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Ciclismo, razzismo & Co.


guido
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7 minuti fa, KrudoIntegrale ha scritto:

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Io sono piuttosto pragmatico, se non hai una bici non puoi fare ciclismo, quindi  la prima cosa è dare l'opportunità a tutti di accedere allo strumento. Poi viene il resto...

Esatto

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Avere a che fare ancora col razzismo è avvilente: il colore della pelle dovrebbe essere visto alla stregua del colore dei capelli.

Resta comunque il fatto che il problema dei mezzi e degli strumenti accessibili a tutti (e non parlo di neri, bianchi, gialli o verdi) non ha una soluzione applicabile e se anche l'avesse sarebbe, ad oggi e per molti decenni, del tutto utopica.

Dal canto mio non posso altro che ringraziare chi si spacca la schiena e le gambe, in nero e a due lire, per farci avere frutta e verdura al supermercato.

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Io pero non ho capito il senso del post.

Cioe non ho capito se la "lamentela" e riferita al fatto che nel ciclismo professionistico ci siamo praticamente solo bianchi o in generale nelle strade

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Già che ci sono, vorrei sapere da voi:

Siamo sicuri che questa campagne a favore delle persone di colore siano la vera strada verso l'integrazione e la parità (e lo stesso vale per i sessi)?

Non fanno altro che rimarcare le differenze, quando queste non dovrebbero essere rilevanti.

Voglio dire: se il razzismo fosse un muro, queste iniziative le vedo come delle lunghe scale per scavalcarlo (e farsi vedere), quando la soluzione sarebbe abbatterlo.

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11 minuti fa, Gobolbe ha scritto:

Io pero non ho capito il senso del post.

Cioe non ho capito se la "lamentela" e riferita al fatto che nel ciclismo professionistico ci siamo praticamente solo bianchi o in generale nelle strade

Non è una lamentela. 
è uno spunto di riflessione e una occasione per confrontarci su quali pensiamo siano le cause dellamancanza di rappresentanza di minoranze etniche nel mondo della bici “pro” in generale ma nello specifico in itslia e ancora piu nello specifico nel nostro smbiente cioe alleycat-gravel-eventi e garette fai da te no profit

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7 minuti fa, LR84 ha scritto:

Già che ci sono, vorrei sapere da voi:

Siamo sicuri che questa campagne a favore delle persone di colore siano la vera strada verso l'integrazione e la parità (e lo stesso vale per i sessi)?

Non fanno altro che rimarcare le differenze, quando queste non dovrebbero essere rilevanti.

Voglio dire: se il razzismo fosse un muro, queste iniziative le vedo come delle lunghe scale per scavalcarlo (e farsi vedere), quando la soluzione sarebbe abbatterlo.

In una situazione di enorme disparità non puoi pensare di mettere “a pari” le cose e che tutto vada bene. 
se hai un coltello piegato non basta piegarlo fino alla posizione dritta, devi piegarlo oltre la posizione dritta per farlo poi rilassare dritto.   
il razzismo, il sessismo non sono muri ma degli scalini di privilegio su cui tutti noi siamo troppo abituati a stare. Le pratiche extra che io come molti altri auspico non sono “buonismo” ma vogliono essere una compensazione per quello che è successo fino ad ora e una cautela sacrosanta. 

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3 ore fa, guido ha scritto:

Ma in europa e in italia cosa si fa? perché il professionismo conta cosi pochi atleti di colore o comunque non cauacasici? Perché secondo voi anche nel nostro mondo (ciclismo urbano, fisse, gravel, bickepacking) la diversità ancora non si vede? a me viene in mente solo una cosa al momento: ciclismo = soldi + tempo e di solito se hai i primi puoi anche crearti il secondo, quindi in una società come quella italiana dove le minoranze fanno fatica a campare non credo che il ciclismo sia per loro una priorità.

La vera domanda è, quanti di questi "poveri" sono appassionati di ciclismo, perchè gia il ciclismo è uno sport di nicchia in italia, figuriamoci nel resto del mondo (3° e 2°), escludiamo l'etiopia in cui abbiamo esportato la bici, e il sud america.  Quindi difficilmente un ragazzo se non ha amici che fanno ciclismo è invogliato a intraprenderlo se poi aggiungiamo che non ha una famiglia alle spalle che lo instrada e che è disposta a fare un sacrificio in più per lo sport il gioco è presto fatto.  

Il ciclismo arranca di base, e chi fa bici è perchè ha parenti ciclisti, quindi non la vedo come una questione razzista o puramente economica, le squadrette con qualche soldo ti prestano bici e divisa, è proprio per me è la cultura del ciclismo che manca in certe comunità. (Ma anche nell'italiano medio...)

Le nuove generazioni che son nate e cresciute qua con un minimo di stabilità economica avranno un bacino di sport maggiori a cui attingere e i loro figli ancora di più, ci vuole solo tempo!

 

Modificato da Thelorleo (visualizza cornologia modifica)
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4 minuti fa, Visconte Cobram ha scritto:

In una situazione di enorme disparità non puoi pensare di mettere “a pari” le cose e che tutto vada bene. 
se hai un coltello piegato non basta piegarlo fino alla posizione dritta, devi piegarlo oltre la posizione dritta per farlo poi rilassare dritto.   
il razzismo, il sessismo non sono muri ma degli scalini di privilegio su cui tutti noi siamo troppo abituati a stare. Le csutele extra che io come molti altri auspico non sono “buonismo” ma vogliono essere una compensazione per quello che è successo fino ad ora e una cautela sacrosanta. 

Capisco a pieno il tuo ragionamento, ma ci vedo un grosso rischio: che il tuo "coltello" ritorni come una molla violentemente nella posizione di prima.

In un mondo che ci spinge ad esser sempre più competitivi vedersi superare (diciamo a tavolino) da qualcuno che prima non vedevi nemmeno come concorrenza è rischioso.

Concordo che il problema è il punto di vista e la posizione di partenza, ma non tutti siamo dotati dello stesso cervello e delle stesse aperture mentali.

Da qualche parte si dovrà iniziare, siamo d'accordo, ma non tutti sono disposti a compensare.

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esperienze personali:

1. chi ha frequentato la RHC nelle ultime edizioni ha visto il ragazzo di colore che correva per specialized (un treno), ma qui arriva dal mondo USA che è molto diverso dal nostro.

2. chi ha frequentato le criterium nel centro-nord italia dal 2015 ha conosciuto Patrick di verona, persona sportiva e gentilissima non ho fortunatamente mai avuto l'impressione che fosse discriminato per il colore della pelle.

3. come detto già da qualcuno, anni fa' al lambro c'era una grossa comunità di filippini che correvano tutti rigorosamente coi cinelli.
comunità molto chiusa, faticavano a relazionarsi con gli autoctoni, solo in rari casi si sono uniti ad allenamenti che ho organizzato.

 

 

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6 minuti fa, white-scorpion ha scritto:

esperienze personali:

1. chi ha frequentato la RHC nelle ultime edizioni ha visto il ragazzo di colore che correva per specialized (un treno), ma qui arriva dal mondo USA che è molto diverso dal nostro.

2. chi ha frequentato le criterium nel centro-nord italia dal 2015 ha conosciuto Patrick di verona, persona sportiva e gentilissima non ho fortunatamente mai avuto l'impressione che fosse discriminato per il colore della pelle.

3. come detto già da qualcuno, anni fa' al lambro c'era una grossa comunità di filippini che correvano tutti rigorosamente coi cinelli.
comunità molto chiusa, faticavano a relazionarsi con gli autoctoni, solo in rari casi si sono uniti ad allenamenti che ho organizzato.

 

 

Ti sei fatto un idea della situazione in base a queste tue tre esperienze citate?

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Non ho letto tutti tutti i commenti quindi magari è gulia stato scritto da qualcuno. 

Ma, al di là del fatto che il ciclismo è uno sport costoso fatto che effettua già una selezione, potrebbe essererci anche un motivo culturale: un po' il fatto che sicuramente nei paesi del terzo mondo è meno diffuso, un po' perché in Africa Brasile ecc i bambini crescono con l'obiettivo di farcela, di cambiare le proprie sorti attraverso il calcio, che per me viene visto molto come opportunità di riscatto, di cambiare la propria vita, che come semplice gioco. 

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2 ore fa, MauroMN88 ha scritto:

Secondo punto: ecco, è stato difficile per te che permettimi, viaggi e fai esperienze con una certa tranquillità (sia economica, sia di conoscenza delle cose e delle varie realtà).

vero, mi ero espresso proprio male e ci ho pensato mentre ero in bici. Il paragone non regge perché in ogni caso rimanevo io quello con gli occhiali da sole, il pail Patagonia e la macchina foto e loro, i locali, quelli che dovevano sfacchinare per km per trovare l'acqua.

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Tralascio l'agonismo di alti livelli, perchè senza una base "giovanile" o "dilettantistica" forte non si han campioni, e inoltre non credo sia esperto tanto da far statistiche, quindi mi limito all'ambiente "del vivaio".

Ma ho girato molti sport, tutti immancabilmente con pessimi risultati. In ogni sport che ho fatto ci sono stati più bianchi che neri, semplicemente perchè in italia ci son più bianchi che neri.

Tuttavia, in alcuni sport ho visto percentuali più alte e in altre molto più basse. E ti do ragione, nel ciclismo di non caucasici ne ho visti ben pochi, anzi quasi nessuno. Il tuo punto è quindi valido.

 

Vedo in molte risposte un riferimento alla situazione economica, e che il ciclismo abbia una barriera d'entrata più alta che altri sport, per il costo dell'attrezzatura.

Questo è indubbio, così come è indubbio che, mediamente, un caucasico abbia più agio e quindi più possibilità di spendere, e la correlazione è semplice da fare.

La mia idea però è che:

1- manchino idoli di colore. Non essendoci cilcisti storici di colore, una comunità fortemente legata dal proprio colore della pelle (sentimento dovuto alla ghettizzazione etc), è plausibile ricerchi in altri sport altri idoli. Questo mi spiega perchè nel quintetto di basket c'era in campo sempre almeno un non caucasico, shaq/kobe/michael piazzateci chi volete...è chiaro che se ti appassioni come me alle vicende di coppi e girardengo prima o poi finisci a pedalare, se ti appassioni a quelle di altri campioni, il passo verso quello sport è più breve.

2-la questione economica è marginale. non ho mai avuto grandi attrezzature (finchè non ho potuto permettermele), anche perchè cambiando spesso sport non ha mai avuto senso comprarle. Settimana scorsa ho usato la sottomaglia termica tecnica che ho comprato per giocare in inverno a rugby nel 2007, marchiata kipsta, per dire. Ma ricordo perfettamente i 3 o 4 paia di scarpe and1 &co, che costavano 4 volte l'una le mie scrausissime, che sfoggiavano i miei compagni di colore. Le magliette official NBA, per esempio, mentre io giocavo con quelle della decathlon al parchetto. Insomma, nel mio piccolo non ho mai visto una così grande problematica nello spendere. ma non è il fatto che non ti puoi comprare una bici che ti ferma..
anche perchè le giovanili hanno spesso delle bici da darti, per dire..e non è che ti serve una bici da 7000 euro per correre a 10 anni o a 15..

Il punto principale è il numero 1 per me.

Mancano riferimenti e idoli, e quindi lo sport in se non ti appassiona quanto potrebbe, e ti dirigi in altri lidi.
 

 

 

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2 ore fa, MauroMN88 ha scritto:

 

@guido 

Tra i banchi di scuola magari le differenze tendono ad assottigliarsi, non ci sono i genitori di mezzo, i bambini per quanto cattivi possano essere poi alla fine capiscono e si fanno un'idea di cosa è giusto e sbagliato , devi convivere con tutti. Da li penso parta l' inclusione. A scuola dovrebbero insegnare queste cose penso.

O.T.

Mi spiace essere cinico ma già dalle elementari alcuni bambini cominciano ad essere parecchio stronzi.

La disparità sociale in molti casi è visibile ed alcuni bambini la fanno notare neanche tanto velatamente.

Riconosci abbastanza velocemente chi proviene  da un ambito famigliare tranquillo ma modesto, chi da famiglie benestanti/arricchite, chi ha famiglie scoppiate separate (in alcune classi di scuole di provincia superano il 50%).

L'inclusione viene insegnata in parte, i figli arroganti non vengono ripresi , spesso hanno genitori arroganti che rompono e la scuola/professori non vogliono aver rogne/ denunce.

Fine O.T.

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13 minuti fa, lelegab ha scritto:

O.T.

Mi spiace essere cinico ma già dalle elementari alcuni bambini cominciano ad essere parecchio stronzi.

La disparità sociale in molti casi è visibile ed alcuni bambini la fanno notare neanche tanto velatamente.

Riconosci abbastanza velocemente chi proviene  da un ambito famigliare tranquillo ma modesto, chi da famiglie benestanti/arricchite, chi ha famiglie scoppiate separate (in alcune classi di scuole di provincia superano il 50%).

L'inclusione viene insegnata in parte, i figli arroganti non vengono ripresi , spesso hanno genitori arroganti che rompono e la scuola/professori non vogliono aver rogne/ denunce.

Fine O.T.

a m e n.

ed è li il problema.

 

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