, per mantenere sempre dei punti di riferimento culturali. Trattasi di un paesino che sembra stato strappato al FarWest, con strade in terra battuta, edifici bianchi e cavalli e calessi un po' ovunque, situato al limitare del Parque de Doñana, a quindici chilometri dalla costa e a sessantacinque chilometri da Huelva. A inizio estate si celebra una enorme processione con circa un milione di fedeli sudati che affollano le strade polverose del piccolo pueblito; mi è sembrato pertanto opportuno recarmi ai piedi della Vergine in un periodo religiosamente calmo dell'anno. All'andata sono uscito da Huelva attraversando la mostruosa zona lunare della raffineria, costeggiando virtualmente l'Oceano, tra pini marittimi e eucalipti, sulla tranquilla e sabbiosa A494 che attraversa Mazagón e Matalascañas. I paesi che si trovano lungo la strada, due appunto, e a venti chilometri l'uno dall'altro, sono rinomati per le spiagge e per aver dato i natali a dei miei amici, per cui l'enorme rettilineo che conduce ad una curva di novanta gradi verso l'interno è stato dominato essenzialmente dal profumo di eucalipto e dal sole a perpendicolo. Viro verso l'interno costeggiando il Parco di Doñana e all'improvviso dalla prateria emerge questa visione: Circumnavigo l'acquitrino antistante il santuario, coi cavalli al pascolo e le canne mosse dal vento (elemento che mi avrebbe dovuto far riflettere sulla scelta della strada per il ritorno), fino ad arrivare alla piazza centrale, in cui scatto un'immancabile foto di rito per rendere omaggio al mio fedele telaio ligure (e altre che vi risparmio) Il paese è pervaso dal profumo di carne grigliata e pesce fritto, per cui do una rapida occhiata alle taverne prima di appartarmi per mangiare banane e cereali Risolte le questioni turistico-burocratiche, è giunto il momento di pensare al rientro: posso affrontare la pianeggiante strada dell'andata, con un rassicurante vento a favore per almeno i primi quindici chilometri, o addentrarmi nell'interno, verso un minimo dislivello e con un vento contrario almeno all'inizio, anche se su un percorso di otto chilometri più corto rispetto alla prima parte. Senza dubbio decido di lanciarmi verso le colline con vigne, ulivi e paesini bianchi abbarbicati sui dolci declivi andalusi, e imbocco la A483 verso nord, lasciandomi alle spalle il paese di Zorro. Il vento si rivela un compagno di viaggio per circa quaranta dei cinquantotto chilometri del ritorno, obbligandomi a mantenere i quindici all'ora anche in discesa e parandomisi proprio dinnanzi quando ad Almonte svolto ad ovest sulla A484. Ciononostante passo Almonte, Rociana del Condado e Bonares canticchiando, e giungo a San Juan del Puerto, ormai ad una decina di chilometri da Huelva, all'imbrunire. Poi il vento cessa e gli ultimi chilometri sulla risicata e buia A5000 sono solo una sonora galoppata verso un'abbondante cena tra amici. A presto! Dati tecnici: Rapporto: 39-14 Km: 123 Dislivello: 358mt Media: circa 22km/h, nonostante i 28 all'andata Strava (che fa fine e non impegna)
  22. Buongiorno a tutti! Vi scrivo per chiedervi un consiglio, tra qualche mese io e alcuni amici vorremo fare una vacanza in bici direzione nord europa. I miei dubbi sorgono sulle borse da usare per il viaggio, tenendo conto che abbiamo tutti biciclette da corsa in full carbonio. Mio padre un anno fa ha comprato per la sua mtb da tursimo le borse posteriori con il portapacchi, ma è una soluzione che non posso utilizzare su una bici da corsa. Ho notato che la KTM produce un sotto-sella che porta 5- 7 kg e mi chiedevo se poteva essere una soluzione. Oltre il sotto-sella ho pensato di comprare anche un borsotto da mettere sotto la canna e uno piccolo sul manubrio. Siamo tutti atleti quindi il problema non sono i pesi ma cosa si può montare su una bici in carbonio. Chiedo a voi esperti qualche consiglio o dritta che mi posso aiutare a non commettere errori. Enrico
  23. ma7

    new zealand tour.

    bene. volevo farvi sapere che tra qualche giorno iniziero' la mia piu' grande sfida. girero' la nuova zelanda in bici, distanza ~5000km, elevazione ~58000mt. come 7 everest messi uno sopra all'altro per intenderci. il mio programma e' di mantenere una media di 100km al giorno, cosi' da fare tutto in due mesi, considerando anche qualche giorno di sosta nei maggiori centri. cerchero' di mettere una foto al giorno su questo blog: http://ohnoakiwi.tumblr.com/ e potete seguire i miei spostamenti anche su strava, dove provero' a caricare ogni giorno la strada fatta https://www.strava.com/athletes/3866636 per quanto riguarda il tragitto, qui' c'e' tutto diviso in tre parti: - prima parte, nord dell'isola del nord https://www.strava.com/routes/3126162 - seconda parte, da auckland a wellington, isola del nord https://www.strava.com/routes/3220534 - terza parte, isola del sud https://www.strava.com/routes/3328350 ovviamente se qualcuno gia' c'e' stato (bici o vacanza), e ha qualche consiglio su posti da visitare o strade/percorsi da seguire, sono tutt'orecchie. usero' una bici da ciclocross, focus mares ax, con borse varie. qui' ci sono delle foto fatte (senza accessori) da zolt http://www.pedalroom.com/bike/focus-mares-ax-25203 ovviamente e' sottointeso che questo viaggio lo faccio per me, e non per mettere due foto sui social. detto questo, spero che condividendo quello che vedro' vi renda un po' partecipi della mia avventura nella terra dei kiwi. magari spingendo qualcuno ad intraprendere un viaggio simile. quindi condividete se vi piace l'idea. in conclusione, ci vedremo in italia, dato che dopo il viaggio in nuova zelanda, tornero' quasi immediatamente in europa. a presto!
  24. Bella, appena registrato ma seguo il forum da mesi, cerco dritte per il mio primo viaggio in bici. Col mio socio avremmo optato per la tratta Parigi-Amsterdam: qualcuno lo ha fatto? percorso da consigliare? volevamo fare un percorso diverso dalla ciclabile Bruxelles-Amsterdam poichè la hanno già fatto nostri amici, mi attraeva la ciclabile Berlino-Copenaghen, ma raggiungere Berlino in bus o comunque spendendo poco è difficilissimo (qualcuno conosce bus Milano-Berlino? pure blablacar zero). Mentre cercavamo sul sito di bus low cost troviamo due biglietti Milano-Parigi a 12 euro l'uno..... e ci viene in mente Parigi-Amsterdam (anche se Berlin-Copenaghen rimane una valida alternativa). Detto ciò, per l'attrezzatura pensavamo di rifornirci alla decathlon, poichè il viaggio è stato improvvisato e non vorrei essere di vittima di spedizioni troppo in ritardo (partiremo i primi di agosto), che ne dite? Mi servono portapacchi a fascetta e borse da montare su telai corsa in acciaio anni '80 spero di aver azzeccato sezione e ripeto è il mio primo viaggio in bici accetto qualsiasi tipo di consiglio!
  25. Dopo milel dubbi, incertezze e notti passate a confrontare i prezzi sui maggiori siti ciclettari, finalmente ho montato la mia bici da turismo/commuting. Si, lo so, mancano portapacchi, borse e tutte quelle cose per le quali una bici rientra nella categoria di cui questa sezione del foro. Ma la dato il parto che è stato montarla avevo voglia di condividerla...e poi avrò bisogno di consigli sul resto, quindi...ecco a voi... Una piccola introduzione: ho comprato questo telaio a dicembre 2013, in pieno periodo di boom del cx, ma non ho mai pensato dseriamete di farci del cx, in effetti la mia idea è sempre stata di renderla una bici da viaggio, solo facendole fare un piccolo periodo da cxss prima. Alla fine, cxss propriamente non lo è mai stata, ma ha finito per arrivare qui in lux prima di me, dove è stata usata sporadicamente durante le mie trasferte in loco. Ora che mi sono trasferito, finalmente ho avuto tempo di dedicarmici (e ancora ne avrò...). Il telaio è un ibrido che non capisco bene, tipo che ha fori portaborraccia e passaccavi in basso come una bdc, ma ha tolleranze da cx e overlappa pure, ha i fori per i parafanghi ma non quelli per i portapacchi...ma io ci voglio bene lo stesso <3 Ma si diceva... Frame: tubi tange triplo spessore, marchiato "Butterfield&Robinson" Gruppo: Shimano Sora 2x9 Crankset: 46-34 + chainguard Cassette: 11-32 Brakes: Dia Compe Wheels: Ambrosio Varo Stem: Promax 90mm Handlebar: Deda RHM01 42cm Tyres: Schwalbe Marathon Plus 28mm Pedals: Shimano PD M520 Saddle and seatpost: really dunno
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