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la protesta dei corrieri foodora a torino


il_ponz
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Mi dispiace molto, davvero un tuffo al cuore, la mia solidarietà a tutti coloro che sono in difficoltà.

siamo finiti male, molto male... 

negli anni '90 a 16 anni giravo su una italianissima cagiva mito 125cc da più di 30 cavalli, un capolavoro di ingegneria nostrana, un Mito in tutti i sensi (e le giapponesi mute, in silenzio reverenziale), poi le 125 furono stroncate nella potenza perchè ritenute pericolose, poi ancora stroncate nuovamente, con il colpo di grazia finale, perchè nocive per l'ambiente. 

Oggi incentivi per i monopattini (le cui batterie non si sa che fine faranno e dove la faranno),  prodotti da aziende cinesi, che sfruttano i lavoratori e si fanno beffa del rispetto dell'ambiente, per farli girare in maniera consentita contromano... in due e sui marciapiedi (tanto nessuno controlla) mentre in Europa le aziende vengono tassate sull'inquinamento che non producono o che producono solo in minima parte...

È un mondo che sta girando al contrario, alla fine a rimetterci saranno sempre e solo i lavoratori, gli indifesi, i più deboli. 

Negli anni '90 non era cosi...

e non parlo delle bici, siamo passati da capolavori come la master o l'arabesque ed una infinità di italianissimi ed unici prodotti artigiani ad acquistare cinesate prodotte chissà in che modo e quindi anche da un declassamento del lavoro, unico ed inimitabile che solo un artigiano può creare. 

Il lavoro nobilita l'uomo, la schiavitù no, queste forme di sfruttamento devono finire. 

Scusate il parziale OT... mi taccio per sempre sull'argomento. 

Modificato da RandagioOfSteel (visualizza cornologia modifica)
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39 minuti fa, RandagioOfSteel ha scritto:

Mi dispiace molto, davvero un tuffo al cuore, la mia solidarietà a tutti coloro che sono in difficoltà.

siamo finiti male, molto male... 

negli anni '90 a 16 anni giravo su una italianissima cagiva mito 125cc da più di 30 cavalli, un capolavoro di ingegneria nostrana, un Mito in tutti i sensi (e le giapponesi mute, in silenzio reverenziale), poi le 125 furono stroncate nella potenza perchè ritenute pericolose, poi ancora stroncate nuovamente, con il colpo di grazia finale, perchè nocive per l'ambiente. 

Oggi incentivi per i monopattini (le cui batterie non si sa che fine faranno e dove la faranno),  prodotti da aziende cinesi, che sfruttano i lavoratori e si fanno beffa del rispetto dell'ambiente, per farli girare in maniera consentita contromano... in due e sui marciapiedi (tanto nessuno controlla) mentre in Europa le aziende vengono tassate sull'inquinamento che non producono o che producono solo in minima parte...

È un mondo che sta girando al contrario, alla fine a rimetterci saranno sempre e solo i lavoratori, gli indifesi, i più deboli. 

Negli anni '90 non era cosi...

e non parlo delle bici, siamo passati da capolavori come la master o l'arabesque ed una infinità di italianissimi ed unici prodotti artigiani ad acquistare cinesate prodotte chissà in che modo e quindi anche da un declassamento del lavoro, unico ed inimitabile che solo un artigiano può creare. 

Il lavoro nobilita l'uomo, la schiavitù no, queste forme di sfruttamento devono finire. 

Scusate il parziale OT... mi taccio per sempre sull'argomento. 

Che accozzaglia di luoghi comuni

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  • 2 weeks later...

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Far west sui treni dei pendolari tra bici dei rider, sbandati e gente senza mascherina

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  • 1 month later...

NAPOLI

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Modificato da bartolopestalozidipinerolo (visualizza cornologia modifica)
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  • 3 weeks later...
Il 18/11/2020 at 10:47 , Lagrange ha scritto:

Che accozzaglia di luoghi comuni

Anche rispondere come hai fatto tu a cose che ha scritto lui può rientrare nei luoghi comuni. A me non sembra che abbia scritto chissà quali eresie. Magari argomenta, se ti va.

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12 minuti fa, legnogrezzo ha scritto:

Anche rispondere come hai fatto tu a cose che ha scritto lui può rientrare nei luoghi comuni. A me non sembra che abbia scritto chissà quali eresie. Magari argomenta, se ti va.

- l'esaltazione dei 16 anni e la cagiva mito (30 cavalli su un 125, per poi lamentarsi che magari sono state depotenziate)

- la lamentela dei monopattini da uno esaltato di avere 30 cavalli su un 125

- negli anni 90 non era cosi (mitizzazione di un passato che non esiste e perlomeno esiste in senso assoluto)

- master e arabesque capolavori (de gustibus)

- accostare master e arabesque alla parola artigianale

- le parole "italianissimi" e "cinesate"

- constatazioni generiche sul lavoro e qualche frase fatta sul'argomento, ci mancava solo un riferimento al art1 della costituzione

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25 minuti fa, Lagrange ha scritto:

- l'esaltazione dei 16 anni e la cagiva mito (30 cavalli su un 125, per poi lamentarsi che magari sono state depotenziate)

- la lamentela dei monopattini da uno esaltato di avere 30 cavalli su un 125

- negli anni 90 non era cosi (mitizzazione di un passato che non esiste e perlomeno esiste in senso assoluto)

- master e arabesque capolavori (de gustibus)

- accostare master e arabesque alla parola artigianale

- le parole "italianissimi" e "cinesate"

- constatazioni generiche sul lavoro e qualche frase fatta sul'argomento, ci mancava solo un riferimento al art1 della costituzione

E invece il tennis??! (cit.)

Certamente non li ha saldati uno per uno l'Ernesto, limando anche le congiunzioni arabescate. Ma è un prodotto artigianale, costruito in grandi numeri, per carità. Pure a me viene da ridere quando leggo rarissimo, perché non è così. Ma non è una bici costruita da un robot in una fabbrica super automatizzata. L'ha fatta un telaista esperto, in Italia.

Sul resto concordo (con lui), certo sono pensieri personali, riassunti per di più.

Poi logico che a 16 anni ragioni in un modo e a 40 in un altro. Dai.

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3 ore fa, legnogrezzo ha scritto:

Anche rispondere come hai fatto tu a cose che ha scritto lui può rientrare nei luoghi comuni. A me non sembra che abbia scritto chissà quali eresie. Magari argomenta, se ti va.

non ragioniamo di loro, ma guarda e passa, perchè la malizia è probabilmente negli occhi di guarda, oppure è probabile che il mio testo abbia toccato una nota dolente. 

Ognuno può avere le sue idee ed è liberissimo di esporle, ma vorrei chiarire solo un punto sulla Mito, perchè non è esaltazione ma solo dare a Cesare quel che è di Cesare, ovvero riconoscere il talento e l'ingegno che hanno creato un capolavoro italianissimo. Quindi farò un breve narrazione (se non vi dispiace, altrimenti chiedo scusa in anticipo e la moderazione di questo post) della Mito, potrei farlo anche con gli altri punti criticati, ma non vedo ragione in questo luogo. 

La Mito veniva disegnata dall'Ing. Tamburini, lo stesso che prestava la sua matita per la Ducati. 

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La ducati 916 è attualmente, a livello internazionale, considerata la più bella moto di sempre e la Cagiva Mito, essendo una 916 in miniatura non può essere che un capolavoro in scala ridotta. La prima serie della Mito invece riprendeva le linee della gp.

Lato tecnico la piccola 125, era stupefacente, in gran parte derivato dal team corse che gareggiava in GP.

Telaio in alluminio doppia culla, forcellone in alluminio a banana asimmetrico, forcella a steli rovesciati marzocchi di grande sezione, impianto frenante brembo, ammortizzatore di sterzo (ed è l'unica moto di quella cilindrata ad averlo), motore con rapporto super quadro, 7 marce, controllo elettronico della valvola lamellare, 30cv di fabbrica, miscelatore separato, strumentazione scomponibile per girare in pista. Oggi una cagiva Mito degli anni '90 sarebbe ancora attualissima ed iconica, sia lato design, sia lato prestazioni e tecnica. Questa piccolina, era ammirata e studiata ovunque, oggi ci sono club e gruppi di appassionati da ogni parte del globo che continuano ad usarla ed ammirarla in maniera del tutto analoga a ciò che accade con la fiat 500 d'epoca. 

La Mito era un prodotto tipicamente italiano, perchè nasceva da quella che era solo una piccola azienda, quasi artigianale e dal Genio di Tamburini, ma il risultato era qualcosa da "fuori di testa", solo 125cc e tantissima tecnologia in un corpo mozzafiato in cui il design seguiva la funzione. È italianissima perchè solo la genialità, la spregiudicatezza, il genio e forse solo l'arroganza italiana, di quelle persone nelle cui vene scorreva vino rosso e miscela al 3%, poteva permettere ad una piccola azienda di creare fuori capolavori del genere e mettere in riga i colossi giapponesi. Il termine Italianissimo è azzeccato perchè ci sono tutti gli ingredienti di una tipica ricetta nostrana, con particolare risalto per il design e l'estetica.

La Mito era il Mito, perchè tecnicamente imbattibile, tremendamente sexy e sopratutto perchè il "mezzo" a quell'epoca era un aggregatore sociale, era il Facebook e l'istagram dei giovani di allora. Si prendeva il ciclomotore o la moto e si andava socializzare a km di distanza oppure ci si riuniva per suonare o per fare due chiacchiere, si tornava da scuola o si dava un passaggio ai compagni ed era anche la scuola dove si iniziava a capire come usare giraviti e chiavi, ma anche come amministrare i propri risparmi o i primi stipendi, perchè avere un mezzo a motore impone anche delle spese a volte notevoli. La mito era un mito, perchè era talmente affascinante che tutti rimanevano a bocca aperta a guardarla ed in silenzio religioso ad ascoltare il flebile borbottio al minimo del 2 tempi, che si trasformava in una sprezzante marcia di guerra quando superava gli 8'000 giri. Era il mezzo perfetto con cui andare a prendere la propria amata e per le prime uscite da fidanzatini... 

La mito può essere un'icona perfetta della narrazione di uno spaccato storico della penisola: le piccole imprese lavoravano ed avevano voglia (anche se il declino era già iniziato da tempo) di creare grandi prodotti, a volte mettendosi contro giganti centinaia di volte più grandi loro e riuscendo a dimostrare che anche con pochi mezzi era possibile innovare e tirare fuori qualcosa di incredibile.

Spesso queste opere d'arte avevano la quasi totalità dei componenti a km 0 (che tanto va di moda oggi, ma che fino agli anni 80-90 è stata la prassi), la gran parte proveniente da aziende nostrane. Tante piccole attività che realizzavano un pezzo per un grande progetto e spesso i ragazzi erano ancora più orgogliosi di possederle perchè potevano dire: "questo pezzo l'ha costruito mia padre oppure l'ha fatto mia madre" e c'era sempre un certo timore reverenziale nel trattare bene quell'oggetto perchè spesso rappresentava in tutti i sensi, il sudore dei propri genitori. 

Negli anni '80'90 vedevo Piaggio, Gilera, Malaguti, Cagiva, Aprilia, Benelli, Beta, TM per non parlare dei marchi di biciclette, un tripudio di prodotti nostrani. 

Oggi cosa vedo? 

Cammino per strada e vedo molti prodotti totalmente realizzati  in China (dai monopattini alle bici al cartonio), dove essendoci una dittatura, non esiste libertà di pensiero, non esiste diritti al lavoro o alla salute, cosi come non viene rispettato l'ambiente e non esiste rispetto dei brevetti.

Se crediamo che una cosa sia giusta per noi (come il diritto al riposo o alla salute), allora lo è anche per gli altri. Se è giusto non inquinare allora lo è in ogni parte del mondo. Quindi siamo dei fessacchiotti se ci auto obblighiamo a seguire delle sacrosante regole, su diritti, lavoro, salute ed ambiente, brevetti  e tartassiamo le aziende con determinate e sacrosante imposte e poi facciamo entrare ed incentiviamo all'acquisto di questo ciarpame, perchè facciamo perdere dignità ai prodotti, realizzati seguendo regole sane ed ai lavoratori che vedono abbassarsi il prezzo del loro operato e la loro dignità, oltre che a disincentivare la produzione. Oggi molte delle piccole imprese a conduzione famigliare, che producevano con sani principi, sono state spazzate vie dall'arrivo della produzione a basso costo (ma ad altissimo impatto sociale ed ambientale ed a lunghissima filiera) ed è un dato di fatto. 

Quindi è un SI, dagli anni '90 ad oggi, vedo un aumento del livello di "stupidità" generale ed anche un declassamento dei lavoratori, perchè se si incentiva un acquisto di prodotti che seguono filiere di produzione tossiche, si declassa tutto, dall'ambiente, al clima, ai diritti, alla salute, ai brevetti, oltre a disincentivare le produzioni sane che invece andrebbero valorizzate e protette. 

 

P.s.

il problema dei 30 cavalli a 16 anni.

Il mezzo o lo strumento non è mai il problema, il vero problema è la testa, l'educazione, il rispetto delle regole ed il controllo del rispetto delle regole. Se sei "matto", sei matto e ti ammazzi o uccidi anche con 15cv invece di 30.

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1 ora fa, RandagioOfSteel ha scritto:

non ragioniamo di loro, ma guarda e passa, perchè la malizia è probabilmente negli occhi di guarda, oppure è probabile che il mio testo abbia toccato una nota dolente. 

Ognuno può avere le sue idee ed è liberissimo di esporle, ma vorrei chiarire solo un punto sulla Mito, perchè non è esaltazione ma solo dare a Cesare quel che è di Cesare, ovvero riconoscere il talento e l'ingegno che hanno creato un capolavoro italianissimo. Quindi farò un breve narrazione (se non vi dispiace, altrimenti chiedo scusa in anticipo e la moderazione di questo post) della Mito, potrei farlo anche con gli altri punti criticati, ma non vedo ragione in questo luogo. 

La Mito veniva disegnata dall'Ing. Tamburini, lo stesso che prestava la sua matita per la Ducati. 

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La ducati 916 è attualmente, a livello internazionale, considerata la più bella moto di sempre e la Cagiva Mito, essendo una 916 in miniatura non può essere che un capolavoro in scala ridotta. La prima serie della Mito invece riprendeva le linee della gp.

Lato tecnico la piccola 125, era stupefacente, in gran parte derivato dal team corse che gareggiava in GP.

Telaio in alluminio doppia culla, forcellone in alluminio a banana asimmetrico, forcella a steli rovesciati marzocchi di grande sezione, impianto frenante brembo, ammortizzatore di sterzo (ed è l'unica moto di quella cilindrata ad averlo), motore con rapporto super quadro, 7 marce, controllo elettronico della valvola lamellare, 30cv di fabbrica, miscelatore separato, strumentazione scomponibile per girare in pista. Oggi una cagiva Mito degli anni '90 sarebbe ancora attualissima ed iconica, sia lato design, sia lato prestazioni e tecnica. Questa piccolina, era ammirata e studiata ovunque, oggi ci sono club e gruppi di appassionati da ogni parte del globo che continuano ad usarla ed ammirarla in maniera del tutto analoga a ciò che accade con la fiat 500 d'epoca. 

La Mito era un prodotto tipicamente italiano, perchè nasceva da quella che era solo una piccola azienda, quasi artigianale e dal Genio di Tamburini, ma il risultato era qualcosa da "fuori di testa", solo 125cc e tantissima tecnologia in un corpo mozzafiato in cui il design seguiva la funzione. È italianissima perchè solo la genialità, la spregiudicatezza, il genio e forse solo l'arroganza italiana, di quelle persone nelle cui vene scorreva vino rosso e miscela al 3%, poteva permettere ad una piccola azienda di creare fuori capolavori del genere e mettere in riga i colossi giapponesi. Il termine Italianissimo è azzeccato perchè ci sono tutti gli ingredienti di una tipica ricetta nostrana, con particolare risalto per il design e l'estetica.

La Mito era il Mito, perchè tecnicamente imbattibile, tremendamente sexy e sopratutto perchè il "mezzo" a quell'epoca era un aggregatore sociale, era il Facebook e l'istagram dei giovani di allora. Si prendeva il ciclomotore o la moto e si andava socializzare a km di distanza oppure ci si riuniva per suonare o per fare due chiacchiere, si tornava da scuola o si dava un passaggio ai compagni ed era anche la scuola dove si iniziava a capire come usare giraviti e chiavi, ma anche come amministrare i propri risparmi o i primi stipendi, perchè avere un mezzo a motore impone anche delle spese a volte notevoli. La mito era un mito, perchè era talmente affascinante che tutti rimanevano a bocca aperta a guardarla ed in silenzio religioso ad ascoltare il flebile borbottio al minimo del 2 tempi, che si trasformava in una sprezzante marcia di guerra quando superava gli 8'000 giri. Era il mezzo perfetto con cui andare a prendere la propria amata e per le prime uscite da fidanzatini... 

La mito può essere un'icona perfetta della narrazione di uno spaccato storico della penisola: le piccole imprese lavoravano ed avevano voglia (anche se il declino era già iniziato da tempo) di creare grandi prodotti, a volte mettendosi contro giganti centinaia di volte più grandi loro e riuscendo a dimostrare che anche con pochi mezzi era possibile innovare e tirare fuori qualcosa di incredibile.

Spesso queste opere d'arte avevano la quasi totalità dei componenti a km 0 (che tanto va di moda oggi, ma che fino agli anni 80-90 è stata la prassi), la gran parte proveniente da aziende nostrane. Tante piccole attività che realizzavano un pezzo per un grande progetto e spesso i ragazzi erano ancora più orgogliosi di possederle perchè potevano dire: "questo pezzo l'ha costruito mia padre oppure l'ha fatto mia madre" e c'era sempre un certo timore reverenziale nel trattare bene quell'oggetto perchè spesso rappresentava in tutti i sensi, il sudore dei propri genitori. 

Negli anni '80'90 vedevo Piaggio, Gilera, Malaguti, Cagiva, Aprilia, Benelli, Beta, TM per non parlare dei marchi di biciclette, un tripudio di prodotti nostrani. 

Oggi cosa vedo? 

Cammino per strada e vedo molti prodotti totalmente realizzati  in China (dai monopattini alle bici al cartonio), dove essendoci una dittatura, non esiste libertà di pensiero, non esiste diritti al lavoro o alla salute, cosi come non viene rispettato l'ambiente e non esiste rispetto dei brevetti.

Se crediamo che una cosa sia giusta per noi (come il diritto al riposo o alla salute), allora lo è anche per gli altri. Se è giusto non inquinare allora lo è in ogni parte del mondo. Quindi siamo dei fessacchiotti se ci auto obblighiamo a seguire delle sacrosante regole, su diritti, lavoro, salute ed ambiente, brevetti  e tartassiamo le aziende con determinate e sacrosante imposte e poi facciamo entrare ed incentiviamo all'acquisto di questo ciarpame, perchè facciamo perdere dignità ai prodotti, realizzati seguendo regole sane ed ai lavoratori che vedono abbassarsi il prezzo del loro operato e la loro dignità, oltre che a disincentivare la produzione. Oggi molte delle piccole imprese a conduzione famigliare, che producevano con sani principi, sono state spazzate vie dall'arrivo della produzione a basso costo (ma ad altissimo impatto sociale ed ambientale ed a lunghissima filiera) ed è un dato di fatto. 

Quindi è un SI, dagli anni '90 ad oggi, vedo un aumento del livello di "stupidità" generale ed anche un declassamento dei lavoratori, perchè se si incentiva un acquisto di prodotti che seguono filiere di produzione tossiche, si declassa tutto, dall'ambiente, al clima, ai diritti, alla salute, ai brevetti, oltre a disincentivare le produzioni sane che invece andrebbero valorizzate e protette. 

 

P.s.

il problema dei 30 cavalli a 16 anni.

Il mezzo o lo strumento non è mai il problema, il vero problema è la testa, l'educazione, il rispetto delle regole ed il controllo del rispetto delle regole. Se sei "matto", sei matto e ti ammazzi o uccidi anche con 15cv invece di 30.

Bello tutto ma la Mito rimane una moto bara.

Dare un simile mezzo ad un 16enne e sperare che la usasse con moderazione equivaleva a lasciare le ore ad un tredicenne e dirgli non farti le seghe.

Nel mio paesotto più di qualcuno si è fatto parecchio male con la mito.

Era un po' troppo esasperata , anche per i giorni odierni.

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In questo momento, lelegab ha scritto:

Bello tutto ma la Mito rimane una moto bara.

Dare un simile mezzo ad un 16enne e sperare che la usasse con moderazione equivaleva a lasciare le ore ad un tredicenne e dirgli non farti le seghe.

Nel mio paesotto più di qualcuno si è fatto parecchio male con la mito.

Era un po' troppo esasperata , anche per i giorni odierni.


Vero, molti si sono fatti male, ma non per il mezzo quanto per la mancanza di educazione e di testa ed il problema non fu risolto portando per legge da 30cv a 15cv, perché praticamente tutti le riportavano a potenza potenza piena con i kit di conversione. Stesso discorso per i ciclomotori, hai mai visto un 50ino con i blocchi che fa solo 45km/h? Sono davvero mosche bianche.

la riduzione dei morti e di incidenti c’è stata perché iniziarono con le campagne di informazione e sensibilizzazione,  tra l’altro il casco era diventato diventato obbligatorio da pochi anni e c’era ancora un’ aderenza molto scarsa (erano molti quelli che giravano tranquillamente capelli al vento), mentre sui ciclomotori per i maggiorenni bisogna aspettare il 1992.

sono sicuro che la legge dei 15cv, ha fatto poco o nulla, molti nemmeno il rodaggio facevano con la limitazione a 15cv, prendevano la moto nuova di pacca già modificata e sopratutto non ho mai visto forze dell’ordine equipaggiate (come invece accade in altri paesi) per controllare sul posto le performance del mezzo...
Non le definirei bare, perché hanno una ciclistica che potrebbe reggere tranquillamente ed in sicurezza potenze superiori, anzi in termini di guidabilità è molto ma molto più sicura una mito o una rs, dei maxi scooteroni presenti oggi in commercio. Le vere bare sono le vespe d’epoca truccate e non è raro vedere esemplari da più di 20cv, li si che rischi la vita ogni volta che pieghi il polso, oppure gli scooteroni.

Le 125 erano gran mezzi, che hanno sancito l’ascesa di un altro grande marchio italiano come Aprilia, mentre il monopattino lo usava solo Pierino nei suoi film...

Ma qui siamo troppo OT, per parlare dei missili a 2t, volendo si può aprire un’altra discussione in una sezione dedicata.

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1 ora fa, lelegab ha scritto:

Bello tutto ma la Mito rimane una moto bara.

Dare un simile mezzo ad un 16enne e sperare che la usasse con moderazione equivaleva a lasciare le ore ad un tredicenne e dirgli non farti le seghe.

Nel mio paesotto più di qualcuno si è fatto parecchio male con la mito.

Era un po' troppo esasperata , anche per i giorni odierni.

Dai lo sappiamo. Ma la Mito non è una moto bara. Era una moto ad alte prestazioni e molto sicura. Certo in mano a dei sedicenni che si credevano Mamola era pericolosa, ovviamente, come tutte le cose usate senza criterio. Un conoscente di un mio amico aveva un Gilera Bullitt che faceva quasi i 140 km/h. con tutte le elaborazioni fatte al solo motore. Quella era una bara, infatti questa persona ha rischiato di morire in un incidente perché dietro ad un auto, in scia, dovendo frenare di colpo è entrato dentro l'auto passando dal lunotto. E' uscito dall'ospedale dopo mesi, zoppo, un po' sfigurato (casco non integrale) e dopo un periodo di coma. Del resto sulla ciclistica di un 50 cc. cosa puoi pretendere!

Io avevo la NSR 125FII (con cui, scusami Randagio, non per vantarmi, ho dato un po' di merda a qualcuno con Mito e RS, ma c'era il trucco, trucco che comunque non ha mai fatto superare alla mia NSR più dei cavalli della Cagiva). Anche quella, pur essendo Honda, era pensata e prodotta tutta ad Atessa alla Honda Italia. Forse delle 4 o 5 era la meno esasperata (parlo di RS125 o peggio di SP01 e SP02 e GFR, con un'erogazione talmente appuntita - quindi pericolosa - che il minimo era molto più alto delle concorrenti) infatti ha vinto tanto in SP categoria femminile (vi prego non iniziamo coi soliti discorsi).

E qua da me non si sono fatti male in tanti, sono morti. Ma le moto in se erano sicure. 

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Il 19/1/2021 at 15:33 , RandagioOfSteel ha scritto:

 

sono sicuro che la legge dei 15cv, ha fatto poco o nulla, molti nemmeno il rodaggio facevano con la limitazione a 15cv, prendevano la moto nuova di pacca già modificata e sopratutto non ho mai visto forze dell’ordine equipaggiate (come invece accade in altri paesi) per controllare sul posto le performance del mezzo...
Non le definirei bare, perché hanno una ciclistica che potrebbe reggere tranquillamente ed in sicurezza potenze superiori, anzi in termini di guidabilità è molto ma molto più sicura una mito o una rs, dei maxi scooteroni presenti oggi in commercio. Le vere bare sono le vespe d’epoca truccate e non è raro vedere esemplari da più di 20cv, li si che rischi la vita ogni volta che pieghi il polso, oppure gli scooteroni.

 

Un mio amico attaccò un adesivo Arrow sul terminale originalissimo del suo Fantic Caballero. Fu fermato dal solertissimo e inflessibilissimo maresciallo dei carabinieri C*****, di O********, che - probabilmente fregandosi le mani -  disse: tanto per iniziare questo motore non è originale!

E il mio amico, togliendo l'adesivo: e allora adesso come la mettiamo? Dal controllo ovviamente non risultò nulla ed il ciclomotore era ancora in rodaggio e con i "fermi". 

:D

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Glovo Italia ha incassato 35,6 milioni di euro nel 2019...ai rider le botte in faccia per un euro e venti centesimi...

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Ragazzi/e come  si può definire  una moto con disco da 320, un telaio che accetta l'RD350 e sospensioni raffinatissime,  una "bara"...?

 

Un pensiero per i fattorini derubati per una dose.

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12 ore fa, Anquetil ha scritto:

Ragazzi/e come  si può definire  una moto con disco da 320, un telaio che accetta l'RD350 e sospensioni raffinatissime,  una "bara"...?

 

Un pensiero per i fattorini derubati per una dose.

La bara se la costruivano i sedicenni con 1 ora di foglio rosa che pensavano di essere tutti Kevin Schwantz.

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