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Addio Wouter Weylandt


lollero
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non voglio far diventare questo post uno strumento di discussione, perchè è solo un ricordo e un pensiero a questo povero ragazzo che deve uscire in queste righe, però due cose in tutto questo le ho pensate.

UNa, che non sono d'accordo con Ricky quando dice i troppi caduti di questo sport....visto il tipo di sport, vista tutta la considerazione, il ciclismo ritengo sia uno sport incredibilmente e per fortuna poco avido di drammi...vedi i "soli" 4 morti in tutta la storia del Giro!

Detto questo , io ieri mi son guardato la diretta della RAI online, e devo dire che ho invece MOLTO apprezzato il lavoro di chi conduceva il programma in una situazione molto difficile. Toni pacati, reali imbarazzo e dispiacere, mai una cosa fuori luogo se non per reale incapacità di dire qualcosa in quei momenti....posto che quel povero ragazzo sicuro è deceduto ben prima dei 45 minuti che hanno raccontato a noi.........

cmq RIP, che brutta cosa

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vi giro un bell'

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di repubblica

bell'articolo, grazie.

da quello che ho letto hanno provato a rianimarlo per 45 min, anche se con una botta in testa del genere la manovra ha davvero poche speranze... e infatti.

povero ragazzo. che riposi in pace.

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Io è da ieri che continuo a ripetere che per il numero di corse che ci sono e i rischi che si corrono di morti ce ne sono stati "pochi" (chiaramente sempre troppi non fraintendete)..e il mio meccanico parlando al telefono con uno della liquigas mi diceva che prima di dare la notizia della morte in tv hanno aspettato che fosse avvertita la famiglia ma che subito appena caduto c'era poco da fare..

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Concordo con Sfrenato, il suo discorso sui pochi morti in proporzione ai pericoli mi ricorda quello che faceva Brera sul calcio ("è incedibilmente basso il numero di morti negli stadi visto l'incredibilmente alto numero di dementi che li frequentano..."), il fatto che la tragedia sia accaduta pochi giorni dopo il post sulla discesa di Ricky è un macabro scherzo del destino.

Continuo a dire che non ho per niente apprezzato la telecronaca, che mi è parsa invece piena di retorica, prima di tutto nei toni ("tifavamo tutti per lui!", ma va a cagare va'! Se non si schiantava nemmeno vi accorgevate in che posizione era!...) ancor prima che nelle frasi (il discorso del casco da pubblicità progresso poi è ridicolo.....ce l'aveva!). Ancor più vomitevole la conferenza di Zomegnan, addirittura recitata, con le pause e i respiri come in uno spettacolo di Ronconi.....

L'unica cosa che ho apprezzato è stata la decisione (dello stesso Zomegnan, va detto) di abbassare i toni ed evitare le cerimonie di premiazione con relativi teatrini e talk-show. Per una volta gli italiani si son dimostrati più signori degli snob francesi, che ai tempi di Casartelli se ne sbatterono il cazzo del lutto tutti presi a festeggiare Virenque...

Quel che resta è la morte stupida (stupida perchè venuta per una cazzata, in fondo...) che uccide il progetto-vita di un ragazzo di 25 anni, un ragazzo normale, di quelli che tranne rare occasioni passano la vita in gruppo, senza le stimmate del fuoriclasse che fa venire la bava agli sponsor senza quell'avidità da autotrasfusione, un ragazzo che doveva diventare papà a breve e il cui figlio non conoscerà mai il padre per un atroce compleanno della prima tappa vinta al Giro. A questo proposito tre cose mi mettono i brividi: il padre che ha subito detto che non avrebbe voluto si fermasse la gara, la compagna che ora si trova a portare avanti un progetto-vita senza la trave portante del progetto-vita stesso, la lucidità della squadra che a gara in corso (!!!) ha chiesto di non dare subito la notizia perchè sapevano che la moglie non era in casa e non volevano che avesse la notizia per strada.......brividi!

Modificato da Dane (visualizza cornologia modifica)
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Quel che resta è la morte stupida (stupida perchè venuta per una cazzata, in fondo...) che uccide il progetto-vita di un ragazzo di 25 anni, un ragazzo normale, di quelli che tranne rare occasioni passano la vita in gruppo, senza le stimmate del fuoriclasse che fa venire la bava agli sponsor senza quell'avidità da autotrasfusione, un ragazzo che doveva diventare papà a breve e il cui figlio non conoscerà mai il padre per un atroce compleanno della prima tappa vinta al Giro. A questo proposito tre cose mi mettono i brividi: il padre che ha subito detto che non avrebbe voluto si fermasse la gara, la compagna che ora si trova a portare avanti un progetto-vita senza la trave portante del progetto-vita stesso, la lucidità della squadra che a gara in corso (!!!) ha chiesto di non dare subito la notizia perchè sapevano che la moglie non era in casa e non volevano che avesse la notizia per strada.......brividi!

Le tre cose sono tutte o quasi spiegate dal fatto che sono nordici, e lo dico conoscendo molto bene quei popoli, il loro pragmatismo, e il loro modo di fare: magari meno "romantici" e piagnucoloni di noi latini, sicuro più reali, fin schietti anche davanti situazioni pesanti. Che possa piacere o no.

Però personalmente non riesco a parlare di morte stupida...la morte quando arriva in una gara, per un atleta, nel mentre di quello che è un lavoro, una passione, una scelta consapevole soprattutto, è solo un bastardo modo del destino di compiere quel che doveva compiersi. Allora anche la morte di Senna, quella di Alboreto, Patrick de gayardon, e di tanti altri sportivi la si potrebbe definire "stupida", ma non è così. é solo una atto beffardo del destino, che spesso si compie in un modo troppo "semplice" rispetto ai rischi che uno quotidianamente compie. Ma purtroppo non è mai stupida, è solo terribilmente reale.

Modificato da lele200mph (visualizza cornologia modifica)
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Le tre cose sono tutte o quasi spiegate dal fatto che sono nordici, e lo dico conoscendo molto bene quei popoli, il loro pragmatismo, e il loro modo di fare: magari meno "romantici" e piagnucoloni di noi latini, sicuro più reali, fin schietti anche davanti situazioni pesanti. Che possa piacere o no.

Però personalmente non riesco a parlare di morte stupida...la morte quando arriva in una gara, per un atleta, nel mentre di quello che è un lavoro, una passione, una scelta consapevole soprattutto, è solo un bastardo modo del destino di compiere quel che doveva compiersi. Allora anche la morte di Senna, quella di Alboreto, Patrick de gayardon, e di tanti altri sportivi la si potrebbe definire "stupida", ma non è così. é solo una atto beffardo del destino, che spesso si compie in un modo troppo "semplice" rispetto ai rischi che uno quotidianamente compie. Ma purtroppo non è mai stupida, è solo terribilmente reale.

Lele, guarda che io per morte stupida intendevo appunto "il beffardo atto del destino" che dici tu, pensavo di averlo chiarito. L'aggettivo che hai usato (beffardo) credo spieghi tutto, fosse morto Riccò nella sua ultima bravata, per dire, l'avrei definita una morte meramente "burocratica"...

Cioè, sto povero ragazzo non è morto perchè ha esagerato volendo oltrepassare i propri limiti o perchè ha sottovalutato una norma di sicurezza, ma è morto per una cazzatina che può capitare a chiunque di noi anche in una semplice uscita domenicale. Tutto qua...

p.s.: assolutamente d'accordo col discorso sul (ammirevole, almeno da parte mia) pragmatismo dei nordici, che rispetto alle prefiche italiche a volte sembrano quasi cinici...

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Le tre cose sono tutte o quasi spiegate dal fatto che sono nordici, e lo dico conoscendo molto bene quei popoli, il loro pragmatismo, e il loro modo di fare: magari meno "romantici" e piagnucoloni di noi latini, sicuro più reali, fin schietti anche davanti situazioni pesanti. Che possa piacere o no.

Però personalmente non riesco a parlare di morte stupida...la morte quando arriva in una gara, per un atleta, nel mentre di quello che è un lavoro, una passione, una scelta consapevole soprattutto, è solo un bastardo modo del destino di compiere quel che doveva compiersi. Allora anche la morte di Senna, quella di Alboreto, Patrick de gayardon, e di tanti altri sportivi la si potrebbe definire "stupida", ma non è così. é solo una atto beffardo del destino, che spesso si compie in un modo troppo "semplice" rispetto ai rischi che uno quotidianamente compie. Ma purtroppo non è mai stupida, è solo terribilmente reale.

Lele, guarda che io per morte stupida intendevo appunto "il beffardo atto del destino" che dici tu, pensavo di averlo chiarito. L'aggettivo che hai usato (beffardo) credo spieghi tutto, fosse morto Riccò nella sua ultima bravata, per dire, l'avrei definita una morte meramente "burocratica"...

Cioè, sto povero ragazzo non è morto perchè ha esagerato volendo oltrepassare i propri limiti o perchè ha sottovalutato una norma di sicurezza, ma è morto per una cazzatina che può capitare a chiunque di noi anche in una semplice uscita domenicale. Tutto qua...

p.s.: assolutamente d'accordo col discorso sul (ammirevole, almeno da parte mia) pragmatismo dei nordici, che rispetto alle prefiche italiche a volte sembrano quasi cinici...

ok ok ..specificavo perchè allora non si capiva molto...ma la pensiamo uguale allora! ;)

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Però personalmente non riesco a parlare di morte stupida...la morte quando arriva in una gara, per un atleta, nel mentre di quello che è un lavoro, una passione, una scelta consapevole soprattutto, è solo un bastardo modo del destino di compiere quel che doveva compiersi. Allora anche la morte di Senna, quella di Alboreto, Patrick de gayardon, e di tanti altri sportivi la si potrebbe definire "stupida", ma non è così. é solo una atto beffardo del destino, che spesso si compie in un modo troppo "semplice" rispetto ai rischi che uno quotidianamente compie. Ma purtroppo non è mai stupida, è solo terribilmente reale.

Lele, guarda che io per morte stupida intendevo appunto "il beffardo atto del destino" che dici tu, pensavo di averlo chiarito. L'aggettivo che hai usato (beffardo) credo spieghi tutto, fosse morto Riccò nella sua ultima bravata, per dire, l'avrei definita una morte meramente "burocratica"...

Cioè, sto povero ragazzo non è morto perchè ha esagerato volendo oltrepassare i propri limiti o perchè ha sottovalutato una norma di sicurezza, ma è morto per una cazzatina che può capitare a chiunque di noi anche in una semplice uscita domenicale. Tutto qua...

p.s.: assolutamente d'accordo col discorso sul (ammirevole, almeno da parte mia) pragmatismo dei nordici, che rispetto alle prefiche italiche a volte sembrano quasi cinici...

ok ok ..specificavo perchè allora non si capiva molto...ma la pensiamo uguale allora! ;)

Ma certo che la pensiamo uguale, infatti avevo scritto Quel che resta è la morte stupida (stupida perchè venuta per una cazzata, in fondo...) ..... ;-)

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  • 8 years later...

Nove anni fa, durante la tappa Reggio Emilia Rapallo, del Giro d'Italia, moriva il corridore belga, Wouter Weylandt. 

Con un bellissimo articolo, pubblicato su Repubblica, all'indomani della tragedia, ricordiamo anche Gianni Mura. 

Modificato da Capiero (visualizza cornologia modifica)
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