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  1. Ciao raga! è successo che ieri sera a Ginevra ho corso la mia prima alleycat, che è stata anche la prima da out of town e da out of nation proprio (anche da out of EU volendo). In un muro di testo vi racconto che cosa è successo; in realtà niente di speciale ma ho scritto gran parte del testo ieri notte, ancora in botta di endorfine e oggi ho pensato che magari a qualcuno può far piacere leggere questa storia. Davide @Hiro mi ha accompagnato nella vicenda. Per Davide è la seconda gara, per entrambi la prima in una città sconosciuta. Il puro caso, mosso dal protettore dei ciclisti incoscienti, vuole che durante la fase di iscrizioni/cazzeggio alla ciclofficina punto di partenza scambiamo qualche parola con Adam, un ragazzo canado-polacco, dottore in psichiatria all’ospedale di Ginevra ed ex corriere a Calgary. Il tipo sembra decisamente sperso e vestito come per andare a fare le vasche in centro. In poche frasi ci accordiamo per formare un gruppo di sbandati, tutti alla prima esperienza di alleycat in quelle strade. Sarà il nostro salvatore ma ancora non lo sappiamo. Il concept della gara è decisamente intrigante: 6 checkpoint disposti in cerchio di cui 5 da fare due volte, partendo da uno a scelta e continuando sempre tassativamente per un check adiacente (ci hanno messo una vita a spiegarlo). Partiamo con il primo check accanto alla ciclofficina, la cui prova consiste nel tirare una freccetta contro la sagoma di un politico locale e non centrare una mela inchiodatagli in fronte alla Guglielmo Tell. Ottenuto il primo bollino sul manifest Adam riesce a capire come raggiungere il secondo check. Attraversiamo la città e ci rendiamo conto che il nostro nuovo amico non solo è decisamente a suo agio per le strade di Ginevra, ma scanna come un pazzo, ad un ritmo veramente alto e con uno stile che evidentemente deriva dai suoi giorni a Calgary. Io e Davide comunque lo seguiamo fiduciosi per parchi immersi nelle tenebre, scale e ponti larghi un metro e mezzo per ottenere il secondo bollino. La prova proposta è la cinnamon challenge, che azzera all’istante l’umidità delle mucose di ognuno. La sfida del check seguente è quella dell’uovo nel cucchiaio in bocca (tenete in mente gli ingredienti di ogni check perché acquisiranno un senso). Superatala ci dirigiamo al check posto in corrispondenza dell’iconica fontana a getto d’acqua nel lago Lemano, dove ci fanno mangiare dei biscotti “petit-beurre” che completano l’opera di essiccazione del cavo orale iniziata dalla polvere di cannella. Qui inizia il divertente: questi check erano relativamente vicini l’uno all’altro, ora dobbiamo salire fino all’aeroporto. Io comincio a subire nettamente e mi sistemo in coda al gruppetto dietro Davide in coda ad Adam. (Davide per altro su una delle poche fixed viste all’evento). Raggiunta la zona in cui si trova l’aeroporto completiamo il check del toboggan, il più allucinante della gara: il posto è un mega scivolo di pietra dentro un parco con tanto di parabolica e gli organizzatori, che ci accolgono con passamontagna e faretto in fronte, hanno appeso delle birre al fondo. Per passare il check senza penalità bisogna scendere lo scivolone con una coperta sotto al culo e prendere al volo una birra. Io arrivo al check in uno stato psico-fisico veramente mistico e ho smesso di parlare da un pezzo. Salendo per arrivare in cima al toboggan con le spd cerco di lasciare l’impronta delle gengive sui pietroni che fungono da scala ma mi riprendo abbastanza da scivolare con un discreto stile e cogliere al volo una lattina di ottima bionda discount. Il check successivo è nel parcheggio dell’aeroporto, piuttosto vicino. Seguiamo Adam quel tanto che basta a capire dove andare ma poi lo perdiamo, in netto calo di prestazioni. Lui si spara tutte le rampe del parcheggio in salita, noi riusciamo ad intrufolarci in un ascensore e a raggiungere il piano giusto, al quale troviamo il check. Davanti a noi vediamo una massa di corridori nel buio del parcheggio, illuminati solo dalle lucine delle bici, alcuni dei quali inginocchiati a pippare una polvere bianca. Ci mettiamo in coda per tirare su anche noi una bella striscia di zucchero a velo e ci torna particolarmente utile aspettare il nostro turno per bere un goccio d’acqua, ritrovare Adam e recuperare un momento. Finita la prima metà delle prove è il momento di ripassare per tutti i check. Riiniziamo al toboggan, il più vicino, con un’altra scivolata. Ripartiamo per il centro città con un terzetto di nuovo compatto, finché non sbaglio svolta e mi trovo su una pista ciclabile sopraelevata parallela alla giusta strada. la percorro finché non trovo modo di scendere e per non perdere i miei compagni di gara mi tocca attraversare una strada a 3 corsie con barriera in mezzo e una linea di tram che passa tra un senso e l’altro di circolazione. Tuttavia mi sento molto più in forma e riesco a stare a ruota dei miei soci, sempre con il polacco-canadese in testa che tira come un treno. Arrivati in città il grosso è fatto. Risubiamo la cinnamon challenge e la prova dell’uovo, che però stavolta ci viene consegnato: dobbiamo tenerlo con noi senza romperlo e presentarlo all’arrivo. Per il penultimo check, di nuovo alla fontana gigante, ci viene chiesto di arrivare a piedi il più vicino possibile ad una specie di faro posto proprio accanto al getto, su una passerella di pietra completamente fradicia. L’effetto è quello di passare in mezzo ad una tempesta, con in più l’effetto dell’acqua vaporizzata, che ci infradicia dalla testa ai piedi. Vedo Davide barcollare pericolosamente davanti a me sul bordo della passerella ma riusciamo a fare andata e ritorno senza improvvisare un tuffo nel lago. Ormai siamo ai minuti finali della corsa. L’ultimo check è da indovinare, prima capendo la ricetta nella quale si usano gli ingredienti tematici dei check (cannella, zucchero, uova, acqua = torta di mele), e poi associando alla torta di mele un locale in riva al lago, apparentemente celebre per il piatto di cui sopra (senza l’aiuto di un local saremmo ancora lì a cercare). Facciamo l’ultimo scatto e chiudiamo l’alleycat dopo 2 ore e 11' di gara. Sorpresa: al ritrovo finale la torta di mele c’è veramente! Ce la godiamo come pochi altri dolci in vita nostra, bevendo la birra catturata al toboggan. Chiaccheriamo ancora con Adam, che ci fa i complimenti per essere riusciti a stargli dietro; ci scambiamo i contatti ma non rimaniamo ancora molto. Siamo stanchi, infreddoliti, fradici e lerci e quindi torniamo in stazione dove una banana e un the caldo ci confortano. Ci prendiamo la massima calma per smontare e impacchettare le bici, svolgendo l’operazione nell’atrio principale della stazione di Ginevra e prendiamo tranquillamente il treno che ci riporta a Losanna. Un battesimo delle alleycat piuttosto movimentato, ma estremamente divertente grazie ai miei compagni di gara e all’organizzazione (Atelier La Rustine) veramente precisa e fantasiosa nell’immaginare e realizzare una gara così originale. Seguiranno foto. Ciao! Tl; dr: Ho corso un’alleycat a Ginevra, è stata una figata.
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