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Teo81

Teo81

Suono il campanello, sento dei colpi di tosse provenire dell’interno. Vedo uscire in veranda una vecchietta , una simpatica nonnina ultra ottantenne. Si tiene la mano alla bocca ha una forte tosse. Aveva appena smesso di piovere forte, rimaneva una micropioggia a malapena percepibile, quasi vapore. Indico la bici che era un blocco di fango e con la bocca emetto un verso tipo “sccccccchhh” simulando di tenere una pompa per l’acqua in mano, ancheggiando come se la stesse lavando. La nonnina smette le sue babbuccione pelose e si infila due golosce in gomma che teneva vicino lo zerbino. Mi fa un gesto tipo “seguimi” borbottando qualcosa di incomprensibile. La seguo, è minuta. Carina, mi verrebbe voglia di abbracciarla. Continuando a tossire mi indica una pompa da giardino, sotto di essa una vasca ricavata da un tronco d’albero reso cavo. Mentre mi accingo a lavare la bici, vedo con la coda dell’occhio che la nonnetta bussa ad un capanno nella proprietà. Esce un nonno malconcio, su un girello a 4 piedi. Mi arriva ad un metro, mi guarda la nonnetta al suo fianco. “Buon giorno” esclamo, lui mi guarda fisso. Io fermo come uno stronzo con la pompa in mano. A mia volta li guardo. Parlano tra loro come se non esistessi, sembra indiano,  indiano d’America intendo.. mentre da Helsinki e fino a qualche km fa il Finnico che sentivo sembrava 50% elfico + 50% bresciano impasticcato in serata, questo è diverso. Mi volto gli do le spalle e iniziò a lavare la bici. Il nonno si era ancorato col suo girello ad un metro da me, è stata un impresa lavare la bici senza schizzarlo. Pulisco la catena e dischi che erano delle polpette di fango mentre li ascolto parlare. “Sono Apache, Cheyenne o qualcosa di simile”.. giuro parlano identici “all’ultimo dei Moicani” o “Balla coi lupi”.. Mi giro, li guardo e mi parte uno svarione alla Morrison e i suoi cazzo il indiani. “This is the end, my only friend the end”, mi tocco i coglioni. Differentemente da Morrison la vecchia non mi offre un pejote, ma prende la pompa, mi fa girare e mi annaffia la schiena, il culo e le scarpe per togliermi di dosso il fango con un getto a 5gradi.. emetto un “uhaaa” , sia lei che il nonnetto parcheggiato in girello se la ridono di gusto. Mi lava, come laverebbe suo nipote. Finito chiude l’acqua. Non mi ero accorto, ma il nonnetto su quel piccolo davanzale del girello, quello per riporre piccoli oggetti tiene una pompa da bici grande  e col manometro. “Anvedi sto nonnetto”.. chinandomi verso di lui come un giapponese rende omaggio al suo imperatore, gli sfilo la pompa come se stessi maneggiando una Katana. Con fare cerimoniale pompo a 4,5 bar la posteriore, “con questa pressione dovrei finire la gara”.. ammesso che ci riesca. Vorrei abbracciarli, ma la vecchietta è più inpestata di uno zombie di walking dead , la mia ipocondria vince. Piego il capo in segno di rispetto e simulo un applauso. Dico mettendomi una mano al cuore “Italia”.. fanno “aaah”.. e sorridono.  Esco dal loro praticello inglese semi commosso. Sono fighi sti vichinghi. Questi erano più “sami”. Popolo a sè della Finlandia del nord. Difatti Rovaniemi è vicina. Finisco i km restanti sotto un altro diluvio. Tranne gli ultimi 15 che smette, si alza il vento e mi asciuga la pioggia addosso. Cagotto assicurato. Gli ultimi 10 km sfanculo la traccia NC per andare verso l’albergo, che grande sta strada mi dico, abbasso la testa e pedalo. Vento forte mi fa tenere salde le appendici. Di colpo un Ford transit con colori giallo fluo mi fa segno di accostarmi al veicolo. “Son quelli del lavoro stradale” penso ed eseguo. Arrivo al finestrino e .. son sbirri. Belli incazzosi. Mi dice che “quella è in autostrada” e che devi uscire subito. Mi mostra un megamonitor che ha davanti lo sbirro capo,  lato passeggero. Mi mostra col dito la strada giusta per Oulu. Mi congedano incazzosi ma professionali. Mi guardano fermi fin che valico il guard rail e mi arrampico fino alla strada parallela. Quella in 20 minuti mi porta in città. (Continua.. queste foto fanno cagare, lo so..)

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Teo81

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Suono il campanello, sento dei colpi di tosse provenire dell’interno. Vedo uscire in veranda una vecchietta , una simpatica nonnina ultra ottantenne. Si tiene la mano alla bocca ha una forte tosse. Aveva appena smesso di piovere forte, rimaneva una micropioggia a malapena percepibile, quasi vapore. Indico la bici che era un blocco di fango e con la bocca emetto un verso tipo “sccccccchhh” simulando di tenere una pompa per l’acqua in mano, ancheggiando come se la stesse lavando. La nonnina smette le sue babbuccione pelose e si infila due golosce in gomma che teneva vicino lo zerbino. Mi fa un gesto tipo “seguimi” borbottando qualcosa di incomprensibile. La seguo, è minuta. Carina, mi verrebbe voglia di abbracciarla. Continuando a tossire mi indica una pompa da giardino, sotto di essa una vasca ricavata da un tronco d’albero reso cavo. Mentre mi accingo a lavare la bici, vedo con la coda dell’occhio che la nonnetta bussa ad un capanno nella proprietà. Esce un nonno malconcio, su un girello a 4 piedi. Mi arriva ad un metro, mi guarda la nonnetta al suo fianco. “Buon giorno” esclamo, lui mi guarda fisso. Io fermo come uno stronzo con la pompa in mano. A mia volta li guardo. Parlano tra loro come se non esistessi, sembra indiano,  indiano d’America intendo.. mentre da Helsinki e fino a qualche km fa il Finnico che sentivo sembrava 50% elfico + 50% bresciano impasticcato in serata, questo è diverso. Mi volto gli do le spalle e iniziò a lavare la bici. Il nonno si era ancorato col suo girello ad un metro da me, è stata un impresa lavare la bici senza schizzarlo. Pulisco la catena e dischi che erano delle polpette di fango mentre li ascolto parlare. “Sono Apache, Cheyenne o qualcosa di simile”.. giuro parlano identici “all’ultimo dei Moicani” o “Balla coi lupi”.. Mi giro, li guardo e mi parte uno svarione alla Morrison e i suoi cazzo il indiani. “This is the end, my only friend the end”, mi tocco i coglioni. Differentemente da Morrison la vecchia non mi offre un pejote, ma prende la pompa, mi fa girare e mi annaffia la schiena, il culo e le scarpe per togliermi di dosso il fango con un getto a 5gradi.. emetto un “uhaaa” , sia lei che il nonnetto parcheggiato in girello se la ridono di gusto. Mi lava, come laverebbe suo nipote. Finito chiude l’acqua. Non mi ero accorto, ma il nonnetto su quel piccolo davanzale del girello, quello per riporre piccoli oggetti tiene una pompa da bici grande  e col manometro. “Anvedi sto nonnetto”.. chinandomi verso di lui come un giapponese rende omaggio al suo imperatore, gli sfilo la pompa come se stessi maneggiando una Katana. Con fare cerimoniale pompo a 4,5 bar la posteriore, “con questa pressione dovrei finire la gara”.. ammesso che ci riesca. Vorrei abbracciarli, ma la vecchietta è più inpestata di uno zombie di walking dead , la mia ipocondria vince. Piego il capo in segno di rispetto e simulo un applauso. Dico mettendomi una mano al cuore “Italia”.. fanno “aaah”.. e sorridono.  Esco dal loro praticello inglese semi commosso. Sono fighi sti vichinghi. Questi erano più “sami”. Popolo a sè della Finlandia del nord. Difatti Rovaniemi è vicina. Finisco i km restanti sotto un altro diluvio. Tranne gli ultimi 15 che smette, si alza il vento e mi asciuga la pioggia addosso. Cagotto assicurato. Gli ultimi 10 km sfanculo la traccia NC per andare verso l’albergo, che grande sta strada mi dico, abbasso la testa e pedalo. Vento forte mi fa tenere salde le appendici. Di colpo un Ford transit con colori giallo fluo mi fa segno di accostarmi al veicolo. “Son quelli del lavoro stradale” penso ed eseguo. Arrivo al finestrino e .. son sbirri. Belli incazzosi. Mi dice che “quella è in autostrada” e che devi uscire subito. Mi mostra un megamonitor che ha davanti lo sbirro capo,  lato passeggero. Mi mostra col dito la strada giusta per Oulu. Mi congedano incazzosi ma professionali. Mi guardano fermi fin che valico il guard rail e mi arrampico fino alla strada parallela. Quella in 20 minuti mi porta in città. (Continua e queste foto fanno cagare, lo so..)

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