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  1. In realtà dovevamo rientrare in bici a Trieste ma un problema di salute ci ha costretti ad interrompere la pedalata a un giorno (175 km) da casa. partiti da casa il venerdì pomeriggio, rubando qualche ora al lavoro, siamo arrivati la sera a Lubiana dove abbiamo cenato e bevuto alcune birre con l'amico Bor, sabato siamo partiti in direzione Budapest e in 2,5 gg di belle strade, salite/discese e vento contrario abbiamo raggiunto la prima meta dedicando poi il pomeriggio a fare un po di turismo (la avevamo già visitata in passato) e la sera ad una lauta cena, martedì abbiamo fatto una tirata fino a Bratislava tappa di pianura con un vento caldo pazzesco ovviamente sempre in faccia, cenetta e poi giornata di pausa per visitare la città, giovedì siamo ripartiti verso casa, passando per l'Austria, percorsi stupendi, salite (e discese) fino al 18% e rientro in Slovenia passando per Maribor; purtroppo venerdì, causa uno stratempo in arrivo, invece che arrivare a Celje ci siamo dovuti rifugiare in un b&b 25 km prima, giusto in tempo prima che si scatenasse l'inferno, non trovando un locale aperto per mangiare qualcosa abbiamo optato per l'unica cosa aperta nelle vicinanze: un kebabbaro. Rientrati in stanza inizia a salirmi la febbre fino a 40° e al mattino iniziano anche i problemi intestinali, imbottito di paracetamolo e immodium proviamo a ripartire ma già dopo la prima salita tosta la febbre ritorna e decidiamo di fermarci a Celje dove arranco fino ad un hotel dove passerò 24 ore chiuso in stanza fino a che delle anime pie non vengono da Trieste in macchina a recuperarci. combinazione i problemi si sono verificati proprio dove il percorso del ritorno si andava a sormontare con l'andata ma avremmo comunque preferito rientrare con le nostre forze ma è stato comunque un bellissimo cicloviaggio in autonomia, 1.100 km, 6.500 d+, bikepacking, con le scatto fisso e 1 freno in due :) non vedo l'ora di ripartire!
  2. Ciao a tutti, partendo da questa discussione: mi sono sentito un po' con @Sebagallizia e volevo farvi vedere cos'è riuscito a fare il ragazzo.... sono andato oggi a Milano a ritirare la framebag che @Sebagallizia ha fatto su mie specifiche (=https://www.apidura.com/product/road-frame-pack-small/) ho fatto una trentina di chilometri per tornare a casa e non ho riscontrato problemi ovviamente ora non mi resta che provarla un po' di tempo e km ma già così devo dire che il lavoro che ha fatto è ottimo..... Vi metto qualche foto che @Sebagallizia mi ha inviato mentre era all'opera e qualche foto della borsa montata sulle due bici...
  3. Ciao a tutti, con 2/3 amici stiamo organizzando un viaggetto verso maggio, sarebbe il nostro primo viaggio in bici e quindi vorremmo partire senza esagerare, diciamo massimo una settimana. Viviamo a Milano e Torino, ma non necessariamente dobbiamo partire da qua. Consigli su qualche itinerario? @maicol3 @Robixx
  4. Scusate il titolo del menga ma non saprei come dirlo meglio, ora vi spiego: Il buon Marco di Empoli mi ha fatto una frame bag bellissima ma il "problema" e' che le borracce ci stanno a pelo, sapete no come va la cosa, ci stanno ma tirarle fuori e' una menata perche praticamente toccano sopra. Allora una soluzione sarebbe i portaborraccia a carico/scarico laterale (e qui vorrei dei consigli) ma la cosa migliore sarebbe un portaborraccia laterale che abbia il punto di appoggio inferiore della borraccia ben sotto il buco per il bullone inferiore. Insomma che permetta di montare il portaborraccia più in giu. Mi son spiegato?
  5. Ciao a tutti popolo di FF, torno con una delle mie recensioni, questa volta su una combo di oggetti che ho usato per un breve giro (5 gg) all'isola d'ELBA - Tenda CAMP MINIMA 1 SL (monoposto) http://www.pescifirenze.it/scheda_articolo.asp?idarticolo=2351 - Sacco a Pelo Forclaz light 15 gr taglia S (170 cm) http://www.decathlon.it/sacco-a-pelo-forclaz-15light-viola-destro-id_8242831.html - Materassino Forclaz Air http://www.decathlon.it/materassino-forclaz-air-id_8298497.html - Prezzo: Tenda Camp MINIMA 1 SL 125 euro Sacco a pelo : decathlon 35,95 Materassino: decathlon 39,95 - Descrizione: A parte la tenda il resto fa parte della linea di decathlon per il campeggio marca Quechua - Periodo di utilizzo: Utilizzati per ora in un giro cicloturismo a Settembre all'isola d'elba di 5 giorni. - Pregi: Tenda: La Camp minima SL è credo una delle tende migliori da cicloturismo. Il pregio più grande è sicuramente la "compattezza" e il peso (tutta la tenda compresa di paleria e picchetti non arriva ai 950 gr!!!! La tenda è una doppio telo, quindi permette di avere un comfort notturno a livello di normali tende più capienti. Si monta con estrema facilità. E' a prova di idiota, anche per chi come me non aveva dimestichezza con il campeggio è impossibile non riuscire. L'interno è rifinito benissimo con ganci e tasche, il telo esterno è ben cerato e risponde bene a una pioggia leggera (io ci ho dormito sotto due ore di pioggia leggera). Il design è molto bello e una volta messa in tirare è solida. La paleria è leggera e maneggevole. I picchetti sono forse la sorpresa più bella, leggerissimi ma in buon duralluminio. non si piegano facilmente. ce ne sono almeno 5 in più. La tenda si piega con molta facilità e rientra nella propria custodia, bastano un paio di volte per imparare. Sacco a pelo: leggero, non esageratamente coprente ( da considerare che io non ho mai freddo, quindi di solito mi ci infilo a metà nottata). Si ripiega bene, finiture ben fatte. molto leggero. Il pregio maggiore è la custodia con fibbie che permette di spremerlo e ridurne parecchio il volume. Anche questo lo rende ottimo per il cicloturismo. Ovviamente essendo io un nano la misura S rende il sacco molto piccolo. Materassino Air: Questo è stata la vera sorpresa, l'ingombro è veramente minimo, più piccolo del sacco a pelo. Si ripiega veramente molto bene. Si gonfia facilissimamente a bocca, la valvola ha un meccanismo di blocco dell'aria che non lo fa sgonfiare, permettendo di gonfiarlo con estrema facilità. E' molto comodo, anche ben gonfiato. Una volta sgonfiato si riesce a rimetterlo nella sacca che lo tiene chiuso molto facilmente. La combo sacco a pelo + materassino entrano bene nella borsa sotto sella KTM, uno accanto all'altro, prendendo poco meno della metà della lunghezza della borsa. - Difetti: -Tenda: Non ha dei VERI difetti, l'unico problema è il prezzo, 125 euro, vi posso garantire per che LI VALE TUTTI. L'unico piccolo difetto di progettazione è un filo che serve per legare lo sportellino interno che almeno a me penzolava esattamente sulla faccia. La camera interna è data per 220x90 cm , anche se io HO PIù DI QUALCHE DUBBIO DI COME QUALCUNO CHE SIA PIù ALTO DI 180 CM RIESCA A STARCI COMODO. Devo fare una prova con @Visconte Cobram -Sacco a Pelo: per ora non ho trovato grande difetto , in relazione al prezzo contenuto. - Materassino: Anche per questo non ho trovato grandi difetti, se non si fora con facilità, è veramente un ottimo prodotto per il prezzo che costa. Va provato più a lungo. - Rapporto qualità prezzo: Tenda : costo alto ma prodotto che vale il prezzo Sacco a pelo e Materassino: per il prezzo che costano sono ottimi prodotti. - Prodotti simili provati e relativi paragoni: Ho una tenda monotelo che ho usato una volta sola. Non mi sono trovato male nemmeno con quella, ma il montaggio della Camp è molto più facile e l'ingombro è minore. Il peso non è molto differente. Il comfort interno è a favore della CAMP, doppio telo. - Lo ricomprerei SI /no , perchè Perchè con questa combinazione, che sono riuscito a far entrare agilmente sulla mia bici caricata con borse da bikepacking, ho fatto un giro di 5 gg all'isola d'Elba , montando tutte le sere e smontando tutte le mattine per cambiare posto. Lo smontaggio di tutto quello che avevo prendeva circa un ora, il solo smontaggio dei tre pezzi recensiti era di circa mezz'ora, poi dovevo sistemare la bici ricaricandola. Se avete esperienze, opinioni o volete aggiungere qualcosa siete i benvenuti.
  6. Buonasera a tutti, da Lunedì 12 a Venerdì 16 sarò all'isola d'Elba faccio il giro dell'isola in solitaria se qualcuno capita o è in zona fatemi sapere ci vediamo per birrette, se vi volete aggiungere fatemi sapere, vi avverto però, il mio programma consiste nel parlare il meno possibile con degli esseri umani, salvo le minime interazioni indispensabili. Cheers
  7. Ciao a tutti, Stavo pensando di farmi una settimana in giro per la Sicilia in bici, piu precisamente la settimana prima di Natale per poi rientrare a casa il 24/25. Pensavo di farlo con bdc e bikepacking setup, non so ancora se dormendo in tenda o couchsurfing/warmshowers/airbnb/hostels. L'idea per ora e' di volare su Palermo e da li partire in senso antiorario scendendo giu. Ancora non ho le idee chiare, ma le prime preoccupazioni gia' iniziano a farsi avanti, per esempio, qualcuno sa dirmi piu o meno qual e' la temperatura media? O piu o meno a che altitudine e' lo zero termico? Qualsiasi idea/route/gpx/frammento di informazione e' piu che ben accetto, per ora sto pensando 120/140km al gg massimo (date le 7/8 ore di luce soltanto) che potrebbero scendere nel caso di dislivelli importanti (ergo troppo poco tempo per fare qualcosa come Sicilia Non Stop). Grazie Gio
  8. apro questo thread per radunare in un colpo solo tutte le esperienze e recensioni sulla borsa da turismo con il maggior (spero) rapporto qualità/prezzo dato che costa tipo un quinto delle Apidura. la borsa KTM! cito qui in ordine sparso che la usa o vorrebbe prenderla @andrygroove @Xero @mpagha29 @Fuser @Revo
  9. Buondì, ritorno con uno dei miei messaggi chilometrici per raccontarvi una scampagnata che mi sono fatto qui in Spagna un paio di settimane fa. Avevo aperto la discussione sulle mie scorribande iberiche che alla fine non ho mai aggiornato, ma qui vorrei aprire un topic apposito. Visto che prevedo uno sproloquio immane, lascio subito il riassunto a disegni per i più pigri (o privi di tempo); tutti gli altri sono avvertiti, dopo la foto ha inizio il racconto. È da quando mi sono trasferito quaggiù, nell'estremo Sud della penisola iberica, che mi frullava per la testa l'idea di tornare in Italia in bici ad agosto, poi ho realizzato che sarò sommerso di lavoro in quel mese e, complice che segnalò qualche mese fa la Pantumacona, critical mass interplanetaria barcellonese, ho partorito un piano alternativo. Finito il periodo più accademicamente caldo, esaurite le ore di tirocinio, compro un biglietto, impacchetto la Olmo e intraprendo un viaggio in bus apocalittico di venti ore verso la capitale catalana, attraversando luoghi sperduti a velocità Stravabili. Arrivo nella città delle ramblas all'alba di un giorno qualunque, reincontro vecchi amici e conosco nuova gente, girovago per festicciuole e cascine, partecipo alla tanto agognata Pantumacona e, all'alba di un altro giorno qualunque, abbandono la città delle ramblas diretto verso la comunità autonoma di Aragona. Questo è il giorno zero del viaggio, la cartina tornasole della validità della mia idea malsana, ovvero quella di percorrere la Spagna in fissa, senza freni e con un po' di bagaglio. Ho fatto qualche viaggetto, ma mai con la bici montata così, e ho ritenuto che i tempi fossero maturi per lanciarsi nell'impresa. Come dicevo, partenza alle cinque da Barcellona e 280 chilometri, da coprire in giornata, tra me e la meta. Con le strade pressoché deserte, mi impossesso dei vialoni cantando Eskimo, mi divoro i saliscendi in uscita dalla città e mi indirizzo verso Martorell. Il sole spunta e le gambe girano bene, non cesso di mangiucchiare, mungere acqua dalla borraccia e canticchiare. Il diavolo, però, è dietro l'angolo e si manifesta sotto forma del malefico GoogleMaps che, non avendo io preparato la lista di paesi da attraversare da appiccicare sull'orizzontale come sempre faccio, si burla di me e organizza una Google Gravel®. Pur in mezzo a paesaggi collinari magnifici, mi ritrovo a pedalare su una strada bianca in mezzo al nulla, che poi si stringe, si deteriora e finisce in un borghetto medievale senza via d'uscita. Riguadagno la civiltà e, in mezzo alle salite pedemontane nei dintorni di Igualada, percorro qualche chilometro con un arzillo quanto anziano ciclista locale che mi indica la retta via. Procedo quindi sulla strada nazionale verso Tárrega quando la mia catena, provata da nove mesi di abusi, decide di abbandonarmi distruggendo due piastre interne contemporaneamente. Ho solo una maglia di ricambio, per cui mi obbligo a pedalare lentissimamente fino al primo negozio di bici di Tárrega, dove il ruvido ma disponibile meccanico, che tratta soprattutto motozappe e decespugliatori, mi instrada verso l'uscita dalla Catalogna. Con le gomme alla pressione giusta e una catena nuova, parto rinvigorito, mi fermo a mangiare uno dei migliori falafel della mia vita ad Alfarrás e supero il confine tra Catalogna e Aragón passando sotto alle arcate di un monumentale acquedotto romano. La comunità di Aragona mi rapisce da subito: strada dritta che asseconda i saliescendi dei campi sinuosi e una linea di pali della luce di legno a suo lato che si perde all'orizzonte; campagna costellata di minuscoli paesini, ognuno provvisto di castello regolamentare. Passo Monzón, sono straordinariamente solo di poco in ritardo sull'ambiziosa tabella di marcia che mi ero prefissato e avverto chi mi ospiterà del mio quasi imminente arrivo. Mi pedalo anche Barbastro, ultimo centro urbano di una dimensione considerevole prima di Huesca, a cui mancano ormai solo sessanta chilometri. Sono rincuorato e mi spazzolo in piedi sui pedali una salita di cinque chilometri al dieci per cento, mi sento nel pieno delle forze e non mi spiego come possa veder doppio e avvistare due figure apparentemente uguali con una giacchettina color giallo Stabilo Boss in cima alla collina. Approssimandomi, mi rendo conto che si tratta di due strani individui vestiti uguali che mi offrono di fermarmi e di lasciargli duecento euro per l'assenza di un elmo di polistirolo sulla mia nuca. Mi offro di ridiscendere la collina e di comprare il suddetto elemento di protezione nel freddo centro commerciale della summenzionata Barbastro. Accettano di buon grado, con anche una malcelata soddisfazione, e mi scrutano mentre mi lancio giù per la discesa. Compro casco e una baguette con tanti semini, risalgo la salita, ora con meno slancio, e arrivo a Huesca in serata. 280 chilometri nella bisaccia, un casco da cui non mi separerò e la certezza che il piano è fattibile. Rimango una settimana in questa fantastica cittadina vivissima ai piedi del Pireneo Aragonese e a fianco del deserto de Los Monegros, culla di un habitat che più si addice a qualche steppa asiatica che al nord della Spagna. Poi giunge il giorno della partenza, spedisco a Huelva zaino e cose non necessarie che mi ero portato da Barcellona e do il via alla galoppata. Sulla via per Zaragoza incontro un giovine che si sta allenando su una mountain bike anni '80 con medie superiori ai trenta all'ora. Facciamo qualche chilometro insieme e poi torna indietro per chiudere il suo anello. Alle porte di Zaragoza un anziano mountain biker tecnicissimo si complimenta e cerca di farmi desistere, ma proseguo e, seguendo la linea del tram, attraverso la città in tempo record lasciandomi alle spalle la basilica del Pilar, le sue innumerevoli cupole colorate e i suoi enormi campanili. Dopo chilometri di vento contrario, raggiungo lo spettacolare paesino medievale di Daroca, mi concedo una merenda a base di churros e cioccolata calda e riparto con questa botta di zuccheri dopo aver parlato con un ottuagenario su una panchina di come andava a ballare a rimorchiare da giovane nei paesini che sto per attraversare. Riguadagno la campagna e con essa entro nella comunità di Castiglia La Mancia, che da subito si dimostra deserta e collinare. Arrivato con orgoglio al centro di Embid, meta sentimentale del vecchio di cui sopra, mi rendo conto che tutti i nomi che porto sul tubo orizzontale non sono nient'altro che punti sulla mappa. Embid, che sulla cartina sembrava un grande centro, è un castello sproporzionato, un nucleo di 44 abitanti e 36 chilometri quadrati ci campagna. Mi metto in marcia e raggiungo Molina de Aragón (nonostante sia in Castiglia La Mancia), dove dormo il sonno dei giusti dopo un sano panino e una tisana calda. Il giorno successivo vola: tra le colline e i mulini a vento di don Chisciotte, le ripidissime salite e le impegnative discese, che riesco ad affrontare con una certa disinvoltura nonostante i ricorrenti venti gradi di pendenza, mi sbrano circa duecentoventi chilometri. Pranzo con Armando, simpatico cicloturista basco con decine di viaggi alle spalle che sta andando a BurgosA fine giornata, mentre filo sulla nazionale a lato di Villanueva de Alcardete, un sibilo mi rende partecipe della morte del mio Vittoria Zaffiro posteriore, stanco degli abusi in discesa. Impreco al vedere il taglio nel battistrada, le tele non hanno opposto resistenza e tutta la gomma è poco più di un'ostia. Inserisco l'unica camera d'aria di ricambio, non prima di aver posizionato all'interno del copertoncino una camera d'aria tagliata che porto per le emergenze e che spero offra un po' di resistenza extra. Nel piccolo paesino i negozi sono ormai chiusi, e tutti mi avvertono che lo rimarrano anche il giorno successivo, essendo la festa della provincia, decido di avanzare fino a Quintanar de la Orden, dieci chilometri più avanti, sperando di trovare una soluzione il giorno successivo. Entro in una taverna in cui l'oste non mi toglie gli occhi da dosso e tutti parlano con un accento ridicolo da Benvenuti al Nord. Ci do dentro con mandorle salate e infusioni di menta. Trovo un buon posto per la notte e mi addormento come un sasso. Il terzo giorno parte con una lenta pedalata di venticinque chilometri che termina ad Alcázar de San Juan: sono le nove del mattino e cerco soluzioni. Tutti mi avvertono che non è semplicemente la festa della provincia, bensì dell'intera comunità autonoma, essendo il giorno delle celebrazioni del Corpus Christi. Fortunatamente i cinesi erano lontani da Betlemme 2016 anni fa e tengono i negozi aperti anche il 26 di maggio. Compro del robusto nastro americano e avvolgo il copertone perché non possa deformarsi ulteriormente. Il retro della mia bici è ormai un'opera cyber punk, ma sembra reggere. Pedalo con la ruota che offre una sensibile resistenza aggiuntiva rispetto a prima dell'intervento e patisco il sole e il vento fino a Manzanares. Lì, in un bar frequentato da un avventore strillone sotto l'effetto di qualche strana sostanza stupefacente, decido di non proseguire, come da programma, direttamente verso Ovest, ma di costeggiare l'autostrada lungo la via di servizio. Mi assicurano che le condizioni sono ottime e così mi evito discesone con inclinazioni del 23% in mezzo al nulla con una ruota scotchata. Ci metto un'ora a capire come uscire da Manzanares, una signora mi insulta perché non vuole darmi indicazioni stradali, ma alla fine raggiungo l'asfaltatissima via di servizio. Purtroppo il sogno dura poco e il manto stradale si ritrasforma in una strada bianca, per altro piuttosto dissestata. Mi succede di tutto: attraverso un campo di patate, una ferrovia, scendo per un tratturo in mezzo ad un uliveto, corro per un (molto corto) ponte ferroviario con il culo strettissimo, scavalco una recinzione con tutta la bici e alla fine arrivo alle porte del parco nazionale di Despeñaperros. È buio, davanti a me una strada che si inerpica su per una montagna e poi ridiscende con tornanti interessanti, ma ormai il dado è tratto, ho fatto pochi chilometri e la voglia di arrivare in Andalusia è tanta. Mi lancio, la sensazione è stupenda; io sono parecchio stanco, ma l'aria è cristallina, qualche animale ulula in continuazione e ogni tanto sento movimenti nel bosco, a pochi passi da me. Una famiglia di cinghiali mi taglia la strada, e ogni tanto qualche cinghiale single fugge alla mia vista. Quando arrivo al paesino di Santa Elena sono spremutissimo. Mi bevo la tisana di rito e mi addormento in un luogo peculiare. Riparto di buon'ora, attraverso gli uliveti della provincia di Jaén e, dopo varie vicissitudini nella sempre pietosa via di servizio dell'autostrada, trovo finalmente a Bailén un negozio di bici. Getto il vecchio Zaffiro impataccato di nastro americano e ne compro un altro identico (che adesso che scrivo è già arrivato alla frutta e sostituito, ndr). Ancora via di servizio fino ad Andujar, dove decido di prendere the hard way e perdermi tra le colline che ospitano la diga del fiume Yeguas. Sempre sole, vento contrario, strade deserte e sudore versato. Raggiungo Montoro, mangio un paio di gelati confezionati che non toccavo da anni e, dopo aver constatato che il cellulare mi ha abbandonato, decido di spingere fino a Cordoba, che sta vivendo il suo settimo giorno consecutivo di festa e mi accoglie con miriadi di donne in abiti da gitana e uomini con coppola, camicia e gilet. Dormo nei pressi della stazione dei bus, preparandomi all'ultimo giorno e augurandomi di non dover percorrere i 140km che mi separano da Siviglia su un'altra via di servizio. Fortunatamente la strada che passa per Palma del Río è una bella statale da pianura Padana, noiosa e scorrevole. Alle porte di Siviglia il cielo si stanca di vedermi sudato e, appena riparata la foratura della gomma anteriore, si scatena il diluvio universale che dura un paio d'ore. Non mi proibisce di raggiungere il capoluogo dell'Andalusia, nei cui sobborghi (Santiponce) mangio il miglior serranito (no, non è vegetariano) della mia vita e attaccare gli ottanta chilometri finali col coltello tra i denti. Un vento impressionante mi rallenta anche nella temutissima discesa in uscita da Sanlucar La Mayor. In una serie di saliscendi infinita mi ritrovo a percorrere venti chilometri in due ore. Decido di non mollare, l'obiettivo è vicino e tutto mi sembra più chiaro quando avvisto le mura di Niebla, paese-testimonianza di tutti i popoli che hanno conquistato questa parte della penisola Iberica nelle ultime migliaia di anni. Mancano trenta chilometri, ce l'ho fatta! Volo a casa e, dopo una doccia ristoratrice, spazzolo una ciotola enorme di ceci e spinaci soto gli occhi attoniti del mio coinquilino. Sonno, morte e mare il giorno dopo, oltre ad una certa dose di soddisfazione. Angolo banalità: -Viaggiare in fissa mi ha fatto capire l'importanza di valutare il vento durante la pianificazione dei tempi di percorrenza, non mi sono mai sentito così rallentato dal vento come in questo viaggio. -I Vittoria Zaffiro sono dei copertoni di gomma pane ma continuerò a comprarli in momenti di ristrettezza di budget. -Sempre portarsi dietro il necessario per riparare i danni più ricorrenti e per cibarsi in qualsiasi situazione. Nel mezzo di Castiglia La Mancia mi è capitato di pedalare anche per due ore su una strada statale senza incrociare un'auto o un essere vivente, in pieno giorno. -I parafanghi rosa avvicinano le persone più dei cani al guinzaglio e delle bici da viaggio Durante il secondo giorno di viaggio ho pranzato con Alfredo, cicloturista basco che da Valencia stava andando a Burgos in bici. Questo è il suo blog, dateci un'occhiata, ha vari viaggi all'attivo, soprattutto nel continente asiatico. Se qualcuno si è letto tutto ciò, i miei complimenti, cercherò di caricare più foto quanto prima. E se qualcuno proprio non ne ha avuto abbastanza, quii link a Strava dei primi tre giorni e tre quarti (poi si è scaricato il telefono e l'ultimo giorno e un quarto l'ho pedalato all'antico modo, così come il giorno zero). Giorno 1 Giorno 2 Giorno 3 Giorno 4
  10. Abbiamo deciso di farla scema quest'anno, e allora andiamo a farci il Tuscany Trail. Siamo io e il buon @lewie g che è entrato da qualche mese nel team editoriale del blog di Fixedforum ed è membro di Squadrascarsi da, mmm, da quando è nato in pratica. Le nostre disavventure le potete seguire qui. L'hashtag ufficiale con cui taggare le vostre foto se ci venite pure voi o anche solo se mentre mangiate una fiorentina e ci pensate è #tuscanyfail2016 ispirata dal @Visconte Cobram in persona. Gli insulti li potete mettere qui sotto invece. Qualche altro utente che si lancia nell'impresa?
  11. Ciao a tutti scrivo qui e mi auguro che sia la sezione giusta. E' stata appena pubblicata una mappa in scala 1:50'000 con il percorso del Tuscany Trail 2016. L'idea è quella di fornire un supporto per chi vuole andare in bici in Toscana su un itinerario sicuro e pianificare il viaggio (soste, pernottamenti ecc) prima di partire. Sono due fogli mappa stampati in fronte retro con anche il profilo altimetrico di tutto il percorso. A questa pagina ci sono tutte le info a riguardo www.borealmapping.com/store/206-tuscany-trail-boreal-mapping Matteo
  12. giancarlolanni

    Stelbel Cross

    Lo sapevo che tanto ci ricascavo. Portando avanti il progetto economico SAVEMONEYFORTHENINA, sono riuscito a buttare via dei soldi in una bici restaurata che ha tutte le fattezze della Stelbel Cross. Premesso che mi sono autogiustificato col Portafoglio con la scusa "per dovere di cronaca, mi faccio anche la mamma" (il che prende le pieghe del 3some...), l'ho comprata con somma indecisione sul da farsi. Ho già spammato chi di dovere per un corretto agire, ma ora chiedo ad un pubblico più ampio. La bici si presenta in condizioni di irriconoscibilità, di un bianco coi glitter discutibile (dice prima fosse pesca, con adesivi Priori...ma non so se sia vero), con pezzi medio scarsi. Non ho dubbi sulla colorazione che sarà unita e con decal originali (quindi forse grigia con scritte gialle etc etc o verde acqua pastello o beige pastello insomma retro!), ma il discorso si fa arduo sulla componentistica. Affascinato dal neo-retro-vintage potrei azzardare dei pezzi moderni e la scelta cadrebbe su gruppo sram force 1, ma... Qualcuno ha esperienze sul tipo: Se prendo una guarnitura Campagnolo veloce con annesso cambio, posso fare a meno del deragliatore e di una corona e trasformarlo in single chainring? E punto due: se non fosse possibile ci va una corona ed un mozzo di ultima generazione su un telaio con scatola ita e battuta posteriore a 130?
  13. torakiki

    Borse/zaini Rusjan

    non ho trovato nulla sul forum in merito ai prodotti realizzati da Lucy Rusjan. se qualcuno di voi ha acquistato i suoi prodotti può inserire le proprie info e recensioni qui. Pace e ammore
  14. ciao rigà, sto organizzando un viaggio "leggero" da Padova a Napoli in bdc per la settimana prima di pasqua con un paio di borse da bikepacking arrangiate. Pensavo di dividere il percorso in 4 o 5 tappe, più o meno obbligate e tutte sui 150 km. la prima è Bologna, 120 km circa di riscaldamento, la seconda scollinare fino a Colle Val d'elsa, altri 150 km, poi fino a Grosseto, poi Roma e da là dopo un giorno di pausa decidere se fare Napoli in giornata (anche se mi sembra parecchio impegnativo superare i 200 km) o con una tappa intermedia. volevo chiedervi qualche consiglio per l'itinerario: Bologna e colle sono le tappe obbligate perché verrò ospitato e ho letto da qualche parte nel forum (non ricordo dove) che la porretana è la strada più dolce per passare gli Appennini, altri suggerimenti per continuare la mia strada in toscana e poi in seguito raggiungere la costa? tenete presente che non ho problemi a fare strada ma quello che mi frega sono le salite visto che non sono un grande scalatore.. quindi il traffico e l'effetto scenico li lascio volentieri da parte se riesco a evitare di arrivare con la lingua a leccare l'asfalto. P.S. se qualcuno vuole unirsi ben venga, sarò da solo fino a roma poi si unisce un mio amico in fissa! grazie per la disponibilità.
  15. Segnate la data sabato 30 aprile, tenetevi liberi perchè si pedala, e tanto! Pronta per voi la Mi-Pi per esteso Milano --> Pisa, 330 km di pianura, appennini e lungomare tutti d'un fiato. Non è una gara, ma comunque il primo ad arrivare al candido duomo pisano avrà la gloria eterna. Tirate fuori le borse apidura, che serviranno! AGGIORNAMENTO DEL 22/02: L'ORARIO DI RITROVO È STATO ANTICIPATO ALLE 23.30 DEL 29 APRILE PER PERMETTERE LA PARTECIPAZIONE ANCHE A CHI VIENE DA LONTANO. Perciò fate i biglietti! (Inoltre per chi si sentisse spaventato dai km, e fa bene, dalla liguria in poi c'è una grande abbondanza di stazioni e treni sia verso nord che verso sud. Inoltre saremo in quei luoghi di giorno, perciò: perché non provarci?) Percorso: Milano Pavia Stradella Bobbio Rezzoaglio Sestri Levante La Spezia Marina di Massa Pisa Grazie @Maurando per la correzione! Il dislivello+ sono circa 3000 metri, non in quasi 5000 che il .gpx segna! Link file .gpx (Qualcuno per favore controlli che funzioni con i vari garmin, cose varie: non ho nulla per testarlo: Grazie mille!) AGGIORNAMENTO DEL 12/03 HABEMUS FLYER Grazie @guido AGGIORNAMENTO DEL 16/04 Mancano oramai pochi giorni! Le bici sono pronte? Borse cariche? Borracce piene? In ogni caso saremo accolti a braccia aperte dai ragazzi di Original Don Bosco, una ciclofficina pisana che ci rifocillerà e disseterà dopo la lunga strada! https://www.facebook.com/originaldonbosco/ Grazie mille Ragazzi! A questo link la strada da piazza dei miracoli (l'arrivo) alla loro ciclofficina. IN SINTESI Nome evento: Mi-Pì Dove: Piazza del Duomo, Milano Data: 30/04/16 Orario di ritrovo: 23.30 del 29/04 Orario di partenza: 00.00 del 30/04 Arrivo: Piazza dei Miracoli, Pisa Tipo di evento: Randonnee autogestita Tipo di bici: qualsiasi bici Costo iscrizione: 10 euro, comprende da mangiare/bere all'arrivo e il racepack Link evento FB: Hashtag: #MiPì
  16. Ho riesumato una vecchia tenda di famiglia, quella con cui si andava in campeggio 25 anni fa. La struttura in tubi di alluminio ha ceduto e, visto anche l'ingombro (era una tenda a "casetta", per 4 persone, molto grande) ho pensato di poter utilizzare la tela ed i fondi delle camere. La tela è di cotone molto spesso e resistente, anche impermeabilizzabile, mentre i fondi sono in tessuto impermeabile resistente a punture e tagli. Dato questo materiale che mi ritrovo per le mani, ed una vecchia zia ancora in grado di utilizzare al meglio la macchina da cucire, vorrei cimentarmi nella realizzazione di borse da telaio, ed eventualmente anche di un borsone per portare la bici. Se quest'ultimo potrebbe non essere un grande problema, per il bikepacking preferirei rifarmi a cartamodelli, o eventualmente anche seguire indicazioni e "dritte" da parte di chi ci ha già provato. avete suggerimenti? vi ringrazio anticipatamente
  17. Cari utenti e carissime utentesse del foro più baffuto dell'etere, sono tornato dalla mia scampagnata di una ventina di giorni nell'Africa Occidentale. "Embé?", direte voi; embé mò vi cuccate uno sproloquio sui primi tre giorni, quelli che da Dakar, capitale del Senegal, mi hanno portato in bici fino a Bissau, capitale dell'omonima Guinea. Per chi non avesse intenzione di leggere, popolo sfaticato a me caro, ho preparato una versione ridotta che comunque racchiude tutti i concetti essenziali. Per chi volesse dedicare un po' della propria retina alle mie parole, invece, il racconto parte dopo la versione succinta, che si trova qui: Anche questo, come la maggior parte dei miei viaggi, inizia all'arrembaggio, nel dilettantismo più becero, con l'imballaggio della bici effettuato con l'insostituibile sostegno di mio fratello e del mio vicino di casa a poche ore dalla partenza. A inscatolamento concluso, mi rendo conto di non aver inserito i distanziali per preservare i forcellini e sgrano un rosario invocando pietà per il mio telaio. All'aeroporto di Malpensa, in attesa di imbarcarmi, passo in rassegna l'aspetto burocratico della spedizione e ricontrollo l'itinerario per l'ultima volta. Qualche ora, sonnellino, film d'azione e cibo d'aereo dopo, sbarco a Dakar. E' quasi notte, mi affretto a cambiare qualche soldo e a scartare la bici, trepidante, nel piazzale antistante l'aeroporto respingendo le richieste dei tassisti e guadagnandomi un piccolo pubblico entusiasta. Rimontando la bici mi rendo conto che il telaio e le ruote sono intatti, mentre il cambio ha subito qualche danno: un comando bar-end è traballante e ho perso un rinvio per il deragliatore anteriore. Non mi perdo d'animo e monto in sella percorrendo i venti chilometri che mi separano dalla casa di Rémi, il ragazzo svizzero che mi ha ospitato nel cuore di Dakar con la sua gentilissima ragazza, spingendo il 34 senza poter ricorrere alla corona estarna. Costeggio l'oceano al buio, risalgo il monticello con il maestoso monumento al Rinascimento Africano illuminato a giorno e scrocco qualche telefonata in giro per mettermi in contatto con il mio neutrale ospite alpino. Trascorro una piacevole serata bevendo karkadé e informandomi su tariffe e rischi di richieste folli di denaro alla frontiera con la Gambia, poi mi concedo qualche ora di sonno obnubilato dal clima caldo e dall'aria immobile. La mattina del 29 inizia alle 6:37, Rémi mi scatta qualche foto compromettente e poi parto in direzione Sud, sfrecciando sulla tangenziale tra vecchi furgoni Mercedes e strombazzanti taxi francesi di qualche decennio fa. La città si sta ancora svegliando quando lascio alle mie spalle l'ultimo ponte pedonale divelto, con le scalinate che portano verso il cielo, per attraversare le baracche di chi si è insediato da poco nella capitale e dirigermi verso la zona brulla dell'interno. Una volta superata Rufisque e evitato il bivio per Thiès il traffico si dirada. Mi infilo in una pompa di benzina e ottengo una fascetta per sistemare il deragliatore anteriore: posizione la catena sul 50 e, sotto un sole sempre meno timido, proseguo per M'bour. E' subito chiaro che la mia borraccia da 900ml servirà giusto a lavarmi le mani, per cui mi doto di una bottiglia da un litro e mezzo e di una mezza dozzina di banane e mi godo i baobab a perdita d'occhio e l'ambiente polveroso che circonda la strada, sempre asfaltata e in ottime condizioni, che conduce a Fatick. Qui compro un'altra bottiglia, affronto i primi chilometri di sterrato e prendo un'altro litro e mezzo d'acqua a Gandiaye, una ventina di chilometri più in là dove sciolgo anche del sale nella mia borraccia, per poi arrivare finalmente ad avvistare il fatidico cartello, mentre sfrutto la scia di un carretto. Passata Kaolack, proseguo verso il confine con il Gambia e ottengo anche un assaggino di pioggia, inaspettata. Sta ormai facendo buio, trovo ospitalità presso il marabout del villaggio di Touba Samokho. Mi offre un piattone di riso con salsa di cipolle (pesce rifiutato per non approfittare fino in fondo), una doccia e una camera per la notte; trascorro la serata in compagnia sua, di suo figlio Seidou e di una corte eterogenea di parenti, abitanti del villaggio, amici e bambini che studiano presso di lui. Dormo interrotto dalle litanie notturne del muezzin e riparto di buon'ora, verso le 5:30, dopo aver salutato Seidou e gli altri ragazzi che si stavano preparando per la giornata nei campi. Dopo poco l'alba esplode alle mie spalle: Dopo l'alba, anche il cielo esplode sopra la mia testa e inizia a piovere, a secchiate, senza nessun margine di miglioramento promesso dall'orizzonte grigio. Inizio a cantare Johnny Cash ed esplode anche la strada, senza preavviso, portandomi in Gambia su una settantina di chilometri di sterrato leggero, su terra battuta. Avvicinandomi al paese anglofono all'interno del Senegal mi accorgo, dal cambiamento della vegetazione, che la pioggia non smetterà mai: l'ambiente semi desetrico della regione di Kaolack ha definitivamente lasciato spazio ad un verde brillante e lussureggiante che cerca di sporgersi verso la strada. Il traffico è decisamente scemato, ad eccezione di qualche sept-place (vecchie stationwagon Peugeot o Renault convertite a taxi) solitario che mi supera sferragliando di tanto in tanto. Mentre mi chiedo se davvero sono sulla strada giusta, dopo Toubakouta una coppia di scimmie mi attraversa la strada e mi dà il benvenuto a Karang, al confine con il Gambia. Dribblo i cambiavalute e ammansisco i poliziotti di frontiera, inizio a fischiettare Guccini e, sotto una pioggia più clemente ma sempre incessante, copro la distanza tra la frontiera e Barra, dove faccio il rifornimento di arachidi, cambio qualche franco CFA in Dalasi, la valuta della Gambia, e mi imbarco sul traghetto per Banjul, la capitale di quarantamila abitanti del paese che si sviluppa attorno all'omonimo fiume. Sull'altra sponda, dopo aver chiacchierato con un signore il cui figlio sta lavorando ad Alba, attraverso una città caratterizzata da voragini piene d'acqua nella zona centrale, vecchi taxi Mercedes ovunque, ville curatissime e nuove auto fuoriserie da centinaia di migliaia di euro che sfrecciano sulla statale che porta a Sud. Chiaramente sulle corsie libere, ché quella di sinistra è intasata dalla fanghiglia e quindi riservata a bici, carretti e arditi pedoni. Compro un altro piccolo casco di banane e attraverso questo stato in cui tutte le strade sembrano essere diventate dei torrenti, completamente inondate e perse nella boscaglia. Nel pomeriggio riguadagno il Senegal, entrando nella regione della Casamance, e mi faccio consigliare da un ciclista con un aratro chilometrico in spalla per cercare un posto per la notte. Dormo a Diouloulou in una sorta di resort che intacca sensibilmente le mie finanze ma che mi offre una buona cena, un buon letto e qualche ottima chiacchiera prima di ripartire di nuovo la mattina del 31 di primissimo mattino. Buona parte del bagaglio è bagnato dal giorno precedente e anche i vestiti che ho addosso non sono propriamente asciutti, ma parto comunque schivando i tronchi che mi si parano dinnanzi all'ingresso di ogni paese per rallentare la corsa dei bus e dei taxi. A Bignona compro dell'olio per lubrificare un po' la mia catena, sofferente dopo un giorno di pioggia, sabbia, terra e sporcizia varia. Entrando a Ziguinchor, città più popolosa della regione circondata da risaie, mi ritrovo a percorrere dieci chilometri di una strada composta interamente di autobloccanti. Ogni mia articolazione inizia a ballare il tuca-tuca, io canto Raffaella Carrà mentra una colonna di mezzi dell'esercito continua a farsi superare e a superarmi spruzzandomi ogni volta addosso decine di litri dell'acqua calda delle pozzanghere a centro strada. Inveisco in italiano ai militari che mi salutano sorridendo; inizio a sibilare "Che brutto affare" di Joe Chiarello. Una volta raggiunta Ziguinchor atttraverso il suo enorme ponte, poco manca all'una di pomeriggio e poco manca a Mpack, alla frontiera con la Guinea. Mercanteggio il visto con gli odiosi ufficiali alla frontiera, gli unici personaggi davvero fastidiosi nel viaggio d'andata (esclusi i militari dispensatori d'acqua), e inizio a pedalare in mezzo alla foresta della Guinea. La pioggia non cessa nemmeno un secondo, anzi si fa più intensa. Mi compro una baguette e un sacco di arachidi e continuo a pedalare, tra la gente che mi incita e diversi mezzi ribaltati tra gli alberi a bordo strada, tra gli enormi termitai. Quasi non incontro mezzi, ad eccezione di un motociclista senegalese che aiuto a ripartire perché è rimasto fermo sotto il diluvio al riparo di un enorme baobab. Iniziano i sali e scendi, o mangia e bevi se preferite, e inizia anche un fastidioso vento contrario. Continuo, sgranocchiando noccioline e pane e salutando i localz che mi incitano dalla protezione delle proprie verande. Raggiungo finalmente Bula, a soli trentacinque chilometri dalla destinazione finale. Ormai mi sento arrivato, pregusto i capelli della mia adorata, un pasto caldo, lo scroscio della doccia, la morbidezza del materasso. Ed è pendanso alla morbidezza del materasso che mi accorgo di aver ammorbidito la gomma anteriore. Rallento e accosto, effettuando la riparazione sotto ad un capanno di paglia che si è materializzato alla mia sinistra, come d'incanto. Riparto in fretta (relativa) e, dopo i trentacinque chilometri più sofferti della mia risibile carriera ciclistica, entro trionfante a Bissau, accolto da una partita di calcio giocata nel mezzo dell'enorme rotonda d'accesso alla città. Dopo il lungo rettilineo che mi conduce, tra pericolosi pulmini gialloblu e taxi Mercedes biancoblu, tra le braccia della mia bella, non ho più molto da raccontarvi. Mi permetto solo di aggiungere una foto scattata dopo aver pedalato cinque minuti per le vie di Bissau in un giorno senza pioggia: Baci, e grazie a chi s'è sorbito tutto, testo e foto monotematiche! Il ritorno in bus (benché più avventuroso) ve lo risparmio.
  18. enricopanda

    Dai colli al mare

    Ciao ragazzi, volevo avvisarvi che, per i poveracci che come me anche quest'anno non possono andare a fare il tavolino da Flavio Briatore, a Padova si pedala e si fa festa anche in pieno agosto. Grazie ai ragazzi di Im Lab (https://www.facebook.com/laboratorio.culturale.im?fref=ts), Night Ride Padova (https://www.facebook.com/NightRidePadova?fref=ts), La Mente Comune (https://www.facebook.com/lamente.comune?fref=ts) e grazie ai partner e agli sponsor che ci seguono, abbiamo organizzato il nostro mini BAM durante il festival So Far So Good (https://www.facebook.com/events/1592291341025197/). Si parlerà di esperienze di viaggio con chi ha macinato migliaia e migliaia di chilometri, si farà festa e poi si dormirà in tenda nei nostri cari colli euganei. (https://www.facebook.com/events/106779563004270/) Ma siccome siamo in estate e volgiamo avere l'abbronzatura da muratori andando in bici di giorno, alla mattina si parte e si va al mare, si fa festa, si griglia e si dorme in tenda. (https://www.facebook.com/events/1480110875633591/) Si presenta come un weekend intenso, sotto tutti i punti di vista.
  19. Salve a tutti, apro questa discussione perché per quest'estate sto organizzando un viaggio in Africa. Devo raggiungere Bissau, capitale dell'omonima Guinea, ma visti i prezzi dei biglietti e la mia irriducibile voglia di cacciarmi nei guai, atterrerò a Dakar e ho intenzione di coprire la distanza che separa le due capitali in bici. Avrei bisogno di un po' di informazioni, di qualsiasi tipo anche se soprattutto i consigli sul pernottamento sarebbero graditissimi, da chi ci fosse già stato o ne sia semplicemente in possesso per altri motivi. Ho già viaggiato in Senegal, anche se non pedalando, e sono abbastanza tranquillo per il tratto guineano, che mi condurrà dalla mia dolce consorte, ma sono abbastanza a secco di ragguagli sulla Gambia, tranne qualche consiglio sugli orari dei traghetti e in cui passare la frontiera. Ho già fatto la stessa richiesta nella discussione sul cicloturismo, ma se possibile mi piacerebbe tenere questa separata per darle un po' più visibilità. Bacini e grazie in anticipo.
  20. danka

    Bikepacking

    ho visto che ultimamente sono sempre più usate le borse da telaio non han bisogno di portapacchi e sembrano parecchio capienti qualcuno le usa? avete marche e modelli da consigliare? io ho visto (ma non dal vivo) solo quelle di miss grape che mi sembrano valide il costo è quello che per ora mi frena, visto che equivale a quello di un buono zaino sarebbero interessanti tipo la 1 o la 2 dell'immagine qui sopra ma la 2 non da fastidio pedalando?
  21. (le foto del prodotto finito sono Vi rendo partecipi di questa cosa: Ho ottenuto tramite sotterfugi che Dario di BiceBicycles, aka @ su questo forum, mi facesse un telaio. Ho optato per un telaio da cx. In acciajo Columbus Cromor e Dedacciaj 01. Forca conica Columbus Mud Pad e passacavi interno. Ho optato per freni cantilever e forcellini orizzontali con occhiello, questi, così ci metto le marce e ci faccio pure SS oppure meglio ancora FGBL. ecco come dovrebbe essere su per giu: ed ecco qualche foto di particolari del telaio in lavorazione, man mano che Dairo me ne manda altre le posto, anche se mi ha appena detto che ho fa il telaio o fa le foto: Ho appena sentito Krokodil per la verniciatura. volete vedere le mie idee per il colore?
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