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Quando il mio amico Sandro mi ha detto, qualche mese fa, che quest'anno avrebbe organizzato la sua randonneé aggiungendo un percorso da 400 km mi è venuta la pazza idea di parteciparvi con la mia fissa.

L'altr'anno avevo già portato a termine la rando da 300 km in scatto fisso ma poi c'era stata la caduta a Berlino con conseguente rottura della clavicola che mi aveva dato molti problemi di recupero.

L'idea era rimasta la e, pur avendo pedalato meno del solito nell'ultimo anno e non avendo più fatto lunghi superiori ai 100/120 km, ho deciso di provarci comunque, guardo il meteo e mercoledì mi iscrivo on line.

Il percorso parte da Trieste e si snoda sulle strade dell'Istria che in parte conosco e prevede molto sali/scendi.

Incasinato con il lavoro venerdì sera, finalmente, preparo la bici, controllo tutte le viti, ingrasso la catena, penso di mettere un rapporto più morbido ma alla fine decido di lasciare il solito tuttofare 49/17, monto una sacchettina sottosella da 2 l e il piccolo Tube Pack, prendo su un po di barrette, un paio di gel, borraccia con i sali, i soliti attrezzi per riparazione, una camera d'aria e un kit di toppe, powerbank, un intimo termico in più, due antivento (con e senza maniche), guanti lunghi, sottocasco e poche altre cosette.

La partenza è da un centro commerciale in zona Muggia alle 18:00 di sabato, carico in macchina la mia Dolan Seta e la bdc di alice che proverà il percorso con me, alle 17:00 siamo a ritirare i numeri e le road maps, ci raggiungono Jure e Stefano, due amici esperti ciclisti con cui pedaleremo questa avventura.

Alla partenza siamo circa 70 ciclisti per i percorsi lunghi (300 e 400 km), foto di rito e si va, scortati dalla municipale fino a piazza Unità dove siamo liberi di prendere il nostro passo, ci districhiamo dal traffico cittadino e arriviamo alle prime salite, il mitico Boschetto, poi a seguire fino a Basovizza e il confine di Pesek, si pedala in gruppo, qualcuno inizia ad allungare ed altri rimangono in dietro, io sapendo i limiti del fisso in discesa tendo ad avvantaggiarmi sulle salite per poi farmi superare in discesa senza perdere troppa strada.

A Cozina ci fermiamo per la pausa caffé prevista sulla road map ma quasi tutti tirano dritti, ci vestiamo meglio visto che ormai fa buio, la Bora è in aumento e la temperatura sta scendendo, infilo l'antivento senza maniche, il sotto casco, i guanti lunghi e i puntali copriscarpe, bevo una Cocacola, accendiamo le luci e si riparte subito.

Ormai siamo rimasti noi 4, al bivio per Bekar vediamo diverse lucette tagliare tirando dritto ma noi vogliamo pedalare tutto il percorso (Alice e Stefano hanno il percorso caricato nei Garmin, io come sempre lo uso solo per vedere i dati di quanto fatto), la strada sale con pochissimo traffico, al buio totale, senza grossi strappi fino al punto più alto del percorso a quota 800, il vento ormai è bello forte, le temperature scendono fino allo 0 ma muovendosi si sopravvive. I nostri 2 compagni si fermano a riempire le borracce al cimitero ptima della lunga discesa, io decido di partire per non rallentarli troppo e Alice mi segue.

Arriviamo praticamente tutti assieme all'incrocio con la strada principale sopra a Fiume, scendiamo ancora un po e Alice chiama uno stop al bar per riperenersi dal gelo e vestirsi megli, altra Cocacola, una barretta e si riparte.

La strada si snoda ora lungo la costa con deviazioni che ci portano in luoghi che non abbiamo mai visitato un contimuo salicendi con salite non troppo impegnative ma alcune discese spaccagambe del 12 - 15% il primo timbro/ristoro attorno al km 150 è sferzato dal vento, mangio velocemente mezzo panino, bevo una bottiglietta d'acqua e via veloci verso il secondo ceck a Pola dove arriviamo al sorgere del sole con 215 km sulle gambe ma ancora abbastanza freschi, lungo tutta la strada incrociamo altri partecipanti con cui ci salutiamo e pedaliamo per qualche km assieme, solito mezzo panino, due bicchieri di the caldo, una bottiglietta d'acqua via a pedalare.

La tragedia arriva verso il km 300, avverto dei dolori acutissimi ai quadricipiti, chiedo una sosta ad un distriburore e sceso dalla bici non riesco nemmeno a camminare, mi siedo a terra, bevo un gatorade, mangi qualcosa, bevo una Red Bull, prendo una aspirina e ripartiamo, da qui in avanti una agonia, ho ricordi confusi della strada, seguo i miei compagni, passiamo un ceck, facciamo un paio di soste veloci per bere e mangiare qualcosa, ci sono ancora alcuni strappi dopo Portorose e su 2 salite scendo a camminare per qualche decina di metri e in discesa patisco le pene dell'inferno, pedalando male mi si infiamma il legamento dietro al ginocchio destro ma ormai non ci faccio quasi caso.

La cigliegina sulla torta arriva dopo un'ultima breve sosta a Capodistria: Bora forte in faccia che ci fa patire, senza la scia dei miei compagni non so se sarei stato in grado di percorrere i ultimi 20 km, spingo sui pedali cercando di non perderli, un paio di volte mi aspettano e finalmente arriviamo al traguardo.

Entro alla registrazione in trance, saluto gli amici, mangio qualcosa ma non vedo l'ora di andare a casa, dopo un'oretta carichiamo le bici in auto e guido come un pensionato col cappello fino a casa, mi lavo e Alice mi dice che sono bollente, misuro la teemperatura: 38, prendo una pastiglia di non so cosa, un paio di antiinfiammatori e mi butto a letto con il ghiaccio sulle gambe, la notte sudo in modo incredibile e dormo 8 ore quasi filate.

Lunedì mi sono svegliato quasi bene, le gambe doloranti ma niente di più di altre volte dove ho tirato un po, ho deciso di rimanere comunque a casa spostando un paio di impegni lavorativi, riposo, cibo e ghiaccio mi hanno rigenerato e oggi sono ancora un po stanco ma finalmente mi gusto l'avventura passata.

400 km

4300 m d+

18,5 ore pedalate

21 ore totali

ma sono solo numeri, quello che ho dentro di me non è quantificabile.

Scusate, ho scritto tutto di getto e non ho tempo per rileggere, mi faceva piacere condividere con voi.

 

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Quando il mio amico Sandro mi ha detto, qualche mese fa, che quest'anno avrebbe organizzato la sua randonneé aggiungendo un percorso da 400 km mi è venuta la pazza idea di parteciparvi con la mia fissa.

L'altr'anno avevo già portato a termine la rando da 300 km in scatto fisso ma poi c'era stata la caduta a Berlino con conseguente rottura della clavicola che mi aveva dato molti problemi di recupero.

L'idea era rimasta la e, pur avendo pedalato meno del solito nell'ultimo anno e non avendo più fatto lunghi superiori ai 100/120 km, ho deciso di provarci comunque, guardo il meteo e mercoledì mi iscrivo on line.

Il percorso parte da Trieste e si snoda sulle strade dell'Istria che in parte conosco e prevede molto sali/scendi.

Incasinato con il lavoro venerdì sera, finalmente, preparo la bici, controllo tutte le viti, ingrasso la catena, penso di mettere un rapporto più morbido ma alla fine decido di lasciare il solito tuttofare 49/17, monto una sacchettina sottosella da 2 l e il piccolo Tube Pack, prendo su un po di barrette, un paio di gel, borraccia con i sali, i soliti attrezzi per riparazione, una camera d'aria e un kit di toppe, powerbank, un intimo termico in più, due antivento (con e senza maniche), guanti lunghi, sottocasco e poche altre cosette.

La partenza è da un centro commerciale in zona Muggia alle 18:00 di sabato, carico in macchina la mia Dolan Seta e la bdc di alice che proverà il discorso con me, alle 17:00 siamo a ritirare i numeri e le road maps, ci raggiungono Jure e Stefano, due amici esperti ciclisti con cui pedaleremo questa avventura.

Alla partenza siamo circa 70 ciclisti per i percorsi lunghi (300 e 400 km), foto di rito e si va, scortati dalla municipale fino a piazza Unità dove siamo liberi di prendere il nostro passo, ci districhiamo dal traffico cittadino e arriviamo alle prime salite, il mitico Boschetto, poi a seguire fino a Basovizza e il confine di Pesek, si pedala in gruppo, qualcuno inizia ad allungare ed altri rimangono in dietro, io sapendo i limiti del fisso in discesa tendo ad avvantaggiarmi sulle salite per poi farmi superare in discesa senza perdere troppa strada.

A Cozina ci fermiamo per la pausa caffé prevista sulla road map ma quasi tutti tirano dritti, ci vestiamo meglio visto che ormai fa buio, la Bora è in aumento e la temperatura sta scendendo, infilo l'antivento senza maniche, il sotto casco, i guanti lunghi e i puntali copriscarpe, bevo una Cocacola, accendiamo le luci e si riparte subito.

Ormai siamo rimasti noi 4, al bivio per Bekar vediamo diverse lucette tagliare tirando dritto ma noi vogliamo pedalare tutto il percorso (Alice e Stefano hanno il percorso caricato nei Garmin, io come sempre lo uso solo per vedere i dati di quanto fatto), la strada sale con pochissimo traffico, al buio totale, senza grossi strappi fino al punto più alto del percorso a quota 800, il vento ormai è bello forte, le temperature scendono fino allo 0 ma muovendosi si sopravvive. I nostri 2 compagni si fermano a riempire le borracce al cimitero ptima della lunga discesa, io decido di partire per non rallentarli troppo e Alice mi segue.

Arriviamo praticamente tutti assieme all'incrocio con la strada principale sopra a Fiume, scendiamo ancora un po e Alice chiama uno stop al bar per riperenersi dal gelo e vestirsi megli, altra Cocacola, una barretta e si riparte.

La strada si snoda ora lungo la costa con deviazioni che ci portano in luoghi che non abbiamo mai visitato un contimuo salicendi con salite non troppo impegnative ma alcune discese spaccagambe del 12 - 15% il primo timbro/ristoro attorno al km 150 è sferzato dal vento, mangio velocemente mezzo panino, bevo una bottiglietta d'acqua e via veloci verso il secondo ceck a Pola dove arriviamo al sorgere del sole con 215 km sulle gambe ma ancora abbastanza freschi, lungo tutta la strada incrociamo altri partecipanti con cui ci salutiamo e pedaliamo per qualche km assieme, solito mezzo panino, due bicchieri di the caldo, una bottiglietta d'acqua via a pedalare.

La tragedia arriva verso il km 300, avverto dei dolori acutissimi ai quadricipiti, chiedo una sosta ad un distriburore e sceso dalla bici non riesco nemmeno a camminare, mi siedo a terra, bevo un gatorade, mangi qualcosa, bevo una Red Bull, prendo una aspirina e ripartiamo, da qui in avanti una agonia, ho ricordi confusi della trada, seguo i miei compagni, passiamo un ceck, facciamo un paio di soste veloci per bere e mangiare qualcosa, ci sono ancora alcuni strappi dopo Portorose e su 2 salite scendo a camminare per qualche decina di metri e in discesa patisco le pene dell'inferno, pedalando male mi si infiamma il legamento dietro al ginocchio destro ma ormai non ci faccio quasi caso.

La cigliegina sulla torta arriva dopo un'ultima breve sosta a Capodistria: Bora forte in faccia che ci fa patire, senza la scia dei miei compagni non so se sarei stato in grado di percorrere i ultimi 20 km, spingo sui pedali cercando di non perderli, un paio di volte mi aspettano e finalmente arriviamo al traguardo.

Entro alla registrazione in trance, saluto gli amici, mangi qualcosa ma non vedo l'ora di andare a casa, dopo un'oretta carichiamo le bici in auto e guido come un pensionato col cappello fino a casa, mi lavo e Alice mi dice che sono bollente, misuro la teemperatura: 38 prendo una pastiglia di non so cosa, un paio di antiinfiammatori e mi butto a letto con il ghiaccio sulle gambe, la notte sudo in modo incredibile e dormo 8 ore quasi filate.

Lunedì mi sono svegliato quasi bene, le gambe doloranti ma niente di più di altre volte dove ho tirato un po, ho deciso di rimanere comunque a casa spostando un paio di impegni lavorativi, riposo, cibo e ghiaccio mi hanno rigenerato e oggi sono ancora un po stanco ma finalmente mi gusto l'avventura passata.

400 km

4300 m d+

18,5 ore pedalate

21 ore totali

ma sono solo numeri, quello che ho dentro di me non è quantificabile.

Scusate, ho scritto tutto di getto e non ho tempo per rileggere, mi faceva piacere condividere con voi.

 

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