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Intermodalità: Treno e bici a Bologna


Tiziano
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Faccio copia ed incolla di un articolo-denuncia fatto a seguito di una mail di un lettore che ha inviato ad un sito (riportato qui sotto) per mettere al corrente di uno spiacevole episodio che è accaduto questo Agosto ad una signora di Prato, che suo malgrado si trovava a dover rientrare a casa dalla stazione di Bologna.

La signora malata è stata lasciata a 'terra' e quindi non fatta salire sul treno, perchè sul quel treno non era prevista la possibilità di salire con una 'bici' (utile a lei per muoversi e per non affaticarsi troppo).

Penso che se c'è un regolamento questo debba essere rispettato, ma forse allora è il caso di ridiscutere e cambiare queste regole.

Qui sotto l'articolo :

'Ci sono molti paesi all’estero dove la bici la puoi portare anche sugli autobus di linea, quando gli stessi mezzi non hanno la speciale rastrelliera. In Italia, invece, una donna malata è stata lasciata a piedi e costretta a prendere un treno in piena notte per il rifiuto del controllore a farla salire con la sua bici su un treno.

E’ quando accaduto a fine agosto ad una signora pratese alla stazione di Bologna, così come raccontata da un nostro lettore che ci ha scritto per denunciare l’episodio.

“Vi scrivo – si legge nella mail – perchè testimone di un fatto gravissimo avvenuto domenica 28 agosto alla stazione di Bologna, al binario 1 est, davanti al treno regionale Bologna-Prato delle 19.30. Si presenta una donna in bicicletta che chiede tutta contenta al controllore dove potesse entrare con la bici che le avevano appena regalato. Il controllore le risponde, controllando sul cartellone dei treni affisso sul muro, che non poteva salire su quel treno, non adibito al trasporto bici, ma prendere quello successivo, dopo un’ora e mezzo. La donna spiega di essere madre di due bambini che la stavano aspettando, che la bici le era stata regalata, ma aveva pagato il regolare biglietto con il supplemento per il trasporto bici, che era comunque una donna sola, e dover tornare di notte tra le stazioni non era sicuro. Insomma ci ha provato in tutti modi, mantenendo però dignità e serenità, ma di fronte al muro dei no del controllore è crollata a piangere, in preda ad una crisi nervosa. Il controllore si è voltato ed è salito sul treno”.

“Capisco che il regolamento è il regolamento – prosegue il lettore – ma parlo con questa donna in lacrime e scopro che è pratese, chiaramente sotto chemioterapia, come si capiva facilmente dalla testa senza capelli e coperta da un foulard. Mi intrometto e vado dal controllore che era in postazione insieme al macchinista”. I tentativi di convincere il ferroviere, però, si rivelano vani: “Mi sono reso conto – confessa il lettore – che non stavo parlando con un uomo ma con il regolamento. Gli spiego che non poteva abbandonare una donna visibilmente sotto chemioterapia da sola alla stazione; chi è sotto chemioterapia viene riconosciuto, giustamente, come momentaneamente invalido. La bici serve per non affaticarsi, è una specie di carrozzina, ma niente da fare”. Risultato: la povera donna è stata lasciata in lacrime sul binario della stazione, mentre il treno partiva senza di lei.

“Scrivo non perchè voglio la testa del controllore – conclude il nostro lettore -. Ma le cose sono due: o lui ha sbagliato o il regolamento è sbagliato. Non si può abbandonare un invalido e la sua bicicletta alla stazione, anche se il treno non è adibito, per un invalido si può e si deve fare chiarezza.Quella donna sola, malata, abbandonata alla stazione in lacrime è una scena che non voglio e non posso dimenticare”.'

fonte:

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ho scritto qualche tempo fa di 'sta storia. Io viaggio quotidianamente sulla linea cassino-roma. Se il treno non ha il vagone bici, sono costretto ad aspettare quello seguente... anche se teoricamente ogni vagone locomotore ha la possibilità di ospitare 5 bici, la maggior parte delle volte il capotreno dice che non può aprirla perché ha la porta bloccata.

in sintesi: Trenitalia merda.

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