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A.A.A Cercasi Pistard [TO]


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MISTAKEEEEEE (cit...)

Se pensate che vi guardino male se entrate con una conversione vi sbagliate di grosso!

Ci fosse bel tempo oggi sarei li' di nuovo a farmi un'altro giretto...mannaggia...

dici che qualcuno ti ha guardato male? mica mi è sembrato sai?

e poi dopo la bici "degrado" di gaspè tutte sembrano dei cinelli spuercorsa! (oh, senza offesa eh....)

perdono, mi autocrocifiggo in sala mensa subito!!! e meno male che me lo hai fatto notare prima di chiudere la giornata

Modificato da Marciuz (visualizza cornologia modifica)
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Il ricordo dell' "argentino" mi ha aperto al giornata...

dane, hai trovato uno che scrive bene quanto te ;)

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MISTAKEEEEEE (cit...)

Se pensate che vi guardino male se entrate con una conversione vi sbagliate di grosso!

Ci fosse bel tempo oggi sarei li' di nuovo a farmi un'altro giretto...mannaggia...

dici che qualcuno ti ha guardato male? mica mi è sembrato sai?

e poi dopo la bici "degrado" di gaspè tutte sembrano dei cinelli spuercorsa! (oh, senza offesa eh....)

perdono, mi autocrocifiggo in sala mensa subito!!! e meno male che me lo hai fatto notare prima di chiudere la giornata

tutto più chiaro doc ;)

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Il ricordo dell' "argentino" mi ha aperto al giornata...

dane, hai trovato uno che scrive bene quanto te ;)

Bene come me non scrive nessuno..... :-D

A parte gli scherzi e le battute, certe storie fanno bene perchè come cantava Ziggy Marley "non puoi costruire il tuo futuro se non conosci il tuo passato". Poi quello argentino è un capitolo particolare ingiustamente sottovalutato: pochi sanno che nel ciclismo, soprattutto su pista, in Argentina sono state scritte delle pagine di storia dello sport fantastiche mentre la gente generalmente conosce solo quelle calcistiche o sul rugby (colpa anche mia, che quando raramente ne scrivo racconto appunto quelle calcistiche trascurando alcuni pazzi da film che si son visti nel ciclismo argentino...).

Ma a me coglie nel personale, e quindi sono un po' di parte... :-P

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Promessa, spero di non deludervi.

Chissà come mai le storie che interessano raccontano sempre di campioni, di vittorie e di eroi. Sarà l’epica medioevale dei Cavalier, l’arme e gli amori, che interessa ancora la gente romantica, poichè la cruda realtà di ogni giorno deprime ogni pensiero.

Questa storia invece non ha nulla di epico, come le precedenti, ma è da raccontare perchè è talmente realistica che potrebbe essere una nostra esperienza.

Pensiamo ad un giovane ragazzo, che gareggia in pista, facciamo finta che questo ipotetico corridore abbia un’età di 18 anni, quasi alla fine del corso di studi, prossimo alla maturità al liceo. Uno normale, che dedica le sue due-tre ore al giorno per allenarsi ed il resto lo impiega per fare i compiti. La vita normale di un corridore giovane è un lunedì di scarico (in termine tecnico significa un giretto facile), martedì di fondo veloce, mercoledì in gara o in velodromo per lavori specifici, un giovedì ed un venerdì di carico e il sabato giretto pre-gara. Talvolta le sedute in pista possono essere 2-3 a settimana, nel pomeriggio finite le scuole. Beh! 7 giorni su 7 è già un bel da fare... a diciotto anni. C’è una verità in tutto questo: che senza l’allenamento non si va da nessuna parte, o meglio, non si è competitivi. Ma c’è un limite ad ogni cosa, oppure per essere più precisi, ognuno si pone degli obiettivi (o obbiettivi... alcuni scrivono così) che diventano prioritari. Facciamo finta che quel ragazzo, forse fortunato perchè la natura gli ha dato un minimo di vantaggio, si ritrovi, senza neppur essere troppo preparato in una “rosa” di aspiranti campioni. Per lui lo sport è un gioco, non è una cosa seria, ci sono mille altre cose interessanti nella vita, per farvi un’idea è un personaggio che quando sta facendo una cosa, è già lì che si guarda intorno e vede qualcosa di più interessante da un altra parte. Bene, il ragazzo in pista se la cava piuttosto bene, seppur con maggiore impegno potrebbe dare di più (la definizione sembra di una pagella scolastica... il ragazzo si impegna... ma potrebbe dare di più...) e viene selezionato per partecipare ad una gara importante, o meglio, più gare importanti. Intorno a lui incominciano a ruotare dei personaggi “strani”, che non sono più i direttori sportivi (quei padri di famiglia che hanno i figli che corrono e si dedicano anche ai loro amichetti e perdono tempo la domenica a portare in giro figli e amichetti), questi personaggi sono dei “professionisti”, cioè per loro lo sport non è un gioco ma è un lavoro. Sono vari, di ogni tipo, dal costruttore di biciclette (a volte molto rinomato), al preparatore atletico ufficiale e al medico. Ma cosa ci fa un medico in una società sportiva? Saranno mica tutti “malati” questi diciottenni... Già! Ma il ciclismo, è fatica... Non ve ne siete mai accorti? Lasciando il tono ironico, diciamo che a quell’età si iniziano a delineare caratteri ed aspettative, ma c’è anche molta inesperienza, ignoranza, e un suggerimento diventa prima un’idea e poi una necessità. Così che nel breve una siringa di una sostanza chimica (seppure non ancora etichettata come doping) viene iniettata nella coscia del giovanotto. Attenzione, questo passaggio è essenziale: aspettativa (il ragazzo deve crederci nelle sue capacità e pensa non all’oggi ma al suo domani sportivo), ignoranza (non si preoccupa di cosa gli viene messo nella “chiappa” e si affida ad occhi ciechi... sappiamo che molte persone si affidano a “santoni” per risolvere delle questioni che con un minimo di intelligenza risolverebbero da soli) ed infine la disonestà, qualcuno forse gli ha insegnato che l’importante è vincere non come. Cosa fa il nostro ragazzo? Beh! Lui una o due iniezioni se le fa anche fare dal santone, gli sembra scortese, in fondo è un medico, saprà quel che fa... si lascia convincere anche se non la vede proprio bene la questione, e studia un modo per dire al dottore che forse quelle iniezioni è meglio che se li faccia lui... Certo che bisogna che sia diplomatico altrimenti si rischia di essere scortese. Non c’è solo questo ragazzo, nello stesso periodo un giovane uomo di qualche anno più vecchio viene costretto a rinunciare (dall’alto) alla partecipazione ad un Olimpiade per non aver fatto un emotrasfusione. Qui sono cose grosse... Ci vanno di mezzo avvocati... anche perchè gli altri prescelti vincono una medaglia d’oro nella 100 chilometri a squadre. Ritorniamo ai Cavalier, l’arme e gli amori... Sempre lì. Si perchè, il pignone fisso, la pista, il colpo di pedale, il telaio, la guarnitura, il manubrio o piega... che in questo forum “abbondano” si idee e soluzioni... dimenticano che alla fine il “pistard” è l’uomo (anima) e non la bici (attrezzo meccanico).

E’ atleta, il carattere, la grinta e la moralità che fanno la differenza. Siccome il ragazzo è bravo (ciclisticamente), ma si impegna poco, lo lasciano stare, tanto di sederi in giro da sforacchiare ce ne sono a “iosa”. Nei ritiri collegiali (trasferte collettive per gare importanti), il gruppo si divide in due partiti: gli ”sforacchiati” e i “non sforacchiati”. Non c’è ancora consapevolezza o rabbia tra gli uni e gli altri, girano pochi soldi come premi e in fondo quelle siringe contengono dei “ricostituenti” a base di corteccia surrenale... cosa vuoi che sia... marchi come Neoton, Neo Cromaton Cortex... non sono doping. Però la differenza è che gli “sforacchiati” hanno al seguito le borse frigorifere e siringhe, gli altri no. Nessuno dei due partiti arriverà nel paradiso, nel gotha del ciclismo, ma qualcuno di loro si è “perso”: per colpa della salute, per colpa dell’immaturità. Gli altri sono nell’anonimato, disgustati dallo sport e dal ciclismo, oppure pedalano per divertirsi e per stare bene. Ve l’avevo detto che questa storia non aveva nulla di particolare, spero che via abbia fatto capire però che dietro ad un cavaliere, con il destriero di acciaio fatto di tubi columbus cromati, c’è un uomo pensante, e il “pistard” è una sottocategoria di questi individui. L’atleta è il “motore” ed è la cosa più delicata che c’è nel sistema bici-atleta ed è l’unica cosa da coltivare e preservare di fronte ad ogni situazione avversa come in queste situazioni immaginarie.

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voglio andare al velodromo a vedere pestando a morte con i tubolari a scoppiare quanto riesco a fare in un'ora...cooming soon

Se vai io vengo a farti da taglia aria, non scherzo!

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voglio andare al velodromo a vedere pestando a morte con i tubolari a scoppiare quanto riesco a fare in un'ora...cooming soon

Se vai io vengo a farti da taglia aria, non scherzo!

ah beh, e che facciamo? la prestazione va fatta senza la scia di qualcuno.

Poi possiamo anche fare la prova in coppia:)

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Bella l'ultima storia

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Bella l'ultima storia scritta qua sul 3d, io sono uno di quelli che si guarda intorno e non si impegna ;) e anche uno di quelli che preferisce scrivere "obbiettivo", più arcaico e pieno, ma comunque giusto :)

Grazie

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Bella l'ultima storia

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Bella l'ultima storia scritta qua sul 3d, io sono uno di quelli che si guarda intorno e non si impegna ;) e anche uno di quelli che preferisce scrivere "obbiettivo", più arcaico e pieno, ma comunque giusto :)

Grazie

vero va bene lo stesso! Anche l'Accademia della Crusca scrive così :)
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Spero di non tediarvi, spero solo di trasmettere a voi quando sia bella la disciplina della pista e quanto debba essere riscoperta (e frequentata!!!!!!!)

I “gemelli”

Chissà perchè nello sport si abbiano così tante testimonianze di “gemelli”, non quelli biologici (quelli veri per intenderci...), ma quelli di rivalità, invidia nascosta ma anche amicizia e rispetto. Basta aprire le pagine di un libro di storia del ciclismo o del calcio ed ecco: “Coppi e Bartali, “Pulici e Graziani”, “Moser e Saronni” e nella pista (il ciclismo su pista è quello che si gareggia all’interno dei velodromi per chi ancora non lo sapesse... e il Vigorelli non è solo un telaio della Cinelli da esibire con orgoglio con le Vans) le coppie “Maspes e Gaiardoni”, “Bianchetto e Beghetto”, “Paris e Capitano” e gli stranieri “Hübner ed Hesslich” o “Morelon e Trentin” o “Magné e Colas”, spesso questi ragazzi correvano insieme, nel tandem. Ma tante e tante altre “coppie” storiche abbiamo avuto nella storia del ciclismo su pista anche perchè non c’è solo la velocità ma la madison (o americana) che proprio si corre in coppia. Questo è un argomento affascinante, vedere due giovani che si allenano per superare il rivale e al tempo stesso crescono insieme diventando la “coppia” imbattibile. Normalmente sono caratteri molto opposti, perchè altrimenti il “gemellaggio” non funziona, e quasi sempre c’è uno dei due che è geneticamente più forte mentre l’altro ha meno predisposizione ma tanta più volontà nell’allenarsi. Vi ho fatto l’esempio di “grandi” del ciclismo, ma al Motovelodromo di Torino abbiamo avuto alcune “coppie” relativamente importanti, io ne ho seguita una da vicino, tralascerò i nomi perchè non sono importanti, li chiamerò solo “Baudo” e ”Ciccio”. Erano essenzialmente diversi (come già scrivevo prima): “Baudo” era un tipo razionale, metodico, preciso, si preparava tabelle, seguiva scupolosamente gli allenamenti, il “Ciccio” invece era scanzonato, molto dotato fisicamente si perdeva (giustamente a 20 anni) nel divertimento, e spesso veniva rimproverato dai direttori sportivi per questi eccessi (che poi eccessi non erano a dirla tutta). Si allenavano insieme, i velocisti generalmente vivono in simbiosi con l’avversario, la disciplina è difficile, non basta avere il “tempo” nelle gambe (cioè ottenere la miglior prova in quel determinato spazio-temporale - 200 mt) ma è anche e soprattutto furbizia, tattica, scaltrezza, l’inseguitore dei 3000 mt o 4000 mt spesso non si preoccupa dell’avversario, cerca di ottenere il suo miglior tempo, non gioca al gatto e il topo. Io assitevo alle scene sulle paraboliche di cemento, “Baudo” in testa, “Ciccio” a 3-4 metri (in gergo tecnico) il punto d’appoggio... e si lascia perchè è un modo per “nascondersi” dall’avversario, in modo che partendo d’anticipo si arriva sotto ad una velocità superiore che non consenta a quello davanti di influenzare la rimonta. Il “Baudo” sapeva percorrere tutta la pista con la testa voltata all’indietro, come se avesse un terzo occhio nell’orecchio... lo sguardo fisso per vedere cosa combinava “Ciccio” dietro. Normalmente se partiva il “Baudo” davanti, non c’era storia... troppa potenza, la rimonta era impossibile, ma se conduceva la volata “Ciccio”, la rimonta per il “Baudo” non era sempre così scontata... bastava una piccola deviazione involontaria, una progressione inaspettata, un’attesa troppo attesa (ma studiata) con un rapporto più corto dell’avversario e finiva che anche “Ciccio” qualche soddisfazione se la prendeva. Io li guardavo, anzi noi perchè avevo nel mio piccolo anche io il compare allenatore, un eporediese di cui purtroppo non ho mai più avuto notizie, ed eravamo ammiratori di questa coppia, ci domandavamo chissà se anche noi un giorno vestiremo la maglia azzurra, chissà se andremo alle olimpiadi come uno di loro. Intanto il tempo passava ed è arrivato il momento (forse prematuro per loro) di dire basta alle gare, il “Baudo” dopo la sua esperienza olimpica, da persona razionale e pratica, si allontanò poco a poco dal ciclismo definitivamente, il “Ciccio” ebbe un periodo d’oro, in quella stagione, anch’egli in maglia azzurra, ormai rimasto solo e senza la pressione “psicologica” del suo amico-rivale, la sua apparente superficialità in realtà era un modo per stemperare il fatto che pativa l’avversario più di quanto noi pensassimo, senza il “Baudo” sembrava volasse, era lui l’erede della disciplina. Purtroppo un giorno, nel velodrome di Pordenone, “Ciccio” cadde e sbattè fortemente la testa sul cemento, un incidente orribile che se non avesse avuto un santo protettore non si sarebbe salvato. Dopo questo episodio anche “Ciccio” da buon “gemello” decise che era il momento di ritirarsi.

Modificato da Bicibikers Velodrome (visualizza cornologia modifica)
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Alla fine succede che arriva la bella stagione, togli gli sci e pensi a come passare al "meglio" il tempo una volta in città: il lago è ottimo come diversivo, ma cerchi di unire l'utile al dilettevole, come si suol dire, e così l'illuminazione. La bici.

Siccome però le cose semplici non ti piacciono, se (per dire) d'inverno ti piace il telemark, come minimo quando si parla di bici scegli la soluzione più impegnativa, elegante, "hard core", che si possa immaginare: e quindi "ti fissi".

Non ne capisci un'acca, ma piano piano ti fai una cultura, come sempre: succede poi che ti piacciono in particolare i telai ciccioni da pista, non sai neanche dire bene perchè.

Così, d'impulso, prendi una bici nata per la pista. Forse alcune cose sono scritte e basta, sono esperienze che ad un certo punto devi fare, punto. Non importa se sarai mai un vero pistard, intanto ci provi e cerchi di capire come gira il vento.

Entri in un forum, conosci nuovi amici, e c'è chi ti instilla quella scintilla, quel non so che per cui, unito all'orgoglio di dirti "cretino, ti sei fatto un telaio da pista, vorrai metterci il culo dentro?".

E così, ti ritrovi in un caldo pomeriggio al negozio dove lavora Henry, vestito di tutto punto che quasi ti vergogni, ed insieme parti alla volta del Velodromo: durante il percorso cerchi pure di capire come funzionano gli sganci rapidi, tanto per aggiungere un pò di complicanze gratuite. Ma, anche qui, fa parte del personaggio.

Il percorso scorre via piacevole, due chiacchere, trackstand infiniti del compare mentre tu cerchi di non morire tra le auto agganciato come un pollo allo spiedo, ed alla fine arrivi.

C'è quella discesa iniziale che ti porta dentro l'anello, è come entrare nell'arena: era dai tempi del football che non provavi qualcosa del genere, quell'emozione del "tutto resto fuori".

Il tempo, quello della quotidianità, si ferma, per dar spazio ad una dimensione che prende la forma che vuoi tu: relax, svago con gli amici, concentrazione, intensità, sforzo, sfida.

Il Velodromo incute da subito timore reverenziale, è quel genere di posto dove capisci subito, se hai un minimo di sale in zucca, che tocca fare occhio anche solo a come hai stretto i laccetti o regolato la piega.

Qualcuno lo definirebbe fatiscente, io preferisco pensarla come chi lo definisce "senza tempo": ti aspetti da un momento all'altro che spunti qualche eroe del passato, un sannino vecchio come te si trova a suo agio con un telaio uscito l'altro giorno da qualche fabbrica asiatica. C'è una quieta convivenza di esperienze, culture, tradizioni, ed aspettative.

L'accoglienza è a dir poco calorosa ed amichevole, segno inequivocabile di uno sport che sa esser sano, nobile, di sani principi.

E fa piacere ritrovare facce conosciute, in un contesto un pò diverso dal solito, almeno per il momento così inusuale per me.

14062012-DSCN2055.jpg

Nel mentre c'è già chi è qui da ore, bello caldo: così decidiamo di girare le ruote per allungare un pò il rapporto.

14062012-DSCN2059.jpg

Inutile dire che Henry ci metterà qualcosa come tre nanosecondi, mentre il sottoscritto riuscirà quasi ad impiccarsi con la catena, stile Fantozzi: la scusa ufficiale sarà che non ho mai "operato" a bici capovolta...

14062012-DSCN2060.jpg

Tempo di iniziare a girare scaldandosi, e facendo occhio ai missili terra-aria che viaggiano nell'anello..

14062012-DSCN2067.jpg

..ed anche il buon Henry si difende alla grande, arrampicandosi sulla parabolica.

14062012-DSCN2068.jpg

Di mio, dopo alcuni giri nell'apron (grembiule a casa nostra?), decido di entrare finalmente nel circuito, dapprima cercando di non morire travolto o capottando, poi pian piano prendendo il ritmo e spingendo sempre di più: il primo accenno di parabolica credo rimarrà impresso per un pò, è una sensazione difficile da descrivere, per me si avvicina a quella che puoi provare in un half pipe d'inverno, o una pista per slittini...

In realtà, come da copione, riguardando il tracciato ho fatto abbastanza cacare, con un picco sui 46.7 e soprattutto un tempo (se ricordo bene) sui 37.3 sui 400 da fermo... ma sono sopravvissuto, mi sono divertito, ed ho conosciuto gente che ha pure speso del tempo per spiegarmi le basi e starmi un pò dietro (un grazie particolare a Mr. Bicibikers peraltro. ;)

Al rientro un bel gruppetto di tre assatanati, ma appagati, si farà strada per le vie di Torino: in relax, di nuovo due chiacchere, mentre il sole tramonta su questa giornata ricca di esperienze.

Ci vediamo giovedì prossimo. ;)

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Report del training camp + aggiornamento records

http://www.bicibikers.com/motovelodromo/records-al-motovelodromo/326-motovelodromo-di-torino-training-camp-update-14062012.html

http://www.bicibikers.com/records-al-motovelodromo.html

Complimenti per il il tuo resoconto helix, spero proprio che vi siate divertiti. A presto

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