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Maurando

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Buongiorno a tutti, 

Sono ormai quattro anni che vado in Grecia per delle piccole randonnée, e dopo una prima curiosità naturale da parte dei ciclisti locali, mi sono fatto un manipolo di amici; complice il fatto che molti han studiato in Italia erano contentissimi di riprendere un po' di italiano.

 

Ma veniamo ai fatti: in Grecia c'è una importante manifestazione sportiva chiamata Spartachiàda (con l'accento sulla penultima a). Si corre da Atene a Sparta per circa 254 km e si svolge generalmente la prima settimana di ottobre. Per accedervi occorre avere il brevetto di superandonneur. Io che sono un randagio francese, ho avuto l'invito.

 

La manifestazione è così importante per i greci, che la distanza tra Atene e Corinto ci è permesso di percorrerla in autostrada, scortati dalla polizia ed dai mezzi della organizzazione sportiva nazionale (ΠΕΠΑ). Non c'è pompa magna con manifesti, speaker vocianti e striscioni e neppure gazebi di ditte di bici o accessori. Ci sono dei tavoli dove si prende il numero di gara e tanti visi allegri, soprattutto abbracci a non finire. Le bici sono quasi tutte di carbonio e montate con gruppi di ottimo livello. (alla faccia della crisi).

 

Si parte dallo stadio Panatinaikon o anche Kallimarmaron, all' ordine di un fischietto ed il saluto che si sente di più è: kaló taxidi o kalí ekdromí. La notte precedente era piovuto molto e bisognava stare attenti alla strada scivolosa e alle rotaie del tram che talvolta sono troppo oblique e ci costringono a delle vere e proprie acrobazie; per fortuna la macchina in testa al gruppo bloccava i più agitati...

 

Che dire di Atene? Si attraversa la zona neoclassica con palazzi colonnati che ci ricordano la storia studiata a scuola, si sente veramente di essere in un luogo che ha avuto un grande passato. Usciti dal centro, si arriva all' imbocco della autostrada e da lì in poi inizia la marcia controllata fino a Corinto, ma non senza qualche difficoltà, infatti un forte vento contrario e la inesperienza ciclistica di molti, mi ha costretto a qualche acrobazia. Comunque fino a Corinto, la media è stata di quasi 30 km/h. Primo check-point con pipì d'obbligo e ripartenza dopo un paio di minuti. Si entra nel Peloponneso, tutti sparano le loro cartucce e la velocità del gruppo supera subito i 40. Sono rimasto solo, tra i due gruppi dei veloci e dei più lenti, non ho il cambio ma non mi dò per vinto.
Inizia una lunga e leggera salita: il mio terreno! Metro dopo metro riprendo una cinquantina di ciclisti e rientro nel gruppo che bene o male (più male) mi terrà compagnia fino al 150° km. Step di controllo con timbro sul cartellino, rifornimento di acqua e sali, mangio una barretta, una banana ed un piccolo panino. Da qui inizia la lunghissima salita di 17 km che parte da quasi il livello del mare fino a 750m con pendenza che oscilla tra il 4 ed il 6 %. Si scende un pò, poi un lungo tratto di altipiani ondulati fino ai 650m di Tripoli. Poi altre salite fino a 900m con un dannatissimo vento contrario che non mi fa sentire il sudore ma che mi disidrata ugualmente. Per l’ occasione avevo cambiato il manubrio per avere la presa più bassa possibile per prendere meno vento, scelta che si rivela azzeccatissima. Vado su e pedalo sempre cercando di mantenere un ritmo costante raggiungendo e sorpassando tanti ciclisti che hanno la bici con il cambio; qualcuno mi chiede che rapporto uso e poi mi fanno i complimenti perché non avevano mai visto uno che salisse in single speed. Io intanto mi godevo il panorama del Peloponneso, non sentivo la stanchezza, ero pervaso da una specie di euforia come quando partecipai alla Roubaix. Senti di entrare a far parte di qualcosa di straordinario… In Francia si passava sulle strade del grande ciclismo, qui sul Peloponneso si respira il senso della storia di Sparta e Atene che si imparava a scuola. Forse sono un “vecchio romantico” , ma è così.
Il paesaggio è straordinario, imponente, austero, solitario, roccioso venato di questa striscia di asfalto moderna dai bordi alti, ripidi e marroni, talvolta rossastri o gialli.

 

Resto solo: in discesa hanno la meglio quelli con il cambio; meglio così perché il fischio del vento nelle orecchie è solo mio, infine praticamente dopo quasi 20 km di discesa arrivo a Sparta e seguo le indicazioni per il traguardo proprio ai piedi della statua di Leonida.

 

Che dire? Mi son messo a saltare con la bici sollevandola da terra di molti centimetri, gli amici e gli altri ciclisti mi aspettavano, perfino lo speaker mi ha menzionato per via della mia bici. Quello che mi ha dato del matto allapartenza è venuto a farmi i complimenti, mi è mancato il bacio della miss, ma era riservato ai primi e ben più giovani. Infine un giro ad un ristorante greco ma con finale toscano: Vinsanto e cantuccini…
M

 

 

 

 

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Buongiorno a tutti, 

Sono ormai quattro anni che vado in Grecia per delle piccole randonnée, e dopo una prima curiosità naturale da parte dei ciclisti locali, mi sono fatto un manipolo di amici; complice il fatto che molti han studiato in Italia erano contentissimi di riprendere un po' di italiano.

 

Ma veniamo ai fatti: in Grecia c'è una importante manifestazione sportiva chiamata Spartachiàda (con l'accento sulla penultima a). Si corre da Atene a Sparta per circa 254 km e si svolge generalmente la prima settimana di ottobre. Per accedervi occorre avere il brevetto di superandonneur. Io che sono un randagio francese, ho avuto l'invito.

 

La manifestazione è così importante per i greci, che la distanza tra Atene e Corinto ci è permesso di percorrerla in autostrada, scortati dalla polizia ed dai mezzi della organizzazione sportiva nazionale (ΠΕΠΑ). Non c'è pompa magna con manifesti, speaker vocianti e striscioni e neppure gazebi di ditte di bici o accessori. Ci sono dei tavoli dove si prende il numero di gara e tanti visi allegri, soprattutto abbracci a non finire. Le bici sono quasi tutte di carbonio e montate con gruppi di ottimo livello. (alla faccia della crisi).

 

Si parte dallo stadio Panatinaikon o anche Kallimarmaron, all' ordine di un fischietto ed il saluto che si sente di più è: kaló taxidi o kalí ekdromí. La notte precedente era piovuto molto e bisognava stare attenti alla strada scivolosa e alle rotaie del tram che talvolta sono troppo oblique e ci costringono a delle vere e proprie acrobazie; per fortuna la macchina in testa al gruppo bloccava i più agitati...

 

Che dire di Atene? Si attraversa la zona neoclassica con palazzi colonnati che ci ricordano la storia studiata a scuola, si sente veramente di essere in un luogo che ha avuto un grande passato. Usciti dal centro, si arriva all' imbocco della autostrada e da lì in poi inizia la marcia controllata fino a Corinto, ma non senza qualche difficoltà, infatti un forte vento contrario e la inesperienza ciclistica di molti, mi ha costretto a qualche acrobazia. Comunque fino a Corinto, la media è stata di quasi 30 km/h. Primo check-point con pipì d'obbligo e ripartenza dopo un paio di minuti. Si entra nel Peloponneso, tutti sparano le loro cartucce e la velocità del gruppo supera subito i 40. Sono rimasto solo, tra i due gruppi dei veloci e dei più lenti, non ho il cambio ma non mi dò per vinto.
Inizia una lunga e leggera salita: il mio terreno! Metro dopo metro riprendo una cinquantina di ciclisti e rientro nel gruppo che bene o male (più male) mi terrà compagnia fino al 150° km. Step di controllo con timbro sul cartellino, rifornimento di acqua e sali, mangio una barretta, una banana ed un piccolo panino. Da qui inizia la lunghissima salita di 17 km che parte da quasi il livello del mare fino a 750m con pendenza che oscilla tra il 4 ed il 6 %. Un lungo tratto di altipiani ondulati fino ai 650m di Tripoli. Poi altre salite fino a 900m con un dannatissimo vento contrario che non mi fa sentire il sudore ma che mi disidrata ugualmente. Per l’ occasione avevo cambiato il manubrio per avere la presa più bassa possibile per prendere meno vento, scelta che si rivela azzeccatissima. Vado su e pedalo sempre cercando di mantenere un ritmo costante raggiungendo e sorpassando tanti ciclisti che hanno la bici con il cambio; qualcuno mi chiede che rapporto uso e poi mi fanno i complimenti perché non avevano mai visto uno che salisse in single speed. Io intanto mi godevo il panorama del Peloponneso, non sentivo la stanchezza, ero pervaso da una specie di euforia come quando partecipai alla Roubaix. Senti di entrare a far parte di qualcosa di straordinario… In Francia si passava sulle strade del grande ciclismo, qui sul Peloponneso si respira il senso della storia di Sparta e Atene che si imparava a scuola. Forse sono un “vecchio romantico” , ma è così.
Il paesaggio è straordinario, imponente, austero, solitario, roccioso venato di questa striscia di asfalto moderna dai bordi alti, ripidi e marroni, talvolta rossastri o gialli.

 

Resto solo: in discesa hanno la meglio quelli con il cambio; meglio così perché il fischio del vento nelle orecchie è solo mio, infine praticamente dopo quasi 20 km di discesa arrivo a Sparta e seguo le indicazioni per il traguardo proprio ai piedi della statua di Leonida.

 

Che dire? Mi son messo a saltare con la bici sollevandola da terra di molti centimetri, gli amici e gli altri ciclisti mi aspettavano, perfino lo speaker mi ha menzionato per via della mia bici. Quello che mi ha dato del matto allapartenza è venuto a farmi i complimenti, mi è mancato il bacio della miss, ma era riservato ai primi e ben più giovani. Infine un giro ad un ristorante greco ma con finale toscano: Vinsanto e cantuccini…
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Ma veniamo ai fatti: in Grecia c'è una importante manifestazione sportiva chiamata Spartachiàda (con l'accento sulla penultima a). Si corre da Atene a Sparta per circa 254 km e si svolge generalmente la prima settimana di ottobre. Per accedervi occorre avere il brevetto di superandonneur. Io che sono un randagio francese, ho avuto l'invito.

La manifestazione è così importante per i greci, che la distanza tra Atene e Corinto ci è permesso di percorrerla in autostrada, scortati dalla polizia ed dai mezzi della organizzazione sportiva nazionale (ΠΕΠΑ). Non c'è pompa magna con manifesti, speaker vocianti e striscioni e neppure gazebi di ditte di bici o accessori. Ci sono dei tavoli dove si prende il numero di gara e tanti visi allegri, soprattutto abbracci a non finire. Le bici sono quasi tutte di carbonio e montate con gruppi di ottimo livello. (alla faccia della crisi).

Si parte dallo stadio Panatinaikon o anche Kallimarmaron, all' ordine di un fischietto ed il saluto che si sente di più è: kaló taxidi o kalí ekdromí. La notte precedente era piovuto molto e bisognava stare attenti alla strada scivolosa e alle rotaie del tram che talvolta sono troppo oblique e ci costringono a delle vere e proprie acrobazie; per fortuna la macchina in testa al gruppo bloccava i più agitati...

Che dire di Atene? Si attraversa la zona neoclassica con palazzi colonnati che ci ricordano la storia studiata a scuola, si sente veramente di essere in un luogo che ha avuto un grande passato. Usciti dal centro, si arriva all' imbocco della autostrada e da lì in poi inizia la marcia controllata fino a Corinto, ma non senza qualche difficoltà, infatti un forte vento contrario e la inesperienza ciclistica di molti, mi ha costretto a qualche acrobazia. Comunque fino a Corinto, la media è stata di quasi 30 km/h. Primo check-point con pipì d'obbligo e ripartenza dopo un paio di minuti. Si entra nel Peloponneso, tutti sparano le loro cartucce e la velocità del gruppo supera subito i 40. Sono rimasto solo, tra i due gruppi dei veloci e dei più lenti, non ho il cambio ma non mi dò per vinto.
Inizia una lunga e leggera salita: il mio terreno! Metro dopo metro riprendo una cinquantina di ciclisti e rientro nel gruppo che bene o male (più male) mi terrà compagnia fino al 150° km. Step di controllo con timbro sul cartellino, rifornimento di acqua e sali, mangio una barretta, una banana ed un piccolo panino. Da qui inizia la lunghissima salita di 17 km che parte da quasi il livello del mare fino a 750m con pendenza che oscilla tra il 4 ed il 6 %. Un lungo tratto di altipiani ondulati fino ai 650m di Tripoli. Poi altre salite con un dannatissimo vento contrario che non mi fa sentire il sudore ma che mi disidrata ugualmente. Per l’ occasione avevo cambiato il manubrio per avere la presa più bassa possibile per prendere meno vento, scelta che si rivela azzeccatissima. Vado su e pedalo sempre cercando di mantenere un ritmo costante raggiungendo e sorpassando tanti ciclisti che hanno la bici con il cambio; qualcuno mi chiede che rapporto uso e poi mi fanno i complimenti perché non avevano mai visto uno che salisse in single speed. Io intanto mi godevo il panorama del Peloponneso, non sentivo la stanchezza, ero pervaso da una specie di euforia come quando partecipai alla Roubaix. Senti di entrare a far parte di qualcosa di straordinario… In Francia si passava sulle strade del grande ciclismo, qui sul Peloponneso si respira il senso della storia di Sparta e Atene che si imparava a scuola. Forse sono un “vecchio romantico” , ma è così.
Il paesaggio è straordinario, imponente, austero, solitario, roccioso venato di questa striscia di asfalto moderna dai bordi alti, ripidi e marroni, talvolta rossastri o gialli.

Resto solo: in discesa hanno la meglio quelli con il cambio; meglio così perché il fischio del vento nelle orecchie è solo mio, infine praticamente dopo quasi 20 km di discesa arrivo a Sparta e seguo le indicazioni per il traguardo proprio ai piedi della statua di Leonida.

Che dire? Mi son messo a saltare con la bici sollevandola da terra di molti centimetri, gli amici e gli altri ciclisti mi aspettavano, perfino lo speaker mi ha menzionato per via della mia bici. Quello che mi ha dato del matto allapartenza è venuto a farmi i complimenti, mi è mancato il bacio della miss, ma era riservato ai primi e ben più giovani. Infine un giro ad un ristorante greco ma con finale toscano: Vinsanto e cantuccini…
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