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Segni della crisi incombente


Nero Tulip
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Io concordo con Valter, tali problematiche erano venute fuori negli anni di dura contestazione verso la TAV.

Io penso che la gente viva meglio se abita nel centrodella propia vita.

Mi spiego meglio.

La concezione del mondo moderno sposta il centro ( di gravità ) di ogni persona non nel luogo dove si vive ma nella città piu vicina dove sono presenti i servizi.

I paesi e sopratutto le nuove town vivono come supporto alle città dove c'è lavoro.

Tali paesi, i posti in cui si vive, non sono piu il posto dove si svolge la propia vita ma solo un posto di passaggio in cui si alloggia ma non si vive.

Si fa fatica a legarsi al territorio, e questo porta disagio nelle persone, a me sicuramente porterebbe molto disagio.

Questa mentalità porta sempre di più al concetto di vacanze esotiche, sempre piu lontani, quando spesso le stesse cose si trovano molto piu vicino di quanto si pensi.

Io per esempio, sono molto legato al mio territorio, sopratutto alle Orobie.

Molta gente non le considera propio e preferisce fare 200/300 km per trovare delle vere montagne, ma solo perchè hanno perso l'attaccamento al propio territorio, spesso basta fare 50km per trovare cose che la gente trova a 300 km di distanza.

questo invece è un concetto tutto (o quasi Italiano) legato al medioevo praticamente, e che trovo appunto arcaico, vecchio, chiuso e che porta a poco o nulla...se non al trovare ancora nell' africa profonda tribù di indigeni ferme a chissà quale era.

L'uomo è fatto per muoversi, evolversi, intrecciarsi con altre culture....

Invece non trovo sbagliato restare attacati alle proprie radici, non necessariamente chiudendosi al mondo.

A me piace molto infatti il concetto di Glocal, anche se il termine in sè non mi fa impazzire.

io non dico che non bisogna restare attaccati alle proprie radici, ma questo non deve essere essere un pretest per "chiudersi" nel proprio ambient/mondo...una cosa che a mio modo di vedere le cose in italia è consolidata (per ragione storiche, culturali e anche di presenza del vaticano). Le radici anzi devono essere sempre forti, ma questo deve essere uno stimolo in più per scoprire nuovi luoghi e culturi e confrontarsi...

Per l'appunto GLOCAL

No personamente non amo racchiudere quel concetto in qualcos di definito e "regolato", perchè inevitabilmente le regole saranno fatte da qualcuno, qualcuno che ha degli interessi, qualcuno che deve dirmi come cazzo devo approcciarmi al mondo. Invece io queste cose me le faccio come piace a me, e non rientro nelle categorie! ;)

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Io concordo con Valter, tali problematiche erano venute fuori negli anni di dura contestazione verso la TAV.

Io penso che la gente viva meglio se abita nel centrodella propia vita.

Mi spiego meglio.

La concezione del mondo moderno sposta il centro ( di gravità ) di ogni persona non nel luogo dove si vive ma nella città piu vicina dove sono presenti i servizi.

I paesi e sopratutto le nuove town vivono come supporto alle città dove c'è lavoro.

Tali paesi, i posti in cui si vive, non sono piu il posto dove si svolge la propia vita ma solo un posto di passaggio in cui si alloggia ma non si vive.

Si fa fatica a legarsi al territorio, e questo porta disagio nelle persone, a me sicuramente porterebbe molto disagio.

Questa mentalità porta sempre di più al concetto di vacanze esotiche, sempre piu lontani, quando spesso le stesse cose si trovano molto piu vicino di quanto si pensi.

Io per esempio, sono molto legato al mio territorio, sopratutto alle Orobie.

Molta gente non le considera propio e preferisce fare 200/300 km per trovare delle vere montagne, ma solo perchè hanno perso l'attaccamento al propio territorio, spesso basta fare 50km per trovare cose che la gente trova a 300 km di distanza.

questo invece è un concetto tutto (o quasi Italiano) legato al medioevo praticamente, e che trovo appunto arcaico, vecchio, chiuso e che porta a poco o nulla...se non al trovare ancora nell' africa profonda tribù di indigeni ferme a chissà quale era.

L'uomo è fatto per muoversi, evolversi, intrecciarsi con altre culture....

Invece non trovo sbagliato restare attacati alle proprie radici, non necessariamente chiudendosi al mondo.

A me piace molto infatti il concetto di Glocal, anche se il termine in sè non mi fa impazzire.

io non dico che non bisogna restare attaccati alle proprie radici, ma questo non deve essere essere un pretest per "chiudersi" nel proprio ambient/mondo...una cosa che a mio modo di vedere le cose in italia è consolidata (per ragione storiche, culturali e anche di presenza del vaticano). Le radici anzi devono essere sempre forti, ma questo deve essere uno stimolo in più per scoprire nuovi luoghi e culturi e confrontarsi...

devo avere una casa per potere andare in giro per il mondo (cit.)

(dai che la sapete, sù...)

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Io concordo con Valter, tali problematiche erano venute fuori negli anni di dura contestazione verso la TAV.

Io penso che la gente viva meglio se abita nel centrodella propia vita.

Mi spiego meglio.

La concezione del mondo moderno sposta il centro ( di gravità ) di ogni persona non nel luogo dove si vive ma nella città piu vicina dove sono presenti i servizi.

I paesi e sopratutto le nuove town vivono come supporto alle città dove c'è lavoro.

Tali paesi, i posti in cui si vive, non sono piu il posto dove si svolge la propia vita ma solo un posto di passaggio in cui si alloggia ma non si vive.

Si fa fatica a legarsi al territorio, e questo porta disagio nelle persone, a me sicuramente porterebbe molto disagio.

Questa mentalità porta sempre di più al concetto di vacanze esotiche, sempre piu lontani, quando spesso le stesse cose si trovano molto piu vicino di quanto si pensi.

Io per esempio, sono molto legato al mio territorio, sopratutto alle Orobie.

Molta gente non le considera propio e preferisce fare 200/300 km per trovare delle vere montagne, ma solo perchè hanno perso l'attaccamento al propio territorio, spesso basta fare 50km per trovare cose che la gente trova a 300 km di distanza.

questo invece è un concetto tutto (o quasi Italiano) legato al medioevo praticamente, e che trovo appunto arcaico, vecchio, chiuso e che porta a poco o nulla...se non al trovare ancora nell' africa profonda tribù di indigeni ferme a chissà quale era.

L'uomo è fatto per muoversi, evolversi, intrecciarsi con altre culture....

Invece non trovo sbagliato restare attacati alle proprie radici, non necessariamente chiudendosi al mondo.

A me piace molto infatti il concetto di Glocal, anche se il termine in sè non mi fa impazzire.

io non dico che non bisogna restare attaccati alle proprie radici, ma questo non deve essere essere un pretest per "chiudersi" nel proprio ambient/mondo...una cosa che a mio modo di vedere le cose in italia è consolidata (per ragione storiche, culturali e anche di presenza del vaticano). Le radici anzi devono essere sempre forti, ma questo deve essere uno stimolo in più per scoprire nuovi luoghi e culturi e confrontarsi...

Per l'appunto GLOCAL

No personamente non amo racchiudere quel concetto in qualcos di definito e "regolato", perchè inevitabilmente le regole saranno fatte da qualcuno, qualcuno che ha degli interessi, qualcuno che deve dirmi come cazzo devo approcciarmi al mondo. Invece io queste cose me le faccio come piace a me, e non rientro nelle categorie! ;)

Invece io questo concetto (non le sue eventuali regole), lo interpreto proprio come lo hai

descritto tu, cioè inovarsi e aprirsi al mondo mantenendo però la centralità delle proprie

tradizioni.

Non facciamone comunque una questione semantica sulla parola Glocal, che, come già scritto,

non mi piace come termine in sè.

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Io concordo con Valter, tali problematiche erano venute fuori negli anni di dura contestazione verso la TAV.

Io penso che la gente viva meglio se abita nel centrodella propia vita.

Mi spiego meglio.

La concezione del mondo moderno sposta il centro ( di gravità ) di ogni persona non nel luogo dove si vive ma nella città piu vicina dove sono presenti i servizi.

I paesi e sopratutto le nuove town vivono come supporto alle città dove c'è lavoro.

Tali paesi, i posti in cui si vive, non sono piu il posto dove si svolge la propia vita ma solo un posto di passaggio in cui si alloggia ma non si vive.

Si fa fatica a legarsi al territorio, e questo porta disagio nelle persone, a me sicuramente porterebbe molto disagio.

Questa mentalità porta sempre di più al concetto di vacanze esotiche, sempre piu lontani, quando spesso le stesse cose si trovano molto piu vicino di quanto si pensi.

Io per esempio, sono molto legato al mio territorio, sopratutto alle Orobie.

Molta gente non le considera propio e preferisce fare 200/300 km per trovare delle vere montagne, ma solo perchè hanno perso l'attaccamento al propio territorio, spesso basta fare 50km per trovare cose che la gente trova a 300 km di distanza.

questo invece è un concetto tutto (o quasi Italiano) legato al medioevo praticamente, e che trovo appunto arcaico, vecchio, chiuso e che porta a poco o nulla...se non al trovare ancora nell' africa profonda tribù di indigeni ferme a chissà quale era.

L'uomo è fatto per muoversi, evolversi, intrecciarsi con altre culture....

Invece non trovo sbagliato restare attacati alle proprie radici, non necessariamente chiudendosi al mondo.

A me piace molto infatti il concetto di Glocal, anche se il termine in sè non mi fa impazzire.

io non dico che non bisogna restare attaccati alle proprie radici, ma questo non deve essere essere un pretest per "chiudersi" nel proprio ambient/mondo...una cosa che a mio modo di vedere le cose in italia è consolidata (per ragione storiche, culturali e anche di presenza del vaticano). Le radici anzi devono essere sempre forti, ma questo deve essere uno stimolo in più per scoprire nuovi luoghi e culturi e confrontarsi...

devo avere una casa per potere andare in giro per il mondo (cit.)

(dai che la sapete, sù...)

il mondo è la mia casa [cit.]

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... cioè, orma ho capito che c'è da essere più pragmatici e puntare alla vie di fatto piuttosto che che essere idealisti e concettuali, cosa che mi pare chi predica certi stili di vita tende a fare.

In sostanza, oggi c'è da puntare al FARE LE COSE, pertanto non c'è solo da capire cosa fare, ma anzi, soprattutto c'è da capire cosa è possibile fare realmente! ;)

Una proposta che posso farti e' quella di cominciare a crearti delle "reti di protezione" che attutiscano la caduta in caso dovesse succedere qualcosa.

Prova a immaginare a cosa faresti se da oggi a domani dovessi rinunciare totalmente all'auto: sei pronto?

E cosa accadrebbe se fosse invece l'energia elettrica a scarseggiare?

E se invece fosse il gas, o l'acqua?

Se ti dai una risposta a queste domande non sei poi obbligato a metterla subito in atto, ma intanto ci hai pensato. Se la risposta che ti dai alla carenza di carburanti e' crearti un deposito in giardino sappi che prima o poi si svuotera', o che potrebbe esplodere o che addirittura potrebbero rubarti la benzina da dentro. Ma se cominci a pensare che la spesa al supermercato la puoi andare a fare col carretto attaccato dietro la bici, o ancora meglio puoi rifornirti presso i negozi vicino casa allora sei sulla strada giusta per affrontare la transizione senza grossi scossoni. Certo nessuno puo' dire di essere sicuro di come andranno le cose, ma pensarci prima puo' aiutare a vivere meglio dopo, senza voler con questo adottare stili di vita da eremiti.

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Si un mondo con meno auto sarebbe sicuramente più bello , ma per alcuni è pura utopia

Come ha già spiegato Pablo non tutti hanno il lavoro sotto casa e mezzi alternativi e tempo a disposizione, perché parliamoci chiaro l'auto è indubbiamente ancora il trasporto più comodo e veloce a disposizione

La bici è bella e non costa nulla ma se fai un lavoro come il mio che ti obbliga a fare il tragitto casa lavoro per 4 volte al giorno e abiti a 17km dove non esisto alternative dopo le 21 (ed io rientro alle 24)

In più mettici 10 ore di lavoro più eventuali faccende da fare , non avrei neanche il tempo di dormire

Senza contare il pericolo di girare in bici su strade extraurbane di notte

Io la metà dei km li faccio in bici (se non piove ) ma vedere persone come mio padre e mia madre che hanno superato i 65 anni e ancora lavorano tutto il giorno spararsi 70km in bici tutti i giorni lo vedo impossibile

Ps : dopo aver visto l'urbanizzazione di new York ed i loro problemi a mio avviso ritengo che non siamo messi così male

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Io credo che la maggioranza degli spostamenti che oggi vengono ritenuti "necessari" siano in realta' un prodotto della cultura dell'auto.

Nella gran parte dei casi i nostri nonni non lavoravano a piu' di dieci chilometri da casa, cosa che invece ora sembra essere quasi la regola, e questo accadeva perche' non c'era a priori la disponibilita' di un mezzo privato per raggiungere il lavoro.

La stessa urbanizzazione dei sobborghi cittadini e' un sottoprodotto della cultura automobilistica: si va ad abitare lontano dal centro perche' tanto c'e' la macchina con la quale ci si puo' agevolmente spostare.

Quello che bisogna capire e' che questo non e' l'ordine naturale delle cose, ma una forzatura dai costi ambientali e sociali elevatissimi, tenuta in piedi solo dalla disponibilita' di petrolio a prezzo conveniente, e che inesorabilmente tutto crollera' quando codesto petrolio verra' meno.

Saperlo prima e prepararsi puo' fare la differenza tra gestire il cambiamento o venirne travolti: tanto il cambiamento avverra' comunque, che lo si voglia o no.

Mi avete fatto venire in mente l'esempio di una mia conoscente. Abita a Rho, lavora a Cologno Monzese. Si fa tre ore di auto al giorno (tra andata e ritorno in ora di punta) per andare da una parte all'altra dell'hinterland per fare la Addetta al Palinsesto. In pratica, lavorando per un centro di produzione tv, il suo lavoro è quello di ricevere ogni giorno gli ordini di palinsesto delle tv ed organizzare l'agenda degli emissionisti coi vari timing di produzione dimodochè loro ogni giorno sappiamo quale rullo mandare in onda all'ora giusta, etc...

Potrebbe fare questa roba da casa via mail, invece no: 3 ore di auto al giorno. Tutti i giorni. In macchina da sola. Un'intera macchina sputaveleno a petrolio per schizzare il suo culo (bel culo eh?!, Per carità...) da una parte all'altra della provincia.

Scusa, ma perchè non prendi casa vicino al lavoro?! "Eh, ma qui abita mia mamma, le mie sorelle, qui c'ho tutti gli amici, poi sono nata qua..."

p.s.: il giorno che le dicono "delocalizzazione a Roma o cassaintegrazione" si compra il Piper...

Modificato da Dane (visualizza cornologia modifica)
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fare il massimo sempre, quello è importante, cercare di limitare l'uso dell'auto e gli sprechi in genere.

purtroppo se trovi lavoro solo a 30km da casa e vivi in periferia non servita dai mezzi, l'auto è l'unica via... metti che hai anche un figlio...

il vero problema, come già detto da altri, è che i nostri governanti, nel corso degli anni, non hanno fatto niente per disincentivare l'uso dell'auto, anzi, si spendono solo per fare parcheggi, per far cambiare le auto, ma non per potenziare il servizio pubblico.

mi ritengo fortunato perchè posso scegliere, scegliere di andare a piedi o in bici, mangiare frutta e verdura coltivata nell'orto di casa, olio dell'uliveto e bruciare legna del bosco (il bello di vivere in campagna... ) ma non è così per tutti...

è un pò che sul forum si parla di auto, di disincentivarne l'uso, che si può fare anche senza, etc etc etc... che le cose basta volerle e via dicendo...

non credo sia tutto così semplice e facile, dire "basta volerlo" è troppo semplice...

quando un giorno non ci sarà più il petrolio magari ci saranno migliaia di mezzi pubblici elettrici o ad idrogeno e quelli che una volta vendevano/costruivano auto, faranno gli autisti dei mezzi...

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Quando un giorno non ci sarà petrolio i nostri paesi asomiglieranno ai campi profughi se non si ripensa subito l'ordine delle cose ...

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...Ma se cominci a pensare che la spesa al supermercato la puoi andare a fare col carretto attaccato dietro la bici, o ancora meglio puoi rifornirti presso i negozi vicino casa allora sei sulla strada giusta per affrontare la transizione senza grossi scossoni...

io il negozio dietro casa ce l'ho, piccolo, a 300 metri... ecco... se facessi la spesa lì, forse forse non potrei permettermi nemmeno l'auto, la bici, la casa, i vestiti...

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Quando un giorno non ci sarà petrolio i nostri paesi asomiglieranno ai campi profughi se non si ripensa subito l'ordine delle cose ...

Si', e c'e' chi dice che molti immigrati, almeno quelli che lo potranno fare, se ne torneranno a casa loro dove si vive con poco e la rete sociale e' decisamente piu' estesa e solida che qui.

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...

io il negozio dietro casa ce l'ho, piccolo, a 300 metri... ecco... se facessi la spesa lì, forse forse non potrei permettermi nemmeno l'auto, la bici, la casa, i vestiti...

Non ti sfiora l'idea che se il negozietto tiene i prezzi alti e' perche' probabilmente e' strozzato dalla concorrenza degli ipermercati?

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... cioè, orma ho capito che c'è da essere più pragmatici e puntare alla vie di fatto piuttosto che che essere idealisti e concettuali, cosa che mi pare chi predica certi stili di vita tende a fare.

In sostanza, oggi c'è da puntare al FARE LE COSE, pertanto non c'è solo da capire cosa fare, ma anzi, soprattutto c'è da capire cosa è possibile fare realmente! ;)

Una proposta che posso farti e' quella di cominciare a crearti delle "reti di protezione" che attutiscano la caduta in caso dovesse succedere qualcosa.

Prova a immaginare a cosa faresti se da oggi a domani dovessi rinunciare totalmente all'auto: sei pronto?

E cosa accadrebbe se fosse invece l'energia elettrica a scarseggiare?

E se invece fosse il gas, o l'acqua?

Se ti dai una risposta a queste domande non sei poi obbligato a metterla subito in atto, ma intanto ci hai pensato. Se la risposta che ti dai alla carenza di carburanti e' crearti un deposito in giardino sappi che prima o poi si svuotera', o che potrebbe esplodere o che addirittura potrebbero rubarti la benzina da dentro. Ma se cominci a pensare che la spesa al supermercato la puoi andare a fare col carretto attaccato dietro la bici, o ancora meglio puoi rifornirti presso i negozi vicino casa allora sei sulla strada giusta per affrontare la transizione senza grossi scossoni. Certo nessuno puo' dire di essere sicuro di come andranno le cose, ma pensarci prima puo' aiutare a vivere meglio dopo, senza voler con questo adottare stili di vita da eremiti.

io negli ultimi 10 anni ho capito che sono pronto a tutto o quasi, per cui io si sono abbastanza tranquillo. Ma non arrivo a pensare i tuoi scenari (benchè assolutamente reali, vedi quel che è successo in Giappone dopo il terremoto) per il semplice motivo che sono nato oggi e non 1000 o 3000 anni fa. per cui vivo il mio tempo, con la intelligenza e il raziocinio che per fortuna mi sono stati dati.

Poi riguardo al "resto del mondo" sono anche concorde che molti non sono assolutamente pronti alla cosa, e per questo dico che c'è da fare altro. Perchè ritengo d'altra part e che il fatto che "prima o poi tutto questo finirà" non deve, e non è, motivo valido per vivere già senza determinate cose. Detto in parole semplice, "non arriviamo neanche a fasciarsi la testa prima che sia rotta"... quindi secondo me torniamo al mio ragionamento ed al mio concetto iniziale: ci vuole la giusta misura, l'intelligenza nel capire, usare, gestire quello che abbiamo. E siccome ce ne è poca, è su questo che oggi dobbiamo lavorare come prima cosa.

Oggi abbiamo le auto, abbiamo il petrolio, abbiamo al luce. per cui, vuoi anche che la vita è breve, io preferisco imparare e far imparare ad usare al meglio quello che c'è, piuttosto che vivere da asceta o eremita in attesa che il peggio arrivi.

Senza contare che, mi prendo il lusso, voglio pensare che il giorno che non ci sarà più il petrolio ci sarà qualche cos'altro, l'acqua, la pipì, i biocarburanti, ed il giorno che l'energia dovesse scarseggiare avrò una bella pala sul tetto che me la da, avrò il geotermico e tante altre tecnologie che il PROGRESSO, mi darà!

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