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Teo81

Teo81

Parto da “Skoganvarre” con una Sequoia combattiva ma stanca. Come un vecchio arpione logoro dai mille e più lanci, porta addosso i segni di 32 battaglie vinte. Si, è il 32esimo giorno. La catena lunga, il forcellino cambio un po’ strorto, il copertone dietro, nonostante le continue perforazioni grazie al lattice tiene, ma ha perso il battistrada dopo 5000 km di cui 4300 di gara. Le viti di differente colore piantate nella mia pipa tengono, il meccanico Specy di Tallin mi ha salvato il culo quella volta. Con queste raffiche di vento lo sterzo con tutti quei kg di borse è costretto ad un lavoro incredibile. La pastiglia davanti ha ancora qualche giorno, poi mi saluta, quella dietro non è messa meglio. Il cerchio dietro lievemente scentrato non dà fastidio alla guida. Hanno preso tante di quelle sacche che Dio la manda. Ottima la scelta dei “Dt Cr 1600”. Cerchi da ciclocross robusti capaci di tenere un carico di 130kg da costruttore, e parecchie angherie. Oltretutto  toubeless, con un canale interno largo da 22 mm , per ospitare copertonazzi quali i “sawtooth” da 42c. Un profilo non eccessivamente alto, mi evita il vento traverso. Qui è micidiale. Il continuo attrito con le borse porta via la vernice da più punti sul telaio, inizia persino a scrostare il reggisella S-Works in carbonchio dietro. Davanti per tutta la lunghezza del piantone sterzo, in alcuni punti il telaio è acciaio vivo. Vivo come è ancora viva la mia Sequoia, che come un vecchio “arpione” malconcio mantiene inalterate le proprie letali capacità. Quando mi troverò faccia a faccia con quell’essere sarò solo.. Io, il mio arpione-Sequoia e lei, Moby fottuto dick. Parecchi della flotta NC non hanno fatto ritorno da questi posti. I loro nomi sono scomparsi prima del grande faro di CapoNord. Di loro, il grande registro finale custodito nel faro riporta solo una voce “non pervenuti”. Hanno campato le più inutili scuse mentre si inabissavano. La verità è “che se li è portati via il mare”..  La Norvegia ha fatto l’ultima inesorabile selezione. Il suo facile entroterra non è nient’altro che una bastarda trappola. Una volta catturati, cominciano i potenti fiordi ed è qui che si diventa facile preda dei due mostri. Magerøya e la fottuta Balena Bianca. Non conoscevo la differenza tra fiordo Finnico e fiordo Norvegese.. soprattutto Norvegese del Nord. Lo scoprirò presto sulla mia pelle. Passano veloci i km, io e la mia “arma” ci addentriamo lasciando l’entroterra per la costa. Un mare che urla e schiuma in distanza rilascia sulla mia pelle salsedine che pare colla. I miei bronchi da sempre malmessi da un asma potente si aprono di buon grado in questo aerosol naturale, permettendomi un respiro più intenso e profondo. Profondo come i tunnel di Magerøya.. più di 200m sotto il livello del mare per molti km. Con delle belle discese e delle belle salite. La pancia della “bianca Bastarda”.  Come in una canzone di “Murubutu ” nell’album “gli ammutinati del Bouncin” ... “si aprono spazi che ti sfondan l’iride”. Questa Norvegia mi perquote talmente forte l’anima, da sentirla respirare. Tutto intorno è vivo e molto, molto potente. Gli elementi qui piegano ogni sorta di volontà. Tutto è custodito da lastre di roccia nera,grigia e liscia, che sgretolandosi dai vari picchi e muraglioni lungo la strada caratterizza il territorio. La vegetazione quasi scompare, lasciando posto solo ad un verde e rigoglioso muschio. Pochi alberelli resistono a tale potenza, quelli che lo fanno “hanno la forma del vento”.  (Continua)

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Parto da “Skoganvarre” con una Sequoia combattiva ma stanca. Come un vecchio arpione logoro dai mille e più lanci, porta addosso i segni di 32 battaglie vinte. Si, è il 32esimo giorno. La catena lunga, il forcellino cambio un po’ strorto, il copertone dietro, nonostante le continue perforazioni grazie al lattice tiene, ma ha perso il battistrada dopo 5000 km di cui 4300 di gara. Le viti di differente colore piantate nella mia pipa tengono, il meccanico Specy di Tallin mi ha salvato il culo quella volta. Con queste raffiche di vento lo sterzo con tutti quei kg di borse è costretto ad un lavoro incredibile. La pastiglia davanti ha ancora qualche giorno, poi mi saluta, quella dietro non è messa meglio. Il cerchio dietro lievemente scentrato non dà fastidio alla guida. Hanno preso tante di quelle sacche che Dio la manda. Ottima la scelta dei “Dt Cr 1600”. Cerchi da ciclocross robusti capaci di tenere un carico di 130kg da costruttore, e parecchie angherie. Oltretutto  toubeless, con un canale interno largo da 22 mm , per ospitare copertonazzi quali i “sawtooth” da 42c. Un profilo non eccessivamente alto, mi evita il vento traverso. Qui è micidiale. Il continuo attrito con le borse porta via la vernice da più punti sul telaio, inizia persino a scrostare il reggisella S-Works in carbonchio dietro. Davanti per tutta la lunghezza del piantone sterzo, in alcuni punti il telaio è acciaio vivo. Vivo come è ancora viva la mia Sequoia, che come un vecchio “arpione” malconcio mantiene inalterate le proprie letali capacità. Quando mi troverò faccia a faccia con quell’essere sarò solo.. Io, il mio arpione-Sequoia e lei, Moby fottuto dick. Parecchi della flotta NC non hanno fatto ritorno da questi posti. I loro nomi sono scomparsi prima del grande faro di CapoNord. Di loro, il grande registro finale custodito nel faro riporta solo una voce “non pervenuti”. Hanno campato le più inutili scuse mentre si inabissavano. La verità è “che se li è portati via il mare”..  La Norvegia ha fatto l’ultima inesorabile selezione. Il suo facile entroterra non è nient’altro che una bastarda trappola. Una volta catturati, cominciano i potenti fiordi ed è qui che si diventa facile preda dei due mostri. Magerøya e la fottuta Balena Bianca. Non conoscevo la differenza tra fiordo Finnico e fiordo Norvegese.. soprattutto Norvegese del Nord. Lo scoprirò presto sulla mia pelle. Passano veloci i km, io e la mia “arma” ci addentriamo lasciando l’entroterra per la costa. Un mare che urla e schiuma in distanza rilascia sulla mia pelle salsedine che pare colla. I miei bronchi da sempre malmessi da un asma potente si aprono di buon grado in questo aerosol naturale, permettendomi un respiro più intenso e profondo. Profondo come i tunnel di Magerøya.. più di 200m sotto il livello del mare per molti km. Con delle belle discese e delle belle salite. La pancia della “bianca Bastarda”.  Come in una canzone di “Murubutu ” nell’album “gli ammutinati del Bouncin” ... “si aprono spazi che ti sfondan l’iride”. Questa Norvegia mi perquote talmente forte l’anima, da sentirla respirare. Tutto intorno è vivo e molto, molto potente. Gli elementi qui piegano ogni sorta di volontà. Tutto è custodito da lastre di roccia nera,grigia e liscia, che sgretolandosi dai vari picchi e muraglioni lungo la strada caratterizza il territorio. La vegetazione quasi scompare, lasciando posto solo ad un verde e rigoglioso muschio. Pochi alberelli resistono a tale potenza, quelli che lo fanno “hanno la forma del vento”.  (Continua)

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Parto da “Skoganvarre” con una Sequoia combattiva ma stanca. Come un vecchio arpione logoro dai mille e più lanci, porta addosso i segni di 32 battaglie vinte. Si, è il 32esimo giorno. La catena lunga, il forcellino cambio un po’ strorto, il copertone dietro, nonostante le continue perforazioni grazie al lattice tiene, ma ha perso il battistrada dopo 5000 km di cui 4300 di gara. Le viti di differente colore piantate nella mia pipa tengono, il meccanico Specy di Tallin mi ha salvato il culo quella volta. Con queste raffiche di vento lo sterzo con tutti quei kg di borse è costretto ad un lavoro incredibile. La pastiglia davanti ha ancora qualche giorno, poi mi saluta, quella dietro non è messa meglio. Il cerchio dietro lievemente scentrato non dà fastidio alla guida. Hanno preso tante di quelle sacche che Dio la manda. Ottima la scelta dei “Dt Cr 1600”. Cerchi da ciclocross robusti capaci di tenere un carico di 130kg da costruttore, e parecchie angherie. Oltretutto  toubeless, con un canale interno largo da 22 mm , per ospitare copertonazzi quali i “sawtooth” da 42c. Un profilo non eccessivamente alto, mi evita il vento traverso. Qui è micidiale. Il continuo attrito con le borse porta via la vernice da più punti sul telaio, inizia persino a scrostare il reggisella S-Works in carbonchio dietro. Davanti per tutta la lunghezza del piantone sterzo, in alcuni punti il telaio è acciaio vivo. Vivo come è ancora viva la mia Sequoia, che come un vecchio “arpione” malconcio mantiene inalterate le proprie letali capacità. Quando mi troverò faccia a faccia con quell’essere sarò solo.. Io, il mio arpione-Sequoia e lei, Moby fottuto dick. Parecchi della flotta NC non hanno fatto ritorno da questi posti. I loro nomi sono scomparsi prima del grande faro di CapoNord. Di loro, il grande registro finale custodito nel faro riporta solo una voce “non pervenuti”. Hanno campato le più inutili scuse mentre si inabissavano. La verità è “che se li è portati via il mare”..  La Norvegia ha fatto l’ultima inesorabile selezione. Il suo facile entroterra non è nient’altro che una bastarda trappola. Una volta catturati, cominciano i potenti fiordi ed è qui che si diventa facile preda dei due mostri. Magerøya e la fottuta Balena Bianca. Non conoscevo la differenza tra fiordo Finnico e fiordo Norvegese.. soprattutto Norvegese del Nord. Lo scoprirò presto sulla mia pelle. Passano veloci i km, io e il mio “arpione” ci addentriamo lasciando l’entroterra per la costa. Un mare che urla e schiuma in distanza rilascia sulla mia pelle salsedine che pare colla. I miei bronchi da sempre malmessi da un asma potente si aprono di buon grado in questa sana salsedine, permettendomi un respiro più intenso e profondo. Profondo come i tunnel di Magerøya.. più di 200m sotto il livello del mare per molti km. Con delle belle discese e delle belle salite. La pancia della bianca Bastarda.  Come in una canzone di “Murubutu ” nell’album “gli ammutinati del Bouncin” ... “si aprono spazi che ti sfondan l’iride”. Questa Norvegia mi perquote talmente forte l’anima, da sentirla respirare. Tutto intorno è vivo e molto, molto potente. Gli elementi qui piegano ogni sorta di volontà. Tutto è custodito da lastre di roccia nera,grigia e liscia, che sgretolandosi dai vari picchi e muraglioni lungo la strada caratterizza il territorio. La vegetazione quasi scompare, lasciando posto solo ad un verde e rigoglioso muschio. Pochi alberelli resistono a tale potenza, quelli che lo fanno “hanno la forma del vento”.  (Continua)

Teo81

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Parto da “Skoganvarre” con una Sequoia combattiva ma stanca. Come un vecchio arpione logoro dai mille e più lanci, porta addosso i segni di 32 battaglie vinte. Si, è il 32esimo giorno. La catena lunga, il forcellino cambio un po’ strorto, il copertone dietro, nonostante le continue perforazioni grazie al lattice tiene, ma ha perso il battistrada dopo 5000 km di cui 4300 di gara. Le viti di differente colore piantate nella mia pipa tengono, il meccanico Specy di Tallin mi ha salvato il culo quella volta. Con queste raffiche di vento lo sterzo con tutti quei kg di borse è costretto ad un lavoro incredibile. La pastiglia davanti ha ancora qualche giorno, poi mi saluta, quella dietro non è messa meglio. Il cerchio dietro lievemente scentrato non dà fastidio alla guida. Hanno preso tante di quelle sacche che Dio la manda. Ottima la scelta dei “Dt Cr 1600”. Cerchi da ciclocross robusti capaci di tenere un carico di 130kg da costruttore, e parecchie angherie. Oltretutto  toubeless, con un canale interno largo da 22 mm , per ospitare copertonazzi quali i “sawtooth” da 42c. Un profilo non eccessivamente alto, mi evita il vento traverso. Qui è micidiale. Il continuo attrito con le borse porta via la vernice da più punti sul telaio, inizia persino a scrostare il reggisella S-Works in carbonchio dietro. Davanti per tutta la lunghezza del piantone sterzo, in alcuni punti il telaio è acciaio vivo. Vivo come è ancora viva la mia Sequoia, che come un vecchio “arpione” malconcio mantiene inalterate le proprie letali capacità. Quando mi troverò faccia a faccia con quell’essere sarò solo.. Io, il mio arpione-Sequoia e lei, Moby fottuto dick. Parecchi della flotta NC non hanno fatto ritorno da questi posti. I loro nomi sono scomparsi prima del grande faro di CapoNord. Di loro, il grande registro finale custodito nel faro riporta solo una voce “non pervenuti”. Hanno campato le più inutili scuse mentre si inabissavano. La verità è “che se li è portati via il mare”..  La Norvegia ha fatto l’ultima inesorabile selezione. Il suo facile entroterra non è nient’altro che una bastarda trappola. Una volta catturati, cominciano i potenti fiordi ed è qui che si diventa facile preda dei due mostri. Magerøya e la fottuta Balena Bianca. Non shuapevo la differenza tra fiordo Finnico e fiordo Norvegese.. soprattutto Norvegese del Nord. Lo scoprirò presto sulla mia pelle. Passano veloci i km, io e il mio “arpione” ci addentriamo lasciando l’entroterra per la costa. Un mare che urla e schiuma in distanza rilascia sulla mia pelle salsedine che pare colla. I miei bronchi da sempre malmessi da un asma potente si aprono di buon grado in questa sana salsedine, permettendomi un respiro più intenso e profondo. Profondo come i tunnel di Magerøya.. più di 200m sotto il livello del mare per molti km. Con delle belle discese e delle belle salite. La pancia della bianca Bastarda.  Come in una canzone di “Murubutu ” nell’album “gli ammutinati del Bouncin” ... “si aprono spazi che ti sfondan l’iride”. Questa Norvegia mi perquote talmente forte l’anima, da sentirla respirare. Tutto intorno è vivo e molto, molto potente. Gli elementi qui piegano ogni sorta di volontà. Tutto è custodito da lastre di roccia nera,grigia e liscia, che sgretolandosi dai vari picchi e muraglioni lungo la strada caratterizza il territorio. La vegetazione quasi scompare, lasciando posto solo ad un verde e rigoglioso muschio. Pochi alberelli resistono a tale potenza, quelli che lo fanno “hanno la forma del vento”.  (Continua)

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Parto da “Skoganvarre” con una Sequoia combattiva ma stanca. Come un vecchio arpione logoro dai mille e più lanci, porta addosso i segni di 32 battaglie vinte. Si, è il 32esimo giorno. La catena lunga, il forcellino cambio un po’ strorto, il copertone dietro, nonostante le continue perforazioni grazie al lattice tiene, ma ha perso il battistrada dopo 5000 km di cui 4300 di gara. Le viti di differente colore piantate nella mia pipa tengono, il meccanico Specy di Tallin mi ha salvato il culo quella volta. Con queste raffiche di vento lo sterzo con tutti quei kg di borse è costretto ad un lavoro incredibile. La pastiglia davanti ha ancora qualche giorno, poi mi saluta, quella dietro non è messa meglio. Il cerchio dietro lievemente scentrato non dà fastidio alla guida. Hanno preso tante di quelle sacche che Dio la manda. Ottima la scelta dei “Dt Cr 1600”. Cerchi da ciclocross robusti capaci di tenere un carico di 130kg da costruttore, e parecchie angherie. Oltretutto  toubeless, con un canale interno largo da 22 mm , per ospitare copertonazzi quali i “sawtooth” da 42c. Un profilo non eccessivamente alto, mi evita il vento traverso. Qui è micidiale. Il continuo attrito con le borse porta via la vernice da più punti sul telaio, inizia persino a scrostare il reggisella S-Works in carbonchio dietro. Davanti per tutta la lunghezza del piantone sterzo, in alcuni punti il telaio è acciaio vivo. Vivo come è ancora viva la mia Sequoia, che come un vecchio “arpione” malconcio .mantiene inalterate le proprie letali capacità. Quando mi troverò faccia a faccia con quell’essere sarò solo.. Io, il mio arpione-Sequoia e lei, Moby fottuto dick. Parecchi della flotta NC non hanno fatto ritorno da questi posti. I loro nomi sono scomparsi prima del grande faro di CapoNord. Di loro, il grande registro finale custodito nel faro riporta solo una voce “non pervenuti”. Hanno campato le più inutili scuse mentre si inabissavano. La verità è “che se li è portati via il mare”..  La Norvegia ha fatto l’ultima inesorabile selezione. Il suo facile entroterra non è nient’altro che una bastarda trappola. Una volta catturati, cominciano i potenti fiordi ed è qui che si diventa facile preda dei due mostri. Magerøya e la fottuta Balena Bianca. Non shuapevo la differenza tra fiordo Finnico e fiordo Norvegese.. soprattutto Norvegese del Nord. Lo scoprirò presto sulla mia pelle. Passano veloci i km, io e il mio “arpione” ci addentriamo lasciando l’entroterra per la costa. Un mare che urla e schiuma in distanza rilascia sulla mia pelle salsedine che pare colla. I miei bronchi da sempre malmessi da un asma potente si aprono di buon grado in questa sana salsedine, permettendomi un respiro più intenso e profondo. Profondo come i tunnel di Magerøya.. più di 200m sotto il livello del mare per molti km. Con delle belle discese e delle belle salite. La pancia della bianca Bastarda.  Come in una canzone di “Murubutu ” nell’album “gli ammutinati del Bouncin” ... “si aprono spazi che ti sfondan l’iride”. Questa Norvegia mi perquote talmente forte l’anima, da sentirla respirare. Tutto intorno è vivo e molto, molto potente. Gli elementi qui piegano ogni sorta di volontà. Tutto è custodito da lastre di roccia nera,grigia e liscia, che sgretolandosi dai vari picchi e muraglioni lungo la strada caratterizza il territorio. La vegetazione quasi scompare, lasciando posto solo ad un verde e rigoglioso muschio. Pochi alberelli resistono a tale potenza, quelli che lo fanno “hanno la forma del vento”.  (Continua)

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