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Un po' di storia


alfredoc
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La partenza da Rue Montmartre dell’edizione 1958

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Fra il 1895 e il 1960 i quotidiani a Parigi venivano consegnati presso i punti vendita da corrieri in bicicletta.

Questi “porteurs de presse” (portatori di giornali) erano pagati a cottimo per ogni singolo viaggio.

Essendoci a Parigi numerose edizioni dei quotidiani durante il giorno, i migliori corridori, quasi tutti ex professionisti o semiprofessionisti del pedale che per il trasporto usavano le proprie bici da corsa modificate, potevano fare molte consegne e quindi guadagnare anche molto bene!

Ovviamente tale situazione inevitabilmente innescava rivalità personali, legate soprattutto all’aspetto economico, che sfociavano in competizioni, a volte pericolose, durante le consegne lungo le strade affollate di Parigi, con disappunto continuo da parte dei pedoni e cittadini parigini.

Questo portò ad organizzare una corsa “classica” ufficiale, annuale, disputata fra gennaio e febbraio, un “criterium des porteurs de presse”

che all’inizio fu molto contestata, soprattutto per gli aspetti urbanistici. Difatti l’organizzazione della gara prevedeva la totale chiusura del centro storico di Parigi sino a Monmartre per un percorso di 24 miglia (39 Km circa).

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Il passaggio da rue Réamur il 22 marzo 1932

Il regolamento imponeva (questo dagli anni 20 in avanti) che i corridori dovessero usare biciclette senza alcuna moltiplica o cambio; l’unico autorizzato era quello di avere alla ruota posteriore il “giro ruota”con pignone fisso da un lato del mozzo posteriore e ruota libera dall’altro lato, i tubolari non erano consentiti e quindi le ruote “calzavano” camere d’aria e pneumatici. Inoltre ogni competitore, e qui sta la particolarità di tale gara, doveva obbligatoriamente trasportare 33 libbre (15 kg) di quotidiani sulla propria bici! A metà del percorso dei 39 km era previsto uno stop durante il quale i corridori, sotto l’attento occhio dei giudici di gara, dovevano depositare il proprio pacco dei giornali a terra e caricarne un secondo, ovviamente sempre di 15 kg.

A dispetto di tali “handicap” i migliori ciclisti percorrevano l’intero tragitto del circuito cittadino di Parigi, fra ali di folla entusiaste, in poco più di un ora, includendo lo stop del cambio giornali.

Nell’edizione del 1937 il corridore Legrand compì il percorso di 39 km in 37’47” ad  una velocità media di 40 Km/h! Mentre i “porteurs de presse” durante il lavoro erano soliti legare i giornali con corde o trasportarli dentro borse, i corridori durante la gara usavano per comodità un largo portapacchi anteriore fermato in basso sulla forcella anteriore.

Tale gara ebbe molta popolarità e godette di enorme successo sino al 1960. Dopo tale data l’avvento dei motori e la scomparsa progressiva di tali figure ciclistiche portò all’eutanasia di questa competizione.

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La bici di un porteur de presse parigino

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Interessante! Già mi immagino però la versione parigina di Lucas Brunelle del 1920 a immortalare la gara con tutta la tecnologia del tempo...

 

 

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Modificato da LorenzoB (visualizza cornologia modifica)
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Bella storia.

Chissà se mai nessuno penserà a farne una ri-edizione.

 

Molti anni fa, nel 90/91 , ero a Parigi il giorno in cui arrivava/finiva il tour de France e c'era il delirio, traffico e mezzi pubblici, metro compresa, bloccati.

Fermare adesso il traffico parigino (che è abbastanza caotico) per una riedizione storica sarebbe dura.

E' vero che già ora, soprattutto d'estate o con la bella stagione, chiudono tratti di strada per permettere alla gente di poterci pattinare/pedalare o fare attività all'aria aperta.

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..Manco a farlo apposta ho trovato altro materiale:  

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The cycling cultures of Paris in the 1940s and early 1950s were varied and interesting. A few years ago, Bicycle Quarterly Vol. 5, No. 3 used this culture as a starting point to explore cycling for transportation. We started with the porteurs, who presented particularly fascinating mix of transportation and sport. The porteurs were newspaper couriers who delivered newspapers from the presses to the newsstands all over Paris.

What might have been a menial, minimum-wage job in other places evolved into a unique and even competitive facet of Paris’ cycling culture. For this issue of Bicycle Quarterly, I interviewed two porteurs de presse, Pierre Vitupier and Jacques Greiffenberg. Back then, newspapers published multiple editions every day, and delivery had to be swift. Couriers got paid per paper delivered, so the faster you rode, the more money you made. The best runs were those where the newsstands were just short distances apart. They were assigned by seniority… The two old porteurs explained how a good porteur could make more money than the directors of the newspaper where he worked.

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Many porteurs were amateur or semi-professional racers who used their jobs for training, so it was natural to organize a race of the porteurs every year. The course started in the newspaper quarter of Paris, went around the Boulevards Extérieurs before climbing the hill of Montmartre. Riders had to carry 15 kg (33 lb) of newspapers. At the half-way point, they had to exchange their load for another pack of newspapers. Much of the course went over cobblestones, and not all were as smooth as the ones in the photo above.

Pierre Vitupier explained: “I figured I came from a strong amateur racing team, and thought I could win against the porteurs while pedaling with only one leg… I came 6th or 7th. [The following year] I trained for the Championnat des Porteurs like I would for a road racing championship, 8000 km training on the road… I won the race.”  The race was a big deal, with the main roads of Paris closed off for the event. The newspapers reported in great detail, as they would of a Tour de France stage.

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Many of the best-paid porteurs had custom bikes built: one for the daily job with wide 650B tires and large fenders, and one for the annual race, much lighter and basically a racing bike with fenders and a big front rack. A replica of one of the racing bikes, built up from a genuine frame and rack (above), is featured in our book 

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.

In addition to the interview with the two porteurs, Joel Metz summarized the history of the Championnat des Porteurs in the same issue of Bicycle Quarterly.

Moving on to cycling as transportation, we tested different ways to carry a heavy load, and compared different geometries to determine which is best-suited to different load carrying configurations.

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We do not say that you should ride your bike no-hands with 28 pounds of bricks in the front bags, but a good bike should make it possible to do so. That means that the bike will be stable in traffic, which increases your safety and enjoyment. We also found out why the old porteurs carried their heavy newspaper loads on a front, and not a rear, rack. It simply makes the bike more maneuverable, especially when riding out of the saddle in heavy traffic.

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We did a comprehensive study of bicycle geometry under the title “How to Design a Well-Handling Bicycle.” We looked at historic examples of well-handling racing bikes, city bikes (above), randonneur bikes, touring bikes, even tandems and track bikes. We measured their geometries. We explained the factors that determine how a bike handles, and why some geometries work better than others.

Every issue of Bicycle Quarterly includes 

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For this issue, we tested three transportation bicycles:

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A custom-built Ant “Basket Bike” designed to carry heavy loads.

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Breezer’s Uptown 8, fully equipped for riding every day.

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And the Jamis Commuter with a very affordable price tag.

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To provide some perspective, we featured a classic Alex Singer city bike (above)>

Then there were more tests of tires, why tucking on downhills is faster than pedaling, as well as the columns My Favorite Bike, Builders Speak and much more.

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