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Showing content with the highest reputation on 21/01/2012 in all areas

  1. Dopo un anno e passa me venuta la scimmia di mettere la mia bici YO Uploaded with ImageShack.us TELAIO: Bianche D2 pista 2006 FORCELLA: FSA full Carbon Time Trial PIEGA: Deda Pista STEM: Deda Cortissimo REGGISELLA: Deda NASTRO MANUBRIO: Deda SELLA: Bianchi Vintage GUARNITURA: Campagnolo super record CORONA: Campagnolo super record 48 CERCHI: Atlanta 96 MOZZI: Miche prima generazione 28 HOLE PIGNONE: Miche 15 PEDALI: Miche strada tagliata a modo pista By LANDRIGARAGE PH: PUCCIO Altre foto su:http://trickbrigate.blogspot.com/
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  2. ✕(spari) ☐(schivi) △(velocità smodata)
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  3. Eccola qui la mia nuova BIMBA appena pulita e pronta a correrre per le strade di Torino. Ne sono proprio contento, devo dire che è venuta proprio bene (almeno per me). Appena posso farò altre foto per ora ho solo questa. E' stata montata con tutto ciò che ho recuperato in garage da me, tranne il telaio che ho preso da nuovi amici conosciuti sul questo forum. Sotto con le critiche!!!!.....e con i consigli!!!!.......... P.S. so che le foto si fanno dalla parte nobile, cioè dal lato guarnitura......ma questa è venuta così. a breve metterò la lista dei componenti, ora HO VOGLIA DI PROVARLA!!!!
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  4. Fatta, spettacolo, è venuta bene dai. Grazie a tutti!!! Sent from my iPad using Tapatalk
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  5. Apro questo topic per incoraggiare ancora chi non si sente pronto per la gallery nazionale,o per segnalare qualche "cattura in giro per la citta'. Incomincio io. Olmo Gentleman Comperata sul mercatino del forum per 70 euro e montata in maniera compulsiva e con somma soddisfazione. Tutto materiale e' di recupero Grazie a Smaf23 che l'ha montata. Era questa http://www.fixedforum.it/forum/index.php?app=core&module=attach&section=attach&attach_rel_module=post&attach_id=35156
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  6. per fortuna la sez stellare dietro è a scasso altrimenti piu' che tolleranza era intolleranza
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  7. Complimentoni riky! bellissima gara e ottima organizzazione! e il vino "brullato" era il massimo!
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  8. Si può avere un link?? :) http://prollyisnotprobably.com/2010/12/why_i_love_columbus_air_tubing.php
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  9. la prima foto (miniature) del telaio in Svezia.
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  10. Mi piacerebbe vedere le foto. Ne ho una anch'io ed è uno spettacoli mozzafiato da guardare.
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  11. Ciaba e Richard aka i boss del forum :)
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  12. foto recenti aggiornamento componenti: telaio: Dedacciai pista (non so la specialità) tubazioni Dedacciai Zero micro alloyed a sezione variabile forcella: Dedacciai in acciaio sella: San Marco SKN sostituita con Selle Italia SLR reggisella: Shimano Dura-Ace 7600 aero sterzo: Shimano 600 ultegra HP-6500 pipa: Deda Murex 90mm sostituita con acciaio 100mm manubri: FSA alu riserbar / Deda Elementi 215 anatomic dropbar / Cinelli time trial bars impugnatura: Cinelli Mash white / oury grips / prologo bar tape pedivelle: Shimano Dura-Ace FC-7410 170mm road movimento: Shimano Dura-Ace FC-7410 103mm road corona: Sugino messenger 46T sostituita ora con una custom 47T pedali: Time Atac roc XC4 catena: D.I.D. track ruota ant: mavic ellipse / mavic open pro SUP / continental gatorskin 700x23 ruota post: Bushidocomp. custom track hub / Mavic cxp23 custom paint / Vittoria randonneur 700x25
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  13. quando ho scoperto che Richard s'era fatto un Colnago m'è venuta una gran voglia di farmi un nuovo telaio (si, è proprio una di quelle cose da ragazzette sedicenni), quindi non ho perso tempo, ho aperto un topic nella sezione cerco e dopo alcuni pm e qualche passaggio di mano alla fine anch'io mi son preso un telaio serio.. ma non immaginavo che alla fine avrei conosciuto Cereza e che me ne sarei innamorato visto che l'ho portata in riviera ho colto l'occasione per fotografarla in mezzo alla fauna locale la mia Cereza è una signora e come tale non mi ha ancora detto la sua età è della nobile famiglia Colnago Master Pista è alta 56cm e lunga 56cm veste una guarnitura Campagnolo C-Record con corona Campagnolo pista da 49 denti indossa un paio di Fir Aria incrociati in terza con dei Miche Primato e un pignone da 17 denti i suoi pedali sono MKS come lo sono anche le gabbiette la pipa è una 3TTT, il riser è del tutto anonimo e le manopole sono delle Oury in testa indossa un reggisella Campagnolo Chorus e una San Marco Rolls in futuro le regalerò una Concor e delle manopole più dignitose che dirvi, è amore domande e risposte varie: - perché ha un riser e non la piega che si merita? perché non ho lo sbattimento di andare in giro in città con una piega pista quindi per ora monta un riser - perché quei cerchi così tamarri? perché quelli avevo a casa - perché hai l'anteriore raggiata in terza? non so, radiale non mi piaceva
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  14. Essendo a casa Disoccupato dal 31 Dicembre alla tenera eta' di 31 anni, e non avendo diritto a nessun tipo di sovvenzione statale grazie ai vari apprendistati e contratti di lavoro "atipici" mi sono imbattuto in questo articolo: di Gianni Perazzoli, da MicroMega 3/2005 (La Repubblica) 1. Italiani/europei. Quello che sto per raccontare potrebbe suonare a molti incredibile. In Gran Bretagna a partire dai 18 anni chi non ha un lavoro e non ha risparmi per più di 12.775 euro ha diritto all' Income-based Jobseeker's Allowance, a circa 300-350 euro mensili per un periodo di tempo illimitato . A questa cifra si devono aggiungere l'affitto dell'alloggio (Housing Benefit) e tutta una serie di assegni per i figli. In Francia, invece, per avere diritto al Revenu minimum d'insertion (Rmi) bisogna aver compiuto 25 anni (non si applica la condizione dei 25 anni per i disoccupati con figli). Il Rmi prevede (nel 2005) l’integrazione del reddito a 425,40 euro mensili per un disoccupato solo, che diventano 638,10 euro se in coppia (proprio così, laicamente: couple); 765, 72 se la coppia ha un figlio, 893,34 per due figli e 170, 16 euro in più per ogni altro figlio. Una coppia con tre figli arriva quindi ad avere più di 1.150 euro di Revenu minimum d'insertion. Nel nostro paese non si è mai saputo bene che cosa sia nella realtà dei paesi europei il reddito minimo. Non siamo consapevoli di rappresentare (in compagnia della Grecia) un'eccezione in Europa. Se ci fosse stata una volontà di occultamento di questa realtà, essa non avrebbe potuto raggiungere meglio il suo obiettivo. Ciò che in Europa è il minimo, la base, il punto di partenza, da noi costituisce l’oggetto di indagini sociologiche: ciò che dovrebbe costituire il punto di partenza di un programma di sinistra (che voglia proporsi almeno di recuperare il tempo perduto) rimane ancora da noi una realtà avvolta nelle ombre di un iperuranio di provincia. Il reddito minimo è un sussidio riconosciuto a tutti come diritto soggettivo: ne beneficiano coloro che non hanno un lavoro o hanno un reddito basso. In Germania la riforma restrittiva introdotta nel 2005 indica che tra 16 e i 65 anni si può disporre dell'Arbeitslosengeld II di 345,00 euro al mese. In più i costi dell'affitto e del riscaldamento (Miete und Heizkosten). Riporto un esempio preso direttamente da un fonte ufficiale tedesca. Una famiglia composta da due figlie di 12 e 14 anni, nella quale il padre è disoccupato e la madre ha uno stipendio da un lavoretto part-time di 750 euro lordi e le due figlie 308 euro al mese di Kindergeld (che è un versamento che riguarda i figli), è considerata dalla riforma bisognosa di un incremento di reddito. Fatti i dovuti calcoli, questa famiglia ottiene un'integrazione del salario che la porta a disporre complessivamente di 1665 euro al mese netti . Se questi dettagli sono poco noti, più noto è invece il racconto del rovinoso tramonto dello stato sociale europeo. Anche perché legioni di novelli Oswald Spengler, vedendosi troppo stretti nel ruolo di giornalisti, non perdono occasione per dimostrare il loro straordinario orecchio per ogni possibile accenno di Untergang : di declino, di decadenza. Di nuovo però ci si limita a rimanere nel generico, ai grandi scenari, e si trascurano i dettagli. Che però sono interessanti. Ad esempio, dopo la riforma restrittiva del 2005, i disoccupati tedeschi di lungo periodo non hanno più – in aggiunta al normale sussidio - i soldi per i mobili e per i vestiti. Non potranno neanche più usufruire del sussidio all'estero senza una ragione attinente alla ricerca di un lavoro (non possono andare, in altre parole, in vacanza con il sussidio). Di qui la domanda spontanea: disoccupazione e precarietà significano la stessa cosa in Francia (o in Portogallo) e in Italia? In Italia non solo non c'è niente di simile, ma – fatto questo da non sottovalutare – qui da noi riesce a molti già difficile credere a quanto appena letto. Gli increduli non si rattristino, ci siamo passati tutti: questo è il genere di informazioni più trascurate in assoluto dai nostri media. Così ci riesce difficile credere che in Spagna Zapatero progetti di portare il salario minimo interprofessionale a 600 euro per 14 mensilità, ma non facciamo alcuna difficoltà a credere che da noi si possa lavorare «regolarmente» in un call center per soli 300 euro mensili (o addirittura, come dimostra un'inchiesta del Manifesto, per 100 euro). Come si è potuti arrivare a questo? A proposito di telefoni: in Francia, se siete disoccupati, «vous bénéficierez de la réduction sociale téléphonique» . Réduction sociale téléphonique? La «riduzione sociale sul telefono». Cielo! Ma questo, non sfugge a nessuno, che è linguaggio da centro sociale, da no global: possibile che i francesi siano giunti a tanto? Il loro welfare prevede non solo il fatto, ma persino l'espressione «riduzione sociale». Che rozzezza! E pensare che noi li immaginavamo dediti ai profumi e alla moda. La giustificazione addotta è che il disoccupato non deve isolarsi: il telefono gli serve anche per trovare un lavoro. Cari amici francesi, vi prendete troppo sul serio! 2. Un ritardo surreale. Agli increduli si prepara però un nuovo colpo. Non è da oggi o solo da ieri che il reddito minimo garantito è una realtà per la Gran Bretagna, la Germania e i Paesi scandinavi. Basti dire che Eric Hobsbawm sostiene nel Secolo breve che il reddito minimo avrebbe avuto un ruolo nel rendere i soldati inglesi più attaccati alla loro patria e dunque anche più combattivi. In forza di questa lunga tradizione, inoltre, e a dispetto del luogo comune del tramonto del welfare europeo, già nel lontano 24 giugno 1992 l'«Europa» aveva invitato gli Stati membri ad adottare il reddito minimo nei loro sistemi di welfare. Ma la questione, in Italia, non è mai assurta veramente alla dignità del pubblico dibattito. Questo fatto suscita stupore nello stupore. Una cosa infatti è nominare di sfuggita il reddito minimo d'inserimento, un'altra è spiegare bene che cosa è in Europa il reddito minimo d'inserimento. La raccomandazione 92/441 Cee sulla Garanzia minima di risorse impegnava già nel 1992 tutti gli stati membri ad adottare delle misure di garanzia di reddito come un elemento qualificante del modello di Europa sociale. Si apprende così che non c'è dunque solo Maastricht (e i fondi europei gestiti a pioggia). Ma vai a saperlo! Un'accelerazione di questa politica di sicurezza c'è stata nel 2000 con il vertice di Lisbona e di Nizza. Tanto per capire: anche il Portogallo e la Spagna hanno seguito la direttiva, mentre inadempienti sono rimaste l'Italia e la Grecia. E questo nonostante il fatto che, secondo un'indagine del Censis, ben il 93% degli italiani si dichiara favorevole ad «attivare un meccanismo di integrazione del reddito per disoccupati e percettori di bassi redditi» . Molti non sanno che in Italia si è sperimentato una specie di reddito minimo d'inserimento in pochi comuni del Nord e in alcune zone della Campania. La sperimentazione ha avuto inizio con il governo Prodi, ed è stata interrotta dal governo Berlusconi. Solo in alcune zone della Campania è stata proseguita da Bassolino con i mezzi della Regione . Ma insomma, piccoli passi. La Francia è arrivata molto in ritardo al reddito minimo rispetto all'Inghilterra o alla Germania: lo ha adottato "solo" a partire dal 1 dicembre 1988. Mitterand in persona ha presentato solennemente alla nazione francese l'adozione del Revenu minimum d’insertion social con una manifestazione alla Sorbonne, ad indicare il coinvolgimento del mondo intellettuale nella conquista di questo istituto . Da noi, quasi vent'anni dopo, se ne parla ancora tra addetti ai lavori. Un’inchiesta approfondita di carattere sociologico dovrebbe far luce sulle ragioni della perplessità italiana verso il reddito minimo. è possibile stilare una specie di casistica delle reazioni e delle obiezioni ricorrenti in Italia una volta che si sia posti di fronte a questa realtà. Dopo la meraviglia (la meraviglia davanti a una realtà condivisa da milioni di persone oltre le Alpi), la tendenza di solito è quella di ridurre l'ignoto al noto. Questa attitudine spontanea suggerisce sistematicamente di attribuire all'Italia una serie di difetti e problemi strutturali che renderebbero da noi impossibile qualcosa come il Rmi. Non ce lo meritiamo! Chi andrebbe più a lavorare? Oppure: aumenterebbe il lavoro nero! Ci dovrà pure essere, si pensa, una qualche Ragione Fondamentale che spieghi perché non si è adottato anche da noi il reddito minimo. è in sé, infatti, talmente poco credibile che possa non essere stata tenuta nel debito conto l'esperienza che hanno fatto gli altri paesi europei di problemi come la disoccupazione e la precarietà - che da noi sono gravissimi - che è comprensibile che si cerchi una Giustificazione. Eppure, l'esperienza più che decennale degli altri paesi rimane come imbrigliata tra le vette alpine, e non riesce ad arrivare fin qui. Quello che si dice è poco, non ha colore né concretezza. L'idea che filtra da noi è che si tratti di misure dirette a contrastare la povertà, l'esclusione sociale. E qui immaginiamo, credo, delle situazioni limite: barboni, senza tetto. Per qualche oscura ragione non si distingue con chiarezza che il carattere universalistico di questi sussidi si rivolge per principio a tutti. Ma in Italia sembra quasi che solo con la giustificazione del soccorso dei poveri si possa accettare l'idea del reddito minimo. Le ragioni sono invece più complesse. Il reddito minimo è una delle ragioni che emancipa molto presto i figli dalle loro famiglie in molti paesi europei. I figli della mia padrona di casa in Inghilterra se ne andarono di casa raggiunti i 18 anni con il loro bravo reddito minimo. E la madre non se la passava affatto male: aveva un bel lavoro e una bella casa in uno dei migliori quartieri di Bristol. Certo, è vero, i suoi figli erano "poveri", come sono "poveri" però la maggioranza dei diciottenni. Basterebbe riflettere sul fatto che hanno diritto al reddito minimo, in Gran Bretagna – come già detto - coloro che, oltre a non avere un lavoro, non superano i 12.775 euro di risparmi per capire che la parola "povertà" è equivoca. In Germania, come in Svezia, il 50% di coloro che ricevono il reddito minimo sono giovani sotto i 21 anni . Una delle ragioni della freddezza italiana verso il reddito minimo è l'idea (diciamolo, detestabile e ridicola) che l'assistenza debba provenire dalla famiglia. In Inghilterra, invece, oltre al Child Benefit, «which is paid to parents», esiste l'Education Maintenance Allowance, il cui aspetto affascinante è di non essere un sussidio versato ai genitori ma ai figli, «direct into the students own bank account», nel loro conto bancario . In ogni caso, però, pur con tutta la nostra dedizione alla famiglia, noi spendiamo la metà di quanto spendono gli altri per la famiglia. In Francia le coppie (che lavorino o meno) con almeno due figli hanno diritto alle Allocations familiales: 115 euro al mese; con tre figli gli euro diventano 262 e se i figli sono più di tre a questa cifra vanno aggiunti 147 euro (per ogni figlio in più). Per quanto tempo? Fino al compimento del ventesimo anno di età. Come si ottiene il sussidio? Non occorre fare domande. Viene versato automaticamente. La Prestation d'accueil du jeune enfant (Paje) è invece un aiuto pensato per ogni nato, ma anche per ogni bimbo adottato o «accolto in vista dell'adozione»: varia da 138 a 211 euro. Per la baby sitter sono previsti altri soldi. Poi c'è la Allocation de rentrée scolaire: è concessa a chi non supera un certo reddito (16.726 euro l'anno per un figlio; 20.586 euro per due figli; 24.446 per tre figli). Ammonta a 257, 61 euro ed è versata a fine agosto per tutti i ragazzi che vanno a scuola. Serve per comprare libri, colori e quaderni. Anche per quanto riguarda l'affitto in Francia la condizione per usufruire dei contributi è che l'appartamento sia «decente e abbia una superficie minima, proporzionata al numero degli occupanti». Mancando queste condizioni, il disoccupato o chi ha un reddito basso, perde il diritto alla sovvenzione. Se poi si decide di ristrutturare il proprio alloggio, sia che si sia proprietari sia che si sia inquilini, si ha diritto al Prêt à l'amélioration de l'habitat, un prestito statale. Persino con Margaret Thatcher al governo, il reddito minimo funzionava senza problemi. Questo lascia capire quanto bisogno abbiamo noi di "cose di sinistra", se persino al tempo della Thatcher - almeno rispetto a queste questioni - gli inglesi stavano meglio di noi oggi. Non so quanti tra noi si rendano conto del fatto che la nostra situazione è imparagonabile a quella inglese, o francese, tedesca … perché è tra le peggiori in Europa: lo dice Eurostat. Da noi si trovano insieme questi fattori: maggior divario tra i redditi, maggior numero di disoccupati e precari, assenza totale di reddito minimo, affitti delle case alle stelle. Alla mancanza di un confronto positivo con gli altri sistemi europei ha contribuito anche un limite ideologico della sinistra italiana che si è trasformato in un limite cognitivo. La sinistra non poteva registrare dei fatti positivi in sistemi di cui si pensava comunque come alternativa. Ulteriore conseguenza è che, all'interno di queste analisi e delle relative categorie, tutte le vacche sono diventate nere: e si è persa l'individualità, l’assoluta specificità, del caso italiano. 3. Differenza tra indennità e reddito minimo d'inserzione sociale. Per non incorrere in equivoci e nelle trappole del gioco delle tre carte occorre distinguere indennità di disoccupazione e reddito minimo. Per il nostro discorso non interessa l'indennità di disoccupazione a favore di chi aveva un lavoro e lo ha perso, che esiste anche in Italia, ed è finanziata dai contribuiti sociali. Interessa, invece, il reddito minimo d'inserzione, che è finanziato nei paesi europei dalla fiscalità generale, e che in Italia non esiste. La differenza è enorme. L'indennità di disoccupazione è un'assicurazione. Sicché, è vero che è prevista anche in Italia, ma attenzione: solo i lavoratori più «tipici» se la possono permettere, perché solo questi versano i contributi necessari. I precari, i lavoratori cosiddetti «atipici», coloro che ne avrebbero dunque più bisogno, non hanno, invece, alcuna indennità. Inoltre, l'indennità di disoccupazione dura (solo da pochissimo) un anno, dopo di che buona fortuna. Al contrario in Europa, il reddito minimo copre sia chi non ha ancora un lavoro sia chi ha perso il lavoro e non ha diritto all'indennità o perché l'ha esaurita o perché non ha versato i contributi. Nel Regno Unito la distinzione è chiara già nei nomi delle due diverse prestazioni: Contribution-based Jobseeker's Allowance per l'indennità di disoccupazione e Income-based Jobseeker's Allowance per reddito minimo garantito. Per la stessa ragione esiste l'Income support che è previsto, però, per chi lavora meno di 16 ore a settimana . Queste forme di sostegno del reddito, naturalmente, sono illimitate nel tempo. Per avere l'indennità di disoccupazione in Italia occorrono almeno due anni di contributi, oppure 52 contributi settimanali negli ultimi due anni. In Francia per aver diritto all'indennità è necessario aver lavorato almeno 6 degli ultimi 22 mesi. L'ammontare dell'indennità viene stabilito con una media della retribuzione degli ultimi 12 mesi, secondo un sistema che salvaguarda i redditi più bassi. La durata dell'indennità varia da un minimo di 7 mesi ad un massimo di 60. A ciò si aggiungono circa 10 euro fissi al giorno, in determinate circostanze. In Germania l'indennità di disoccupazione si chiama Arbeitslosenhilfe. Viene calcolata in base al netto dell'ultimo stipendio (il 60% e con figli il 67%), e non è una voce soggetta a tassazione. Fino al 2002 si aveva diritto alla sovvenzione dell'Arbeitslosenhilfe anche con un'occupazione di sole 12 ore alla settimana. Sarà sopravvissuta alla riforma restrittiva questa opportunità? Diciamo che per noi cambia veramente poco. La durata dell'indennità di disoccupazione varia dai 6 ai 32 mesi (per chi ha 57anni). Ma a partire dal 31.01 06 si porterà a 12 mesi con un massimo di 18 mesi per chi ha più di 55 anni. Dopo questi 12 mesi gli Arbeitslosen tedeschi dovranno accontentarsi dell' Arbeitslosengeld II che di fatto è illimitata. Naturalmente, queste leggi si applicano anche agli stranieri che risiedono in Germania con regolare permesso di soggiorno. I siti ufficiali hanno immancabilmente apprestato delle spiegazioni per loro, traducendo la normativa in chiari punti in italiano, arabo, turco . Un altro capitolo importante riguarda le condizione per ricevere il reddito minimo. Il disoccupato è aiutato a condizione che voglia lavorare in futuro. Ora c'è un problema che noi non ci poniamo. In Europa succede che il disoccupato possa ricevere delle offerte di lavoro addirittura dall’ufficio di collocamento. Non deve sfuggire un fatto essenziale: in queste nazioni imprevedibili e bizzarre, gli uffici di collocamento sono molto efficienti. Ora la cosa essenziale è notare che il lavoro in ogni caso deve essere conforme alle qualifiche del lavoratore e può essere rifiutato senza perdere i vari sussidi qualora non rispondesse a queste qualifiche e se non rientrasse in determinati requisiti che sono definiti per legge. Ad esempio, se è troppo lontano dal proprio luogo di residenza. In Danimarca, a proposito di modello nordico, i disoccupati di lungo periodo hanno l'obbligo accettare il lavoro che l'ufficio di collocamento trova per loro, pena la progressiva diminuzione del sussidio. 4. Assenza dal dibattito pubblico. Lo si è detto, stupisce che una questione di grande rilevanza, come è, senza dubbio, quella del reddito minimo, non sia già da tempo un tema di pubblico dibattito e di pubblico dominio, ma rimanga un argomento confinato alle analisi sociologiche. Stupisce che la frase "il mercato del lavoro richiede oggi flessibilità" non si completi automaticamente con "e un reddito minimo garantito, come in tutti gli altri paesi europei". Insomma, è un fatto politicamente rilevante che in Italia non sia abbia una rappresentazione adeguata di che cosa sia il reddito minimo in Europa. C'è poco da girarci intorno. è solo colpa dei mezzi di comunicazione di massa? Da quando, vent'anni fa, feci esperienza diretta di queste cose vivendo in Inghilterra, ho avuto sempre l'impressione che in Italia si vivesse chiusi in una sorta di realtà parallela incomunicante con il mondo circostante. Curiosamente, sappiamo tutto delle bizzarrie della monarchia inglese, grazie ai "gustosi" servizi dei tg nazionali: caccia alla volpe, monellate dei principotti, matrimoni e tradimenti, diari e scandali. Non interessa invece il fatto che, mentre disoccupazione e precarietà in Italia sono prive di una reale copertura che non sia la famiglia, in Inghilterra chi non lavora, chi ha un reddito basso, o anche solo un diciottenne con la chitarra in mano, viene spesato anche dell'affitto della casa. Eppure, ben lungi dall'essere una fantasia di utopisti, il reddito minimo funziona piuttosto bene in Europa: tant'è vero che il problema della disoccupazione non è più, in queste remote nations of the world, quello dell'indigenza, ma quello di ridurre il rischio (comunque molto limitato) costituito dalla cosiddetta "trappola assistenziale" che spinge alcune persone a rimanere nell'assistenza piuttosto che a lavorare. Molti studi hanno però dimostrato l'ovvio, e cioè che in linea di massima rimangono nell'assistenza coloro che avrebbero avuto comunque bisogno di assistenza . Ma il vero vantaggio del reddito minimo è che permette di ridurre il condizionamento della disoccupazione nella scelta del proprio futuro lavorativo. Il reddito minimo permette di guardare al lavoro sotto una prospettiva che è più legata alla scelta, che non alla necessità. Il problema del lavoro tende – in linea di massima - a riguardare più il ruolo sociale, l'aspirazione individuale che non la ricerca del pane quotidiano. Non è detto che una persona debba voler far il cameriere o l'operaio, a vita fino alla pensione. Una maggior mobilità unita a garanzie sicure può essere, almeno per qualcuno, un'occasione di migliorare la propria posizione. In Italia invece il mezzo (il lavoro) diventa il fine. Ed ecco la paradossale locuzione dei cosiddetti lavori “socialmente utili” oppure le più banali assunzioni clientelari. Il lavoro tende a confondersi con il welfare. è un errore dunque minimizzare l'assenza tutta italiana del reddito minimo come una banale diversità di interpretazione dello stato sociale. Questa mancanza sembra rivelare qualcosa di più importante, qualcosa che affonda le radici nell’impianto sociale e politico del nostro paese, ne rispecchia il carattere autoritario e clientelare, lontano da un modello anche solo “liberale”. L'introduzione del reddito minimo non si scontra con insormontabili limiti economici. Lo dimostra il fatto che molti paesi lo adottano. Per certi versi (e sorvolando sulle differenze sul modo di intenderlo) il reddito minimo mette d'accordo economisti molto diversi tra loro. L’economista neoliberista e premio Nobel Milton Friedman ha sostenuto con forza negli Usa, oltre alla celebre «riduzione delle tasse», anche l’opportunità dell’introduzione del reddito minimo, portando dalla sua parte molti economisti. Dall'altra parte, però, sostenitore del reddito minimo è stato anche l’economista neokeynesiano, anch’egli premio Nobel, James Tobin. In Italia Tito Boeri è spesso intervenuto a sostegno dell’introduzione del reddito minimo nel nostro paese. Da un punto di vista filosofico Antonio Negri nel suo Impero ha sostenuto la fondatezza del reddito garantito in senso universale basandosi però ancora su un’idea di retribuzione (per un lavoro svolto ma non riconosciuto). Per il filosofo ed economista Philippe van Parijs (belga ma attualmente professore ad Harvard) e per il nutrito gruppo di economisti e intellettuali di ogni nazione europea riuniti nel BIEN, si dovrebbe andare addirittura oltre gli attuali sussidi di disoccupazione . Il Basic income, da riconoscersi a tutti, ricchi e poveri, occupati e disoccupati, vale semplicemente come principio di garanzia di libertà - della libertà di passare il tempo a fare il surf sulla spiaggia di Malibù come della libertà di lavorare. Per quanto possa sembrare strano, secondo van Parijs, questa soluzione costerebbe addirittura meno dell’attuale sussidio di disoccupazione ed eviterebbe il rischio della cosiddetta «trappola assistenziale», perché lavorare non significherebbe rinunciare al sussidio . La proposta del Basic income non può apparire nella sua giusta luce se non si tiene presente la realtà dei sussidi di disoccupazione in Europa. Il Basic income è per certi versi figlio dei sussidi di disoccupazione, ne rappresenta l'evoluzione, la radicalizzazione del principio. Si pensi per esempio al fatto che in Austria il reddito minimo è considerato chiaramente un diritto soggettivo . Naturalmente il dibattito teorico sul reddito minimo è molto ampio e complesso (ma qui non è questo che interessa): un altro punto di vista sulla questione è, ad esempio, quello di André Gorz . 5. L'etica protestante e lo spirito del welfare. L'idea dominante da noi è che in tema di welfare nessuno possa fare miracoli, con l'eccezione di alcuni paesi alieni, come la Danimarca, la Svezia, la Norvegia. Così, paradossalmente, l'esperienza scandinava ha avuto da noi l’effetto di nascondere tutto quello che avveniva nel resto d’ Europa. Gli scandinavi fanno miracoli, il resto del mondo è invece come noi. Proprio l’eccezionalità ha finito per suggerire che non sono paesi il cui esempio possa essere seguito. Sì è vero, hanno tante belle cose : ma sono pochi, hanno più risorse, sono protestanti e via discorrendo. Si tratta, come ricorda ad esempio Michele Salvati (MicroMega, 1/05 p. 48), di «paesi piccoli, socialmente molto omogenei, di cultura protestante, e con sindacati e partiti molto robusti, esempio di un modello 'neo-corporativo', (e dunque di élite colluse e autoreferenziali) di cui i politologi fecero un gran parlare alcuni anni addietro». Capisco il senso. Tuttavia, per autoreferenzialità neocorporative e collusioni partitiche noi non siamo da meno a nessuno, anche senza il welfare dei danesi. Il problema è che, indipendentemente dalla risposta che si possa dare al ruolo del protestantesimo nell’efficienza dello stato sociale, ad essere più avanti di noi non sono solo gli alieni scandinavi. L'Argomento demografico («sono pochi, dunque ricchi»); l'Argomento antropologico («i nordici sono rigidi, onesti e democratici per natura»); l'Argomento svizzero o elvetico («sono paesi chiusi che consumano in beata e piccina autarchia, misteriose risorse di cui solo loro dispongono») crollano di fronte alla Francia, alla Germania, alla Gran Bretagna, alla Spagna, al Portogallo, all'Austria. Crollano di fronte alle raccomandazioni inascoltate dell'Unione Europea. Anche l'Argomento autodenigratorio, semplice variante dell’Argomento antropologico («figurarsi in Italia che cosa succederebbe con il reddito minimo, nessuno lavorerebbe più o tutti lavorerebbero al nero»), vacilla se si considera che il reddito minimo è molto più trasparente delle pensioni di invalidità. E caso mai il discorso va rovesciato: proprio in un paese dove, come si dice, «la mafia trova lavoro», sarebbe opportuno asciugare il disagio sociale. Proprio in un paese disinibito al voto clientelare, sarebbe opportuno, contro le soluzioni discrezionali, fissare come diritto soggettivo il reddito minimo. Del resto è un discorso vecchio come il cucco. Il reddito minimo renderebbe gli individui meno dipendenti e più liberi: più liberi anche dai condizionamenti prodotti dalle nostre élite autoreferenziali a caccia di clientele e collusioni. Tra l'Eccezione nordica e l'Italia c'è un terreno intermedio: ed è a questo terreno intermedio che fa riferimento Jeremy Rifkin a proposito del Sogno europeo. Nonostante si sia disposti a credere il contrario, l'Italia spende meno degli altri paesi in welfare. Non sempre i sistemi dei diversi paesi sono comparabili, ma un'idea generale i numeri la danno comunque. Secondo Eurostat l'Italia è tra i paesi Ue che dedicano meno risorse alla protezione sociale. In media, nel 2001 i Quindici dedicavano il 26,5% del proprio prodotto interno lordo (Pil) alle spese per la protezione sociale; percentuale che in Italia scende al 24,5% (undicesimo posto nell'Ue a 15). Il livello massimo si registra in Svezia (30,3%) ed il minimo in Irlanda (14,6%). L'Italia è in assoluto il paese che dedica la maggior parte delle risorse destinate alla protezione sociale alle pensioni (62,2% contro il 46,5% della media europea), ed è invece nelle ultime posizioni per la percentuale di risorse assegnate alle famiglie (4,1% contro 8%), ai disoccupati (1,6% contro 6,3%) e alle due funzioni alloggio ed esclusione sociale (complessivamente, 0,3% contro 3,6%). Quante volte si è chiacchierato del problema del costo degli alloggi? Qui veramente i numeri parlano da soli. L’Italia spende un ridicolo 0,1%, mentre la Francia spende il 3,1% e l’Inghilterra il 5,5. Potrebbe far riflettere che a Portici c’è una densità di 13.322 abitanti per chilometro quadrato mentre a Hong Kong è di 6.314 . Proviamo a indovinare dov'è il problema? Una società più giusta funziona anche meglio. Non è meno competitiva, ma più competitiva. Più giustizia (meglio che la Giustizia) coincide con più libertà. Lo dimostra anche il reddito minimo. In Europa chi non lavora temporaneamente può permettersi di aspettare, di cercare, di studiare e alla fine di trovare un lavoro più gratificante di quello che ha perduto. Il reddito minimo prefigura in questi paesi un rapporto con il lavoro diverso da quello a cui siamo stati abituati. La precarietà diventa anche un modo per guardarsi intorno e per scegliere. è una realtà della quale potrei portare molti esempi di amici e amiche francesi o inglesi … C'è chi con il reddito minimo ha potuto investire del tempo per la preparazione del concorso per insegnare nella scuola; chi ha potuto affrontare le incertezze della precarietà che comporta la carriera accademica. «Le Rmi» non ha permesso un periodo di vita nel lusso, ha però concesso loro il lusso di scegliere la propria vita. Al contrario, potrei fare il caso di una giovane studiosa italiana di manoscritti medievali, molto promettente, che oggi lavora come vigile urbano. A 28 anni, Guido partì per l'Inghilterra con alle spalle un corso di laurea in lettere non terminato e davanti il modesto progetto di imparare l'inglese per poi, forse, tornare in Italia. A 28 anni le opportunità gli sembravano (a torto) ristrettissime. Dopo aver studiato l'inglese in un bel college, pagando una quota ridotta del 75% in quanto disoccupato, si iscrisse all’università di Bristol. Gli riuscì poi di fare quello che in Italia non era riuscito a fare: laurearsi. E non solo. Lo lasciai che studiava l'inglese, lo ritrovai 15 anni dopo che insegnava all'università. (14 novembre 2008)
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  15. Ecco la mia seconda fissa!! Ora ve la presento Telaio: Cinelli Gazzetta 56 movimento centrale e serie sterzo: miche Attacco manubrio: Cinelli pista Reggi sella: Cinelli Vai Sella: Concor (un po distrutta ma va da Dio) Guarnitura: Mighty (molto entry level ma a basso prezzo con pedivelle 165 ce ne sono poche) Pedali: Mks GR2 Gabbie, laccetti, manubrio: boh Ruote: ambrosio (prestatemi da Cecio) una su mozzo campagnolo (ant) e una su gipiemme (post) Manopole: oury bianche (una volta XD ) Spero vi piaccia!! Ringrazio Luca che me l'ha assemblata e mi ha fornito quasi tutti i pezzi (tranne qualcosa del vecchio mezzo che mi era rimasto) e Cecio che mi ha gentilmente prestato le ruote fino a che non prendo quelle nuove!!
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  16. francis che crede di avere pezzi normali scopre grazie a ebay di essere milionario ahahah P.S. vendilo il pignone in ergal!
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  17. bella lèèèè un altro vianelli in gallery telaio bomba
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  18. Ti spiace se copioincollo nel thread del laser? giusto per far chiarezza... tengo la citazione.
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  19. Pornografiche le tolleranze dietro!
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  20. Puoi sempre fissarla, mettendo via tutti i pezzi, poi quando si avvicina l'evento dell'eroica la rimonti da corsa...comunque è molto bella ;-)
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  21. Il manubrio aero è fantastico... altro che il bull Mash sulla Laser Nostra...
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  22. Questo è nel museo Cinelli a Milano... E' un Cinelli Laser pursuit in tubazioni SLX, alla fine il più "comune" dei telai Laser pista, anche se usare questo termine per un Laser è proprio appropriato, "unica" peculiarità, altro termine inappropriato, sono le geometrie tiratissime e le lenticchie dipinte dal grandissimo Maestro Keith Haring Quindi tutti i pursuit pistaavevano quello slope? Mi son dimenticato il futuristico manubrio aero.... No, i Laser pursuit con tubo "orizzontale " diritto erano tutti molto tirati, ma non tutti in questo modo...
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  23. Eh ma sa cosa alal fine la biga è del 2006 nn so quanto ci azzeccherebbe tutto vintage,poi chiaramente come dici te sono gusti. Già la guarnitura nn ci azzecca niente ma sto aspettando di trovare una vecchia miche e poi sostituisco. A quanto vendi quella? la campagnolo la tengo è una bomba e una seper record con corona rinforzata,la metto sul viner che sto sistemando.
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  24. Di questo telaio non mi è mai stata chiara una cosa: come mai, una volta montato, gli angoli del tubo verticale e del tubo sterzo sono così ridotti rispetto ad un pista normale? P.S.: vorrei far notare che pure quello postato da Ronny è stato privato della pinna... Ma ce ne sono che ce l'hanno ancora? CAZZO CHIEDERE IL PERMESSO NO PRIMA DI POSTARE, VISTO CHE SAI BENISSIMO CHE LA FOTO E' MIA????
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  25. quì al centro il mio ultimo progetto, senza cinghiette senza pedali e senza guarnitura, ma soprattutto senza freni mentali. la rete sulla destra sicuramente proveniente da qualche nobile residente di piazza S. Agostino è da fissare...
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  26. Queste sono le foto del Garage del tipo di Stoccolma,fatte male,ma rende l'idea. Uploaded with ImageShack.us Uploaded with ImageShack.us Uploaded with ImageShack.us
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  27. Ma infatti il punto è quello, che tu non fossi lucido è evidente così come mi pare evidente che avete fatto una ragazzata per ridere quindi il loro atteggiamento è stato del tutto gratuito (in Italia fra l'altro se dimostri il reale stato di abbandono di una bici puoi raccattarla...). Il tutto col corredo degli insulti razzisti, forse gli rodeva ancora per il salernitano.... :-D
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  28. I crucchi insegnano sempre... magari lo facessero da noi, così fuori dal Gasoline ritroverebbero subito l'aerospoke e la bici :D
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  29. Ci mancava "baffi neri suona mandolino"..:-) comunque bel metodo..magari lo usassero anche da noi..!
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  30. scelto apposta!!! non lo fanno nemmeno piu da quello che so!! i nuovi pista tengono solo manubri larghi al centro come pepper e lola! oltre che sul bull Nitto devo chedere, a Luca, una percentuale sulle vendite anche su quell'attacco!!! Comunque bella complimenti; ne ho appena regalata una alla mia ragazza e si trova da dio, poi non mi aspettavo tanta reattività da questo telaio, concordi? Guarda sulla reattività posso dire poco!! prima avevo una convertita che la reattività la sognava!! in confronto questa è iper reattiva! comunque credo che in generale cercando sul sito cinelli (da quello che capisco) le geometrie siano abbastanza tirate. ps: quel bull li mi sa che piu avanti verrà montato anche sulla mia!! per me è il piu bel manubrio in commercio!!!
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  31. Più che collaborato era il redponsabile del servizio ingegneria di Pogliaghi. Ha lavorato con lui fino a poco prima della vendita del marchio a Basso. Quando chiuse aprì un negozio/laboratorio di bici a Milano in Piazza 10. Adesso pare abbia una piccolissima bottega nel Padovano. è stato l'ideatore di una marea di particolari dei Pogliaghi, tra cui ricordiamo la chiusura del tubo sella sui pendini, li congiunzioni allegerite, i forcellini stondati. Tutti suoi brevetti che poi ha continuato ad usare sulle due bici. Vero, le bici prendono il nome del padre Francesco (ecco perché il logo è una doppia F. io pure sarei interessato ad avere informazioni sulla sua bottega. L'ho conosciuto una ventina di anni fa, e mi ha costruito la mia amata bici da cicloturismo. Era uno degli unici a capire che una bici da cicloturismo NON è una bici da passeggio un po' sportiva. Insomma, era capace di nobilitare un genere di bici bistrattato dai "puristi". Ho anche un altro suo telaio e ho perso per un soffio un'asta per un telaio con il piantone sdoppiato. Potete entrambi postare le foto? grazie Pherrill'o confermerà o meno, ma a me pare che fra i suoi particolari costruttivi ricorrenti (oltre al fatto che il carro posteriore vada a finire sul collarino, anzichè sul piantone) vi siano i rinforzi sulla parte superiore dei pendenti (li ho visti su quasi tutte le sue bici) e le soluzioni per la cavistica. Le foto qui sotto sono inguardabili.
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  32. Tienitrla stretta più che puoi!!!!!
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  33. No, ha montato i cerchi delle ruote di tron, nos ovviamente!xDxD
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  34. e io il telaio di pipco lo codai pure.... sig
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  35. Eeeeeh? Ma non ci posso credere!!!!! Quanto l'ha pagata??? se non ricordo male circa 400€ ... allora è proprio il prezzo di quel telaio... vero Filippo? ;D Perché non dovrei dire la verità? Credo che Filippo non era a conoscenza di questo telaio quando è stato venduto 2007. Ti credo, dico che Filippo ha pagato il suo (identico) allo stesso prezzo :)
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  36. posto qualche foto del mio nuovo manubrio X-wing, ancora da provare, visto che Landri e Esc a.k.a. Johnny Tattoo sono stati cattivi con me e non mi hanno voluto cedere il bullhorn regolabile questa mattina... Mi insegnate a usarlo? XD
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  37. Bisogna stimolare cromosomo!!! Lui si che potrebbe farci svenire con foto stupende...
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  38. Due pezzi da 25cm di un vecchio manico da scopa torniti all'estramità per infilarli in un tubo inox lungo Idem! Spiega!! tutorial necessario!! circa 7 cm,per rinforzare il tutto fatto foro passante per infilarci una barra filettata m6 e 2 dadi alle estremità. Oggi fatto 2 tappi di ottone per coprire i dadi.
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  39. ma lo mettessero in cella con Lele Mora almeno.
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  40. 11 perchè stasera vado a vede carlo marrone suonare e domani mattina vorrei dare possibilità anche a lui di esserci, viene anche Michele del negozio in via del pratello :)
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  41. vigorelli, rode, padova....tutti gli indizi sembrano convergere in una direzione....
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  42. E per chi posta qualsiasi cosa impari a scrivere in italiano o a mettere gli apostrofi :)
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  43. Ecco qua: un vero ciclista di altri tempi. Ha partecipato con successo alla MilleunoMiglia 2010 con un bicifissa munita di luci e portapacchi. Quello con la maglietta e cappellino sono io al controllo di Montaione. Si intravede anche il mitico Riccardo con il quale ho condiviso la PBP 2007. Non so se c' entra niente questa foto con questa discussione, ma volevo mostrarvela perché mi sembra molto bella. Buone pedalate a tutti.
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  44. Ti serve assolutamente
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  45. Bene! Sarei felice se ci tenessi informato della trafila legale e burocratica in evoluzione riguardante la causa! Se vinci, organizziamo una bevuta! A seconda di come vinci pagi te !!!!! Ah ah ah ah ah Grazie the no one per il chiarimento legale!!! ci sta tutto L’art. 189, per quanto penalmente rilevante, disciplina obblighi di duplice natura (che rispondono infatti a due finalità distinte, come è chiaramente desumibile dalla previsione di due diverse norme incriminatrici – rispettivamente ai comma 6 e 7 – con due diverse pene edittali). Da una parte, l’utente della strada (nel senso sopra meglio precisato) deve comunque fermarsi, al fine di permettere agli operanti di identificare lui ed il suo veicolo (e, in genere, di procedere a tutti gli opportuni accertamenti di fatto). Dall’altra, è altresì necessario che costui faccia quanto in proprio potere per prestare l’assistenza occorrente alle persone ferite (delitto più grave, anche come sanzione prevista, poiché evidentemente l’integrità fisica è protetta in maniera più stringente della efficacia delle investigazioni, anche se, dopo la Novella del 2003, che ha irrigidito notevolmente le pene, questa differenza si è notevolmente ridotta, limitandosi soltanto ad un più basso minimo edittale). I due distinti reati normalmente concorrono (ma, secondo una minoranza di interpreti, il delitto più grave assorbe il minore); ad esempio, Tizio investe un pedone e si allontana, senza fermarsi, e così viola entrambe le disposizioni in esame. Non può escludersi, però, quantomeno in astratto, che sia commesso uno solo dei due delitti (ad esempio, Tizio si ferma e offre ogni utile indicazione agli operanti, ma si astiene immotivatamente dal soccorrere il ferito; oppure Tizio carica velocemente a bordo della propria vettura il pedone investito, si allontana velocemente e lo lascia davanti al pronto Soccorso, poi dileguandosi senza farsi riconoscere). de nada, speriamo di fare una pizzata tutti insieme nei prossimi mesi e festeggiare il nostro collega ciclista :)
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  46. Secondo me ieri la tipa non gliel'ha la sua fichetta al coglione... E' ancora scossa per l'incontro col supereroe col pignone fisso! Bellaaaaaa
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  47. 1 point
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