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  1. salve a tutti, sono in procinto di acquistare la mia prima bici gravel/touring . Vi dico qualcosa per indirizzarvi meglio nella direzione in cui guardo io. Allora prima di tutto: -budget 1200/1300 euro -utilizzo, prevalentemente per uscite settimanali (strada 80% e strade bianche%) e all'occorrenza bikepacking e cicloturismo (estate prossima vorrei fare un tour della Sicilia). I modelli che dopo una lunga selezione ho scelto sono : Salsa Vaya Claris e Specialized Awol . Poi ultimamente ho trovato nei modelli 2018 la Sequoia total black a circa 1200 dollari (in Italia non penso la importino). Vi chiedo secondo voi quale delle bici possa fare al caso mio? Ps Ho scelto questo anche e soprattutto per il telaio in acciaio
  2. uri

    Giro delle Dolomiti

    Dopo essermi consultato con un Admin al fine di esser sicuro di non andare contro il regolamento e l'etica del forum iniziando questa discussione (in quanto di carattere pubblicitario), vi scrivo qui le info per il Giro delle Dolomiti, una pedalata cicloturistica di 6 giorni in giro per le Dolomiti del Trentino Alto-Adige. E' un evento unico per durata, costo (in proporzione) e panorami, e la cosa curiosa è che i ciclisti vengono per partecipare persino dall'India e dall'Australia ma soltanto pochi dall'Italia, motivo per cui lo propongo su questa piattaforma, auspicando di incuriosire qualcuno che non lo conosce ancora. Se ci si iscrive entro il 30 di giugno, si può esprimere la taglia per quanto riguarda il jersey (ed eventualmente salopette e calze), dopo quella data soltanto fino ad esaurimento taglie. Da quest'anno l'abbigliamento è fornito da Q36.5 (per chi non conoscesse questo neo-nato marchio, consiglio un giro sul sito...questa è un'ottima occasione per portarsi a casa un loro capo a un prezzo conveniente) Siccome faccio parte del comitato organizzativo, se si riesce ad organizzare un gruppo di almeno dieci ciclisti mi adopero per uno sconto sull'iscrizione (oltre a quello già previsto per gruppi di 5 persone). IN SINTESI Nome evento: Giro delle Dolomiti Dove: Trentino Alto-Adige Data: 30 luglio 2017 - 5 agosto 2017 Tipo di evento: bici da corsa - cicloturismo Tipo di bici: corsa (poi se qualche matto la vuol fare in fissa, ben venga! ma suggerisco uno o due freni per la sicurezza di tutti) Costo iscrizione: tutto il Giro €290, 3-5 agosto €170, tappa singola €90 Link evento: http://www.girodolomiti.com/index.php?lang=it
  3. guido

    GUIDE IN BICI CERCANSI

    Ciao a tutti, la compagnia per cui lavoro sta cercando nuove guide da impegnare in italia per settembre. la compagnia si chiama B a c k r o a d s, lo scrivo separato perchè sono paranoico, perché ci hanno chiesto di cercare tra i nostri amici e non capirebbero che l'appartenenza a questo forum è quasi una fratellanza. Insomma vediamo di evitare links e robe varie almeno in questa pagina, siete tutti in grado di usare google in maniera autonoma. in cosa consisterebbe? si tratta di portare in giro americani in bici, quindi si tratta di pedalare ma non solo, si tratta anche di guidare, risolvere problemi, stare dietro a persone mature che hanno bisogno di essere assistiti come bambini, a volte, che a volte sono simpatici a volte sono delle incredibili teste di cazzo. Ma pagano, pagano bene e pagano per pedalare e questo a me personalmente è bastato fino ad adesso, sono al mio secondo anno. cosa serve per essere presi? di fondamentale solo tre cose: sapere l'inglese, avere la patente con più di 15 punti e avere più di 23 anni. certo serve anche una conoscenza base della bicicletta, una forma fisica discreta, un'attitudine alla socialità (cosa che ad esempio io non ho),una certa dose di inventiva e molta pazienza. Però diciamo che i primi tre punti sono i fondamentali. Ah dimenticavo! serve tempo. se vi dovesse piacere la cosa ma "cazzo ho già la vacanza prenotata con la ragazza" oppure "si ma il week end del lombardia non ci son cazzi che tengano, io sarò lì a tifare" lasciate perdere. Loro fanno un evento (hiring event) il 3 agosto a firenze, se tutto va bene vi spediscono in provenza, sotto il ventoux, per un training pagato dal 14 al 26 agosto e poi c'è la possibilità che non torniate a casa fino a fine ottobre, ovvero la fine della stagione. su questo sono molto poco flessibili soprattutto il primo anno. come si viene presi? primo attraverso un classico form on line che include domande, video e non ricordo cos'altro. Poi se va bene telefonata via skype e poi, se va bene pure quella, parte la trafila dell'hiring event e alla fine il training. sordi? fresca? grana? no-gra? cosa posso dire? meglio che fare il cazzo di architetto anche dopo 10 anni di onorata carriera, più le mance. insomma è ben pagato ma non voglio stare a parlare di soldi, se vi dovessero selezionare potete fare tutte le domande del caso direttamente a loro comunque se siete interessati visitate il sito della compagnia e applicate. se avete domande mandatemi pure un PM, vedrò di collezionare un po' di messaggi e rispondere una volta sola così da semplificarmi la vita e soprattutto dare le medesime informazioni a chi fosse interessato. una volta compilati i questionari on-line e prima della chiamata skype avvertitemi perchè posso fare una lettera di raccomandazioni, chiaro che preferirei anche fare due chiacchiere con gli eventuali raccomandati prima di esporre il mio buon nome (questa si che è una stronzata) quindi magari ci si può sentire via cellulare. spero di essere stato chiaro. bless
  4. qualcuno parteciperà a questo evento il prossimo fine settimana? Sembra bello http://www.bameurope.it/
  5. Ciao a tutti, volevo chiedervi 2 minuti massimo per compilare questo sondaggio: https://www.surveymonkey.com/r/LGK9RS3 Grazie mille!
  6. http://www.ferraraitalia.it/reportage-viaggio-nellitalia-dei-borghi-dove-il-terremoto-non-e-arrivato-ma-continua-a-fare-danni-124831.html Quando scendi dalla bicicletta dopo aver visto tanta bellezza ... non ti resta che raccontarla! Pesaro-Roma passando attraverso Urbino Gubbio Assisi Spoleto Terni e Ponzano Romano! Il seguito lo trovate nel blog di Ciclickamente Propositivo a questo link http://leonardobonetti.com/pesaro-roma-in-bicicletta-420-km-di-rara-bellezza/ con tracce gpx Godetevelo!
  7. l'avete visto? http://www.jova.tv/vado-farmi-un-giro-jova-zelanda e mi sa che pedala su un sequoia... perchè vedo post dedicati su fb da specialized
  8. Ciao a tutti, Mi scuso in anticipo se questo argomento e' gia' stato trattato, ma una ricerca veloce del forum non ha prodotto risultati. Quest'estate io e la mia ragazza vorremmo fare la nostra prima vacanza in bici, ed abbiamo pensato all'Olanda come meta in quanto ci sembra molto abbordabile per dei neofiti come noi. L'idea sarebbe di viaggiare abbastanza leggeri (stile bikepacking per intenderci) e di portarci dietro la tenda, in modo da fermarci a dormire prevalentemente in campeggi, provando anche a fare un po' di campeggio libero per quanto possibile (ho visto che in Olanda ci sono delle aree in cui e' permesso). L'itinerario e' ancora da stabilirsi ma vorremmo arrivare in Olanda con altri mezzi (treno, aereo, etc.) e girare in bici solo all'interno dell'Olanda, ma ovviamente vorremmo portarci dietro le nostre bici invece che noleggiarle una volta in Olanda. Premesso che ogni consiglio e' ben accetto, la mia domanda principale e' questa: avete dei consigli su come raggiungere l'Olanda portandosi dietro la bici? Ho letto un po' di commenti di gente che si porta la bici in aereo, il che potrebbe essere una soluzione, ma noi preferiremmo se possibile non dover smontare e impacchettare le bici per il trasporto. Pertanto avremmo pensato al treno, ma sto faticando a trovare informazioni a riguardo. C'e' qualcuno che per caso ci ha gia' provato? Grazie
  9. Ciao a tutti, con 2/3 amici stiamo organizzando un viaggetto verso maggio, sarebbe il nostro primo viaggio in bici e quindi vorremmo partire senza esagerare, diciamo massimo una settimana. Viviamo a Milano e Torino, ma non necessariamente dobbiamo partire da qua. Consigli su qualche itinerario? @maicol3 @Robixx
  10. ciao a tutti, scrivo per la prima volta in questa sezione. quest'estate volevo andare a fare la ciclabile sul danubio tra germania e austria, partenza e arrivo sono ancora da decidere ma si parla di c.ca 500 km in 14 giorni. Saremo in 2 con bici a scatto fisso NON predisposte per portapacchi e borse e senza qr sulla ruota posteriore. ho iniziato a vagare un po' sul forum e sul web, ho trovato ovviamente il portapacchi thule e le borse ma mi partono facili 200€ a bici, altrimenti sul catalogo brn c'è un portapacchi merdoso (codice por49) a cui penso potrei montare delle generiche borse. pareri e consigli sono graditissimi.
  11. idro

    consiglio misura

    Ciao, ho deciso di comprare questa bici inglese da cicloturismo. http://www.ridgeback.co.uk/bikes/touring/world/voyage Sono indeciso sulla misura. Io sono alto 172 con cavallo 79. Meglio una 52 o 54?
  12. Ciao a tutti popolo di FF, torno con una delle mie recensioni, questa volta su una combo di oggetti che ho usato per un breve giro (5 gg) all'isola d'ELBA - Tenda CAMP MINIMA 1 SL (monoposto) http://www.pescifirenze.it/scheda_articolo.asp?idarticolo=2351 - Sacco a Pelo Forclaz light 15 gr taglia S (170 cm) http://www.decathlon.it/sacco-a-pelo-forclaz-15light-viola-destro-id_8242831.html - Materassino Forclaz Air http://www.decathlon.it/materassino-forclaz-air-id_8298497.html - Prezzo: Tenda Camp MINIMA 1 SL 125 euro Sacco a pelo : decathlon 35,95 Materassino: decathlon 39,95 - Descrizione: A parte la tenda il resto fa parte della linea di decathlon per il campeggio marca Quechua - Periodo di utilizzo: Utilizzati per ora in un giro cicloturismo a Settembre all'isola d'elba di 5 giorni. - Pregi: Tenda: La Camp minima SL è credo una delle tende migliori da cicloturismo. Il pregio più grande è sicuramente la "compattezza" e il peso (tutta la tenda compresa di paleria e picchetti non arriva ai 950 gr!!!! La tenda è una doppio telo, quindi permette di avere un comfort notturno a livello di normali tende più capienti. Si monta con estrema facilità. E' a prova di idiota, anche per chi come me non aveva dimestichezza con il campeggio è impossibile non riuscire. L'interno è rifinito benissimo con ganci e tasche, il telo esterno è ben cerato e risponde bene a una pioggia leggera (io ci ho dormito sotto due ore di pioggia leggera). Il design è molto bello e una volta messa in tirare è solida. La paleria è leggera e maneggevole. I picchetti sono forse la sorpresa più bella, leggerissimi ma in buon duralluminio. non si piegano facilmente. ce ne sono almeno 5 in più. La tenda si piega con molta facilità e rientra nella propria custodia, bastano un paio di volte per imparare. Sacco a pelo: leggero, non esageratamente coprente ( da considerare che io non ho mai freddo, quindi di solito mi ci infilo a metà nottata). Si ripiega bene, finiture ben fatte. molto leggero. Il pregio maggiore è la custodia con fibbie che permette di spremerlo e ridurne parecchio il volume. Anche questo lo rende ottimo per il cicloturismo. Ovviamente essendo io un nano la misura S rende il sacco molto piccolo. Materassino Air: Questo è stata la vera sorpresa, l'ingombro è veramente minimo, più piccolo del sacco a pelo. Si ripiega veramente molto bene. Si gonfia facilissimamente a bocca, la valvola ha un meccanismo di blocco dell'aria che non lo fa sgonfiare, permettendo di gonfiarlo con estrema facilità. E' molto comodo, anche ben gonfiato. Una volta sgonfiato si riesce a rimetterlo nella sacca che lo tiene chiuso molto facilmente. La combo sacco a pelo + materassino entrano bene nella borsa sotto sella KTM, uno accanto all'altro, prendendo poco meno della metà della lunghezza della borsa. - Difetti: -Tenda: Non ha dei VERI difetti, l'unico problema è il prezzo, 125 euro, vi posso garantire per che LI VALE TUTTI. L'unico piccolo difetto di progettazione è un filo che serve per legare lo sportellino interno che almeno a me penzolava esattamente sulla faccia. La camera interna è data per 220x90 cm , anche se io HO PIù DI QUALCHE DUBBIO DI COME QUALCUNO CHE SIA PIù ALTO DI 180 CM RIESCA A STARCI COMODO. Devo fare una prova con @Visconte Cobram -Sacco a Pelo: per ora non ho trovato grande difetto , in relazione al prezzo contenuto. - Materassino: Anche per questo non ho trovato grandi difetti, se non si fora con facilità, è veramente un ottimo prodotto per il prezzo che costa. Va provato più a lungo. - Rapporto qualità prezzo: Tenda : costo alto ma prodotto che vale il prezzo Sacco a pelo e Materassino: per il prezzo che costano sono ottimi prodotti. - Prodotti simili provati e relativi paragoni: Ho una tenda monotelo che ho usato una volta sola. Non mi sono trovato male nemmeno con quella, ma il montaggio della Camp è molto più facile e l'ingombro è minore. Il peso non è molto differente. Il comfort interno è a favore della CAMP, doppio telo. - Lo ricomprerei SI /no , perchè Perchè con questa combinazione, che sono riuscito a far entrare agilmente sulla mia bici caricata con borse da bikepacking, ho fatto un giro di 5 gg all'isola d'Elba , montando tutte le sere e smontando tutte le mattine per cambiare posto. Lo smontaggio di tutto quello che avevo prendeva circa un ora, il solo smontaggio dei tre pezzi recensiti era di circa mezz'ora, poi dovevo sistemare la bici ricaricandola. Se avete esperienze, opinioni o volete aggiungere qualcosa siete i benvenuti.
  13. Ciao a tutti, Stavo pensando di farmi una settimana in giro per la Sicilia in bici, piu precisamente la settimana prima di Natale per poi rientrare a casa il 24/25. Pensavo di farlo con bdc e bikepacking setup, non so ancora se dormendo in tenda o couchsurfing/warmshowers/airbnb/hostels. L'idea per ora e' di volare su Palermo e da li partire in senso antiorario scendendo giu. Ancora non ho le idee chiare, ma le prime preoccupazioni gia' iniziano a farsi avanti, per esempio, qualcuno sa dirmi piu o meno qual e' la temperatura media? O piu o meno a che altitudine e' lo zero termico? Qualsiasi idea/route/gpx/frammento di informazione e' piu che ben accetto, per ora sto pensando 120/140km al gg massimo (date le 7/8 ore di luce soltanto) che potrebbero scendere nel caso di dislivelli importanti (ergo troppo poco tempo per fare qualcosa come Sicilia Non Stop). Grazie Gio
  14. E' possibile una bici da cicloturismo in acciaio nuova a 500 euro? Ora sembra di sì. Sono molto attratta da questa bici http://www.adventureoutdoor.co/mens/flat-white . Telaio in acciaio, gomme antiforatura, estetica quasi vintage che non mi dispiace. Ho un dubbio sul gruppo, 14 rapporti per una cicloturismo magari carica mi sembrano pochi. Ma ho visto che è possibile montare questo pacco pignoni posteriori http://www.bike-discount.de/en/buy/shimano-7-speed-cassette-cs-hg50-13-34-535334/wg_id-4454 che arriva a 34 invece che 28 denti dell'originale. So bene che non è una bici top, ma mi piacerebbe conoscere anche il parere vostro, sapendo che nessuno può averla vista dal vivo perchè non in vendita in Italia se non su ordinazione. Cosa ne dite, è una vorrei ma non posso o ha delle carte da giocarsi?
  15. Buongiorno a tutti, ho il piacere di postare il racconto di una mia amica che con il suo compagno, han fatto una bella traversata alpina. Ti inoltro il racconto della nostra pedalatona. A presto Beatrice Roberto ha ideato la Cannes-Briançon tre anni fa ma solo quest'anno è stato possibile tentare l'impresa. Il primo anno ha avuto problemi di prostatite e l'idea è stata abbandonata immediatamente. L'anno successivo il menisco del mio ginocchio dx ha iniziato a fare il bischero ad Aprile eabbiamo di nuovo rimesso il sogno nel cassetto. Quest'anno, dopo un inverno dedicato ai miei seri problemi di salute ci siamo detti: "Proviamo la Cannes-Briançon" La preparazione atletica per la lunga pedalata è stata piuttosto seria e ci ha visti più volta fare uscite di 130/150/170 km. Tornavamo tutte le volte sempre più caricati e vogliosi di provare l'avventura di quel percorso che ha visto il grande Gino Bartali vittorioso nel Tour de France del 1948. Per dire la verità Ginettaccio ne ha vinte ben tre di tappe della Cannes Briançon, ma noi abbiamo scelto il,percorso che è riportato fedelmente sulle pagine della Gazzetta dello sport del giorno dopo la sua impresa. Quindi non solo preparazione fisica è stata la nostra, ma anche documentazione minuziosa fatta naturalmente a Ponte a Ema nel museo dedicato al grande ciclista toscano. Lo studio fatto di carte geografiche con calcolo di km parziali, totali, altimetrie, pendenze di tutti i colli da scalare, divisione del percorso in base alle località da raggiungere, previsioni dell'orario di arrivo di dette località e molto altro ancora, è stato molto preciso e anche divertente. Negli ultimi giorni andavo a letto e mi contornavo di vari fogli dove avevo segnato tutto e mi ripassavo mentalmente il percorso: CANNES Mougins Mouans Sartoux Grasse Col du Pilon Saint Vallier de Thiey Pas de la Faye La Collette Val Ferrière Col de Luens Castellane Saint Juillet du Verdon Saint André les Alpes Beauvezer Colmar Col d'Allos Barcelonnette Le Condomine Chateland Saint Paul sur Ubaye Col de Vars Vars Guillestre Arvieux Col d'Izoard BRIANÇON E ogni sera mi assalivano dubbi atroci: " È da ciucchi-mi ripetevo-non ce la faremo mai" . Poi con Roberto guardavo il percorso e, solo seguendo con il dito, sulla mappa, la distanza che separa Cannes da Briançon, ripetevamo insieme "È da ciucchi , non ce la faremo mai". La data di partenza per il lungo viaggio, previsto per la seconda metà di Giugno, si avvicinava sempre più e sono iniziati i contatti con Giovanni, un nostro amico che abita a Cannes, che si è prestato al martirio, seguendo con l'auto, per ben 274 km, du' grulli come noi. Giovanni ha fatto un ottimo lavoro e la sua presenza è stata fondamentale per la riuscita del tutto. In auto aveva, oltre ai rifornimenti alimentari, le ruote e indumenti di ricambio nel caso di pioggia ( che abbiamo preso lungo la discesa del col del Vars) e tanta, infinita pazienza. Decidiamo, insieme a Giovanni, la data della pedalata e la segniamo sul calendario: sabato ??XXGiugno, con arrivo a casa sua, a Cannes, venerdì sera. Tutto è pronto: le bici sono lucide e controllate, le borse piene di tutto un po', la preparazione atletica al top, gli incoraggiamenti degli amici e l'entusiasmo sono alle stelle. Purtroppo venerdì mattina arriva la telefonata di Giovanni che ci dice che Camilla, la moglie, ha avuto problemi di salute ed è ricoverata. "Tranquilli, niente di serio, ci dice, rimanderemo di una settimana il nostro giro". Eravamo preoccupati per Camille ma anche dispiaciuti per la mancata partenza che purtroppo neppure la settimana successiva c'è stata perché Franco, il babbo di Roberto è morto lasciando un vuoto enorme e dei ricordi indelebili. "Basta", abbiamo pensato senza dirci nulla. La Cannes Briançon, come il matrimonio di Renzo con Lucia, non s'ha da fare. Però i due alla fine si sposarono!! Abbiamo partecipato, con i nostri amici ciclisti, alla 27^ spedizione del Tour de France. La preparazione atletica per la tappa bartaliana c'era, eccome se c'era, ma nessuno dei due aveva il serio proposito di proporre "la pedalatona" E sono arrivate le vacanze e dove andare ancora non lo avevamo deciso. Quasi era indifferente la località ma siamo partiti. Dopo due giorni di girovagare alpino ci siamo ritrovati a Baden Baden e mentre si gustavano i tepori termali ci siamo guardati e abbiamo detto " Ma che ce ne frega di tutto questo? Noi vogliamo fare la Cannes Briançon" e siamo ritornati a casa, avvertendo nel frattempo Giovanni della nostra decisione. E lui ha detto sì ! Se la Cannes Briançon è di per se una mezza pazzia lo è diventata del tutto pochi giorni fa quando, consapevoli della forma fisica non più al top, come lo era a Giugno, abbiamo deciso di partire lo stesso. I dubbi erano molto consistenti e la consapevolezza di non riuscire era davvero forte. Ma...noi ci proviamo lo stesso, vada come vada. Regola numero uno e unica, per quanto mi riguarda: l'andatura la tengo io e il primo ciclista che ci passa va semplicemente salutato senza prendergli la scia perché la sua più sostenuta pedalata potrebbe mandarci fuori giri. Mercoledì 17 Agosto, ore 5,25 ( buio pesto!), nella piazza del Comune di Cannes, davanti a un gruppetto di urlanti ubriachi e un tassista che ci guardava incuriosito, un ciclista e una ciclista, seguiti da un'auto con su scritto"Cannes Briançon 1948", partono alla volta di Briançon . Ci aspettano 274,320 km 13 h 10' di pedalata 21,1 di media 67 max velocità 5870 kcalorie spese dislivello approssimativo ( non avevamo strumentazioni sofisticate ma solo "banali" ciclo computerino) oltre 5000 metri Descrivere il viaggio per me vuol dire ripescare le sensazioni e le emozioni che ho provato. I profumi e i colori, le persone incontrate e i paesi attraversati, le curve, i tornanti,i panorami bellissimi, i continui litigi con Roberto sempre per un nonnulla, la presenza costante e determinante di Giovanni, i lunghi silenzi pieni di pensieri che mi hanno accompagnato in quella che per me è stata una sfida dentro una sfida. Cannes, con l'assenza totale di traffico, vista l'ora,è stato un bello spettacolo. La strada è iniziata subito in salita e raggiunta Grasse , famosa per le fabbriche di profumo, abbiamo pedalato per un centinaio di chilometri in un continuo mangia e bevi. Abbiamo fatto il primo tratto della Route Napoleon che mi è piaciuta molto per i panorami che ci hanno regalato i primi quattro colli e per la poca presenza di auto. Arrivati a Castellane abbiamo lasciato la Route e, seguendo la destra siamo entrati nel vivo del percorso. Abbiamo costeggiato dei bellissimi laghi di un colore che ricorda molto quello dei laghi del Nivolet ( ma non l'intoccabile Nivolet!) e siamo arrivati a Saint André les Alpes. Lì ho "ascoltato" le mie gambe e per la prima volta ho avuto un pensiero positivo nei riguardi della riuscita della nostra pedalatona: stavano proprio bene!! Anche Roberto pedalava bene ma rompeva in continuazione. " Soste brevi, non c'è tempo da perdere" . E tutte le volte erano discussioni pallose e interminabili. Colmars ha preceduto di poco l'inizio della prima cima da domare: il col d'Allos . Sulla carta la salita non rivelava difficoltà estreme ma...la carta è la carta e la strada a volta è tutt'altra cosa. Gli ultimi tornanti sono davvero impegnativi e proprio lì c'è stato il primo vero momento di difficoltà . Roberto ed io c'eravamo già stati sul col d'Allos ma l'avevano salito dal versante opposto e, come allora, abbiamo trovato un discreto vento. Dopo le foto di rito ci siamo fermati a mangiare un po' e...giù verso Barcelonnette. Ci siamo imposti di non far troppo i bischeri in discesa ma non credo di essere stati di parola perché Giovanni ci ha detto che andavamo forte. Un pensiero è andato al Chiarugi, che alla fine della discesa, già arrivati a Barcelonnette, fece un bel ruzzolone. I continui richiami all'andatura, i continui battibecchi hanno accompagnato il tratto di strada che porta a Saint Paul sur Ubayne e dunque all'attacco del Vars. Il mio dubbio sulla riuscita della Cannes Briançon è sempre stato quello del superamento o no di questo tratto del percorso: abbiamo già molti km nelle gambe e l'ultimo tratto della salita è davvero impegnativo, se cediamo ora si compromette tutto. Puntuale come la domenica dopo il sabato i miei calcoli si sono avverati. Roberto mi pedalava davanti piuttosto regolare e io cercavo di tenere il ritmo ma sono iniziati nell'ordine: male alla schiena, dolore al mio lato B, uggia al ginocchio e fastidio insopportabile a un dente che il giorno prima aveva perso parte di un'otturazione. Ho avuto davvero paura di non farcela perché sapevo che mi aspettava ben altro oltre al Vars. Mi è venuto allora in mente il dott, Caponi che mi diceva" Signora lei ha un tumore al seno". È stato questo pensiero la chiave di svolta alla nostra impresa perché mi son detta " O che vuoi che sia il Vars, sta' a vede'! E poi non vedo l'ora di fare l'Izoard". Poche pedalate ancora e anche il Vars è terminato. Alzo lo sguardo al cielo e solo allora mi rendo conto dei minacciosi nuvoloni che stanno arrivando. Il gusto della inconfondibile, saziante, insostituibile Orangina ci ha dato una carica incredibile e...via verso la discesa. Purtroppo incomincia a piovere e, arrivati a Le Claux , ci dobbiamo arrendere e riparare sotto una tettoia. La paura di vanificare tutta la nostra pedalatona si faceva sempre più forte, non avevamo molte ore di luce come poteva essere se fosse stato giugno. Ho visto Roberto molto preoccupato e questo mi ha allarmato ancor di più. Poiché c'era l'auto al seguito siamo entrati dentro e consultati con Giovanni. Che fare? Proseguire o aspettare che smetta? "Potremmo fare la discesa in macchina, senza rischiare troppo e a valle proseguire alla volta di Guillestre " dico io. "Non dire idiozie, così si sciuperebbe e vanificherebbe, anche per pochi km l'impresa" risponde acido, come lo yogurt andato a male, i' Nucci. Lo so che aveva ragione ma è stato più forte di me ed è partita l'ennesima discussione. Per tutta risposta non ho fatto discorsi, ho inforcato la bici dicendo "Andiamo". E giù per la seconda discesa. Con molto piacere e un po' di sollievo scopriamo che dopo due km la strada era asciutta e il pericolo scampato ci ha dato una spinta in più per proseguire il nostro viaggio. Arrivano i primi segnali dell'Izoard perché ai bordi della strada troviamo gli indicatori dell'altimetria e dei km del giro ciclistico intorno a una delle cime più importanti del Tour. Continuo a meravigliarmi di come le gambe ancora non diano segni di cedimento quando lo sguardo si posa sul contachilometri che segna 210. Roberto ed io non diciamo niente ma siamo consapevoli del fatto che ce la possiamo fare anche se gli ultimi km che ci aspettano saranno i più impegnativi e faticosi di tutto il viaggio. Giovanni ci segue come un segugio e ogni tanto ci precede per scattare qualche foto. Si lasciano alle spalle le varie località e l'Izoard è sempre più vicino. Ma anche il sole lo è alla linea dell'orizzonte... E arrivano i temuti dirizzoni di Arvieux, che non finiscono mai, accompagnati da un vento contrario che non aiuta di sicuro l'impresa. Le mie gambe ci sono e non mi stanno tradendo anche se il mal di vita è ritornato come sempre appena la strada si impenna. Vorrei godere delle bellezze del panorama ma 240 km nelle gambe cominciano a farsi sentire. I pensieri si affollano e poi spariscono. La strada è quasi spettrale perché, data l'ora, non passano più macchine e i ciclisti sono già tutti tornati a valle. Praticamente sull'Izoard c'eravamo solo Roberto ed io. Seguiti da Giovanni naturalmente. E poi il tuffo al cuore! Dopo un tornante,a destra appare un panorama di bellezza indescrivibile: la Casse Deserte. Il sole sta illuminando la parte più alta della parete e il suo arancione colora tutto il resto. Lascio immaginare il risultato. In quel punto la strada scende un po' e Roberto si perde in uno slancio come se avesse iniziato a pedalare da mezz'ora e raggiunge in un batter d'occhio la stele che ricorda Bobet e il nostro grande airone , Fausto Coppi E io lo seguo. Foto di rito, sorriso per l' impresa riuscita, anche se mancano ancora due km alla cima e 16 a Briançon. Ma non è stato proprio così perché sul mio terreno preferito, la,discesa, sono entrata in crisi. Il freddo mi ha attanagliato completamente nonostante che io mi fossi vestita in modo adeguato e perfetto. Sarà stata la stanchezza, chissà, ma io non vedevo l'ora di arrivare a Briançon. L'omaggio alla targa di Gino Bartali è stato doveroso e Roberto, che è stato l'ideatore di questa nostra impresa, si è emozionato e ha salutato Ginettaccio ad alta voce. Io l'avevo già fatto a bassa voce durante il viaggio dicendogli "Riposa in pace". Ce l'abbiamo fatta! Davvero, non ci crediamo. E non riusciamo neppure ad esprimere la nostra gioia. Ho ancora freddo. Vorremmo mangiare la Tartiflette , ma i ristoranti di Briançon sono particolari perché già alle 21 non prendono più clienti, con poco senso del commercio come ha più volte detto Giovanni. Non ci resta che la classica pizza, buona per altro, a rifocillarsi un po'. Il freddo ancora non mi è passato. È l'ora di rientrare a Cannes e il viaggio di ritorno prevede 4 ore e mezzo di auto con Giovanni sempre alla guida, mai domo. Non vedo l'ora di essere a casa e raccontare la nostra pedalatona ai mie cari amici ciclisti e non! Bel racconto quasi commovente. Lo posso pubblicare sul sito FixedForum? Sei stata grandiosa. Un abbraccio! Ciao Mauro Certo che lo puoi pubblicare! La condivisione della avventura, fa parte di essa .. B
  16. Siamo in viaggio da Bologna fino a Bari in bici, ho rotto il TUBOLARE anteriore ed è domenica. Qualcuno che sia fornito di ció in zona Ancona - San Benedetto del Tronto? È davvero un caso limite, aiutatemi. Nel caso chiamatemi al 3488519391 Alessandro
  17. aleciomela

    CERCO POSTO LETTO - FOGGIA -

    Buongiorno! Io e il mio compare @bingo stiamo per intraprendere un'impresa ciclistica brakeless da BOLOGNA a BARI. La sera del 19 agosto arriveremo a Foggia e avremo bisogno di un tetto sotto cui dormire. Qualcuno che sia disponibile quella data, a Foggia o nei dintorni? Merci
  18. SDT

    Via Francigena

    hey, qualcuno ha mai fatto la via francigena in bici? oggi mi è venuto in mente che sarebbe una bel percorso da fare, su google in prima fila appare questo sito : http://www.viafrancigena.bike/it/ . opinioni? sul percorso più che sul sito? io vorrei andare con una bici da corsa e borsa sotto sella, sono strade bianche o anche con fondo sconnesso? thanks
  19. Buondì a tutti. Dal 12 agosto al 25, io e @bingo abbiamo in programma un viaggetto per l'Italia, da Nord a Sud, passando per la costa Adriatica. Le tappe saranno le seguenti: Bologna Rimini Ancona San Benedetto del Tronto Pescara Termoli Foggia Andria Bari Le domande sono le seguenti: 1) Qualcuno ha gia fatto la tratta e ha dei consigli tecnici da darci per quanto riguarda le strade da prendere? 2) Qualcun'altro avrebbe la possibilità di ospitare in casa o in qualsivoglia luogo due ciclisti avventurieri? Accettiamo anche dritte su luoghi low cost in cui dormire ( case di ospitanti, B&B, fienili, camerate) Peeeeeeeeeace
  20. Gerry

    - Pannello solare -

    Bella ciclopoveri!! ho urgente bisogno di un consiglio per un pannello solare. Qualcuno ha esperienze, conosce un marchio? Premetto che nun c'ho una lira, non sparate dispositivi da NASA. quale vi sembra meglio? Caricatore Solare, Vinsic® Pannello Solare 22W pieghevole e portatile Due porte caricatore solare per dispositivi USB 5V https://www.amazon.it/dp/B013UNTF9A/ref=cm_sw_r_cp_api_ozpAxbJNNQ4G2 AUKEY Caricabatteria a Energia Solare Pieghevole e Portatile con Pannelli, 20W, 2 USB Porte per Apple iPhone 6s 6 Plus, Android, Samsung, HTC, LG, Nexus, iPod, iPad e altri Smartphone e Tablet (Nero) https://www.amazon.it/dp/B019OBONOO/ref=cm_sw_r_cp_api_NFpAxbT5Y5CB2 conoscete il brand? PS: scusate Admin, credo sia la categoria giusta, altrimenti mollatelo in caffetteria. Vi amo! vento sempre in schiena! Gerry!
  21. Ciao gente, sono molto indirizzato a prendere il portapacchi thule pack n pedal (il modello piatto NON lo sport) completo di spondine laterali per le borse, non ho alcun occhiello o finto tale per attaccare portapacchi sulla bici. ho provato un po il thule e devo dire che è veramente un bel prodotto. Nello specifico mi è piaciuta molto la possibilità di montarlo sia all'anteriore che al posteriore. Ottima struttura estremamente regolabile, molto solida e con molti agganci. prima di strisciare la carta prepagata, me lo demolite in modo che possa acquistarlo con qualche parere in più? l'unico punto di titubanza è il fatto che lo monterei su una forcella in carbonio.
  22. Buondì, ritorno con uno dei miei messaggi chilometrici per raccontarvi una scampagnata che mi sono fatto qui in Spagna un paio di settimane fa. Avevo aperto la discussione sulle mie scorribande iberiche che alla fine non ho mai aggiornato, ma qui vorrei aprire un topic apposito. Visto che prevedo uno sproloquio immane, lascio subito il riassunto a disegni per i più pigri (o privi di tempo); tutti gli altri sono avvertiti, dopo la foto ha inizio il racconto. È da quando mi sono trasferito quaggiù, nell'estremo Sud della penisola iberica, che mi frullava per la testa l'idea di tornare in Italia in bici ad agosto, poi ho realizzato che sarò sommerso di lavoro in quel mese e, complice che segnalò qualche mese fa la Pantumacona, critical mass interplanetaria barcellonese, ho partorito un piano alternativo. Finito il periodo più accademicamente caldo, esaurite le ore di tirocinio, compro un biglietto, impacchetto la Olmo e intraprendo un viaggio in bus apocalittico di venti ore verso la capitale catalana, attraversando luoghi sperduti a velocità Stravabili. Arrivo nella città delle ramblas all'alba di un giorno qualunque, reincontro vecchi amici e conosco nuova gente, girovago per festicciuole e cascine, partecipo alla tanto agognata Pantumacona e, all'alba di un altro giorno qualunque, abbandono la città delle ramblas diretto verso la comunità autonoma di Aragona. Questo è il giorno zero del viaggio, la cartina tornasole della validità della mia idea malsana, ovvero quella di percorrere la Spagna in fissa, senza freni e con un po' di bagaglio. Ho fatto qualche viaggetto, ma mai con la bici montata così, e ho ritenuto che i tempi fossero maturi per lanciarsi nell'impresa. Come dicevo, partenza alle cinque da Barcellona e 280 chilometri, da coprire in giornata, tra me e la meta. Con le strade pressoché deserte, mi impossesso dei vialoni cantando Eskimo, mi divoro i saliscendi in uscita dalla città e mi indirizzo verso Martorell. Il sole spunta e le gambe girano bene, non cesso di mangiucchiare, mungere acqua dalla borraccia e canticchiare. Il diavolo, però, è dietro l'angolo e si manifesta sotto forma del malefico GoogleMaps che, non avendo io preparato la lista di paesi da attraversare da appiccicare sull'orizzontale come sempre faccio, si burla di me e organizza una Google Gravel®. Pur in mezzo a paesaggi collinari magnifici, mi ritrovo a pedalare su una strada bianca in mezzo al nulla, che poi si stringe, si deteriora e finisce in un borghetto medievale senza via d'uscita. Riguadagno la civiltà e, in mezzo alle salite pedemontane nei dintorni di Igualada, percorro qualche chilometro con un arzillo quanto anziano ciclista locale che mi indica la retta via. Procedo quindi sulla strada nazionale verso Tárrega quando la mia catena, provata da nove mesi di abusi, decide di abbandonarmi distruggendo due piastre interne contemporaneamente. Ho solo una maglia di ricambio, per cui mi obbligo a pedalare lentissimamente fino al primo negozio di bici di Tárrega, dove il ruvido ma disponibile meccanico, che tratta soprattutto motozappe e decespugliatori, mi instrada verso l'uscita dalla Catalogna. Con le gomme alla pressione giusta e una catena nuova, parto rinvigorito, mi fermo a mangiare uno dei migliori falafel della mia vita ad Alfarrás e supero il confine tra Catalogna e Aragón passando sotto alle arcate di un monumentale acquedotto romano. La comunità di Aragona mi rapisce da subito: strada dritta che asseconda i saliescendi dei campi sinuosi e una linea di pali della luce di legno a suo lato che si perde all'orizzonte; campagna costellata di minuscoli paesini, ognuno provvisto di castello regolamentare. Passo Monzón, sono straordinariamente solo di poco in ritardo sull'ambiziosa tabella di marcia che mi ero prefissato e avverto chi mi ospiterà del mio quasi imminente arrivo. Mi pedalo anche Barbastro, ultimo centro urbano di una dimensione considerevole prima di Huesca, a cui mancano ormai solo sessanta chilometri. Sono rincuorato e mi spazzolo in piedi sui pedali una salita di cinque chilometri al dieci per cento, mi sento nel pieno delle forze e non mi spiego come possa veder doppio e avvistare due figure apparentemente uguali con una giacchettina color giallo Stabilo Boss in cima alla collina. Approssimandomi, mi rendo conto che si tratta di due strani individui vestiti uguali che mi offrono di fermarmi e di lasciargli duecento euro per l'assenza di un elmo di polistirolo sulla mia nuca. Mi offro di ridiscendere la collina e di comprare il suddetto elemento di protezione nel freddo centro commerciale della summenzionata Barbastro. Accettano di buon grado, con anche una malcelata soddisfazione, e mi scrutano mentre mi lancio giù per la discesa. Compro casco e una baguette con tanti semini, risalgo la salita, ora con meno slancio, e arrivo a Huesca in serata. 280 chilometri nella bisaccia, un casco da cui non mi separerò e la certezza che il piano è fattibile. Rimango una settimana in questa fantastica cittadina vivissima ai piedi del Pireneo Aragonese e a fianco del deserto de Los Monegros, culla di un habitat che più si addice a qualche steppa asiatica che al nord della Spagna. Poi giunge il giorno della partenza, spedisco a Huelva zaino e cose non necessarie che mi ero portato da Barcellona e do il via alla galoppata. Sulla via per Zaragoza incontro un giovine che si sta allenando su una mountain bike anni '80 con medie superiori ai trenta all'ora. Facciamo qualche chilometro insieme e poi torna indietro per chiudere il suo anello. Alle porte di Zaragoza un anziano mountain biker tecnicissimo si complimenta e cerca di farmi desistere, ma proseguo e, seguendo la linea del tram, attraverso la città in tempo record lasciandomi alle spalle la basilica del Pilar, le sue innumerevoli cupole colorate e i suoi enormi campanili. Dopo chilometri di vento contrario, raggiungo lo spettacolare paesino medievale di Daroca, mi concedo una merenda a base di churros e cioccolata calda e riparto con questa botta di zuccheri dopo aver parlato con un ottuagenario su una panchina di come andava a ballare a rimorchiare da giovane nei paesini che sto per attraversare. Riguadagno la campagna e con essa entro nella comunità di Castiglia La Mancia, che da subito si dimostra deserta e collinare. Arrivato con orgoglio al centro di Embid, meta sentimentale del vecchio di cui sopra, mi rendo conto che tutti i nomi che porto sul tubo orizzontale non sono nient'altro che punti sulla mappa. Embid, che sulla cartina sembrava un grande centro, è un castello sproporzionato, un nucleo di 44 abitanti e 36 chilometri quadrati ci campagna. Mi metto in marcia e raggiungo Molina de Aragón (nonostante sia in Castiglia La Mancia), dove dormo il sonno dei giusti dopo un sano panino e una tisana calda. Il giorno successivo vola: tra le colline e i mulini a vento di don Chisciotte, le ripidissime salite e le impegnative discese, che riesco ad affrontare con una certa disinvoltura nonostante i ricorrenti venti gradi di pendenza, mi sbrano circa duecentoventi chilometri. Pranzo con Armando, simpatico cicloturista basco con decine di viaggi alle spalle che sta andando a BurgosA fine giornata, mentre filo sulla nazionale a lato di Villanueva de Alcardete, un sibilo mi rende partecipe della morte del mio Vittoria Zaffiro posteriore, stanco degli abusi in discesa. Impreco al vedere il taglio nel battistrada, le tele non hanno opposto resistenza e tutta la gomma è poco più di un'ostia. Inserisco l'unica camera d'aria di ricambio, non prima di aver posizionato all'interno del copertoncino una camera d'aria tagliata che porto per le emergenze e che spero offra un po' di resistenza extra. Nel piccolo paesino i negozi sono ormai chiusi, e tutti mi avvertono che lo rimarrano anche il giorno successivo, essendo la festa della provincia, decido di avanzare fino a Quintanar de la Orden, dieci chilometri più avanti, sperando di trovare una soluzione il giorno successivo. Entro in una taverna in cui l'oste non mi toglie gli occhi da dosso e tutti parlano con un accento ridicolo da Benvenuti al Nord. Ci do dentro con mandorle salate e infusioni di menta. Trovo un buon posto per la notte e mi addormento come un sasso. Il terzo giorno parte con una lenta pedalata di venticinque chilometri che termina ad Alcázar de San Juan: sono le nove del mattino e cerco soluzioni. Tutti mi avvertono che non è semplicemente la festa della provincia, bensì dell'intera comunità autonoma, essendo il giorno delle celebrazioni del Corpus Christi. Fortunatamente i cinesi erano lontani da Betlemme 2016 anni fa e tengono i negozi aperti anche il 26 di maggio. Compro del robusto nastro americano e avvolgo il copertone perché non possa deformarsi ulteriormente. Il retro della mia bici è ormai un'opera cyber punk, ma sembra reggere. Pedalo con la ruota che offre una sensibile resistenza aggiuntiva rispetto a prima dell'intervento e patisco il sole e il vento fino a Manzanares. Lì, in un bar frequentato da un avventore strillone sotto l'effetto di qualche strana sostanza stupefacente, decido di non proseguire, come da programma, direttamente verso Ovest, ma di costeggiare l'autostrada lungo la via di servizio. Mi assicurano che le condizioni sono ottime e così mi evito discesone con inclinazioni del 23% in mezzo al nulla con una ruota scotchata. Ci metto un'ora a capire come uscire da Manzanares, una signora mi insulta perché non vuole darmi indicazioni stradali, ma alla fine raggiungo l'asfaltatissima via di servizio. Purtroppo il sogno dura poco e il manto stradale si ritrasforma in una strada bianca, per altro piuttosto dissestata. Mi succede di tutto: attraverso un campo di patate, una ferrovia, scendo per un tratturo in mezzo ad un uliveto, corro per un (molto corto) ponte ferroviario con il culo strettissimo, scavalco una recinzione con tutta la bici e alla fine arrivo alle porte del parco nazionale di Despeñaperros. È buio, davanti a me una strada che si inerpica su per una montagna e poi ridiscende con tornanti interessanti, ma ormai il dado è tratto, ho fatto pochi chilometri e la voglia di arrivare in Andalusia è tanta. Mi lancio, la sensazione è stupenda; io sono parecchio stanco, ma l'aria è cristallina, qualche animale ulula in continuazione e ogni tanto sento movimenti nel bosco, a pochi passi da me. Una famiglia di cinghiali mi taglia la strada, e ogni tanto qualche cinghiale single fugge alla mia vista. Quando arrivo al paesino di Santa Elena sono spremutissimo. Mi bevo la tisana di rito e mi addormento in un luogo peculiare. Riparto di buon'ora, attraverso gli uliveti della provincia di Jaén e, dopo varie vicissitudini nella sempre pietosa via di servizio dell'autostrada, trovo finalmente a Bailén un negozio di bici. Getto il vecchio Zaffiro impataccato di nastro americano e ne compro un altro identico (che adesso che scrivo è già arrivato alla frutta e sostituito, ndr). Ancora via di servizio fino ad Andujar, dove decido di prendere the hard way e perdermi tra le colline che ospitano la diga del fiume Yeguas. Sempre sole, vento contrario, strade deserte e sudore versato. Raggiungo Montoro, mangio un paio di gelati confezionati che non toccavo da anni e, dopo aver constatato che il cellulare mi ha abbandonato, decido di spingere fino a Cordoba, che sta vivendo il suo settimo giorno consecutivo di festa e mi accoglie con miriadi di donne in abiti da gitana e uomini con coppola, camicia e gilet. Dormo nei pressi della stazione dei bus, preparandomi all'ultimo giorno e augurandomi di non dover percorrere i 140km che mi separano da Siviglia su un'altra via di servizio. Fortunatamente la strada che passa per Palma del Río è una bella statale da pianura Padana, noiosa e scorrevole. Alle porte di Siviglia il cielo si stanca di vedermi sudato e, appena riparata la foratura della gomma anteriore, si scatena il diluvio universale che dura un paio d'ore. Non mi proibisce di raggiungere il capoluogo dell'Andalusia, nei cui sobborghi (Santiponce) mangio il miglior serranito (no, non è vegetariano) della mia vita e attaccare gli ottanta chilometri finali col coltello tra i denti. Un vento impressionante mi rallenta anche nella temutissima discesa in uscita da Sanlucar La Mayor. In una serie di saliscendi infinita mi ritrovo a percorrere venti chilometri in due ore. Decido di non mollare, l'obiettivo è vicino e tutto mi sembra più chiaro quando avvisto le mura di Niebla, paese-testimonianza di tutti i popoli che hanno conquistato questa parte della penisola Iberica nelle ultime migliaia di anni. Mancano trenta chilometri, ce l'ho fatta! Volo a casa e, dopo una doccia ristoratrice, spazzolo una ciotola enorme di ceci e spinaci soto gli occhi attoniti del mio coinquilino. Sonno, morte e mare il giorno dopo, oltre ad una certa dose di soddisfazione. Angolo banalità: -Viaggiare in fissa mi ha fatto capire l'importanza di valutare il vento durante la pianificazione dei tempi di percorrenza, non mi sono mai sentito così rallentato dal vento come in questo viaggio. -I Vittoria Zaffiro sono dei copertoni di gomma pane ma continuerò a comprarli in momenti di ristrettezza di budget. -Sempre portarsi dietro il necessario per riparare i danni più ricorrenti e per cibarsi in qualsiasi situazione. Nel mezzo di Castiglia La Mancia mi è capitato di pedalare anche per due ore su una strada statale senza incrociare un'auto o un essere vivente, in pieno giorno. -I parafanghi rosa avvicinano le persone più dei cani al guinzaglio e delle bici da viaggio Durante il secondo giorno di viaggio ho pranzato con Alfredo, cicloturista basco che da Valencia stava andando a Burgos in bici. Questo è il suo blog, dateci un'occhiata, ha vari viaggi all'attivo, soprattutto nel continente asiatico. Se qualcuno si è letto tutto ciò, i miei complimenti, cercherò di caricare più foto quanto prima. E se qualcuno proprio non ne ha avuto abbastanza, quii link a Strava dei primi tre giorni e tre quarti (poi si è scaricato il telefono e l'ultimo giorno e un quarto l'ho pedalato all'antico modo, così come il giorno zero). Giorno 1 Giorno 2 Giorno 3 Giorno 4
  23. enricopanda

    BAM! - NIGHT RIDE PADOVA

    Ciao a tutti bella gente, NIGHT RIDE PADOVA colpisce ancora e propone nientepopodimeno che una night ride in pieno stile cicloturistico. Saremo al BAM! Bicycle Adventure Meeting 2016 per farvi sciogliere le gambe dopo le gravel della giornata a suon di birette e una pedalata fino all'alba. IN SINTESI Nome evento: NIGHT RIDE #8 - BAM! EDITION Dove: Rocca di Noale Data: 07/05/16 - 08/05/16 Orario di partenza: 00:30 - 07/05/16 Tipo di evento: gravel / aperitivo / campeggio Tipo di bici: fissa / brakeless / corsa / cx / qualsiasi bici Costo iscrizione: - 3€: se vi iscrivete entro sabato 7 maggio alle ore 17:00 (via mail o presso il nostro stand al BAM!) - 5€: se vi iscrivete direttamente sul posto (dopo le 17:00 di sabato 7 maggio) o alla partenza. Cosa portare: casco / lock / tenda / amaca / borsa / macchina fotografica / luci Link evento FB: https://www.facebook.com/events/1742423005981549/ ; http://www.bameurope.it/night-ride/ CONTATTI informazioni ed iscrizione: [email protected] Facebook: https://www.facebook.com/NightRidePadova Instagram: https://instagram.com/nightridepadova Bless
  24. Ultimamente molti amici, non curandosi della mia inutilità ciclistica (cit), mi hanno chiesto consigli per comprare (o addirittura farsi fare) un telaio da viaggio. Visto che è un argomento su cui c'è tanto da dire, e credo di aver accumulato una discreta esperienza, pur non pretendendo di elevarmi a guru del settore, ho pensato che poteva essere carino mettere a disposizione i miei consigli a tutto il forum. Partiamo col dire che il cicloturismo a cui mi indirizzo io non è quello del cinquantenne tedesco con manubrio a farfalla e stem regolabile: ciò che mi piace fare è viaggiare veloce e leggero su asfalto ma anche ghiaia e sterrati leggeri, campeggiando piuttosto che fermandomi in albergo ma senza sconfinare nel bikepacking. La stessa bici con cui faccio queste cose, poi, è anche una buona gravel e un'ottimo mezzo per il commuting. Ecco quindi cosa sceglierei e cosa cercherei se dovessi farmi una bici da viaggio da zero. Telaio Senza dubbio la parte più importante della bici. Il mio materiale preferito è l'acciaio; non è ovviamente il più leggero, ma senz'altro quello che risponde meglio alle caratteristiche secondo me fondamentali: resistenza, elasticità e riparabilità. Un telaio in alluminio è ugualmente resistente, ma molto più scomodo, uno in carbonio è elastico ma difficile da caricare. Va poi detto che l'acciaio è il più personalizzabile come occhielli e passacavi vari. Geometrie: la bici da viaggio deve essere più comoda che reattiva, perché a nessuno interessa rilanciare a cannone con 15kg di borse appresso. Meglio quindi scegliere un carro lungo e una forcella con rake abbondante (45 o 50mm sono generalmente la misura più diffusa). E' importante anche avere tolleranze generose, per poter montare copertoncini tassellati o parafanghi ed evitare che il fango, incastrandosi nelle ruote, rischi di fare da tappo. Altro punto importante è lo sloping: un telaio con orizzontale 0° costringe quasi sempre a mettere un paio di spessori sotto l'attacco, per evitare drop sella-manubrio esagerati o stem positivi. Meglio quindi scegliere un telaio con sloping positivo. Occhielli: gli occhielli sono quei simpatici fori filettati che permettono di attaccare portaborraccia, portapacchi, parafanghi ed altri accessori indispensabili per noi che amiamo viaggiare carichi come muli. L'ideale è avere due occhielli per ciascun forcellino (si possono così montare contemporaneamente parafanghi e portapacchi), uno per parte ai foderi posteriori, e altrettanti a metà forcella anteriore. Alcuni modelli di serie (Surly su tutte) ne hanno anche alla testa forca, anche se l'unico accessorio per cui servano è un portapacchi prodotto dalla stessa Surly e ben poco diffuso. Altro punto importante sono i portaborracce: l'ideale è avere la predisposizione per montarne tre. Non capiterà quasi mai di viaggiare con tre borracce d'acqua, ma quello sotto al tubo obliquo è ottimo per portare una bombola di gas liquido per il fornello. Ricordate poi di far forare anche la testa forcella, indipendentemente dai freni che sceglierete, e i due ponticelli posteriori: senza quei fori (che non devono per forza essere filettati) sarebbe quasi impossibile montare un fanale e dei parafanghi. Tutti gli occhielli, infine, dovrebbero essere filettati M5: è uno standard universale che vi permette di trovare ricambi ovunque e sistemare tutte le viti della bici con una brugola da 4mm. Passacavi: si tratta di un punto molto discusso: mentre alcuni preferiscono averli interni, per evitare che i cavi freno o dell'impianto luci possano impigliarsi in giro, altri obiettano che sono punti potenzialmente pericolosi per l'ingresso di acqua e umidità nel telaio. La cosa migliore è ovviamente discuterne con il telaista e, se sceglierete quelli interni, usare dei piccoli anellini di gomma in corrispondenza dei fori per prevenire l'ingresso di acqua. In ogni caso vi serviranno dei passacavi per i deragliatori e per il freno posteriore (e se avete i dischi anche per quello anteriore). Molto comodi sono anche dei passacavi per i fili dei fanali: anche se non pensate di farvi da subito un impianto con dinamo nel mozzo, predisponete già un passaggio al fodero destro della forcella, e uno lungo il tubo obliquo per il fanalino posteriore. Ma di questo parleremo meglio più avanti Freni Visto che servono per fermarsi, è evidente che si tratta di un accessorio di notevole importanza. Per comodità di manutenzione e semplicità di riparazione, i migliori sono senza dubbio quelli meccanici. I caliper tradizionali non sono adatti perché accolgono copertoncini fino al 28 e basta, e i dischi - già abbastanza ostici come regolazione - limitano molto il montaggio di portapacchi anteriori. La scelta ideale sono quindi i Mini V-Brake. [I dischi non sono in ogni caso il male assoluto, la mia bici li ha; sono solo abbastanza rognosi e imparare a conviverci non è stato facile]. Trasmissione I gruppi migliori sono quelli da ciclocross o addirittura mountainbike, che hanno due vantaggi: la rapportatura molto ampia che permette andature veloci e salite impegnative, e la resistenza a qualsiasi agente esterno. Davvero, ho fatto le peggio cose al mio Deore XT e va ancora bene come il primo giorno. Al momento sono disponibili gruppi 2x11 così come 1x11: personalmente, eviterei i secondi perché una corona singola davanti, a meno di non essere in mtb, è davvero limitante. Manubrio Ovviamente, una piega. Non tutte le pieghe, però, sono uguali: è necessario guardare il drop, che non dev'essere esagerato (i 120mm di una compact sono l'ideale), e anche la forma. La mia preferita è la Salsa Cowbell, che si allarga verso il basso permettendo un'ottima stabilità in presa bassa; anche una normale piega abbastanza larga (44mm) fa bene il suo lavoro. Ruote Le ruote di una bici da viaggio sono, di fatto, delle 29er da mountainbike con copertoni più snelli. Il numero perfetto di raggi, almeno per mia esperienza, è 32 (raggiati in terza). Il giusto compromesso tra peso, robustezza e confort di guida anche su sterrato. Per l'anteriore consiglio un mozzo dinamo, il migliore è di sicuro lo Shutter Precision PD8; al posteriore un qualsiasi mozzo mtb va bene, tenendo conto che il peso di quelli economici influisce non poco sul totale. I copertoncini sono una scelta molto personale e dipendono anche da cosa volete fare con la bici. Dei 32 o 35 con scolpitura profonda (ma non tassellati) sono forse i più universali: vedi Vittoria Randonneur o Schwalbe Marathon. Accessori Veniamo ora alla voce più ricca di questa lista: il bello di una bici da viaggio è, infatti, la possibilità di spendere quantità di denaro virtualmente illimitate per comprare accessori belli e utili. Parafanghi: ottimi per l'uso su strada o più in generale per il commuting di tutti i giorni, devono essere circa 1cm più larghi del copertone per fare il loro lavoro. Molti, sul web, consigliano gli SKS longboard, i parafanghi più lunghi del mondo. Non fate come me, non cascateci. Sono belli, al primo impatto, ma sono davvero troppo lunghi: ho spezzato l'anteriore scendendo da un marciapiede sovrappensiero, e da quel momento uso un flap di plastica morbida [un ass saver] fissato a ciò che rimane del parafango. Continuo ad avere i piedi asciutti, e posso scendere tranquillamente dai gradini. Morale della favola: è fondamentale avere un parafango (specie anteriore) che arriva fino a terra, ma dev'essere molto flessibile per non rompersi: meglio quindi un modello corto con l'aggiunta di un flap. Portapacchi: parlando di portapacchi, bisogna innanzitutto rispondere all'eterna domanda peso davanti o peso dietro? Beh, assolutamente davanti. A meno che non abbiate bisogno di montare 4 borse - e a me non sono mai servite, nemmeno per viaggi di una settimana - è fondamentale montarle sul portapacchi anteriore. Così facendo sono molto più basse ed evitano di far dondolare la bici, grande difetto di quelle montate dietro. La sterzata, poi, è molto più precisa, e l'aderenza della bici ne guadagna. I migliori portapacchi sono quelli con un piano d'appoggio sopra, che purtroppo si contano sulle dita di mezza mano: Nitto Campeur, esageratamente costoso, Blackburn Outpost, quasi introvabile in Europa, e Surly Nice Rack, non economico ma comunque accessibile e robustissimo. Generalmente ci carico la tenda e il sacco a pelo. Borse: si fissano ai portapacchi di cui al punto precedente, ma non solo. Il mio setup preferito è infatti borse da 20l anteriori e borsa Carradice da 24l sotto la sella. Le anteriori esistono di tantissime marche diverse, e l'unico requisito fondamentale è l'impermeabilità; la posteriore invece esiste di ben poche marche e quella appena citata è senz'altro la migliore come rapporto qualità/prezzo. Si fissa agli anelli dietro la sella (quindi serve una Brooks o similare) e ad un telaietto a sua volta fissato ai rail della sella. Fanali: la scelta migliore è un impianto luci collegato al mozzo dinamo. Il prezzo può spaventare, ma approfittando del mozzo Shutter Precision e delle offerte bike24, quasi sempre attive, si riesce a farsi un set completo con luci Supernova a poco più di 200€. Non dovrete più ricaricare i fanali o portarvi appresso batterie di riserva, e avrete un'intensità luminosa costante quasi impossibile da trovare in luci di altro tipo. Marchi ottimi sono appunto Supernova ma anche Son e BüschMuller. Mi pare sia tutto (e credo di aver scritto un bel mappazzone). Spero di essere utile a qualcuno, e ovviamente sono sempre qui se volete chiedermi qualcosa o discutere del setup migliore per il viaggio!
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