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Da Cannes Briancon


Maurando
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Buongiorno a tutti, ho il piacere di postare il racconto di una mia amica che con il suo compagno, han fatto una bella traversata alpina.

Ti inoltro il racconto della nostra pedalatona. 

A presto 

Beatrice

Roberto ha ideato la Cannes-Briançon tre anni fa ma solo quest'anno è stato possibile tentare l'impresa.
Il primo anno ha avuto problemi di prostatite e l'idea è stata abbandonata immediatamente.

L'anno successivo il menisco del mio ginocchio dx ha iniziato a fare il bischero ad Aprile eabbiamo di nuovo rimesso il sogno nel cassetto.
Quest'anno, dopo un inverno dedicato ai miei seri problemi di salute ci siamo detti: "Proviamo la Cannes-Briançon"
La preparazione atletica per la lunga pedalata è stata piuttosto seria e ci ha visti più volta fare uscite di 130/150/170 km.
Tornavamo tutte le volte sempre più caricati e vogliosi di provare l'avventura di quel percorso che ha visto il grande Gino Bartali vittorioso nel Tour de France del 1948. 
Per dire la verità Ginettaccio ne ha vinte ben tre di tappe della Cannes Briançon, ma noi abbiamo scelto il,percorso che è riportato fedelmente sulle pagine della Gazzetta dello sport del giorno dopo la sua impresa.
Quindi non solo preparazione fisica è stata la nostra, ma anche documentazione minuziosa fatta naturalmente a Ponte a Ema nel museo dedicato al grande ciclista toscano.
Lo studio fatto di carte geografiche con calcolo di km parziali, totali, altimetrie, pendenze di tutti i colli da scalare, divisione del percorso in base alle località da raggiungere, previsioni dell'orario di arrivo di dette località e molto altro ancora, è stato molto preciso e anche divertente. Negli ultimi giorni andavo a letto e mi contornavo di vari fogli dove avevo segnato tutto e mi ripassavo mentalmente il percorso:

 CANNES

Mougins 

Mouans Sartoux

Grasse

Col du Pilon

Saint Vallier de Thiey

Pas de la Faye

La Collette

Val Ferrière 

Col de Luens

Castellane

Saint Juillet du Verdon

Saint André les Alpes

Beauvezer

Colmar

Col d'Allos

Barcelonnette 

Le Condomine Chateland

Saint Paul sur Ubaye

Col de Vars

Vars

Guillestre

Arvieux

Col d'Izoard

BRIANÇON

 

E ogni sera mi assalivano dubbi atroci: " È da ciucchi-mi ripetevo-non ce la faremo mai" . Poi con Roberto guardavo il percorso e, solo seguendo con il dito, sulla mappa, la distanza che separa Cannes da Briançon, ripetevamo insieme "È da ciucchi , non ce la faremo mai".
La data di partenza per il lungo viaggio, previsto per la seconda metà di Giugno, si avvicinava sempre più e sono iniziati i contatti con Giovanni, un nostro amico che abita a Cannes, che si è prestato al martirio, seguendo con l'auto, per ben 274 km, du' grulli come noi.
Giovanni ha fatto un ottimo lavoro e la sua presenza è stata fondamentale per la riuscita del tutto. In auto aveva, oltre ai rifornimenti alimentari, le ruote e indumenti di ricambio nel caso di pioggia ( che abbiamo preso lungo la discesa del col del Vars) e tanta, infinita pazienza.
Decidiamo, insieme a Giovanni, la data della pedalata e la segniamo sul calendario: sabato ??XXGiugno, con arrivo a casa sua, a Cannes, venerdì sera.
Tutto è pronto: le bici sono lucide e controllate, le borse piene di tutto un po', la preparazione atletica al top, gli incoraggiamenti degli amici e l'entusiasmo sono alle stelle. Purtroppo venerdì mattina arriva la telefonata di Giovanni che ci dice che Camilla, la moglie, ha avuto problemi di salute ed è ricoverata. "Tranquilli, niente di serio, ci dice, rimanderemo di una settimana il nostro giro".
Eravamo preoccupati per Camille ma anche dispiaciuti per la mancata partenza che purtroppo neppure la settimana successiva c'è stata perché Franco, il babbo di Roberto è morto lasciando un vuoto enorme e dei ricordi indelebili.
"Basta", abbiamo pensato senza dirci nulla. 
La Cannes Briançon, come il matrimonio di Renzo con Lucia, non s'ha da fare.
Però i due alla fine si sposarono!!
Abbiamo partecipato, con i nostri amici ciclisti, alla 27^ spedizione del Tour de France. La preparazione atletica per la tappa bartaliana c'era, eccome se c'era, ma nessuno dei due aveva il serio proposito di proporre "la pedalatona"
E sono arrivate le vacanze e dove andare ancora non lo avevamo deciso. Quasi era indifferente la località ma siamo partiti. Dopo due giorni di girovagare alpino ci siamo ritrovati a Baden Baden e mentre si gustavano i tepori termali ci siamo guardati e abbiamo detto " Ma che ce ne frega di tutto questo? Noi vogliamo fare la Cannes Briançon" e siamo ritornati a casa, avvertendo nel frattempo Giovanni della nostra decisione. E lui ha detto sì !
Se la Cannes Briançon è di per se una mezza pazzia lo è diventata del tutto pochi giorni fa quando, consapevoli della forma fisica non più al top, come lo era a Giugno, abbiamo deciso di partire lo stesso. I dubbi erano molto consistenti e la consapevolezza di non riuscire era davvero forte.
Ma...noi ci proviamo lo stesso, vada come vada.
Regola numero uno e unica, per quanto mi riguarda: 
l'andatura la tengo io e il primo ciclista che ci passa va semplicemente salutato senza prendergli la scia perché la sua più sostenuta pedalata potrebbe mandarci fuori giri.

Mercoledì 17 Agosto, ore 5,25 ( buio pesto!), nella piazza del Comune di Cannes, davanti a un gruppetto di urlanti ubriachi e un tassista che ci guardava incuriosito, un ciclista e una ciclista, seguiti da un'auto con su scritto"Cannes Briançon 1948", partono alla volta di Briançon .
Ci aspettano 274,320 km
13 h 10' di pedalata
21,1 di media
67 max velocità 
5870 kcalorie spese
dislivello approssimativo ( non avevamo strumentazioni sofisticate ma solo "banali" ciclo computerino) oltre 5000 metri

Descrivere il viaggio per me vuol dire ripescare le sensazioni e le emozioni che ho provato. I profumi e i colori, le persone incontrate e i paesi attraversati, le curve, i tornanti,i panorami bellissimi, i continui litigi con Roberto sempre per un nonnulla, la presenza costante e determinante di Giovanni, i lunghi silenzi pieni di pensieri che mi hanno accompagnato in quella che per me è stata una sfida dentro una sfida.
Cannes, con l'assenza totale di traffico, vista l'ora,è stato un bello spettacolo. La strada è iniziata subito in salita e raggiunta Grasse , famosa per le fabbriche di profumo, abbiamo pedalato per un centinaio di chilometri in un continuo mangia e bevi. Abbiamo fatto il primo tratto della Route Napoleon che mi è piaciuta molto per i panorami che ci hanno regalato i primi quattro colli e per la poca presenza di auto.
Arrivati a Castellane abbiamo lasciato la Route e, seguendo la destra siamo entrati nel vivo del percorso. Abbiamo costeggiato dei bellissimi laghi di un colore che ricorda molto quello dei laghi del Nivolet ( ma non l'intoccabile Nivolet!) e siamo arrivati a Saint André les Alpes.
Lì ho "ascoltato"  le mie gambe e per la prima volta ho avuto un pensiero positivo nei riguardi della riuscita della nostra pedalatona: stavano proprio bene!!
Anche Roberto pedalava bene ma rompeva in continuazione. " Soste brevi, non c'è tempo da perdere" . E tutte le volte erano discussioni pallose e interminabili.
Colmars ha preceduto di poco l'inizio della prima cima da domare: il col d'Allos .
Sulla carta la salita non rivelava difficoltà estreme ma...la carta è la carta e la strada a volta è tutt'altra cosa. Gli ultimi tornanti sono davvero impegnativi e proprio lì c'è stato il primo vero momento di difficoltà . Roberto ed io c'eravamo già stati sul col d'Allos ma l'avevano salito dal versante opposto e, come allora, abbiamo trovato un discreto vento. Dopo le foto di rito ci siamo fermati a mangiare un po' e...giù verso Barcelonnette. Ci siamo imposti di non far troppo i bischeri in discesa ma non credo di essere stati di parola perché Giovanni ci ha detto che andavamo forte. Un pensiero è andato al Chiarugi, che alla fine della discesa, già arrivati a Barcelonnette, fece un bel ruzzolone. I continui richiami all'andatura, i continui battibecchi hanno accompagnato il tratto di strada che porta a Saint Paul sur Ubayne e dunque all'attacco del Vars. 
Il mio dubbio sulla riuscita della Cannes Briançon è sempre stato quello del superamento o no di questo tratto del percorso: abbiamo già molti km nelle gambe e l'ultimo tratto della salita è davvero impegnativo, se cediamo ora si compromette tutto.
Puntuale come la domenica dopo il sabato i miei calcoli si sono avverati. Roberto mi pedalava davanti piuttosto regolare e io cercavo di tenere il ritmo ma sono iniziati nell'ordine: male alla schiena, dolore al mio lato B, uggia al ginocchio e fastidio insopportabile a un dente che il giorno prima aveva perso parte di un'otturazione. Ho avuto davvero paura di non farcela perché sapevo che mi aspettava ben altro oltre al Vars. Mi è venuto allora in mente il dott, Caponi che mi diceva" Signora lei ha un tumore al seno". È stato questo pensiero la chiave di svolta alla nostra impresa perché mi son detta " O che vuoi che sia il Vars, sta' a vede'! E poi non vedo l'ora di fare l'Izoard".
Poche pedalate ancora e anche il Vars è terminato.
Alzo lo sguardo al cielo e solo allora mi rendo conto dei minacciosi nuvoloni che stanno arrivando. Il gusto della inconfondibile, saziante, insostituibile Orangina ci ha dato una carica incredibile e...via verso la discesa. Purtroppo incomincia a piovere e, arrivati a Le Claux , ci dobbiamo arrendere e riparare sotto una tettoia. La paura di vanificare tutta la nostra pedalatona si faceva sempre più forte, non avevamo molte ore di luce come poteva essere se fosse stato giugno. Ho visto Roberto molto preoccupato e questo mi ha allarmato ancor di più. Poiché c'era l'auto al seguito siamo entrati dentro e consultati con Giovanni. Che fare? Proseguire o aspettare che smetta? 
"Potremmo fare la discesa in macchina, senza rischiare troppo e a valle proseguire alla volta di Guillestre " dico io.
"Non dire idiozie, così si sciuperebbe e vanificherebbe, anche per pochi km l'impresa" risponde acido, come lo yogurt andato a male, i' Nucci.
Lo so che aveva ragione ma è stato più forte di me ed è partita l'ennesima discussione. Per tutta risposta non ho fatto discorsi, ho inforcato la bici dicendo "Andiamo".
E giù per la seconda discesa. Con molto piacere e un po' di sollievo scopriamo che dopo due km la strada era asciutta e il pericolo scampato ci ha dato una spinta in più per proseguire il nostro viaggio.
Arrivano i primi segnali dell'Izoard perché ai bordi della strada troviamo gli indicatori dell'altimetria e dei km del giro ciclistico intorno a una delle cime più importanti del Tour.
Continuo a meravigliarmi di come le gambe ancora non diano segni di cedimento quando lo sguardo si posa sul contachilometri che segna 210. 
Roberto ed io non diciamo niente ma siamo consapevoli del fatto che ce  la possiamo fare anche se gli ultimi km che ci aspettano saranno i più impegnativi e faticosi di tutto il viaggio.
Giovanni ci segue come un segugio e ogni tanto ci precede per scattare qualche foto. Si lasciano alle spalle le varie località e l'Izoard è sempre più vicino.
 Ma anche il sole lo è alla linea dell'orizzonte...
E arrivano i temuti dirizzoni di Arvieux, che non finiscono mai, accompagnati da un vento contrario che non aiuta di sicuro l'impresa. Le mie gambe ci sono e non mi stanno tradendo anche se il mal di vita è ritornato come sempre appena la strada si impenna. 
 Vorrei godere delle bellezze del panorama ma 240 km nelle gambe cominciano a farsi sentire.

I pensieri si affollano e poi spariscono. La strada è quasi spettrale perché, data l'ora, non passano più macchine e i ciclisti sono già tutti tornati a valle. Praticamente sull'Izoard c'eravamo solo Roberto ed io. Seguiti da Giovanni naturalmente. 
E poi il tuffo al cuore!
Dopo un tornante,a destra appare un panorama di bellezza indescrivibile: la Casse Deserte. Il sole sta illuminando la parte più alta della parete e il suo arancione colora tutto il resto. Lascio immaginare il risultato.
In quel punto la strada scende un po' e Roberto si perde in uno slancio come se avesse iniziato a pedalare da mezz'ora e raggiunge in un batter d'occhio la stele che ricorda Bobet e il nostro grande airone , Fausto Coppi
E io lo seguo. 
Foto di rito, sorriso per l' impresa riuscita, anche se mancano ancora due km alla cima e 16 a Briançon.
Ma non è stato proprio così perché sul mio terreno preferito, la,discesa, sono entrata in crisi. Il freddo mi ha attanagliato completamente nonostante che io mi fossi vestita in modo adeguato e perfetto. Sarà stata la stanchezza, chissà, ma io non vedevo l'ora di arrivare a Briançon.
L'omaggio alla targa di Gino Bartali è stato doveroso e Roberto, che è stato l'ideatore di questa nostra impresa, si è emozionato e ha salutato Ginettaccio ad alta voce. Io l'avevo già fatto a bassa voce durante il viaggio dicendogli "Riposa in pace".

Ce l'abbiamo fatta! Davvero, non ci crediamo. E non riusciamo neppure ad esprimere la nostra gioia. Ho ancora freddo.
Vorremmo mangiare la Tartiflette , ma i ristoranti di Briançon sono particolari perché già alle 21 non prendono più clienti, con poco senso del commercio come ha più volte detto Giovanni. 
Non ci resta che la classica pizza, buona per altro, a rifocillarsi un po'. Il freddo ancora non mi è passato.
È l'ora di rientrare a Cannes e il viaggio di ritorno prevede 4 ore e mezzo di auto con Giovanni sempre alla guida, mai domo.
Non vedo l'ora di essere a casa e raccontare la nostra pedalatona ai mie cari amici ciclisti e non!

Bel racconto quasi commovente. Lo posso pubblicare sul sito FixedForum?

Sei stata grandiosa.

Un abbraccio!

Ciao Mauro

Certo che lo puoi pubblicare! La condivisione della avventura, fa parte di essa ..

B

 

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  • 3 weeks later...
Il 25/8/2016 at 08:52 , Maurando ha scritto:

Buongiorno a tutti, ho il piacere di postare il racconto di una mia amica che con il suo compagno, han fatto una bella traversata alpina.

Ti inoltro il racconto della nostra pedalatona. 

 

A presto 

 

Beatrice

Roberto ha ideato la Cannes-Briançon tre anni fa ma solo quest'anno è stato possibile tentare l'impresa.
Il primo anno ha avuto problemi di prostatite e l'idea è stata abbandonata immediatamente.

 

L'anno successivo il menisco del mio ginocchio dx ha iniziato a fare il bischero ad Aprile eabbiamo di nuovo rimesso il sogno nel cassetto.
Quest'anno, dopo un inverno dedicato ai miei seri problemi di salute ci siamo detti: "Proviamo la Cannes-Briançon"
La preparazione atletica per la lunga pedalata è stata piuttosto seria e ci ha visti più volta fare uscite di 130/150/170 km.
Tornavamo tutte le volte sempre più caricati e vogliosi di provare l'avventura di quel percorso che ha visto il grande Gino Bartali vittorioso nel Tour de France del 1948. 
Per dire la verità Ginettaccio ne ha vinte ben tre di tappe della Cannes Briançon, ma noi abbiamo scelto il,percorso che è riportato fedelmente sulle pagine della Gazzetta dello sport del giorno dopo la sua impresa.
Quindi non solo preparazione fisica è stata la nostra, ma anche documentazione minuziosa fatta naturalmente a Ponte a Ema nel museo dedicato al grande ciclista toscano.
Lo studio fatto di carte geografiche con calcolo di km parziali, totali, altimetrie, pendenze di tutti i colli da scalare, divisione del percorso in base alle località da raggiungere, previsioni dell'orario di arrivo di dette località e molto altro ancora, è stato molto preciso e anche divertente. Negli ultimi giorni andavo a letto e mi contornavo di vari fogli dove avevo segnato tutto e mi ripassavo mentalmente il percorso:

 

 CANNES

 

Mougins 

 

Mouans Sartoux

 

Grasse

 

Col du Pilon

 

Saint Vallier de Thiey

 

Pas de la Faye

 

La Collette

 

Val Ferrière 

 

Col de Luens

 

Castellane

 

Saint Juillet du Verdon

 

Saint André les Alpes

 

Beauvezer

 

Colmar

 

Col d'Allos

 

Barcelonnette 

 

Le Condomine Chateland

 

Saint Paul sur Ubaye

 

Col de Vars

 

Vars

 

Guillestre

 

Arvieux

 

Col d'Izoard

 

BRIANÇON

 

 

 

E ogni sera mi assalivano dubbi atroci: " È da ciucchi-mi ripetevo-non ce la faremo mai" . Poi con Roberto guardavo il percorso e, solo seguendo con il dito, sulla mappa, la distanza che separa Cannes da Briançon, ripetevamo insieme "È da ciucchi , non ce la faremo mai".
La data di partenza per il lungo viaggio, previsto per la seconda metà di Giugno, si avvicinava sempre più e sono iniziati i contatti con Giovanni, un nostro amico che abita a Cannes, che si è prestato al martirio, seguendo con l'auto, per ben 274 km, du' grulli come noi.
Giovanni ha fatto un ottimo lavoro e la sua presenza è stata fondamentale per la riuscita del tutto. In auto aveva, oltre ai rifornimenti alimentari, le ruote e indumenti di ricambio nel caso di pioggia ( che abbiamo preso lungo la discesa del col del Vars) e tanta, infinita pazienza.
Decidiamo, insieme a Giovanni, la data della pedalata e la segniamo sul calendario: sabato ??XXGiugno, con arrivo a casa sua, a Cannes, venerdì sera.
Tutto è pronto: le bici sono lucide e controllate, le borse piene di tutto un po', la preparazione atletica al top, gli incoraggiamenti degli amici e l'entusiasmo sono alle stelle. Purtroppo venerdì mattina arriva la telefonata di Giovanni che ci dice che Camilla, la moglie, ha avuto problemi di salute ed è ricoverata. "Tranquilli, niente di serio, ci dice, rimanderemo di una settimana il nostro giro".
Eravamo preoccupati per Camille ma anche dispiaciuti per la mancata partenza che purtroppo neppure la settimana successiva c'è stata perché Franco, il babbo di Roberto è morto lasciando un vuoto enorme e dei ricordi indelebili.
"Basta", abbiamo pensato senza dirci nulla. 
La Cannes Briançon, come il matrimonio di Renzo con Lucia, non s'ha da fare.
Però i due alla fine si sposarono!!
Abbiamo partecipato, con i nostri amici ciclisti, alla 27^ spedizione del Tour de France. La preparazione atletica per la tappa bartaliana c'era, eccome se c'era, ma nessuno dei due aveva il serio proposito di proporre "la pedalatona"
E sono arrivate le vacanze e dove andare ancora non lo avevamo deciso. Quasi era indifferente la località ma siamo partiti. Dopo due giorni di girovagare alpino ci siamo ritrovati a Baden Baden e mentre si gustavano i tepori termali ci siamo guardati e abbiamo detto " Ma che ce ne frega di tutto questo? Noi vogliamo fare la Cannes Briançon" e siamo ritornati a casa, avvertendo nel frattempo Giovanni della nostra decisione. E lui ha detto sì !
Se la Cannes Briançon è di per se una mezza pazzia lo è diventata del tutto pochi giorni fa quando, consapevoli della forma fisica non più al top, come lo era a Giugno, abbiamo deciso di partire lo stesso. I dubbi erano molto consistenti e la consapevolezza di non riuscire era davvero forte.
Ma...noi ci proviamo lo stesso, vada come vada.
Regola numero uno e unica, per quanto mi riguarda: 
l'andatura la tengo io e il primo ciclista che ci passa va semplicemente salutato senza prendergli la scia perché la sua più sostenuta pedalata potrebbe mandarci fuori giri.

Mercoledì 17 Agosto, ore 5,25 ( buio pesto!), nella piazza del Comune di Cannes, davanti a un gruppetto di urlanti ubriachi e un tassista che ci guardava incuriosito, un ciclista e una ciclista, seguiti da un'auto con su scritto"Cannes Briançon 1948", partono alla volta di Briançon .
Ci aspettano 274,320 km
13 h 10' di pedalata
21,1 di media
67 max velocità 
5870 kcalorie spese
dislivello approssimativo ( non avevamo strumentazioni sofisticate ma solo "banali" ciclo computerino) oltre 5000 metri

Descrivere il viaggio per me vuol dire ripescare le sensazioni e le emozioni che ho provato. I profumi e i colori, le persone incontrate e i paesi attraversati, le curve, i tornanti,i panorami bellissimi, i continui litigi con Roberto sempre per un nonnulla, la presenza costante e determinante di Giovanni, i lunghi silenzi pieni di pensieri che mi hanno accompagnato in quella che per me è stata una sfida dentro una sfida.
Cannes, con l'assenza totale di traffico, vista l'ora,è stato un bello spettacolo. La strada è iniziata subito in salita e raggiunta Grasse , famosa per le fabbriche di profumo, abbiamo pedalato per un centinaio di chilometri in un continuo mangia e bevi. Abbiamo fatto il primo tratto della Route Napoleon che mi è piaciuta molto per i panorami che ci hanno regalato i primi quattro colli e per la poca presenza di auto.
Arrivati a Castellane abbiamo lasciato la Route e, seguendo la destra siamo entrati nel vivo del percorso. Abbiamo costeggiato dei bellissimi laghi di un colore che ricorda molto quello dei laghi del Nivolet ( ma non l'intoccabile Nivolet!) e siamo arrivati a Saint André les Alpes.
Lì ho "ascoltato"  le mie gambe e per la prima volta ho avuto un pensiero positivo nei riguardi della riuscita della nostra pedalatona: stavano proprio bene!!
Anche Roberto pedalava bene ma rompeva in continuazione. " Soste brevi, non c'è tempo da perdere" . E tutte le volte erano discussioni pallose e interminabili.
Colmars ha preceduto di poco l'inizio della prima cima da domare: il col d'Allos .
Sulla carta la salita non rivelava difficoltà estreme ma...la carta è la carta e la strada a volta è tutt'altra cosa. Gli ultimi tornanti sono davvero impegnativi e proprio lì c'è stato il primo vero momento di difficoltà . Roberto ed io c'eravamo già stati sul col d'Allos ma l'avevano salito dal versante opposto e, come allora, abbiamo trovato un discreto vento. Dopo le foto di rito ci siamo fermati a mangiare un po' e...giù verso Barcelonnette. Ci siamo imposti di non far troppo i bischeri in discesa ma non credo di essere stati di parola perché Giovanni ci ha detto che andavamo forte. Un pensiero è andato al Chiarugi, che alla fine della discesa, già arrivati a Barcelonnette, fece un bel ruzzolone. I continui richiami all'andatura, i continui battibecchi hanno accompagnato il tratto di strada che porta a Saint Paul sur Ubayne e dunque all'attacco del Vars. 
Il mio dubbio sulla riuscita della Cannes Briançon è sempre stato quello del superamento o no di questo tratto del percorso: abbiamo già molti km nelle gambe e l'ultimo tratto della salita è davvero impegnativo, se cediamo ora si compromette tutto.
Puntuale come la domenica dopo il sabato i miei calcoli si sono avverati. Roberto mi pedalava davanti piuttosto regolare e io cercavo di tenere il ritmo ma sono iniziati nell'ordine: male alla schiena, dolore al mio lato B, uggia al ginocchio e fastidio insopportabile a un dente che il giorno prima aveva perso parte di un'otturazione. Ho avuto davvero paura di non farcela perché sapevo che mi aspettava ben altro oltre al Vars. Mi è venuto allora in mente il dott, Caponi che mi diceva" Signora lei ha un tumore al seno". È stato questo pensiero la chiave di svolta alla nostra impresa perché mi son detta " O che vuoi che sia il Vars, sta' a vede'! E poi non vedo l'ora di fare l'Izoard".
Poche pedalate ancora e anche il Vars è terminato.
Alzo lo sguardo al cielo e solo allora mi rendo conto dei minacciosi nuvoloni che stanno arrivando. Il gusto della inconfondibile, saziante, insostituibile Orangina ci ha dato una carica incredibile e...via verso la discesa. Purtroppo incomincia a piovere e, arrivati a Le Claux , ci dobbiamo arrendere e riparare sotto una tettoia. La paura di vanificare tutta la nostra pedalatona si faceva sempre più forte, non avevamo molte ore di luce come poteva essere se fosse stato giugno. Ho visto Roberto molto preoccupato e questo mi ha allarmato ancor di più. Poiché c'era l'auto al seguito siamo entrati dentro e consultati con Giovanni. Che fare? Proseguire o aspettare che smetta? 
"Potremmo fare la discesa in macchina, senza rischiare troppo e a valle proseguire alla volta di Guillestre " dico io.
"Non dire idiozie, così si sciuperebbe e vanificherebbe, anche per pochi km l'impresa" risponde acido, come lo yogurt andato a male, i' Nucci.
Lo so che aveva ragione ma è stato più forte di me ed è partita l'ennesima discussione. Per tutta risposta non ho fatto discorsi, ho inforcato la bici dicendo "Andiamo".
E giù per la seconda discesa. Con molto piacere e un po' di sollievo scopriamo che dopo due km la strada era asciutta e il pericolo scampato ci ha dato una spinta in più per proseguire il nostro viaggio.
Arrivano i primi segnali dell'Izoard perché ai bordi della strada troviamo gli indicatori dell'altimetria e dei km del giro ciclistico intorno a una delle cime più importanti del Tour.
Continuo a meravigliarmi di come le gambe ancora non diano segni di cedimento quando lo sguardo si posa sul contachilometri che segna 210. 
Roberto ed io non diciamo niente ma siamo consapevoli del fatto che ce  la possiamo fare anche se gli ultimi km che ci aspettano saranno i più impegnativi e faticosi di tutto il viaggio.
Giovanni ci segue come un segugio e ogni tanto ci precede per scattare qualche foto. Si lasciano alle spalle le varie località e l'Izoard è sempre più vicino.
 Ma anche il sole lo è alla linea dell'orizzonte...
E arrivano i temuti dirizzoni di Arvieux, che non finiscono mai, accompagnati da un vento contrario che non aiuta di sicuro l'impresa. Le mie gambe ci sono e non mi stanno tradendo anche se il mal di vita è ritornato come sempre appena la strada si impenna. 
 Vorrei godere delle bellezze del panorama ma 240 km nelle gambe cominciano a farsi sentire.

 

I pensieri si affollano e poi spariscono. La strada è quasi spettrale perché, data l'ora, non passano più macchine e i ciclisti sono già tutti tornati a valle. Praticamente sull'Izoard c'eravamo solo Roberto ed io. Seguiti da Giovanni naturalmente. 
E poi il tuffo al cuore!
Dopo un tornante,a destra appare un panorama di bellezza indescrivibile: la Casse Deserte. Il sole sta illuminando la parte più alta della parete e il suo arancione colora tutto il resto. Lascio immaginare il risultato.
In quel punto la strada scende un po' e Roberto si perde in uno slancio come se avesse iniziato a pedalare da mezz'ora e raggiunge in un batter d'occhio la stele che ricorda Bobet e il nostro grande airone , Fausto Coppi
E io lo seguo. 
Foto di rito, sorriso per l' impresa riuscita, anche se mancano ancora due km alla cima e 16 a Briançon.
Ma non è stato proprio così perché sul mio terreno preferito, la,discesa, sono entrata in crisi. Il freddo mi ha attanagliato completamente nonostante che io mi fossi vestita in modo adeguato e perfetto. Sarà stata la stanchezza, chissà, ma io non vedevo l'ora di arrivare a Briançon.
L'omaggio alla targa di Gino Bartali è stato doveroso e Roberto, che è stato l'ideatore di questa nostra impresa, si è emozionato e ha salutato Ginettaccio ad alta voce. Io l'avevo già fatto a bassa voce durante il viaggio dicendogli "Riposa in pace".

 

Ce l'abbiamo fatta! Davvero, non ci crediamo. E non riusciamo neppure ad esprimere la nostra gioia. Ho ancora freddo.
Vorremmo mangiare la Tartiflette , ma i ristoranti di Briançon sono particolari perché già alle 21 non prendono più clienti, con poco senso del commercio come ha più volte detto Giovanni. 
Non ci resta che la classica pizza, buona per altro, a rifocillarsi un po'. Il freddo ancora non mi è passato.
È l'ora di rientrare a Cannes e il viaggio di ritorno prevede 4 ore e mezzo di auto con Giovanni sempre alla guida, mai domo.
Non vedo l'ora di essere a casa e raccontare la nostra pedalatona ai mie cari amici ciclisti e non!

Bel racconto quasi commovente. Lo posso pubblicare sul sito FixedForum?

 

Sei stata grandiosa.

 

Un abbraccio!
 

 

Ciao Mauro

 

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B

Ho la pelle d'oca........

La parte del saluto a 'ginaccio' è #pornografia

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