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Non è un paese per ciclisti


alan
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Che la tragedia di Lamezia possa aprire un serio dibattito sulla ciclibilità delle nostre città?

Lo spero veramente anche se la nostra classe politica (di qualunque parte) mi lascia sfiduciato.

Forse la speranza va riposta in qualche direzione comunale più sensibile e lungimirante nei confronti delle categorie deboli della strada.

I dati riportati nell'articolo sono davvero sconfortanti.

http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/378962/

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io sono pessimista ...

basta guardare la rilevanza che la strage ha avuto sui media ..

la notizia di una bomba a kabul con 2/3 morti sui ns. giornali e Tv

ha purtroppo + appeal ...

mi immagino in germania cosa sarebbe successo di fronte ad una STRAGE di queste proporzioni...

perchè di strage si tratta ...

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l'articolo:

Le due ruote sono sempre più amate, allora perché le vittime in Italia sono il doppio rispetto alla media europea?

RAFFAELLO MASCI

ROMA

Bello e pericoloso, ecco cos'è l'andare in bicicletta in Italia. Le ecologiche e salutari due ruote, che fanno tanto studente di una volta o parroco di campagna, fanno circa 290 morti l'anno, nell'85% dei casi in città, e i feriti sono 14.500 circa. Il problema è la sicurezza delle strade, non pensate per un traffico diverso da quello automobilistico tradizionale e - per giunta - con standard di tutela della circolazione che, in alcune grandi arterie, è ai limiti dell'accettabilità. La statale 18, per esempio, quella in cui è avvenuto il tragico incidente in Calabria che è costato la vita a sette persone, è tra le strade più pericolose della Penisola: sui 290 chilometri del tratto calabrese (senza dire, quindi, di quello campano, che non è migliore), ogni 100 chilometri ci sono 150 feriti e 6 morti l'anno (per un totale di 440 feriti e 17 morti in media), non tutti ciclisti, beninteso, ma il dato dice tutto su cosa sia la sicurezza delle strade. Il Cnel ha calcolato che il costo sociale della mancata sicurezza solo di quella famigerata strada è di 187 mila euro a chilometro ogni anno: un'ecatombe e un danno economico immensi.

«Il problema non solo è grave, ma sta peggiorando - spiega Maurizio Coppo, della Consulta nazionale per la sicurezza stradale, del Cnel - e ci sono due fattori che inducono a riflettere. Il primo è che, mentre gli incidenti d'auto sono in diminuzione, quelli che coinvolgono i ciclisti sono in aumento di quasi il 3%, in media annua. Il secondo è che, specie nelle grandi città, il tasso di rischio dell'andare in bicicletta è quasi 5 volte superiore a quello medio. Fatto 100 il numero base, andare in bicicletta in città è a rischio 490. Giusto per avere un raffronto possiamo citare che per chi prende l'autobus questo tasso è 12. Per contro, per chi va in motorino è 850». Una situazione particolarmente grave soprattutto nelle metropoli, dove le piste ciclabili negli ultimi 10 anni sono raddoppiate, ma vengono tuttavia considerate una sorta di lusso per pochi, e quindi non sono né valorizzate né adeguatamente promosse. E così, per esempio, Roma - città che non ama particolarmente la bici - presenta un tasso di mortalità per ciclisti pari a 7,4 ogni 100 mila abitanti, quando Parigi - con una massa di pedalatori di gran lunga maggiore - ne annovera appena 1,9 ogni 100 mila abitanti, e Londra 2,9.

A fronte dei nostri quasi 300 ciclisti morti ogni anno in media, Paesi molto più ciclabili ne hanno la metà o meno: in Olanda (il Paese delle biciclette per antonomasia) gli incidenti mortali sono stati 150, in Francia 140, in Inghilterra 130, e in Spagna appena 80. Eppure le due ruote sono tra le attività sportive e ludiche più amate dagli italiani. Si calcola che siano oltre due milioni gli italiani che fanno uso abituale della bicicletta, di questi 109 mila sono regolarmente iscritti alla Federazione ciclistica italiana e quindi si rapportano al pedalare con l'impegno e la tecnica di un'attività sportiva, anche se non sempre strettamente agonistica. Una passione concentrata soprattutto nel Nord padano, ma con una distribuzione capillare un po' ovunque, se si considera che le società sportive specificamente ciclistiche sono 3700 e impegnano non meno di 35 mila tra dirigenti, tecnici e allenatori. Ne consegue che l'indotto economico è di grande impatto, considerando che una bicicletta può costare da 250 a 10 mila euro e che esiste tutto un mercato della manutenzione, dei ricambi, degli accessori e dell'abbigliamento.

Un business, insomma, ma che potrebbe diventare anche una risorsa per il problema della mobilità in città. La Federazione ciclistica ha calcolato che il tragitto medio casa-lavoro è inferiore ai 5 chilometri e che, quindi, potrebbe essere agevolmente coperto in bicicletta, con grande vantaggio per l'ambiente per la salute degli italiani. Per questo, insieme al Cnel, ha varato due iniziative, la prima è il progetto europeo Tandem che ha l'obiettivo di sviluppare la mobilità in bicicletta, il secondo è una commissione per la valutazione della sicurezza degli impianti pensati per chi pedala.

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personalmente sulla tragedia mi sento di dire che si tratta di instillare il senso civico nella testa delle persone. come non butto la carta per terra non tento un sorpasso azzardato e mi fermo se c'è qualcuno che vuole attraversare la strada sulle strisce.

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Anche su repubblica a pag 23 (sottolineo 23!!!) c'è un articolo sul ciclismo in città e i suoi rischi

Sulla gazzetta dello sporc di lunedì l'articolo sulla strage di Lamezia è a pagina 50...

Sono d'accordo con Andygroove, la soluzione di gran parte dei problemi che affliggono questo mondo, sta nel rispetto dell'altro, sia essere umano, animale o vegetale.

Dobbiamo allora trovare la radice delle cause, ragionare sul perché, con tutta la tecnologia che ci circonda, diventiamo sempre più cretini ed incapaci di vivere in armonia. Succederà prima o poi che saremo costretti ad abbandonare parte delle modernità, che altro non fanno che complicarci l'esistenza ed affliggerci. Possiamo anticipare i tempi, senza aspettare di trovarsi al solito ad affrontare le emergenze?

Viviamo in una società dove la spazzatura aumenta ogni anno del quattro per cento, e si ragiona solamente intorno alla raccolta dei rifiuti, dove e come riciclarli, o al peggio come smaltirli, senza prendere in considerazione che la rumenta si può ridurre alla fonte, alleggerendo con semplicità i consumi.

Altro esempio: Il bike sharing presente ormai nelle città è lo specchio dei tempi, rappresenta un'insufficiente soluzione al traffico. Perché non si pensa a ridurre seriamente il numero dei veicoli a motore, proponendo un car sharing? Le tonte amministrazioni comunali nostrali, anzichè scialacquare denari in costose operazioni di marketing, dovrebbero ispirarsi ai più banali principi di convivenza ed a scelte di ecologia sociale intraprese da altri paesi certo non rivoluzionari, ma molto lungimiranti.

Cominciamo noi tutti a pensare seriamente alle possibili soluzioni, a come si possono prevenire realmente gli incidenti sulle strade, tralasciando la solita pantomima del boia liberatore dei mali: pensiamo alla Cina, nazione con il più grande numero di esecuzioni capitali, ventimila morti ogni anno, una vera e propria vendetta di stato che non funge nè da deterrente nè da prevenzione.

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oggi hanno va di moda scrivere dei ciclisti ammazzati e ci sono articoli su tutti i giornali sull'argomento, domani? ci sarà qualche altro fatto di sangue di cui parlare e su cui vendere giornali, ai giornalisti (al 99% dei giornalisti) non frega un cazzo delle bici, ma oggi e solo oggi va di moda scrivere di esse.

bisognarebbe scrivere di bici ogni giorno, possibilmente in modo NON scandalistico, che magari la gente le userebbe

... e ci vorrebbero delle pene serie per chi sbaglia, che son tutti bravi a fare cassa con le telecamere della ZTL ma a bloccare il traffico non frega a nessuno che si fanno troppi soldi coi soldi della benzina, con la vendita di auto, coi soldi delle multe etc

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Per lo stato incentivare la bici vuol dire costruire piste ciclabili ma purtroppo le piste ciclabili italiane non sono vere piste ciclabili ma marciapiedi, nulla di più.

La causa principale di incidenti auto-bici sono dei tagli di strada di auto che si immettono lateralmente e/o di auto che tagliano la strada per svoltare a destra, chiunque di voi avrà notato quanto è pericoloso andare su una ciclabile in prossimità dei un innesto di una strada laterale. Spesso le auto si fermano sulla pista ciclabile perché non hanno visibilità fermandosi prima e non considerano che potrebbe esserci un altro veicolo (una bici) che arriva, cosi' come svoltando a destra non considerano il traffico sulla ciclabile.

Le ciclabili DEVONO essere sulla carreggiata a fianco delle auto e non sul marciapiede, come ci insegnano Svizzera e Svezia.

Modificato da dabrain (visualizza cornologia modifica)
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al di là di tutto io lo vedo puntualmente tutti i fottuti giorni sposdandomi con la mia bici,mi tagliano la strada,mi infamano e non mi considerano!

Tocca essere scaltri e adottare qualche accorgimento,ma a volte non basta e cmq si ha sempre a che fare con dei mezzi a 4 ruote...

si fanno CM e si viene multati e umiliati...

è no,non è un paese per ciclisti...ma bisogna continuare ad andare in bici!...e forse prima o poi qualcuno lo noterà...

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Bisogna dare il giusto peso e significato alle parole: il fatto di cronaca relativo ad un delitto compiuto su strada, non chiamiamolo più incidente, bensì violenza stradale.

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  • 1 year later...

riprendo questo topic per non fare doppioni e per continuare il discorso con un fatto relativo alla ciclabilità anche all'estero.

Leggevo tempo fa che a londra quasi il 50% dei pendolari a breve raggio usa la bici per spostarsi, una cifra elevatissima, ma certo non si può dire che i rischi siano azzerati, vuoi per l'incura di chi guida auto/camion, vuoi per la condizione delle strade stesse.

vi lascio un paio di temi su cui riflettere, perchè infondo per tutti la cosa più importante e tornare interi a casa la sera

As a point of comparison: since 2001, 576 British soldiers have been killed in Afghanistan and Iraq; 1,275 cyclists died on British streets. The latest data shows there were 1,850 deaths or serious injuries in the first half of 2011, a 12 per cent rise on the year before. Britain leads the world in competitive cycling; it is time that we did the same for the cyclists on our streets.

Drivers and cyclists need to realise that co-existing safely benefits everyone, in terms of public health, traffic, pollution, and congestion on our roads, trains and buses.

qui l'articolo completo

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riprendo questo topic per non fare doppioni e per continuare il discorso con un fatto relativo alla ciclabilità anche all'estero.

Leggevo tempo fa che a londra quasi il 50% dei pendolari a breve raggio usa la bici per spostarsi, una cifra elevatissima, ma certo non si può dire che i rischi siano azzerati, vuoi per l'incura di chi guida auto/camion, vuoi per la condizione delle strade stesse.

vi lascio un paio di temi su cui riflettere, perchè infondo per tutti la cosa più importante e tornare interi a casa la sera

As a point of comparison: since 2001, 576 British soldiers have been killed in Afghanistan and Iraq; 1,275 cyclists died on British streets. The latest data shows there were 1,850 deaths or serious injuries in the first half of 2011, a 12 per cent rise on the year before. Britain leads the world in competitive cycling; it is time that we did the same for the cyclists on our streets.

Drivers and cyclists need to realise that co-existing safely benefits everyone, in terms of public health, traffic, pollution, and congestion on our roads, trains and buses.

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Ma a londra si sa che la gente ha qul senso civico che non esiste nl sud europa, sguono le regole e lavorano sodo.

Forse é anche per questo che la crisi non li sta mttendo particolarmente in difficoltá...

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