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I cari pezzi vintage


Richard
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  • 2 months later...

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Nella foto è evidente una pre-frattura che si è allargata in seguito (si può vedere sulla destra, dove ci sono dei segni traslucidi, sembrano quasi delle unghiate). A mio parere la frattura è nata da un colpo subito dal pedale (una caduta, magari un parcheggio fatto con poca cura su un muro) che ha danneggiato la pedivella che poi, gira che ti rigira, ha tirato le cuoia definitivamente...

Modificato da Beibal (visualizza cornologia modifica)
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Mi permetto di far presente che quella pedivella avrebbe potuto anche rompersi anche se in ipotesi non avesse preso mai botta alcuna.

Quello che è successo a Richard si chiama rottura per fatica.

L'alluminio purtroppo non ha una sollecitazione minima al di sotto del quale un pezzo sottoposto a stress non si rompe mai (al contrario invece dell'acciaio).

A livello microscopico le imperfezioni presenti inevitabilmente nel reticolo cristallino si amplificano fino a generare un difetto visibile sulla superficie del manufatto.

Da quel punto in poi a forza di stress la frattura si propaga (e se ci fate caso la propagazione corrisponde a quei semicerchi chiaramente visibili sulla sezione della pedivella)

La sezione resistente quindi si riduce, fin quando avviene la rottura e udite udite, la rottura avviene di schianto, ovvero non con quella duttilità che siamo abituati a vedere nel metallo quando pieghiamo una forchetta ma come se fosse cristallo.

La scoperta di tale fenomeno risale all'ottocento, quando inspiegabilmente i semiassi dei vagoni ferroviari andavano sistematicamente a farsi benedire, con incidenti spaventosi.

Qualcuno si mise a studiare il problema (un dio della meccanica con due coglioni grossi così), arrivando a capire che anche se il semiasse era progettato per resistere ai normali carichi stazionari esso si rompeva se sottoposto invece a sollecitazioni periodiche (come possono essere per esempio quelle di una pedivella).

Statisticamente si è capito che esisteva per l'acciaio un' ampiezza/livello di sollecitazione sotto la quale, il semiasse, stressato in maniera periodica, non perveniva mai a rottura (almeno nei tempi di vita di un semiasse ferroviario).

Dunque il problema venne risolto evitando di superare quella sollecitazione critica.

Tutti credevano di aver capito come funzionasse la storia, fin quando qualcuno non cominciò ad usare l'alluminio nell'aeronautica...(oltre che nelle pedivelle)

Evidentemente non tutto era stato compreso, visto che per l'alluminio quel parametro di cui vi parlavo per l'acciaio non esiste (al limite, statisticamente parlando, esso è pari zero).

Ed infatti, prima che qualcuno arrivasse a capirlo, si dovettero perdere ben tre aerei civili (tra l'altro si trattava del primo modello di aereo a reazione civile, il comet, e la cosa segnò la fine dell'egemonia commerciale della GranBretagna nel campo dell'aviazione civile in favore degli States)

Praticamente , la sollecitazione periodica era rappresentata dai cicli di pressurizzazione e depressurizzazione della fusoliera; questo portava alla nascita di cricche e fratture a livello degli angoli dei finestrini dei passeggeri, e pressurizza oggi e depressurizza domani, andava a finire che l'aereo si apriva in due durante il volo con ovvie conseguenze (tra l'altro avevano una spiccata propensione a cadere in territorio italiano, visto che uno si sbrago sopra l'isola d'Elba---->impatto in mare, l'altro si sbragò sopra Stromboli----->impatto in mare, e un altro ancora partito da Ginevra con i bagagli del re D'Arabia Saudita si piantò sul massiccio dell'Argentera in quel di Cuneo, anche se questo dubito che sia caduto per fenomeni di fatica dato che nel frattempo era stato messo a terra per evitare di fare altre vittime)

Tutto questo, raga, per dire che se anche una pedivella sembra intatta le rotture di questo tipo sono inevitabili per una pedivella, statisticamente ci sta anche che dopo 50000 chilometri e 10000 skiddate la pedivella decida di salutarvi.

L'unica cosa che si può fare è controllare periodicamente la pedivella per vedere che non ci siano cricche riscontrabili ad occhio nudo e pregare (e al limite cambiare i pezzi vintage che sapete abbiano fatto almeno un giro del globo terrestre).

Dopo questo post mi aspetto di ricevere una decina di guarniture vintage per spedizione postale, grazie;)

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  • 4 weeks later...

io con una bmx khe neanche un anno di vita,sono stato fortunato,si è rotto il telaio allo sterzo,ma fortunatamente non mi sono fatto male!450 euro,khe bikes un vero rottame!!!

Modificato da berry (visualizza cornologia modifica)
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A me è successo dopo un anno di stagione agonistica verso ottobre del 1986, un allenamento poco impegnativo,bici da corsa nuova di un anno (Colnago Master con gruppo super record campagnolo pedivella strada 170),alla fine di una salita nel fare lo scatto finale, mi si trancia la pedivella lato corona, circa a metà pedivella. Non sono caduto, non so come ho fatto ma ho ripreso la bici in tempo. Non sono mai caduto con quella bici quindi niente colpi. La guarnitura era nuova (di staggione),il top per l'epoca. Non so quanto affaticamento ho potuto dare alla pedivella in un anno. Il mio peso di allora era circa 71kg su un telaio 56x56. Ripeto bici da strada. Ho solo notato un trancio netto e un pò di alone più chiaro su un lato, come una macchia, all'interno del braccio. Per me doveva essere una micro bolla d'aria nello stampaggio, a mia ignoranza. Impossibile da potersi notare esternamente.

Modificato da pax71hd (visualizza cornologia modifica)
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