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Toni

Toni

 

6 ore fa, Guidolol ha scritto:

Qualche anno fa quella del "t'ho toccato?" è capitata anche a me. Dopodichè ha fatto spuntare un coltello dal finestrino. Sabato sera, Bologna centro, Bologna Bene.
Alla vista del coltello gli ho chiesto a gran voce di scendere dall'abitacolo. Fortunatamente per me ha messo la prima e se n'è andato.
Mi son comportato un bel po' da scemo pure io. Adesso cerco di lasciar correre e poi non ci dormo sopra/mi vengono i flashback/faccio gli incubi assassini. Non so cosa sia meglio per la mia salute.

Per carità, non dico che si debba sempre scendere a singolar tenzone, ma "le beghe" sono sempre circoscritte a chi, volontariamente o meno, le praticano: esse tendono a morire senza neanche bisogno degli estintori minacciati dai moralisti affetti da invasata "pruderie", perché giungono al loro naturale termine, che può essere l'autoestinzione o l'aula del Tribunale. Pertanto, fai molto bene a evitare lo scontro frontale.

A latere di ciò ci sono i ripetuti “va a cagare” che gli automobilisti declinano nei dialetti più strampalati. 

Più che a un insulto ho imparato a prenderlo come un’affettuosa esortazione. Non ho mai capito perché gli italiani se la prendano tanto per un invito che, oltretutto, per un ciclista è estremamente indicato, visto che la morbidezza delle feci è essenziale per evitare guai alla prostata. Sono felicissimo di andare a cagare, avendo da sempre preso molto sul serio le indicazioni della Scuola di Salerno: "carne fa carne, vino fa sangue, erba fa merda".

Per cui, di solito, con il pensiero amorevolmente a loro indirizzato consumo un certo numero di fibre, onde dedicar loro non delle scarne deiezioni, ma un'abbondante, solida ma morbida, fresca e ben lubrificata produzione, un po' nello stile di quelle, bovine peraltro, che i contadini toscani denominano: "una fatta".
Dopo il vin du pays, il gamay, il beaujolais, il novello, mi pare primaverilmente rassicurante potermi esprimere con un che di sottobosco e quel retrogusto fra l'asprigno e il dolciastro che tanto caratterizza la miglior produttività mattutina, quella, insomma, di cui loro si sono generosamente preoccupati nei miei confronti.
Anzi, visto che i recenti freddi autunnali avevano smosso le mie ormai un po' intorpidite budella (capisci, caro @Guidolol, alla mia età, la peristalsi soffre di una certa accidia), il loro invito mi pare anche di buon augurio.

Ma sì, caghiamo cari amici ciclisti, magari al suono di una fisarmonica... Merda e musette, questo è il menu di oggi, signori... Via, en marche, schnell, schnell, che gloriose e marmoree bianche tazze ci aspettano, attendono avide i nostri glutei, amorevolmente pronte ad abbracciarli, prima timide e fredde ma poi scosse da urti tellurici mentre grida belluine si elevano, gonfie di sollievo e di un senso di trionfo... 

Ecco come mi sento quando mi mandano affanculo per la strada.

Toni

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6 ore fa, Guidolol ha scritto:

Qualche anno fa quella del "t'ho toccato?" è capitata anche a me. Dopodichè ha fatto spuntare un coltello dal finestrino. Sabato sera, Bologna centro, Bologna Bene.
Alla vista del coltello gli ho chiesto a gran voce di scendere dall'abitacolo. Fortunatamente per me ha messo la prima e se n'è andato.
Mi son comportato un bel po' da scemo pure io. Adesso cerco di lasciar correre e poi non ci dormo sopra/mi vengono i flashback/faccio gli incubi assassini. Non so cosa sia meglio per la mia salute.

Per carità, non dico che si debba sempre scendere a singolar tenzone, ma "le beghe" sono sempre circoscritte a chi, volontariamente o meno, le praticano: esse tendono a morire senza neanche bisogno degli estintori minacciati dai moralisti affetti da invasata "pruderie", perché giungono al loro naturale termine, che può essere l'autoestinzione o l'aula del Tribunale. Pertanto, fai molto bene a evitare lo scontro frontale.

A latere di ciò ci sono i ripetuti “va a cagare” che gli automobilisti declinano nei dialetti più strampalati. 

Più che a un insulto ho imparato a prenderlo come un’affettuosa esortazione. Non ho mai capito perché gli italiani se la prendano tanto per un invito che, oltretutto, per un ciclista è estremamente indicato, visto che la morbidezza delle feci è essenziale per evitare guai alla prostata. Sono felicissimo di andare a cagare, avendo da sempre preso molto sul serio le indicazioni della Scuola di Salerno: "carne fa carne, vino fa sangue, erba fa merda". Per cui, di solito, con il pensiero amorevolmente a loro indirizzato consumo un certo numero di fibre, onde dedicar loro non delle scarne deiezioni, ma un'abbondante, solida ma morbida, fresca e ben lubrificata produzione, un po' nello stile di quelle, bovine peraltro, che i contadini toscani denominano: "una fatta".
Dopo il vin du pays, il gamay, il beaujolais, il novello, mi pare primaverilmente rassicurante potermi esprimere con un che di sottobosco e quel retrogusto fra l'asprigno e il dolciastro che tanto caratterizza la miglior produttività mattutina, quella, insomma, di cui loro si sono generosamente preoccupati nei miei confronti.
Anzi, visto che i recenti freddi autunnali avevano smosso le mie ormai un po' intorpidite budella (capisci, caro @Guidolol, alla mia età, la peristalsi soffre di una certa accidia), il loro invito mi pare anche di buon augurio.

Ma sì, caghiamo cari amici ciclisti, magari al suono di una fisarmonica... Merda e musette, questo è il menu di oggi, signori... Via, en marche, schnell, schnell, che gloriose e marmoree bianche tazze ci aspettano, attendono avide i nostri glutei, amorevolmente pronte ad abbracciarli, prima timide e fredde ma poi scosse da urti tellurici mentre grida belluine si elevano, gonfie di sollievo e di un senso di trionfo... 

Ecco come mi sento quando mi mandano affanculo per la strada.

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6 ore fa, Guidolol ha scritto:

Qualche anno fa quella del "t'ho toccato?" è capitata anche a me. Dopodichè ha fatto spuntare un coltello dal finestrino. Sabato sera, Bologna centro, Bologna Bene.
Alla vista del coltello gli ho chiesto a gran voce di scendere dall'abitacolo. Fortunatamente per me ha messo la prima e se n'è andato.
Mi son comportato un bel po' da scemo pure io. Adesso cerco di lasciar correre e poi non ci dormo sopra/mi vengono i flashback/faccio gli incubi assassini. Non so cosa sia meglio per la mia salute.

Per carità, non dico che si debba sempre scendere a singolar tenzone, ma "le beghe" sono sempre circoscritte a chi, volontariamente o meno, le praticano: esse tendono a morire senza neanche bisogno degli estintori minacciati dai moralisti affetti da invasata "pruderie", perché giungono al loro naturale termine, che può essere l'autoestinzione o l'aula del Tribunale. Pertanto, fai molto bene a evitare lo scontro frontale.

A latere di ciò ci sono i ripetuti “va a cagare” che gli automobilisti declinano nei dialetti più strampalati. 

Più che a un insulto ho imparato a prenderlo come un’affettuosa esortazione. Non ho mai capito perché gli italiani se la prendano tanto per un invito che, oltretutto, per un ciclista è estremamente indicato, visto che la morbidezza delle feci è essenziale per evitare guai alla prostata. Sono felicissimo di andare a cagare, avendo da sempre preso molto sul serio le indicazioni della Scuola di Salerno: "carne fa carne, vino fa sangue, erba fa merda". Per cui, di solito, con il pensiero amorevolmente a loro indirizzato consumo un certo numero di fibre, onde dedicar loro non delle scarne deiezioni, ma un'abbondante, solida ma morbida, fresca e ben lubrificata produzione, un po' nello stile di quelle, bovine peraltro, che i contadini toscani denominano: "una fatta".
Dopo il vin du pays, il gamay, il beaujolais, il novello, mi pare primaverilmente rassicurante potermi esprimere con un che di sottobosco e quel retrogusto fra l'asprigno e il dolciastro che tanto caratterizza la miglior produttività mattutina, quella, insomma, di cui loro si sono generosamente preoccupati nei miei confronti.
Anzi, visto che i recenti freddi autunnali avevano smosso le mie ormai un po' intorpidite budella (capisci, caro @Guidolol, alla mia età, la peristalsi soffre
di una certa accidia), il loro invito mi pare anche di buon augurio.

Ma sì, caghiamo cari amici ciclisti, magari al suono di una fisarmonica... Merda e musette, questo è il menu di oggi, signori... Via, en marche, schnell, schnell, che gloriose e marmoree bianche tazze ci
aspettano, attendono avide i nostri glutei, amorevolmente pronte ad abbracciarli, prima timide e fredde ma poi scosse da urti tellurici mentre grida belluine si elevano, gonfie di sollievo e di un senso di trionfo... 

Ecco come mi sento quando mi mandano affanculo per la strada.

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