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Buongiorno!

[DISCLAIMER: ci sono alte possibilità che i miei messaggi in questa discussione contengano incredibili sproloqui e foto di qualità imbarazzante, proseguite nella lettura a vostro rischio e pericolo, assumendovi tutte le responsabilità del caso]

Essendomi da poco trasferito nella penisola iberica, più precisamente a Huelva (o "la Biella del sud della Spagna", come mi piace definirla), ho pensato che potrei radunare in questa discussione-rubrica aperiodica una serie di foto, divagazioni e considerazioni su quello che vedrò pedalando nel corso di questi mesi foraggiati dall'Unione Europea. Sì, magari suona un po' autocelebrativo, però la volontà è anche quella di far buttare un occhio su una parte di Spagna diversa da quella a cui si è normalmente portati a pensare quando si sente nominare questa monarchia cattolica. Sto parecchio lontano dalle conosciutissime Barcellona, Madrid e isole dello sballo, mentre disto giusto cento chilometri da Siviglia e potenzialmente da Cadice, anche se una cronica mancanza di infrastrutture e un enorme parco nazionale (che presto visiterò) mi obbligano a percorrere circa il doppio della distanza per raggiungere la meta dei surfisti.

Insomma, vivo in una zona dell'Andalusia non troppo interessata dal turismo, se non da quello interno, che però ha una serie di posti (spotz) interessanti che cercherò di raggiungere con giri più o meno lunghi e qualche pernottamento randagio in giro. Viaggerò accompagnato dalla mia Olmo in versione fissa e talvolta da alcuni amici Erasmici, meno adusi all'utilizzo del velocipede, che però sto deviando gradualmente. Non si tratterà sempre né di medie inarrivabili né di distanze incredibili, sicuramente gente qui dentro copre chilometraggi maggiori allenandosi, ma qui si tratta di rifocillarsi di spirito (deviazione fricchettona) più che di consolidare i miei eternamente assenti quadricipiti.

E passiamo ai fatti: dopo la prima scampagnata di una quarantina di chilometri in compagnia verso la costa atlantica e ritorno, ieri mi sono fatto il vuoto intorno proponendo una sgambata fino al Santuario de Nuestra Señora del Rocío, o la San Giovanni Rotondo spagnola, per mantenere sempre dei punti di riferimento culturali. Trattasi di un paesino che sembra stato strappato al FarWest, con strade in terra battuta, edifici bianchi e cavalli e calessi un po' ovunque, situato al limitare del Parque de Doñana, a quindici chilometri dalla costa e a sessantacinque chilometri da Huelva. A inizio estate si celebra una enorme processione con circa un milione di fedeli sudati che affollano le strade polverose del piccolo pueblito; mi è sembrato pertanto opportuno recarmi ai piedi della Vergine in un periodo religiosamente calmo dell'anno.

All'andata sono uscito da Huelva attraversando la mostruosa zona lunare della raffineria, costeggiando virtualmente l'Oceano, tra pini marittimi e eucalipti, sulla tranquilla e sabbiosa A494 che attraversa Mazagón e Matalascañas. I paesi che si trovano lungo la strada, due appunto, e a venti chilometri l'uno dall'altro, sono rinomati per le spiagge e per aver dato i natali a dei miei amici, per cui l'enorme rettilineo che conduce ad una curva di novanta gradi verso l'interno è stato dominato essenzialmente dal profumo di eucalipto e dal sole a perpendicolo. Viro verso l'interno costeggiando il Parco di Doñana e all'improvviso dalla prateria emerge questa visione:

5651bb3fa1cb2_MarismaRoco.thumb.JPG.c8f0

Circumnavigo l'acquitrino antistante il santuario, coi cavalli al pascolo e le canne mosse dal vento (elemento che mi avrebbe dovuto far riflettere sulla scelta della strada per il ritorno), fino ad arrivare alla piazza centrale, in cui scatto un'immancabile foto di rito per rendere omaggio al mio fedele telaio ligure (e altre che vi risparmio)

5651bfac192d0_OlmoRoco.thumb.JPG.c152fd1

Il paese è pervaso dal profumo di carne grigliata e pesce fritto, per cui do una rapida occhiata alle taverne prima di appartarmi per mangiare banane e cereali

SpanishFarWest.thumb.JPG.8a7b9b212ed0e8d

Classicone.thumb.JPG.438db043a7640bd0af3OlmoMarisma.thumb.JPG.899958bdeb81f6d0fbZorro.thumb.JPG.b2dfb71fe6ba213d6b61bffd

Risolte le questioni turistico-burocratiche, è giunto il momento di pensare al rientro: posso affrontare la pianeggiante strada dell'andata, con un rassicurante vento a favore per almeno i primi quindici chilometri, o addentrarmi nell'interno, verso un minimo dislivello e con un vento contrario almeno all'inizio, anche se su un percorso di otto chilometri più corto rispetto alla prima parte. Senza dubbio decido di lanciarmi verso le colline con vigne, ulivi e paesini bianchi abbarbicati sui dolci declivi andalusi, e imbocco la A483 verso nord, lasciandomi alle spalle il paese di Zorro. Il vento si rivela un compagno di viaggio per circa quaranta dei cinquantotto chilometri del ritorno, obbligandomi a mantenere i quindici all'ora anche in discesa e parandomisi proprio dinnanzi quando ad Almonte svolto ad ovest sulla A484. Ciononostante passo Almonte, Rociana del Condado e Bonares canticchiando, e giungo a San Juan del Puerto, ormai ad una decina di chilometri da Huelva, all'imbrunire. Poi il vento cessa e gli ultimi chilometri sulla risicata e buia A5000 sono solo una sonora galoppata verso un'abbondante cena tra amici.

A presto!

 

Dati tecnici:

Rapporto: 39-14

Km: 123

Dislivello: 358mt

Media: circa 22km/h, nonostante i 28 all'andata

Strava (che fa fine e non impegna)

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Essendomi da poco trasferito nella penisola iberica, più precisamente a Huelva (o "la Biella del sud della Spagna", come mi piace definirla), ho pensato che potrei radunare in questa discussione-rubrica aperiodica una serie di foto, divagazioni e considerazioni su quello che vedrò pedalando nel corso di questi mesi foraggiati dall'Unione Europea. Sì, magari suona un po' autocelebrativo, però la volontà è anche quella di far buttare un occhio su una parte di Spagna diversa da quella a cui si è normalmente portati a pensare quando si sente nominare questa monarchia cattolica. Sto parecchio lontano dalle conosciutissime Barcellona, Madrid e isole dello sballo, mentre disto giusto cento chilometri da Siviglia e potenzialmente da Cadice, anche se una cronica mancanza di infrastrutture e un enorme parco nazionale (che presto visiterò) mi obbligano a percorrere circa il doppio della distanza per raggiungere la meta dei surfisti.

Insomma, vivo in una zona dell'Andalusia non troppo interessata dal turismo, se non da quello interno, che però ha una serie di posti (spotz) interessanti che cercherò di raggiungere con giri più o meno lunghi e qualche pernottamento randagio in giro. Viaggerò accompagnato dalla mia Olmo in versione fissa e talvolta da alcuni amici Erasmici, meno adusi all'utilizzo del velocipede, che però sto deviando gradualmente. Non si tratterà sempre né di medie inarrivabili né di distanze incredibili, sicuramente gente qui dentro copre chilometraggi maggiori allenandosi, ma qui si tratta di rifocillarsi di spirito (deviazione fricchettona) più che di consolidare i miei eternamente assenti quadricipiti.

E passiamo ai fatti: dopo la prima scampagnata di una quarantina di chilometri in compagnia verso la costa atlantica e ritorno, ieri mi sono fatto il vuoto intorno proponendo una sgambata fino al Santuario de Nuestra Señora del Rocío, o la San Giovanni Rotondo spagnola, per mantenere sempre dei punti di riferimento culturali. Trattasi di un paesino che sembra stato strappato al FarWest, con strade in terra battuta, edifici bianchi e cavalli e calessi un po' ovunque, situato al limitare del Parque de Doñana, a quindici chilometri dalla costa e a sessantacinque chilometri da Huelva. A inizio estate si celebra una enorme processione con circa un milione di fedeli sudati che affollano le strade polverose del piccolo pueblito; mi è sembrato pertanto opportuno recarmi ai piedi della Vergine in un periodo religiosamente calmo dell'anno.

All'andata sono uscito da Huelva attraversando la mostruosa zona lunare della raffineria, costeggiando virtualmente l'Oceano, tra pini marittimi e eucalipti, sulla tranquilla e sabbiosa A494 che attraversa Mazagón e Matalascañas. I paesi che si trovano lungo la strada, due appunto, e a venti chilometri l'uno dall'altro, sono rinomati per le spiagge e per aver dato i natali a dei miei amici, per cui l'enorme rettilineo che conduce ad una curva di novanta gradi verso l'interno è stato dominato essenzialmente dal profumo di eucalipto e dal sole a perpendicolo. Viro verso l'interno costeggiando il Parco di Doñana e all'improvviso dalla prateria emerge questa visione:

5651bb3fa1cb2_MarismaRoco.thumb.JPG.c8f0

Circumnavigo l'acquitrino antistante il santuario, coi cavalli al pascolo e le canne mosse dal vento (elemento che mi avrebbe dovuto far riflettere sulla scelta della strada per il ritorno), fino ad arrivare alla piazza centrale, in cui scatto un'immancabile foto di rito per rendere omaggio al mio fedele telaio ligure (e altre che vi risparmio)

5651bfac192d0_OlmoRoco.thumb.JPG.c152fd1

Il paese è pervaso dal profumo di carne grigliata e pesce fritto, per cui do una rapida occhiata alle taverne prima di appartarmi per mangiare banane e cereali

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Classicone.thumb.JPG.438db043a7640bd0af3OlmoMarisma.thumb.JPG.899958bdeb81f6d0fbZorro.thumb.JPG.b2dfb71fe6ba213d6b61bffd

Risolte le questioni turistico-burocratiche, è giunto il momento di pensare al rientro: posso affrontare la pianeggiante strada dell'andata, con un rassicurante vento a favore per almeno i primi quindici chilometri, o addentrarmi nell'interno, verso un minimo dislivello e con un vento contrario almeno all'inizio, anche se su un percorso di otto chilometri più corto rispetto alla prima parte. Senza dubbio decido di lanciarmi verso le colline con vigne, ulivi e paesini bianchi abbarbicati sui dolci declivi andalusi, e imbocco la A483 verso nord, lasciandomi alle spalle il paese di Zorro. Il vento si rivela un compagno di viaggio per circa quaranta dei cinquantotto chilometri del ritorno, obbligandomi a mantenere i quindici all'ora anche in discesa e parandomisi proprio dinnanzi quando ad Almonte svolto ad ovest sulla A484. Ciononostante passo Almonte, Rociana del Condado e Bonares canticchiando, e giungo a San Juan del Puerto, ormai ad una decina di chilometri da Huelva, all'imbrunire. Poi il vento cessa e gli ultimi chilometri sulla risicata e buia A5000 sono solo una sonora galoppata verso un'abbondante cena tra amici.

A presto!

 

Dati tecnici:

Rapporto: 39-14

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Media: circa 22km/h, nonostante i 28 all'andata

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[DISCLAIMER: ci sono alte possibilità che i miei messaggi in questa discussione contengano incredibili sproloqui e foto di qualità imbarazzante, proseguite nella lettura a vostro rischio e pericolo, assumendovi tutte le responsabilità del caso]

Essendomi da poco trasferito nella penisola iberica, più precisamente a Huelva (o "la Biella del sud della Spagna", come mi piace definirla), ho pensato che potrei radunare in questa discussione-rubrica aperiodica una serie di foto, divagazioni e considerazioni su quello che vedrò pedalando nel corso di questi mesi foraggiati dall'Unione Europea. Sì, magari suona un po' autocelebrativo, però la volontà è anche quella di far buttare un occhio su una parte di Spagna diversa da quella a cui si è normalmente portati a pensare quando si sente nominare questa monarchia cattolica. Sto parecchio lontano dalle conosciutissime Barcellona, Madrid e isole dello sballo, mentre disto giusto cento chilometri da Siviglia e potenzialmente da Cadice, anche se una cronica mancanza di infrastrutture e un enorme parco nazionale (che presto visiterò) mi obbligano a percorrere circa il doppio della distanza per raggiungere la meta dei surfisti.

Insomma, vivo in una zona dell'Andalusia non troppo interessata dal turismo, se non da quello interno, che però ha una serie di posti (spotz) interessanti che cercherò di raggiungere con giri più o meno lunghi e qualche pernottamento randagio in giro. Viaggerò accompagnato dalla mia Olmo in versione fissa e talvolta da alcuni amici Erasmici, meno adusi all'utilizzo del velocipede, che però sto deviando gradualmente. Non si tratterà sempre né di medie inarrivabili né di distanze incredibili, sicuramente gente qui dentro copre chilometraggi maggiori allenandosi, ma qui si tratta di rifocillarsi di spirito (deviazione fricchettona) più che di consolidare i miei eternamente assenti quadricipiti.

E passiamo ai fatti: dopo la prima scampagnata di una quarantina di chilometri in compagnia verso la costa atlantica e ritorno, ieri mi sono fatto il vuoto intorno proponendo una sgambata fino al Santuario de Nuestra Señora del Rocío, o la San Giovanni Rotondo spagnola, per mantenere sempre dei punti di riferimento culturali. Trattasi di un paesino che sembra stato strappato al FarWest, con strade in terra battuta, edifici bianchi e cavalli e calessi un po' ovunque, situato al limitare del Parque de Doñana, a quindici chilometri dalla costa e a sessantacinque chilometri da Huelva. A inizio estate si celebra una enorme processione con circa un milione di fedeli sudati che affollano le strade polverose del piccolo pueblito; mi è sembrato pertanto opportuno recarmi ai piedi della Vergine in un periodo religiosamente calmo dell'anno.

All'andata sono uscito da Huelva attraversando la mostruosa zona lunare della raffineria, costeggiando virtualmente l'Oceano, tra pini marittimi e eucalipti, sulla tranquilla e sabbiosa A494 che attraversa Mazagón e Matalascañas. I paesi che si trovano lungo la strada, due appunto, e a venti chilometri l'uno dall'altro, sono rinomati per le spiagge e per aver dato i natali a dei miei amici, per cui l'enorme rettilineo che conduce ad una curva di novanta gradi verso l'interno è stato dominato essenzialmente dal profumo di eucalipto e dal sole a perpendicolo. Viro verso l'interno costeggiando il Parco di Doñana e all'improvviso dalla prateria emerge questa visione:

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Circumnavigo l'acquitrino antistante il santuario, coi cavalli al pascolo e le canne mosse dal vento (elemento che mi avrebbe dovuto far riflettere sulla scelta della strada per il ritorno), fino ad arrivare alla piazza centrale, in cui scatto un'immancabile foto di rito per rendere omaggio al mio fedele telaio ligure (e altre che vi risparmio)

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Il paese è pervaso dal profumo di carne grigliata e pesce fritto, per cui do una rapida occhiata alle taverne prima di appartarmi per mangiare banane e cereali

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Risolte le questioni turistico-burocratiche, è giunto il momento di pensare al rientro: posso affrontare la pianeggiante strada dell'andata, con un rassicurante vento a favore per almeno i primi quindici chilometri, o addentrarmi nell'interno, verso un minimo dislivello e con un vento contrario almeno all'inizio, anche se su un percorso di otto chilometri più corto rispetto alla prima parte. Senza dubbio decido di lanciarmi verso le colline con vigne, ulivi e paesini bianchi abbarbicati sui dolci declivi andalusi, e imbocco la A483 verso nord, lasciandomi alle spalle il paese di Zorro. Il vento si rivela un compagno di viaggio per circa quaranta dei cinquantotto chilometri del ritorno, obbligandomi a mantenere i quindici all'ora anche in discesa e parandomisi proprio dinnanzi quando ad Almonte svolto ad ovest sulla A484. Ciononostante passo Almonte, Rociana del Condado e Bonares canticchiando, e giungo a San Juan del Puerto, ormai ad una decina di chilometri da Huelva, all'imbrunire. Poi il vento cessa e gli ultimi chilometri sulla risicata e buia A5000 sono solo una sonora galoppata verso un'abbondante cena tra amici.

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Essendomi da poco trasferito nella penisola iberica, più precisamente a Huelva (o "la Biella del sud della Spagna", come mi piace definirla), ho pensato che potrei radunare in questa discussione-rubrica aperiodica una serie di foto, divagazioni e considerazioni su quello che vedrò pedalando nel corso di questi mesi foraggiati dall'Unione Europea. Sì, magari suona un po' autocelebrativo, però la volontà è anche quella di far buttare un occhio su una parte di Spagna diversa da quella a cui si è normalmente portati a pensare quando si sente nominare questa monarchia cattolica. Sto parecchio lontano dalle conosciutissime Barcellona, Madrid e isole dello sballo, mentre disto giusto cento chilometri da Siviglia e potenzialmente da Cadice, anche se una cronica mancanza di infrastrutture e un enorme parco nazionale (che presto visiterò) mi obbligano a percorrere circa il doppio della distanza per raggiungere la meta dei surfisti.

Insomma, vivo in una zona dell'Andalusia non troppo interessata dal turismo, se non da quello interno, che però ha una serie di posti (spotz) interessanti che cercherò di raggiungere con giri più o meno lunghi e qualche pernottamento randagio in giro. Viaggerò accompagnato dalla mia Olmo in versione fissa e talvolta da alcuni amici Erasmici, meno adusi all'utilizzo del velocipede, che però sto deviando gradualmente. Non si tratterà sempre né di medie inarrivabili né di distanze incredibili, sicuramente gente qui dentro copre chilometraggi maggiori allenandosi, ma qui si tratta di rifocillarsi di spirito (deviazione fricchettona) più che di consolidare i miei eternamente assenti quadricipiti.

E passiamo ai fatti: dopo la prima scampagnata di una quarantina di chilometri in compagnia verso la costa atlantica e ritorno, ieri mi sono fatto il vuoto intorno proponendo una sgambata fino al Santuario de Nuestra Señora del Rocío, o la San Giovanni Rotondo spagnola, per mantenere sempre dei punti di riferimento culturali. Trattasi di un paesino che sembra stato strappato al FarWest, con strade in terra battuta, edifici bianchi e cavalli e calessi un po' ovunque, situato al limitare del Parque de Doñana, a quindici chilometri dalla costa e a sessantacinque chilometri da Huelva. A inizio estate si celebra una enorme processione con circa un milione di fedeli sudati che affollano le strade polverose del piccolo pueblito; mi è sembrato pertanto opportuno recarmi ai piedi della Vergine in un periodo religiosamente calmo dell'anno.

All'andata sono uscito da Huelva attraversando la mostruosa zona lunare della raffineria, costeggiando virtualmente l'Oceano, tra pini marittimi e eucalipti, sulla tranquilla e sabbiosa A494 che attraversa Mazagón e Matalascañas. I paesi che si trovano lungo la strada, due appunto, e a venti chilometri l'uno dall'altro, sono rinomati per le spiagge e per aver dato i natali a dei miei amici, per cui l'enorme rettilineo che conduce ad una curva di novanta gradi verso l'interno è stato dominato essenzialmente dal profumo di eucalipto e dal sole a perpendicolo. Viro verso l'interno costeggiando il Parco di Doñana e all'improvviso dalla prateria emerge questa visione:

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Circumnavigo l'acquitrino antistante il santuario, coi cavalli al pascolo e le canne mosse dal vento (elemento che mi avrebbe dovuto far riflettere sulla scelta della strada per il ritorno), fino ad arrivare alla piazza centrale, in cui scatto un'immancabile foto di rito per rendere omaggio al mio fedele telaio ligure (e altre che vi risparmio)

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Il paese è pervaso dal profumo di carne grigliata e pesce fritto, per cui do una rapida occhiata alle taverne prima di appartarmi per mangiare banane e cereali

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Risolte le questioni turistico-burocratiche, è giunto il momento di pensare al rientro: posso affrontare la pianeggiante strada dell'andata, con un rassicurante vento a favore per almeno i primi quindici chilometri, o addentrarmi nell'interno, verso un minimo dislivello e con un vento contrario almeno all'inizio, anche se su un percorso di otto chilometri più corto rispetto alla prima parte. Senza dubbio decido di lanciarmi verso le colline con vigne, ulivi e paesini bianchi abbarbicati sui dolci declivi andalusi, e imbocco la A483 verso nord, lasciandomi alle spalle il paese di Zorro. Il vento di rivela un compagno di viaggio per circa quaranta dei cinquantotto chilometri del ritorno, obbligandomi a mantenere i quindici all'ora anche in discesa e parandomisi proprio dinnanzi quando ad Almonte svolto ad Ovest sulla A484. Ciononostante passo Almonte, Rociana del Condado e Bonares canticchiando, e giungo a San Juan del Puerto, ormai ad una decina di chilometri da Huelva, all'imbrunire. Poi il vento cessa e gli ultimi chilometri sulla risicata e buia A5000 sono solo una sonora galoppata verso un'abbondante cena tra amici.

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Essendomi da poco trasferito nella penisola iberica, più precisamente a Huelva (o "la Biella del sud della Spagna", come mi piace definirla), ho pensato che potrei radunare in questa discussione-rubrica aperiodica una serie di foto, divagazioni e considerazioni su quello che vedrò pedalando nel corso di questi mesi foraggiati dall'Unione Europea. Sì, magari suona un po' autocelebrativo, però la volontà è anche quella di far buttare un occhio su una parte di Spagna diversa da quella a cui si è normalmente portati a pensare quando si sente nominare questa monarchia cattolica. Sto parecchio lontano dalle conosciutissime Barcellona, Madrid e isole dello sballo, mentre disto giusto cento chilometri da Siviglia e potenzialmente da Cadice, anche se una cronica mancanza di infrastrutture e un enorme parco nazionale (che presto visiterò) mi obbligano a percorrere circa il doppio della distanza per raggiungere la meta dei surfisti.

Insomma, vivo in una zona dell'Andalusia non troppo interessata dal turismo, se non da quello interno, che però ha una serie di posti (spotz) interessanti che cercherò di raggiungere con giri più o meno lunghi e qualche pernottamento randagio in giro. Viaggerò accompagnato dalla mia Olmo in versione fissa e talvolta da alcuni amici Erasmici, meno adusi all'utilizzo del velocipede, che però sto deviando gradualmente. Non si tratterà sempre né di medie inarrivabili né di distanze incredibili, sicuramente gente qui dentro copre chilometraggi maggiori allenandosi, ma qui si tratta di rifocillarsi di spirito (deviazione fricchettona) più che di consolidare i miei eternamente assenti quadricipiti.

E passiamo ai fatti: dopo la prima scampagnata di una quarantina di chilometri in compagnia verso la costa atlantica e ritorno, ieri mi sono fatto il vuoto intorno proponendo una sgambata fino al Santuario de Nuestra Señora del Rocío, o la San Giovanni Rotondo spagnola, per mantenere sempre dei punti di riferimento culturali. Trattasi di un paesino che sembra stato strappato al FarWest, con strade in terra battuta, edifici bianchi e cavalli e calessi un po' ovunque, situato al limitare del Parque de Doñana, a quindici chilometri dalla costa e a sessantacinque chilometri da Huelva. A inizio estate si celebra una enorme processione con circa un milione di fedeli sudati che affollano le strade polverose del piccolo pueblito; mi è sembrato pertanto opportuno recarmi ai piedi della Vergine in un periodo religiosamente calmo dell'anno.

All'andata sono uscito da Huelva attraversando la mostruosa zona lunare della raffineria, costeggiando virtualmente l'Oceano, tra pini marittimi e eucalipti, sulla tranquilla e sabbiosa A494 che attraversa Mazagón e Matalascañas. I paesi che si trovano lungo la strada, due appunto, e a venti chilometri l'uno dall'altro, sono rinomati per le spiagge e per aver dato i natali a dei miei amici, per cui l'enorme rettilineo che conduce ad una curva di novanta gradi verso l'interno è stato dominato essenzialmente dal profumo di eucalipto e dal sole a perpendicolo. Viro verso l'interno costeggiando il Parco di Doñana e all'improvviso dalla prateria emerge questa visione:

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Circumnavigo l'acquitrino antistante il santuario, coi cavalli al pascolo e le canne mosse dal vento (elemento che mi avrebbe dovuto far riflettere sulla scelta della strada per il ritorno), fino ad arrivare alla piazza centrale, in cui scatto un'immancabile foto di rito per rendere omaggio al mio fedele telaio ligure (e altre che vi risparmio)

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Il paese è pervaso dal profumo di carne grigliata e pesce fritto, per cui do una rapida occhiata alle taverne prima di appartarmi per mangiare banane e cereali

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Risolte le questioni turistico-burocratiche, è giunto il momento di pensare al rientro: posso affrontare la pianeggiante strada dell'andata, con un rassicurante vento a favore per almeno i primi quindici chilometri, o addentrarmi nell'interno, verso un minimo dislivello e con un vento contrario almeno all'inizio, anche se su un percorso di otto chilometri più corto rispetto alla prima parte. Senza dubbio decido di lanciarmi verso le colline con vigne, ulivi e paesini bianchi abbarbicati sui dolci declivi andalusi, e imbocco la A483 verso nord, lasciandomi alle spalle il paese di Zorro. Il vento di rivela un compagno di viaggio per circa quaranta dei cinquantotto chilometri del ritorno, obbligandomi a mantenere i quindici all'ora anche in discesa e parandomisi proprio dinnanzi quando ad Almonte svolto ad Ovest sulla A484. Ciononostante passo Almonte, Rociana del Condado e Bonares canticchiando, e giungo a San Juan del Puerto, ormai ad una decina di chilometri da Huelva, all'imbrunire. Poi il vento cessa e gli ultimi chilometri sulla risicata e buia A5000 sono solo una sonora galoppata verso un'abbondante cena tra amici.

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Dati tecnici:

Rapporto: 39-14

Km: 123

Dislivello: 358mt

Media: circa 22km/h, nonostante i 28 all'andata

Strava (che fa fine e non impegna): https://www.strava.com/activities/436756803

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[DISCLAIMER: ci sono alte possibilità che i miei messaggi in questa discussione contengano incredibili sproloqui e foto di qualità imbarazzante, proseguite nella lettura a vostro rischio e pericolo, assumendovi tutte le responsabilità del caso]

Essendomi da poco trasferito nella penisola iberica, più precisamente a Huelva (o "la Biella del sud della Spagna", come mi piace definirla), ho pensato che potrei radunare in questa discussione-rubrica aperiodica una serie di foto, divagazioni e considerazioni su quello che vedrò pedalando nel corso di questi mesi foraggiati dall'Unione Europea. Sì, magari suona un po' autocelebrativo, però la volontà è anche quella di far buttare un occhio su una parte di Spagna diversa da quella a cui si è normalmente portati a pensare quando si sente nominare questa monarchia cattolica. Sto parecchio lontano dalle conosciutissime Barcellona, Madrid e isole dello sballo, mentre disto giusto cento chilometri da Siviglia e potenzialmente da Cadice, anche se una cronica mancanza di infrastrutture e un enorme parco nazionale (che presto visiterò) mi obbligano a percorrere circa il doppio della distanza per raggiungere la meta dei surfisti.

Insomma, vivo in una zona dell'Andalusia non troppo interessata dal turismo, se non da quello interno, che però ha una serie di posti (spotz) interessanti che cercherò di raggiungere con giri più o meno lunghi e qualche pernottamento randagio in giro. Viaggerò accompagnato dalla mia Olmo in versione fissa e talvolta da alcuni amici Erasmici, meno adusi all'utilizzo del velocipede, che però sto deviando gradualmente. Non si tratterà sempre né di medie inarrivabili né di distanze incredibili, sicuramente gente qui dentro copre chilometraggi maggiori allenandosi, ma qui si tratta di rifocillarsi di spirito (deviazione fricchettona) più che di consolidare i miei eternamente assenti quadricipiti.

E passiamo ai fatti: dopo la prima scampagnata di una quarantina di chilometri in compagnia verso la costa atlantica e ritorno, ieri mi sono fatto il vuoto intorno proponendo una sgambata fino al Santuario de Nuestra Señora del Rocío, o la San Giovanni Rotondo spagnola, per mantenere sempre dei punti di riferimento culturali. Trattasi di un paesino che sembra stato strappato al FarWest, con strade in terra battuta, edifici bianchi e cavalli e calessi un po' ovunque, situato al limitare del Parque de Doñana, a quindici chilometri dalla costa e a sessantacinque chilometri da Huelva. A inizio estate si celebra una enorme processione con circa un milione di fedeli sudati che affollano le strade polverose del piccolo pueblito; mi è sembrato pertanto opportuno recarmi ai piedi della Vergine in un periodo religiosamente calmo dell'anno.

All'andata sono uscito da Huelva attraversando la mostruosa zona lunare della raffineria, costeggiando virtualmente l'Oceano, tra pini marittimi e eucalipti, sulla tranquilla e sabbiosa A494 che attraversa Mazagón e Matalascañas. I paesi che si trovano lungo la strada, due appunto, e a venti chilometri l'uno dall'altro, sono rinomati per le spiagge e per aver dato i natali a dei miei amici, per cui l'enorme rettilineo che conduce ad una curva di novanta gradi verso l'interno è stato dominato essenzialmente dal profumo di eucalipto e dal sole a perpendicolo. Viro verso l'interno costeggiando il Paco di Doñana e all'improvviso dalla prateria emerge questa visione:

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Circumnavigo l'acquitrino antistante il santuario, coi cavalli al pascolo e le canne mosse dal vento (elemento che mi avrebbe dovuto far riflettere sulla scelta della strada per il ritorno), fino ad arrivare alla piazza centrale, in cui scatto un'immancabile foto di rito per rendere omaggio al mio fedele telaio ligure (e altre che vi risparmio)

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Il paese è pervaso dal profumo di carne grigliata e pesce fritto, per cui do una rapida occhiata alle taverne prima di appartarmi per mangiare banane e cereali

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Classicone.thumb.JPG.438db043a7640bd0af3OlmoMarisma.thumb.JPG.899958bdeb81f6d0fbZorro.thumb.JPG.b2dfb71fe6ba213d6b61bffd

Risolte le questioni turistico-burocratiche, è giunto il momento di pensare al rientro: posso affrontare la pianeggiante strada dell'andata, con un rassicurante vento a favore per almeno i primi quindici chilometri, o addentrarmi nell'interno, verso un minimo dislivello e con un vento contrario almeno all'inizio, anche se su un percorso di otto chilometri più corto rispetto alla prima parte. Senza dubbio decido di lanciarmi verso le colline con vigne, ulivi e paesini bianchi abbarbicati sui dolci declivi andalusi, e imbocco la A483 verso nord, lasciandomi alle spalle il paese di Zorro. Il vento di rivela un compagno di viaggio per circa quaranta dei cinquantotto chilometri del ritorno, obbligandomi a mantenere i quindici all'ora anche in discesa e parandomisi proprio dinnanzi quando ad Almonte svolto ad Ovest sulla A484. Ciononostante passo Almonte, Rociana del Condado e Bonares canticchiando, e giungo a San Juan del Puerto, ormai ad una decina di chilometri da Huelva, all'imbrunire. Poi il vento cessa e gli ultimi chilometri sulla risicata e buia A5000 sono solo una sonora galoppata verso un'abbondante cena tra amici.

A presto!

 

Dati tecnici:

Rapporto:39-14

Km: 123

Media: circa 22km/h, nonostante i 28 all'andata

Strava (che fa fine e non impegna): https://www.strava.com/activities/436756803

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