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filosofia


oromisso
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Si apre qui uno spazio per note di lettura, discussioni su Kant che finiscano in risse da bar, commenti inei quali ci si manda a fanculo su Eubulide dandosi appuntamento all'alba con due testimoni e un giudice, considerazioni astratte su temi urgenti, pippe cerebrali da cortocircuito, tronfiaggini a vuoto, poserismo neuronico estremo.

Comincio io. Per i non avvezzi all'idioma della perfida Albione, ci sono i sottotitoli.

 

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eh, per forza, si vede che la situazione non la prendi con filosofia......

 

......ahahahahah........battuta del menga...........................

 

...una topa filoso-fica ti farà dimenticare tutto....

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io ho appena preso il debito in filosofia

 

 

 

fanculo!

A chi ti ha dato un debito in filosofia puoi rispondere che l'infelice e criminaloide logica dei debiti e dei crediti ha ben poco a che fare con la filosofia. In filosofia si possono dire castronerie, meritarsi delle insufficienze, ma la logica computazionale e amministrativa dei debiti e dei crediti non la riguarda.

Questo, a mio avviso, per due ragioni.

La prima è che condizione necessaria (anche se non sufficiente) di un ragionamento filosofico è quello di prendere di traverso la logica della calcolabilità, la possibilità di ridurre tutto a scienza positiva. Nietzsche faceva notare, nelle sue lezioni pubblicate in "La filosofia all'epoca tragica dei Greci", che al contenuto positivo delle dottrine di Talete nessuno crede più da mo', ma che nondimeno il problema che ha posto (quello del concetto di principio) resiste a ogni falsificabilità del contenuto positivo con cui si argomenta (ovviamente il termine falsificabilità non è usato da Nietzsche).

Seconda ragione: i debiti e i crediti sono introdotti nel sistema scolastico per abituare i bravi cittadini di domani .... a fare debiti, a sentire come cosa normale l'ombra del superio bancario che li giudica e schiaccia. Nella sua perfetta e sublime inutilità, la filosofia semplicemente ignora la questione del calcolo dei debiti.

Di quindi al/la tu* insegnante che ti dia una insufficienza, ma che lasci perdere i debiti.

Argomentata così, vai tranquillo che, fra l'altro, la tua richiesta di insufficienza si trasformerà automaticamente in un voto positivo!

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ho seri dubbi sull'efficacia della replica all'insegnante, perché per una questione "filosofica" l'insegnate in Italia è sempre stato su un rialzo che somiglia più al pulpito ecclesiastico, per cui chi contesta non sempre viene visto com un esempio da tutelare per via delle sue potenzialità, quanto come un antagonista da cui difendersi. Fosse anche un alunno!

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ho seri dubbi sull'efficacia della replica all'insegnante, perché per una questione "filosofica" l'insegnate in Italia è sempre stato su un rialzo che somiglia più al pulpito ecclesiastico, per cui chi contesta non sempre viene visto com un esempio da tutelare per via delle sue potenzialità, quanto come un antagonista da cui difendersi. Fosse anche un alunno!

purtroppo hai ragione

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io ho appena preso il debito in filosofia

 

 

 

fanculo!

A chi ti ha dato un debito in filosofia puoi rispondere che l'infelice e criminaloide logica dei debiti e dei crediti ha ben poco a che fare con la filosofia. In filosofia si possono dire castronerie, meritarsi delle insufficienze, ma la logica computazionale e amministrativa dei debiti e dei crediti non la riguarda.

Questo, a mio avviso, per due ragioni.

La prima è che condizione necessaria (anche se non sufficiente) di un ragionamento filosofico è quello di prendere di traverso la logica della calcolabilità, la possibilità di ridurre tutto a scienza positiva. Nietzsche faceva notare, nelle sue lezioni pubblicate in "La filosofia all'epoca tragica dei Greci", che al contenuto positivo delle dottrine di Talete nessuno crede più da mo', ma che nondimeno il problema che ha posto (quello del concetto di principio) resiste a ogni falsificabilità del contenuto positivo con cui si argomenta (ovviamente il termine falsificabilità non è usato da Nietzsche).

Seconda ragione: i debiti e i crediti sono introdotti nel sistema scolastico per abituare i bravi cittadini di domani .... a fare debiti, a sentire come cosa normale l'ombra del superio bancario che li giudica e schiaccia. Nella sua perfetta e sublime inutilità, la filosofia semplicemente ignora la questione del calcolo dei debiti.

Di quindi al/la tu* insegnante che ti dia una insufficienza, ma che lasci perdere i debiti.

Argomentata così, vai tranquillo che, fra l'altro, la tua richiesta di insufficienza si trasformerà automaticamente in un voto positivo!

 

ma il bello è che filosofia è una delle mie materie preferite (dopo storia) per questo mi incazzo

ma la mia prof è davvero una ritardata mi ha messo 4 in una interrogazione perchè ho detto "dai diversi punti di vista" anziche "dalle diverse prospettive" fai un po te!

 

 

ho seri dubbi sull'efficacia della replica all'insegnante, perché per una questione "filosofica" l'insegnate in Italia è sempre stato su un rialzo che somiglia più al pulpito ecclesiastico, per cui chi contesta non sempre viene visto com un esempio da tutelare per via delle sue potenzialità, quanto come un antagonista da cui difendersi. Fosse anche un alunno!

quanto è vero

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Ti ha messo 4 perché ti sei permesso di ragionare usando termini diversi da quelli che aveva usato lei, se avessi ripetuto a pappagallo avresti preso di piú.

Logica, filosofica, del medio insegnate italico, che come la Barruero usa la penna rossa........e non il cervello!

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Ti ha messo 4 perché ti sei permesso di ragionare usando termini diversi da quelli che aveva usato lei, se avessi ripetuto a pappagallo avresti preso di piú.

Logica, filosofica, del medio insegnate italico, che come la Barruero usa la penna rossa........e non il cervello!

eh lo so ed è proprio questo che mi fa uscire di testa

poi è la stessa gente che si lamenta che "i giovani d'oggi" pensano solo ai calciatori e alle mignotte

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io ho appena preso il debito in filosofia

 

 

 

fanculo!

A chi ti ha dato un debito in filosofia puoi rispondere che l'infelice e criminaloide logica dei debiti e dei crediti ha ben poco a che fare con la filosofia. In filosofia si possono dire castronerie, meritarsi delle insufficienze, ma la logica computazionale e amministrativa dei debiti e dei crediti non la riguarda.

Questo, a mio avviso, per due ragioni.

La prima è che condizione necessaria (anche se non sufficiente) di un ragionamento filosofico è quello di prendere di traverso la logica della calcolabilità, la possibilità di ridurre tutto a scienza positiva. Nietzsche faceva notare, nelle sue lezioni pubblicate in "La filosofia all'epoca tragica dei Greci", che al contenuto positivo delle dottrine di Talete nessuno crede più da mo', ma che nondimeno il problema che ha posto (quello del concetto di principio) resiste a ogni falsificabilità del contenuto positivo con cui si argomenta (ovviamente il termine falsificabilità non è usato da Nietzsche).

Seconda ragione: i debiti e i crediti sono introdotti nel sistema scolastico per abituare i bravi cittadini di domani .... a fare debiti, a sentire come cosa normale l'ombra del superio bancario che li giudica e schiaccia. Nella sua perfetta e sublime inutilità, la filosofia semplicemente ignora la questione del calcolo dei debiti.

Di quindi al/la tu* insegnante che ti dia una insufficienza, ma che lasci perdere i debiti.

Argomentata così, vai tranquillo che, fra l'altro, la tua richiesta di insufficienza si trasformerà automaticamente in un voto positivo!

 

 

 

Cazzo l'hai fatta grossa ieri sera.

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io ho appena preso il debito in filosofia

 

 

 

fanculo!

A chi ti ha dato un debito in filosofia puoi rispondere che l'infelice e criminaloide logica dei debiti e dei crediti ha ben poco a che fare con la filosofia. In filosofia si possono dire castronerie, meritarsi delle insufficienze, ma la logica computazionale e amministrativa dei debiti e dei crediti non la riguarda.

Questo, a mio avviso, per due ragioni.

La prima è che condizione necessaria (anche se non sufficiente) di un ragionamento filosofico è quello di prendere di traverso la logica della calcolabilità, la possibilità di ridurre tutto a scienza positiva. Nietzsche faceva notare, nelle sue lezioni pubblicate in "La filosofia all'epoca tragica dei Greci", che al contenuto positivo delle dottrine di Talete nessuno crede più da mo', ma che nondimeno il problema che ha posto (quello del concetto di principio) resiste a ogni falsificabilità del contenuto positivo con cui si argomenta (ovviamente il termine falsificabilità non è usato da Nietzsche).

Seconda ragione: i debiti e i crediti sono introdotti nel sistema scolastico per abituare i bravi cittadini di domani .... a fare debiti, a sentire come cosa normale l'ombra del superio bancario che li giudica e schiaccia. Nella sua perfetta e sublime inutilità, la filosofia semplicemente ignora la questione del calcolo dei debiti.

Di quindi al/la tu* insegnante che ti dia una insufficienza, ma che lasci perdere i debiti.

Argomentata così, vai tranquillo che, fra l'altro, la tua richiesta di insufficienza si trasformerà automaticamente in un voto positivo!

 

ma il bello è che filosofia è una delle mie materie preferite (dopo storia) per questo mi incazzo

ma la mia prof è davvero una ritardata mi ha messo 4 in una interrogazione perchè ho detto "dai diversi punti di vista" anziche "dalle diverse prospettive" fai un po te!

 

 

ho seri dubbi sull'efficacia della replica all'insegnante, perché per una questione "filosofica" l'insegnate in Italia è sempre stato su un rialzo che somiglia più al pulpito ecclesiastico, per cui chi contesta non sempre viene visto com un esempio da tutelare per via delle sue potenzialità, quanto come un antagonista da cui difendersi. Fosse anche un alunno!

quanto è vero

 

Non ho parole. A voler fare veramente i pignoli, hai ragione tu, e torto lei. Si puo studiare un argomento secondo 'diverse prospettive", solo, a rigore, avendo "diversi punti di vista" che permettono il crearsi di diversi assi prospettici. Insomma, per avere una prospettiva, occorre un punto di vista.

E il termine "punti di vista" è del resto assolutamente accettabile in filosofia. "E così come una medesima città, se guardata da punti di vista differenti, appare sempre diversa ed è come moltiplicata prospetticamente, allo stesso modo, per via della moltitudine infinita delle sostanze semplici, ci sono come altrettanti universi differenti, i quali tuttavia sono soltanto le prospettive di un unico universo secondo il differente punto di vista di ciascuna monade." (Leibniz, Monadologia, 57)

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Il topic giusto per segnalare "La gang del pensiero" di Tibor Fischer. Spasso & Filosofia Sent from outer space

beh, se ti incuriosice, questo è invece un noto filosofo, condannato per quattro rapine a mano armata in banca ;-)

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  • 10 months later...

mi trovo, preparando il caffé, a pensare al seguente problemunzio logico.

Date necessità e contingenza, vi sono almeno due tesi classiche:

a- tutto è necessario

b- vi sono sia cose necessarie che cose contingenti (gli accidenti, ma anche gli atti liberi).

La prima ipotesi domanda il passaggio dalla filosofia alla meccanica, e comunque non risolve i problemi ontologici fondamentali (cosa c'è all'inizio? da dove viene l'ordine?); la seconda ipotesi domanda un dualismo (libertà individuale/natura, per esempio) difficilmente giustificabile (se non su di un piano fideistico, religioso). 

Resta dunque, per mantenere una prospettiva concettuale, che non scivoli nè nel meccanicismo nè nella religione, una terza ipotesi: vi è solo contingenza. Quindi, anche le leggi (per es, fisiche), vanno trattate alla stregua di qualsiasi fenomeno: avrebbero potuto anche non esserci, potrebbero scomparire.

Se prendiamo però in considerazione l'ipotesi della sola esistenza della contingenza, a ben guardare il rapporto fra contingenza e necessità risorge, e più accrocchiato di quanto non sembri.
Se non vi è necessità, ma solo contingenza, si possono infatti formulare le due seguenti opzioni:

- o è contingente che vi sia contingenza, e quindi può esservi anche necessità,

- o, dato che non vi è altro che contingenza, vi sarà necessariamente contingenza, e quindi vi è necessità in quanto vi è necessariamente contingenza.  

 

soluzioni possibili:

- o questo dimostra che l'ipotesi dell'esistenza della sola contingenza è paradossale, che genera mostri logici. Restano quindi due altre ipotesi: o vi è solo necessità (meccanicismo), o vi sono sia necessità che contingenza (più o meno tutte le teorie che dividono fra anima e corpo) - teorie però, come visto, sotto molti aspetti insoddisfacenti

- oppure dobbiamo ammettere che la necessità esiste solo come prodotto locale (stabilizzazione) della contingenza. Resta da vedere se a questo punto la necessità ha natura finita o infinita (se è per sempre sottoposta a contingenza, o se il suo sorgere la rende (in quanto, appunto, necessità) immodificabile.

 

Che ne dite?

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mi trovo, preparando il caffé, a pensare al seguente problemunzio logico.

Date necessità e contingenza, vi sono almeno due tesi classiche:

a- tutto è necessario

b- vi sono sia cose necessarie che cose contingenti (gli accidenti, ma anche gli atti liberi).

La prima ipotesi domanda il passaggio dalla filosofia alla meccanica, e comunque non risolve i problemi ontologici fondamentali (cosa c'è all'inizio? da dove viene l'ordine?); la seconda ipotesi domanda un dualismo (libertà individuale/natura, per esempio) difficilmente giustificabile (se non su di un piano fideistico, religioso). 

Resta dunque, per mantenere una prospettiva concettuale, che non scivoli nè nel meccanicismo nè nella religione, una terza ipotesi: vi è solo contingenza. Quindi, anche le leggi (per es, fisiche), vanno trattate alla stregua di qualsiasi fenomeno: avrebbero potuto anche non esserci, potrebbero scomparire.

Se prendiamo però in considerazione l'ipotesi della sola esistenza della contingenza, a ben guardare il rapporto fra contingenza e necessità risorge, e più accrocchiato di quanto non sembri.

Se non vi è necessità, ma solo contingenza, si possono infatti formulare le due seguenti opzioni:

- o è contingente che vi sia contingenza, e quindi può esservi anche necessità,

- o, dato che non vi è altro che contingenza, vi sarà necessariamente contingenza, e quindi vi è necessità in quanto vi è necessariamente contingenza.  

 

soluzioni possibili:

- o questo dimostra che l'ipotesi dell'esistenza della sola contingenza è paradossale, che genera mostri logici. Restano quindi due altre ipotesi: o vi è solo necessità (meccanicismo), o vi sono sia necessità che contingenza (più o meno tutte le teorie che dividono fra anima e corpo) - teorie però, come visto, sotto molti aspetti insoddisfacenti

- oppure dobbiamo ammettere che la necessità esiste solo come prodotto locale (stabilizzazione) della contingenza. Resta da vedere se a questo punto la necessità ha natura finita o infinita (se è per sempre sottoposta a contingenza, o se il suo sorgere la rende (in quanto, appunto, necessità) immodificabile.

 

Che ne dite?

Mi riallaccio alla cosa più facile da commentare, ovvero la tua ultima domanda. Se la necessità avesse natura infinita, noi uomini finiti dovremmo necessariamente risalire al fideismo per spiegarne la natura, in quanto il concetto di infinito non è per noi conoscibile.

Penso di non aggiungere nulla così, è solo una mia considerazione personale.

Comunque dal mio punto di vista (e qui cerco di intervenire costruttivamente) la cosa da fuggire con ogni forza sono le ipotesi finalistiche. Tolgono, per così dire, il divertimento, ma soprattutto la libertà.

Questo potrebbe portarci ad eliminare la necessarietà dal campo d'indagine, e ragionare dunque della sola contingenza, all'interno della quale, e tramite quelli che mandi sotto il nome di atti liberi - se ho ben capito - può svilupparsi compiutamente l'individualità umana.

All'interno di ciò spiegherei poi in modo meccanicistico le leggi fisiche, e attribuirei all'intelletto, all'intelligenza, all'istinto, o - perché no - ad una volontà modello Schopenhauer gli atti liberi.

E rileggendo quello che ho scritto penso di aver semplicemente aggiunto la possibilità del meccanicismo alla filosofia di Schopenhauer.

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