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Questa bici mi fa venire in mente... "chiedi chi era Pino Morroni"


Sempre-Mork
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Io mi ricordo di un Frascatano de Frascati che nei primi anni 80 (83-84) ricavò dei tubi di titanio dopo aver  calandrato una lamiera, comprata dai russi che smantellavano i sottomarini nucleari in titanio. L'ho conosciuto ad una corsetta locale amatoriale, quando abitavo a Roma per lavoro.Si costrui una bici, ma era un pò troppo flessibile per via che il titanio non era di gran qualità.

Era il periodo delle pedivelle ad angolo retto e dei pedali M-71 di Petrosemolo che abitava sulla cassia e che comprai dal Lazzaretti (ce li ho ancora).

Non mi fa pensà a quei tempi che mi commuovo!

M

a chi lo dici.....

brutto ciclista malandato ti sei impossesato del mio thread... ma mi fa piacere.

 

 

>I tre sorci verdi del logo sono geniali! E nei link postati c'era la didascalia della prova al velodromo dell'Eur (flame on per chi lo ha raso al suolo e ora è n'ammasso de merda fermo li).

@erminio: anche se il colore diversamente etero hai due telai veramente belli, senza fronzoli e con accortezze veramente partic

olari.

 

 

Lasciate che vi dica una cosa sul Velodromo dell'Eur... pensate a come si sente il Mio Bis Nonno che l'ha progettato e quello stronzo del nipote (sarei io) apassionato di pista in una citta (la capitale) dove non c'è più manco 1 velodromo.

L'unica cosa che m'è rimasto so i libri e un po di memorabilia dei 2 campionati mondiali nel 60 e nel 68 su quella pista...

mi ci viene da piangere...

diciamo che non capita tutti i giorni di parlare di uno come Morroni,che ce posso fa?

vuol dire che ti farò fare un giretto sulla gialla...

 

non posso... sono 1.90 :dry: ... vabhè vuol dire che mi ranicchio lol

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Io mi ricordo di un Frascatano de Frascati che nei primi anni 80 (83-84) ricavò dei tubi di titanio dopo aver  calandrato una lamiera, comprata dai russi che smantellavano i sottomarini nucleari in titanio. L'ho conosciuto ad una corsetta locale amatoriale, quando abitavo a Roma per lavoro.Si costrui una bici, ma era un pò troppo flessibile per via che il titanio non era di gran qualità.

Era il periodo delle pedivelle ad angolo retto e dei pedali M-71 di Petrosemolo che abitava sulla cassia e che comprai dal Lazzaretti (ce li ho ancora).

Non mi fa pensà a quei tempi che mi commuovo!

M

a chi lo dici.....

brutto ciclista malandato ti sei impossesato del mio thread... ma mi fa piacere.

 

 

>I tre sorci verdi del logo sono geniali! E nei link postati c'era la didascalia della prova al velodromo dell'Eur (flame on per chi lo ha raso al suolo e ora è n'ammasso de merda fermo li).

@erminio: anche se il colore diversamente etero hai due telai veramente belli, senza fronzoli e con accortezze veramente partic

olari.

 

 

Lasciate che vi dica una cosa sul Velodromo dell'Eur... pensate a come si sente il Mio Bis Nonno che l'ha progettato e quello stronzo del nipote (sarei io) apassionato di pista in una citta (la capitale) dove non c'è più manco 1 velodromo.

L'unica cosa che m'è rimasto so i libri e un po di memorabilia dei 2 campionati mondiali nel 60 e nel 68 su quella pista...

mi ci viene da piangere...

diciamo che non capita tutti i giorni di parlare di uno come Morroni,che ce posso fa?

vuol dire che ti farò fare un giretto sulla gialla...

non posso... sono 1.90 :dry: ... vabhè vuol dire che mi ranicchio lol

 

troppo pesante,nun se ne fa gnente...

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Comunque se siete curiosi stasera vi faccio scoprire chi era una altro genio... il mio bisnonno. però voglio almeno 10 i like this! o vuol dire che non ve ne frega niente :-)

piu' buono di così?

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La barra di rinforzo regolabile tra pipa e foro freno anteriore... spettacolo

quella serviva a sostenere le pipe che realizzava in titanio e che erano molto lunghe,in quanto faceva un tubo orizzontale corto.

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Comunque se siete curiosi stasera vi faccio scoprire chi era una altro genio... il mio bisnonno. però voglio almeno 10 i like this! o vuol dire che non ve ne frega niente :-)

piu' buono di così?

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ti lovvo

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non posso... sono 1.90 :dry: ... vabhè vuol dire che mi ranicchio lol

 

troppo pesante,nun se ne fa gnente...

 

BASTARDOOOO!!! dai so lungo ma leggero solo 84 forse 5 o 6 :-) lo sai che mi so copiato ed incollato ogni foto del fotobucket :-p

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non posso... sono 1.90 :dry: ... vabhè vuol dire che mi ranicchio lol

 

troppo pesante,nun se ne fa gnente...

 

BASTARDOOOO!!! dai so lungo ma leggero solo 84 forse 5 o 6 :-) lo sai che mi so copiato ed incollato ogni foto del fotobucket :-p

troppo,decisamente troppo,potrebbero rompersi i rinforzi interni....

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ah,tengo pure questo,è da 27 mm ed era sul telaio viola.

 

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COME PROMESSO:

 

Erminio solo perchè ti annoi e cosi ti do qualcosa da leggere e grazie anchè a quei pochì che mi hanno dato 1 i like this:...

 

Il mio Bisnonno è nel suo campo un genio non perchè lo dico io ma perchè i suoi progetti sono considerati di interesse storico dal 2007. E forse non sarà un ciclista ma qualcosa per il ciclismo su pista in Italia l'ha evidentemente fatto (e non solo per il ciclismo):

 

 

DAGOBERTO ORTENSI

Nato a Jesi il 12 marzo del 1902, nel 1927 Dagoberto Ortensi si trasferì a Roma, dove si era laureato due anni prima. Ingegnere e architetto specializzato nel settore degli impianti per lo sport, collaborò alla progettazione dello stadio comunale di Torino, inaugurato nel 1933, e dello stadio San Paolo di Napoli.
Verso la metà degli anni Trenta gli venne affidato l’incarico di realizzare il progetto definitivo per la sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche: Ortensi si occupò dell’impostazione architettonica, della decorazione e dell’arredo degli ambienti; l’edificio, articolato su sei piani, venne inaugurato nel novembre del 1937.
In quello stesso anno iniziavano a Jesi i lavori di risanamento del rione San Pietro, secondo il Piano Regolatore Generale elaborato nel 1934 dallo stesso Ortensi. Il Piano prevedeva il diradamento e la bonifica delle singole case, con demolizione di quelle che “per condizioni igieniche o statiche” si presentavano “meno suscettibili di miglioramento”. Le demolizioni previste dal progetto erano “numerose e di forte entità, ma indispensabili per migliorare la viabilità, per creare larghi spazi e zone verdi”, di cui il quartiere avrebbe tratto “immensi vantaggi”.
Piazza Baccio Pontelli, circondata su due lati dalle mura orientali con camminamenti panoramici che girano attorno all’imponente Torrione angolare di Mezzogiorno, è il risultato più evidente di quei lavori, eseguiti dal 1937 al 1940.
Dopo la guerra, nel 1948 fu selezionato al concorso preolimpico per un progetto per uno stadio di centomila spettatori. Ammesso al concorso d’arte della XIV Olimpiade, tenutosi al Victoria and Albert Museum di Londra, gli venne conferito il diploma di merito tra i partecipanti di quaranta nazioni. Nel 1954 vinse, in collaborazione, il concorso per il progetto del Velodromo olimpico di Roma, inaugurato nel novembre del 1958. Sul finire degli anni Cinquanta, con gli architetti Gaetano Minnucci e Sergio Bonamico, redasse il Piano Regolatore Generale del Comune di Jesi. Nel 1969, insieme all’ingegnere Riccardo Morandi ed altri, progettò il Palazzo dello Sport di Milano.
Professore incaricato al biennio di ingegneria dell’Università dell’Aquila, ricoprì importanti incarichi: membro della commissione nazionale dell’Unesco per la cultura, presidente della Commissione per le costruzioni sportive dell’Unione Internazionale Architetti, membro del Consiglio esecutivo del Centro studi impianti sportivi del Coni.
Autore di varie opere tecniche tra le quali Costruzioni rurali in Italia, Case per il popolo, Impianti sportivi e attrezzature, Civiltà sportiva, Velodrome en plein air; Lo studio sugli impianti sportivi del Lazio e Gli impianti sportivi di base. Tra le sue pubblicazioni, anche gli studi planimetrici di un grande complesso sportivo destinato alla gioventù di Damasco.
Pubblicò numerosi articoli su riviste specializzate. “Particolarmente efficace nell'esporre, sintetizzandole, le proprie opinioni e idee originali sui temi di cui era esperto (spazi architettonici, verde attivo, impianti di base per una civiltà a misura d’uomo, per lo sport servizio sociale, i centri polivalenti ricreativo-culturali, la tutela dell’ambiente), portava le sue elaborazioni e progetti originali affinché in molti divenissero gli animatori dei libero associazionismo e di nuove idee per la costruzione, dal basso, di una società più giusta e più umana”.
Nel 1971 fu tra i soci fondatori dell’Archeoclub d’Italia. Morì a Roma l’11 agosto del 1975.

 

 

 

Ortensi Dagoberto

Jesi (Ancona) 1902 mar 16 - Roma 1975 ago 11

Ingegnere

Intestazioni:
Ortensi, Dagoberto, ingegnere, (Jesi 1902 - Roma 1975), SIUSA

Dagoberto Ortensi si laureò nel 1925 in Ingegneria presso il Politecnico di Torino. Nel 1931 partecipò al concorso mondiale per il teatro di Charkow e, nello stesso anno, fu presente alla seconda mostra di architettura razionale.
Gli anni Trenta lo videro tra i protagonisti dell'architettura e dell'urbanistica per la partecipazione ai più importanti concorsi nazionali (tra i tanti: il concorso per il palazzo del Littorio a Roma, per la sistemazione della via Roma a Torino, per il palazzo della civiltà italiana all'EUR). Nel 1932 progettò lo stadio Mussolini a Torino e fu invitato dal Comune di Milano a realizzare diversi progetti per la costruzione della "casa minima". Nel maggio del 1942 conseguì la libera docenza di architettura tecnica nell'Università degli studi di Roma, mentre nel dopoguerra la sua attività fu rivolta essenzialmente alla progettazione di impianti sportivi in tutta Italia (stadi, piscine). La sua opera principale è il velodromo costruito nel 1960 per le Olimpiadi di Roma, l'anno successivo venne nominato professore di disegno presso la facoltà di ingegneria dell'Università dell'Aquila.

 

Ortensi Dagoberto

fondo

Estremi cronologici: 1930 - 1939

Consistenza: Unità 137: unità documentarie 137 in b. 1

Storia archivistica: Nel 1975 un parente dell'ingegnere Dagoberto Ortensi donò ad un architetto di Jesi la documentazione che ancora oggi si conserva presso il suo studio a Jesi.
Presso l'Archivio centrale dello Stato é conservato il fondo Ortensi Dagoberto (1930-1970), dichiarato di interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio nel 2007 e successivamente donato all'Istituto.

Descrizione: Il piccolo fondo è costituito da una sola busta che contiene il progetto per il piano regolatore e di risanamento del rione San Pietro della città di Jesi.
Consta di 20 fascicoli, 2 opuscoli, un articolo di giornale, carte sciolte costituite soprattutto da copie eliografiche e disegni di progetto.

La documentazione è stata prodotta da:

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Per informazioni rivolgersi alla soprintendenza competente per il territorio
 

 

Ortensi Dagoberto

fondo

Estremi cronologici: 1930 - 1970

Consistenza: 80 tubi contenenti disegni, 3 cartelle con disegni, 7 album di fotografie e documenti, 4 pannelli con foto, 6 cartelle di documentazione allegata aprogetti, opuscoli e materiale a stampa

Storia archivistica: L'archivio dichiarato di interesse storico dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio in data 5.7.2007, è stato successivamente donato all'Archivio Centrale dello Stato. Un nucleo documentario relativo al piano regolatore di Jesi è conservato a Jesi presso privati

Descrizione: La documentazione comprende gli elaborati grafici progettuali e materiale fotografico; gli album contengono fotografie relative alle varie fasi di lavoro dal cantiere alla realizzzazione finale di alcuni progetti, tra cui il Centro di addrestramento per i Vigili del Fuoco a Capannelle Roma

La documentazione è stata prodotta da:

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La documentazione è conservata da:
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e già che ci sono penso che questo potrebbero averlo usato per qualchè garetta magari proprio per le gare di ciclismo:

 

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beh,grazie mille Mork,anch'io andrei fiero di una personalità di tale statura quale il tuo bisnonno,non è da tutti lasciare tracce del proprio ingegno alle generazioni future,le quali,però,come nel caso del velodromo dell'eur,spesso dimostrano di non meritarsele.

grazie ancora.

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e già che ci sono penso che questo potrebbero averlo usato per qualchè garetta magari proprio per le gare di ciclismo:

 

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per fortuna che non ho una legnano da pista delle olimpiadi....

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beh,grazie mille Mork,anch'io andrei fiero di una personalità di tale statura quale il tuo bisnonno,non è da tutti lasciare tracce del proprio ingegno alle generazioni future,le quali,però,come nel caso del velodromo dell'eur,spesso dimostrano di non meritarsele.

grazie ancora.

 

 

BECCATEVE STO PROTOTIPINO VA....

 

 

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