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"pochi capivano il jazz, troppe cravatte sbagliate"


sursum corda
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GRAZIE A TUTTI, per ora ho comprato Mile Davis... poi piano piano seguo tutti i consigli..

Auf Wiedersehen!!

(che bella discussione, ho un po' da fare, ma bella...)

per comprare Davis, anche solo l'essenziale ci va già una cassa modello forziere....

Ho avuto la fortuna di avvicinarmi abbastanza bene al jezz, potendolo studiare per qualche anno qui a Torino (basso elettico nel dettaglio) il che mi ha dato moltissimo soprattutto in termini di saper "leggere" le strutture che il jazz stesso sottointende.

Davis ha virato il corso della musica 4 o 5 volte almeno ed ogni volta è stato epocale, senza di lui forse, sarebbero ancora tutti ad insistere sulla velocità di esecuzione delle scale e poco altro.

Iniziare per iniziare partirei da "birth of the cool" anche se non amo troppo le orchestre sopra i 5 elementi, ma è davvero l'inizio di molto quell'album.

se vuoi solo farti prendere dalle atmosfere io devo riascoltare almeno una volta al mese con attenzione "in a silent way" anche se non è il più famoso nè il più importante riesce letteramente ad ipnotizzarmi.

ad ugual modo come resto incantato davanti al trio delle meraviglie: evans - la faro - motian dove regna una capacità di interplay unita all'eleganza inarrivabile di evans ed al talento sconfinato di la faro (che re-inventa il ruolo del contrabbasso nel jazz) da dover essere riascoltati spesso e volentieri....recupera qualcosa di loro.

condivido con andrygroove la poca passione per il jazz cantato, ma anche lì si tratta di un mio limite, non di un mio pregio.

E poi, tanti altri, cito i super big: monk (almeno alone in SF da avere) mingus (pazzesco, un folle) sonny rollins (che non è parente con henry rollins :-P) ornette coleman, coltrane tutto tutto...

insomma, buttati e naufragaci nel jazz...non te ne pentirai

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mmm, credo non sia stato nominato, ma un artista che a me personalmente piace molto è Bill Evans ( e il Bill Evans Trio):

Riguardo a Brubeck, questa improvvisazione mi fa morire:

Bel thread, comunque! Anche io è solo di recente che sto avvicinandomi meglio al jazz, nonostante abbia studiato e suonato sax per 5 anni.

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mmm, credo non sia stato nominato, ma un artista che a me personalmente piace molto è Bill Evans ( e il Bill Evans Trio):

quotonone ..... Bill Evans è il mio preferito: bianco, sfigato, depresso ... ma che dita ragazzi !!!

"Conversations with myself" ascoltato mentre guardi sconsolato dentro al tuo frigo vuoto a conclusione di una giornata storta è un'esperienza che ogni Vero Maschio dovrebbe fare

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Uno dei miei dischi preferiti. Ci sono arrivato leggendo Mickey Spillane ed ascoltando i Napalm Death...

Dal vivo Zorn è consigliatisssimo

Modificato da Capiero (visualizza cornologia modifica)
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Vabbè, quante pagine ho a disposizione per rispondere?!... :-D

Suono dall'età di 3 anni (figlio di musicista, e quando nasci nella mia famiglia impari a suonare prima di andare in bicicletta...), il jazz da quando ne avevo 5 (ho imparato a leggere il pentagramma prima di saper leggere e scrivere), quindi ho un impatto sull'argomento molto "pedagogico". In breve: per capire il jazz devi ascoltarlo tutto, poi scegli cosa ti piace ma non puoi andare a cazzo.

Il jazz nasce da blues, spirituals e dalle work song e da lì si è evoluto, quindi parti da quello che vuoi a seconda dei consigli che ti danno ma trova il tempo per sviscerare l'intero exursus storico del jazz altrimenti faticherai a capirlo (e quindi a godertelo) fino in fondo: inutile partire da Pat Metheny se non si è capita la lezione di Otis Spann. Si parte dai campi di cotone e da lì (attraverso la divisione nelle tre strade: il blues di Memphis, il jazz di New Orleans e il Rag di Pittsburgh), in un continuo rincorrersi di "azione nera" e "reazione bianca" (e viceversa), si arriva fino alla fusion.

Da analizzare le tappe principali che segnano i cippi miliari del jazz, che non può essere considerato un genere musicale e basta (anche la pur vasta categoria di "Rock", impallidisce in confronto): calcoliamo che il jazz ha subito in un secolo l'evoluzione che la musica classica bianca ha percorso in un millennio.

Veniamo quindi alle tappe: 1) il Blues e gli Stomp dei primordi. Difficile recuperare materiale di fine 800 inizio 900, ma basta ascoltare Memphis Slim o Big Bill Broonzy per avere un idea.

2) Il passo successivo è quello di nomi più evoluti come Jelly Roll Morton e W.C. Handy, grazie ai quali sfociamo direttamente nel Rag-Time e con l'occasione citiamo anche Scott Joplin.

3) A quel punto parte l'evoluzione orchestrale swing, da piccoli complessi come quelli di Louis Armstrong alle grosse orchestre come quelle di Fletcher Henderson, Count Basie e soprattutto Duke Ellington (numero uno assoluto, caposcuola inarrivabile...). Qui c'è il primo tentativo di "reazione bianca", nel prendere una musica nera e adattarla alle esigenze del pubblico borghese: Bix Beiderbecke e i "The Wolverines".

4) Prima che la reazione bianca diventi concreta, piccola parentesi pianistica: il pianoforte è lo strumento più importante del jazz, al di là dei geni che lo hanno suonato è al piano che il linguaggio jazzistico si compie nella sua forma più completa. E' così dall'inizio ma lo si capisce a Chicago negli anni 20, quando i pianisti per sfidarsi nei locali (caratteristica tipica della musica nera, mi spiace per i freestyler hip-hop ma Afrika Bambaata non ha inventato un cazzo...) inventano tre stilemi che condizioneranno il jazz da lì ad un secolo: Boogie-Woogie (un blues veloce caratterizzato da un basso continuo portato dalla mano sinistra), Stride-Piano (accompagnamento della sinistra composto dal suonare sui quarti dispari di ogni misura la tonica ad ottava dell'accordo e sui quarti pari il relativo rivolto di decima), Barrel-House (stilema già presente ma sviluppato defintivamente, che consiste in un accompagnamento della mano sinistra a block-chords dal sapore "chitarristico", stilema che poi Errol Garner ai tempi del be-pop renderà uno dei clichè decisivi a laureare ogni vero pianista jazz). Nomi?! Per il Boogie Meade Lux Lewis, Pinetop Smith, Albert Ammons, Roosevelt Sykes, Pete Johnson (fu grazie a loro che John Hamond portò il jazz al pubblico bianco della Carnegie Hall). Fats Waller e James P. Johnson per lo stride. Più Earl "Fatha" Hines, il più bravo di tutti a fare tutto, il più grande pianista jazz fino all'avvento dei nomi del jazz moderno.

5) Ed eccoci alla prima reazione bianca, lo Swing degli anni 30. La parola è di difficile indentificazione, sottintende quella atmosfera irresistibilmente accattivante che hanno le note del jazz, dagli accordi classici alle infarciture attraverso le blue-notes. In questo caso il termine è dispregiativo, perchè sottintende un artificioso indugiare sull'esecuzione a scapito dell'improvvisazione che è alla base della missione jazzistica. Non mancano però grandi musicisti nè grandi big-band che creeranno un genere che per mezzo secolo rappresenterà tra l'altro il tappeto culturale delle colonne sonore cinematografiche: Benny Goodman, Glenn Miller, Woody Herman, Artie Shaw.

6) In team di swing non si può non citare lo spin-off gitano, che da Django Reinhardt in poi applica la lezione jazzistica alla tradizione zingara europea fatta di chitarre acustiche risuonanti flamenco, valzer musette francese, tradizione tzigana e musica folk slava.

7) Alle smancerie dello swing (ah, dimenticavo: è LO swing se si parla di musica, è IL swing se si parla di danza...) i neri si incazzano e quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare: anni 40, al Minton's di New York ci si prepara a fare la guerra ma col be-bop: Charlie Christian, Bud Powell (che toglierà a Earl Hines il trono), Theolonious Monk (pianista mediocre ma compositore geniale come solo i pazzi sanno essere: sul passaporto ha scritto che per qualsiasi cosa bisogna rivolgersi alla moglie perchè incapace d'intendere e di volere, però le sue composizioni hano sulla scena l'effetto di un pianoforte che cade dalle scale...), Dizzy Gillespie (il prosecutore della lezione "africana" di Duke Ellington), Max Roach (il padre della batteria) e Tadd Dameron gridano liberi tutti e da quel momento la dissonanza degli accordi smette di essere un difetto per divenire un pregio, il basso continuo della mano sinistra sul pianoforte viene abbandonato, la grancassa smette di tenere il tempo affidandolo a charleston e hi-hat. Così Charlie "Bird" Parker potrà librarsi in cielo (a Tadd Dameron disse "ho cercato ovunque un pianista come te!...") e da quel momento nascerà il jazz moderno...

8) Ennesima reazione bianca col "Cool jazz" a raffreddare un po' gli animi, Lenny Tristano, Chet Baker (la più malinconica tromba di sempre), Stan Getz e Dave Brubeck cercano di abbassare un po' i toni, ispirando John Lewis che pur essendo nero troverà nel Cool Jazz la giusta ispirazione per avvicinarsi alla musica classica europea (specialmente barocca).

9) "Allora non siamo stati chiari?! Il jazz è nostro!" urlano i neri e la buttano in rissa con l'Hard-Bop, dove la durezza delle sonorità raggiunge livelli mai visti e i normali accordi tradizionali vengono definitivamente sostituiti dalle "inversioni" (prevalentemente di 6/9): i nomi sono tutti di ragazzacci nati col be-bop che qui trovano la loro defintiva maturità: Miles Davis, Horace Silver, l'immenso John Coltrane (l'Eddy Merckx del Jazz) e John "Cannoball" Adderley (il suo pezzo "Work song" collega i campi di cotone agli orologi digitali...). A questo punto la strada si biforca...

10) Il jazz modale da una parte, che tende a mantenere la continuità armonica, utilizzando il giro armonico come mera sostituzione dell'unico accordo principale, protagonisti assoluti Miles Davis e John Coltrane, il primo col più riuscito album di sempre: Kind of Blue non è il più bell'album di jazz (anzi...) ma è sicuramente il meglio definito. Basta ascoltare i vari Coltrane, Adderley o il giovane Bill Evans per capire che non suonano come suonerebbero loro ma suonano come suonerebbe il leader del gruppo. Meglio di Mourinho...

11) Dall'altra parte il free-jazz, che libera tutti dalle regole armoniche e melodiche spaziando da vertici artistici elevati quali quelli di Charlie Mingus (il prosecutore della scuola orchestrale ellingtoniana) e lo stesso John Coltrane (onnipresente ovunque ci sia bisogno di scriver in anticipo la storia della musica, anche se i milanesi nel '64 non lo capirono...) a vere e proprio prese per il culo (in anticipo rispetto alla grande truffa del rockroll ideata da Malcolm McLaren coi Sex Pistol...). I nuovi nomi di Ornette Coleman, Cecil Taylor e Archie Shepp faranno un bel po' rumore, entrando tra l'altro in feroce polemica con alcuni boppers tradizionali (Davis e Gillespie su tutti).

Lo scheletro del jazz finisce qua, sì poi c'è stato il timido tentativo di reazione bianca con fusion e jazz rock dei vari Weather Report e McLaughlin, lo straight ahead di Marsalis, l'Acid Jazz di Us3 e Bukshot Lefonk, ma tutta roba che si basava sulla tradizione precedente. I capisaldi per capire la storia del jazz son quelli che ho citato, ogni genio della storia fa capo ad uno di questi capitoli, vi discende o vi fa riferimento anche se è nato dopo. Tre nomi ereditieri su tutti (non a caso pianisti): Bill Evans, che è partito dal modale di Davis per creare la sua strada fatta di atmosfere rarefatte e perdita dell'unità di tempo (inversioni dalle armonie pazzesche, cascate di sedicesimi con la destra e floating ritmico di basso e batteria), Keith Jarret, che ha creato la sua strada per un free jazz più facilmente fruibile (con o senza trio ad accompagnarlo), e Michel Petrucciani che navigando sulle atmosfere dell'uno e surfando sulle sperimentazioni dell'altro ha chiuso la cerniera impacchettando un secolo di storia della musica.

Come diceva Charlie Parker: "Non è vero che un bianco non possa suonare il jazz, basta che abbia sofferto come un negro..."

Si parte da qua:

http://www.youtube.com/watch?v=qy_H-1J4xWs

E si arriva qua:

Modificato da Dane (visualizza cornologia modifica)
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io ascolto proprio poco, la maggior parte di quello che ho sentito l'ho sentito grazie a mio padre che mi ha sempre portato ai concerti, penso che questa sia la canzone più bella che abbia mai sentito:

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Sono d'accordo con te.

Mio nonno mi portava sotto le mura di del carcere,dove era richiuso, di Lucca per ascoltarlo quando alla domenica pomeriggio suonava.

Ma veramente hai potuto ascoltare Chet Baker che suonava nel carcere di Lucca ?

Sei un uomo fortunato.

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io ascolto proprio poco, la maggior parte di quello che ho sentito l'ho sentito grazie a mio padre che mi ha sempre portato ai concerti, penso che questa sia la canzone più bella che abbia mai sentito:

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Sono d'accordo con te.

Mio nonno mi portava sotto le mura di del carcere,dove era richiuso, di Lucca per ascoltarlo quando alla domenica pomeriggio suonava.

Ma veramente hai potuto ascoltare Chet Baker che suonava nel carcere di Lucca ?

Sei un uomo fortunato.

Si,l'ho sentito.Sono stato fortunato a conoscere un uomo come mio nonno.

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