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Identificazione e valutazione bici e componenti


saimonfvg
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1 ora fa, Abruno ha scritto:

Ciao a tutti! Qualcuno conosce la storia e il valore del telaio Look KG 253? Ne ho visto uno oggi e cercando in rete ne vendono uno su ebay a più di mille dollari. Mi chiedevo cosa avesse di così speciale per essere proposto a tanto.

 

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Non conosco il telaio/storia in particolare. Ma ti do due dritte in generale su ebay. Quello che vedi è quello che vorrebbe il venditore (o proposta d’acquisto), non è detto che sia il valore di un oggetto. Poi feedback 90% ? Immagino che qualche problemino in qualche vendita ci sia stato …

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Chiaro chiaro, mi domandavo il suo reale valore quale potesse essere... Non trovando molto in rete provavo a giustificare un prezzo cosi alto 

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14 ore fa, Abruno ha scritto:

Chiaro chiaro, mi domandavo il suo reale valore quale potesse essere... Non trovando molto in rete provavo a giustificare un prezzo cosi alto 

Look è un marchio non diffusissimo ma che fa parte della storia recente della bici in generale: telai corsa, pista, mountain bike e soprattutto componenti in cui è stata impiegata molta ricerca. Ne sapevo qualcosina e mi ci sono affezionato da quando ho preso una bella 585 in carbonio a congiunzioni dal buon @vic765. Spero di non offenderti scrivendo cose che magari sai già. C'è stata tanta innovazione, ci sono pagine piuttosto discorsive che non entrano nel dettaglio su due libri che ho a casa, se vuoi appena posso te le posto. Non ne so molto, ma leggo (da una veloce ricerca in Google) che i telai Look in acciaio con tubi Columbus sono pochi, non so quanto rari ma pochi, e della triade KG 233,243 e 253 quest'ultimo fosse quello di gamma più alta e più leggero (

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). Comunque mah, per un acciaio di fine anni Novanta che non mi risulta essere legato a corridori o squadre particolarmente vincenti il prezzo del solo telaio mi sembra fuori di testa. Non capisco perché fare una proporzione diretta tra rarità e costo, mettiamola così. Poi c'è la faccenda "vetrina" su ebay, ci sono utenti del forum più esperti di me su quest'argomento.

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Il telaio vale poche decine di Euro, il resto serve per pagare la rosicata dei francesi che hanno dovuto usare tubi italiani.

Scherzi a parte dice che è riverniciato. Ma effettivamente, anche se la speculazione si sta spostando dal mondo Eroica a quello '90/'00, mi sembra un po' troppo. Le finiture sono tipiche di quegli anni, un misto di congiunzioni (bruttina nel nodo sella) e TIG. Di italiano allo stesso prezzo secondo me c'è di meglio.

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8 ore fa, filixeo ha scritto:

Spero di non offenderti scrivendo cose che magari sai già.

No, anzi grazie per la risposta e se puoi postare qualche pagina, ci do volentieri una letta.

54 minuti fa, legnogrezzo ha scritto:

la speculazione si sta spostando dal mondo Eroica a quello '90/'00, mi sembra un po' troppo

Chissà se lo venderà mai...

Grazie mille per le risposte!!

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3 ore fa, Abruno ha scritto:

No, anzi grazie per la risposta e se puoi postare qualche pagina, ci do volentieri una letta.

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da “BICI!”.

Pensavo di avere qualcosa anche su Ciclopedia ma ricordavo male.

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Calboni Look sparava balle così mostruose che a quota mille e sei Fantozzi fu colto da allucinazioni competitive!

"Io sono stato il padre di Ernesto Colnago"

😄

Modificato da legnogrezzo (visualizza cornologia modifica)
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1 ora fa, Lukigno78 ha scritto:

Foto stupenda.

Sono d'accordo, questo libro è una miniera di immagini deliziose e sono contento di averlo conservato dalla tesi, pensa che lo sfoglia con soddisfazione (sotto attentissima supervisione) perfino mio figlio che non ha nemmeno due anni.

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1 ora fa, filixeo ha scritto:

Sono d'accordo, questo libro è una miniera di immagini deliziose e sono contento di averlo conservato dalla tesi, pensa che lo sfoglia con soddisfazione (sotto attentissima supervisione) perfino mio figlio che non ha nemmeno due anni.

Sembra molto interessante. Ma noto come sanno vendersi bene gli altri mentre noi, popolo di piccolissimi artigiani, non abbiamo mai avuto la capacità e forse la voglia. Per fortuna non tutti sono miopi ed è proprio dall'estero che sono arrivati tanti elogi.

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4 ore fa, legnogrezzo ha scritto:

Sembra molto interessante. Ma noto come sanno vendersi bene gli altri mentre noi, popolo di piccolissimi artigiani, non abbiamo mai avuto la capacità e forse la voglia. Per fortuna non tutti sono miopi ed è proprio dall'estero che sono arrivati tanti elogi.

Ma no, scrivi così perché non vedi le altre pagine. È roba stampata nel 2012, i ricordi del ciclismo che parlava italiano erano belli freschi, altroché. Guarda solo l’indice dei marchi, il nostro è chiaramente il paese più rappresentato e rappresentativo con 16 italiani su 40 e di tutte le epoche e celebrati in modo consono: nonostante gli autori siano stranieri ci sono perfino citazioni in dialetto di Campagnolo, tanto per dire.

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11 ore fa, filixeo ha scritto:

Ma no, scrivi così perché non vedi le altre pagine. È roba stampata nel 2012, i ricordi del ciclismo che parlava italiano erano belli freschi, altroché. Guarda solo l’indice dei marchi, il nostro è chiaramente il paese più rappresentato e rappresentativo con 16 italiani su 40 e di tutte le epoche e celebrati in modo consono: nonostante gli autori siano stranieri ci sono perfino citazioni in dialetto di Campagnolo, tanto per dire.

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Intendo proprio in generale e a prescindere dal libro. Tra l'altro hanno messo i Gios e Masi sbagliati.

Le nostre aziende erano composte da piccolissime realtà industriali o piccoli artigiani. Se escludiamo Bianchi, Cinelli, Colnago, De Rosa, Atala, vere e proprie piccole fabbriche, aziende strutturate anche a livello di marketing (Cinelli e Colnago su tutti) gli altri non avevano la forza per dire la loro. Chi conosce Camilotto se non gli appassionati? Chi conosce Alan se non gli appassionati? Look, anche esteticamente (e l'estetica conta) era un marchio riconoscibile per la sua immagine a prescindere dai pedali a sgancio rapido (che non hanno inventato loro) o dai telai in alluminio o carbonio (che non hanno inventato loro).

Agli stranieri chiunque essi siano va comunque il merito. Se cerco notizie su artigiani italiani i più informati sono sempre loro.

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27 minuti fa, legnogrezzo ha scritto:

Tra l'altro hanno messo i Gios e Masi sbagliati.

Eh, purtroppo lo so

28 minuti fa, legnogrezzo ha scritto:

Le nostre aziende erano composte da piccolissime realtà industriali o piccoli artigiani. Se escludiamo Bianchi, Cinelli, Colnago, De Rosa, Atala, vere e proprie piccole fabbriche, aziende strutturate anche a livello di marketing (Cinelli e Colnago su tutti) gli altri non avevano la forza per dire la loro. Chi conosce Camilotto se non gli appassionati? Chi conosce Alan se non gli appassionati? Look, anche esteticamente (e l'estetica conta) era un marchio riconoscibile per la sua immagine a prescindere dai pedali a sgancio rapido (che non hanno inventato loro) o dai telai in alluminio o carbonio (che non hanno inventato loro).

Agli stranieri chiunque essi siano va comunque il merito. Se cerco notizie su artigiani italiani i più informati sono sempre loro.

Mah, non la vedo così, anzi, "a ciascuno il suo" come diceva Sciascia: ci sono ricconi, magnaschei, sceicchi e figli di papà che si sono guadagnati un posto nella storia del ciclo grazie all'immagine, al marketing, alla forma in generale e dall'altra parte ci sono geni indiscussi che hanno creato la sostanza grazie a cui si regge quella forma. Ribadisco: il ciclismo parlava italiano non solo per merito dei campioni nati sulla penisola, anzi, perché se volevi un meccanico coi controcazzi nella nostra lingua ti ci dovevi rivolgere (ma anche qualcuno che ti progettasse un telaio su misura, un direttore sportivo, ecc.). Io credo che questo lo sappiano tutti quelli che conoscono la bici.
Ma vale anche nella metalmeccanica in cui lavoro io, so che nell'automotive abbiamo avuto da insegnare al mondo fino agli anni Novanta, ecc.
E se poi sono gli stranieri a catalogare meglio le informazioni ben venga. 🙂 Mi sovviene quella famosa barzelletta: “il paradiso è un posto dove i cuochi sono francesi, gli amanti sono italiani, i poliziotti sono inglesi, i meccanici sono tedeschi. Ed è tutto organizzato dagli svizzeri. L’inferno è un posto dove i cuochi sono inglesi, gli amanti sono svizzeri, i meccanici sono francesi, i poliziotti sono tedeschi. Ed è tutto organizzato dagli italiani”. Unicoque suum, appunto.

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1 ora fa, filixeo ha scritto:

Eh, purtroppo lo so

Mah, non la vedo così, anzi, "a ciascuno il suo" come diceva Sciascia: ci sono ricconi, magnaschei, sceicchi e figli di papà che si sono guadagnati un posto nella storia del ciclo grazie all'immagine, al marketing, alla forma in generale e dall'altra parte ci sono geni indiscussi che hanno creato la sostanza grazie a cui si regge quella forma. Ribadisco: il ciclismo parlava italiano non solo per merito dei campioni nati sulla penisola, anzi, perché se volevi un meccanico coi controcazzi nella nostra lingua ti ci dovevi rivolgere (ma anche qualcuno che ti progettasse un telaio su misura, un direttore sportivo, ecc.). Io credo che questo lo sappiano tutti quelli che conoscono la bici.
Ma vale anche nella metalmeccanica in cui lavoro io, so che nell'automotive abbiamo avuto da insegnare al mondo fino agli anni Novanta, ecc.
E se poi sono gli stranieri a catalogare meglio le informazioni ben venga. 🙂 Mi sovviene quella famosa barzelletta: “il paradiso è un posto dove i cuochi sono francesi, gli amanti sono italiani, i poliziotti sono inglesi, i meccanici sono tedeschi. Ed è tutto organizzato dagli svizzeri. L’inferno è un posto dove i cuochi sono inglesi, gli amanti sono svizzeri, i meccanici sono francesi, i poliziotti sono tedeschi. Ed è tutto organizzato dagli italiani”. Unicoque suum, appunto.

Infatti nel libro accenna ai ricconi (gli americani che aprono le fabbriche in oriente). Perché secondo me è da quel momento che sono cambiate le cose.

Se hai tanti soldi puoi far credere al pubblico generalista che quella determinata cosa l'hai fatta tu anche se non è vero. Se hai pochi soldi la determinata cosa la fai e poi arriva uno che tenta di prendersi il merito, probabilmente riuscendoci.

A me fa solo piacere vedere che le fonti di informazioni sulle biciclette parlano straniero (inglese solitamente). Nella prima parte della barzelletta si potrebbero mettere solo gli italiani (nel bene e nel male) e probabilmente anche la seconda.

Secondo me possiamo insegnare anche ora, ma mancano voglia, soldi e gli allori su cui ci siamo seduti sono ancora molto comodi.

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Il 14/3/2023 at 18:46 , Abruno ha scritto:

Chiaro chiaro, mi domandavo il suo reale valore quale potesse essere... Non trovando molto in rete provavo a giustificare un prezzo cosi alto 

 Il telaio è assemblato con Columbus Brain, tubazioni buone ma non si parla di Columbus Max o Ego né Air. Se fossi interessato - e non lo sono - arriverei a 150 neuri per un telaio della mia misura e perfetto di vernice, due condizioni assai improbabili.

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