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franicio
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Ci sono poser dello scatto fisso. Ci sono poser delle bdc. Ci sono poser delle mtb. Ci sono poser per ogni categoria umana e non. Io direi solo che è bello e divertente andare in bicicletta e mi fa sempre piacere vedere qualcuno che pedala, indipendentemente dal ferro che ha. Poser o non poser.

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Sarà, ma io non vedo dov'è il problema. è una polemica sterile, fatta tanto per fare. Come se mi mettessi a scrivere contro quelli che preparano lo spritz a Milano, quando qui in Veneto si fa da sempre.

Boh. Perplessità.

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a parte qualche sparata dice in gran parte la verità o quanto meno quello che traspare fuori del movimento che si è creato intorno allo scattofisso!

Da fuori forse si ma da dentro è un po' diversa la faccenda. Uno che si limita al "fuori" forse non si può permettere di fare l'opinionista web. Questo articolo è incommentabile che cazzo si crede di avere da insegnare questo qui. Io l'atteggiamento pieno di spocchia inutile che ho trovato nel mondo del ciclismo "tutinato" non l'ho trovato mai nel ciclismo "alternativo", avrò frequentato "cattive compagnie" forse ma io da Milano a Venezia con un ruotalibera assieme a tanti pignoni fissi ci sono andato senza problemi, certo qualche sfottò reciproco ma giusto per divertirsi e non pensare troppo a quanti sono 300km. All'"Epica sulle strade di Annibale" all'arrivo cerano due che quasi litigavano perchè uno si era fatto tirare da una moto! Cazzo ad una cicloturistica ti fai tirare da una moto! E quell'altro coglione ad una cicloturistica si incazza perchè il trainato gli arriva davanti! E della ventina di persone che si era accorte che avevo una fissa almeno 15 erano decisamente contrariati perchè è pericolosa e non si riesce a stare in gruppo o mi guardavano storto perchè era impossibile che io avessi fatto il loro stesso giro magari nello stesso tempo (e qui sono buono) con quella bici senza cambio.

Comunque 10 100 1000 10000 volte meglio l'ambiente caciarone e scanzonato del ciclismo alternativo di quello teso e seriosissimo del ciclismo tutinato, io non sono un'atleta lasciatemi giocare con le mie biciclettine e non rompete il cazzo!

La bici è un pezzo della mia vita sarò ben libero di fare le mie scelte.

Io sono "anche" un tutinato..corro le gf con una squadra molto votata all'agonismo..ma la penso come te..

Così come dimostra Sfrenato...la chiosa a quest'articolo potrebbe essere "non sono tutti così".

Frase indistinta che secondo me ben si adatta ad un articolo generalista e superficiale. Accade quando si parla solo di un lato del cubo, senza considerare le altre facce.

- Gli automibilisti ce l'hanno coi ciclisti e non li rispettano....ma non sono tutti così.

- I ciclisti tutinati fanno a gara a chi ha il gruppo più leggero e poi fanno colazione coi bomboloni prima di partire...ma non sono tutti così.

- Quelli che vanno con lo scatto fisso, sono ciclisti da aperitivo buoni solo a lucidare i loro cerchi ad alto profilo...ma non sono tutti così

....e si potrebbe continuare all'infinito.

A leggerlo sembra veramente che abbia avuto la sfortuna di incontrare solo il peggio di quello che vogliamo chiamare "movimento dello scatto fisso" e su questo si sia costruito un'opinione. Succede, l'importante è avere l'apertura mentale per cambiare idea qualora si incontri "altro"...

Dico questo per esperienza personale, 10 anni fa quando mi dissero di fare Spinning io risposi..."Cheeee???...quelli che pedalano e stanno sempre fermi?...branco di scemi!!"...di li a 10 mesi ero istruttore di Spinning...mai fermarsi alle apparenze!

Alan hai centrato il punto ma mi permetto di fare una precisazione, per non essere uno di quelli che "non sono tutti così" devi ESSERE! Devi valere qualcosa, devi avere una sostanza, e sarà questa sostanza a permetterti di essere "qualcosa" indipendentemente da quello che hai addosso o sotto al culo. Se non sei nulla diventi quello che indossi e quello che pedali ma questa mancanza di io ti rende una nullità, non ti permette di avere un peso nella tua società e dato che essere un nonnulla è molto triste spesso la gente da un'importanza eccessiva a quello che ha piuttosto che a quello che è. Io sono passato da BDC a MTB a singlespeed a fissa ma li ho sempre considerati dei mezzi e non dei fini, la gente con cui esco in bici ed il modo in cui esco in bici è sempre quello, non sono un "tutinato" o un "fissato" sono io che uso questo o qel giocattolo. La gente che mi piace frequentare nella vita spesso mi piace frequentarla anche nella bici ma è gente che mi è affine al dilà di quello che sta pedalando e la gente che mi stava sul cazzo quando io avevo solo una singlespeed e loro avevano una fissa adesso che anche io ho di nuovo una fissa non mi è diventata simpatica. L'articolo qui sopra è tristissimo per chi lo ha scritto più che per chi lo legge perchè palesa drammaticamente una tendenza a classificare la gente ed il mondo per quello che mostra da fuori più che per quello che ha dentro, voi mangereste mai un fico o una noce valutandoli solo dal di fuori? E allora mr. sticazzicycloweb perchè dovrebbe aver capito qualcosa di me semplicemente guardando la mia ruota posteriore?

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Sdrammatizziamo va... a me sul web piace leggere EMA fine filosofo del pedale oltre che valorosissimo ciclista Lobico, eccovi un assaggio della sua sapienza:

"Mercoledì 17 agosto. Ore dieci del mattino, un mattino caldo ed umido di fine estate.

Alta Valle Argentina, un budello ancora largo che da lì a poco troverà la sua morte: l’orrido di Loreto. Da lì in poi la natura segnala al viaggiatore che la Liguria è una terra aspra e montagnosa. Il mare è solo un confuso ricordo.

Pochi metri prima di entrare nell’abitato di Molini di Triora, sulla sinistra, per chi giunge da Badalucco o se vi par più glamour, dal mare di Arma di Taggia, si trova una fontanella, meta abituale dei ciclisti di zona.

La fontanella presidia un incrocio magico. A chi arriva accaldato e intriso di salsedine, l’incrocio promette divagazioni montane di grande valore.

Basta procedere dritti e spediti, all’incrocio, senza farsi distrarre da difficili scelte e dopo una breve ascesa ci si trova a Triora, 700 m s.l.m. Di più non dico, ma da Triora ci su può inoltrare nei territori brigaschi e addirittura espatriare attraverso il severo valico di Sanson ad oltre 1700m sempre sul livello del mare.

Ma a volte la velocità non permette di capire cosa si sta lasciando.

La fontana allora diventa un luogo da sogno. Mentre rabbocchi le borracce, hai modo di guardarti intorno ed iniziare a sognare. Alla sinistra, per chi giunge dal mare si diparte una stradetta secondaria, in leggera discesa, condizione che dura pochi metri, che ti porta al Passo Langan sopra quota millle e da lì al Colle della Melosa montagna vera, il mare ormai un ricordo vaghissimo i metri più di millecinquecento non lasciano spazio a iodiche divagazioni. Sedici km di salita.

Alla destra invece la strada sale subito abbastanza decisa, prima stazione del dolore: Andagna, poi più oltre il nulla fino al Passo Teglia. I km in questo caso sono una quindicina o poco meno. Ma son quisquilie da annuari statistico.

Mi fermo e penso, anche se un’idea già ce l’ho, vengo distratto dalle voci di due ciclisti. Mi accosto attratto dalla parola infarto.

Uomini fra i sessanta e i sessantacinque anni: sovrappeso, uno in modo più marcato, l’altro sulla giusta strada. Dopo una certa età i maschi occidentali mostrano la tendenza ad accumulare materia sulla zona ventrale del corpo: si preparano all’ultima dipartita, viviamo in una società feroce ed individualista; dall’altra parte tocca andarci belli carichi.

Ascolto i loro discorsi: uno quello più “longilineo” parla, l’altro ascolta e poi ripete come un mantra: “ma quanti battiti?”.

“Nel 2007 ho fatto un infarto…poi un paio di anni fa mi è uscito un problema all’anca…”.

L’altro ascolta e beve, penso acqua, ma non mi stupirei se fosse vino bianco frizzante tenuto in fresco per l’occasione. Da come l’uno interagisce con l’altro intuisco che non sono amici o compagni di pedalate. Si sono incontrati poco prima sulla strada e si stanno salutando, di lì a poco ognuno andrà per la sua via.

L’infartuato cerca di elencare tutte le magagne che la vita avversa gli ha scaricato addosso.

Non son poche; all’appello manca il famigerato cancher per completare l’elenco dei modi che abbiamo, noi maschi ricchi e satolli, per arrivare dritti dritti al cimitero anzitempo sulla media nazionale.

L’altro giovinotto ascolta e ad ogni malattia, blatera fastidiosamente la sua domanda interessata: “..si ma quanti battiti!”.

L’infartuato nicchia, sembra quasi non voler dire, si nasconde, prova ad aprire altri fronti patologici. Ma il suo interlocutore è un bulldog non molla.

Prova la botta finale per far capitolare l’evasivo interlocutore: “si ma il dottore a quanti battiti ti ha detto di andare, si sai il cuore quanti battiti puoi fare?”.

Alla fine cede, alla richiesta esplicita e diretta non può più sottrarsi: “eh…ma… diciamo sui centosessanta…”.

Mi vien da sorridere, la curiosità di sentire la risposta del panciuto pedalatore over sessanta mi fa dimenticare la buona educazione e scoppio in un’allegra risata demente. Non riesco più a fermarmi, getto la testa sotto la fontanella e mi faccio un auto waterboarding speranzoso.

Mi riprendo e tendo l’orecchio.

“Il mio medico, invece mi ha detto che non devo superare i centoquaranta battiti, ma io ho tarato il cardio a 150!!! Anche se ci sono dei miei amici che mi dicono che anche sa vado a 180 non succede nulla!”. Mi riscappa la risata demente, ora oltre alla testa ho messo pure i piedi nella fontana, ci entro tutto dentro mi sembra di essere Anita Ekbert ne “La Dolce Vita”.

Canto a squarcia gola canzoni del Quartetto Cetra. Sono felice.

Ho quaranta cinque anni, sono tendenzialmente bradicardico, pressione massima raramente sopra i cento, minima sessanta…non bevo alcoolici, maggio poca carne, sono endemicamente sotto peso ma ho speranza.

Esco dalla fontana, come la mitica Wanda scendeva dalla scala, urlando festoso e sguaiato frasi senza senso, abbraccio gli increduli ciclopedalatori e tonico come una tinca mi arrampico sulle rampe ascetiche del Passo Teglia. Mando baci con la mano, rido, urlo frasi senza senso. Faccio gesti osceni…

Mentre pedalo assorto nel panorama sempre più lunare, sento che la Wanda mi ha abbandonato; definitivamente! Non ho più molta voglia di cantare. I due vecchi mi tornano in mente.

Il loro parlare mi sembra ora feroce e violento. Ferocia autocannibalica. Con un piede nella fossa ancora cerchi di gabbare la Comare Secca, tarando il cardio 10 tacche meno, e ti senti furbo, penso ansimando. Anzi la furbizia risplende a confronto del discorso palesemente evitante del tuo interlocutore che millanta frequenze esoteriche. Tu no, mi dico, prima il tuo interlocutore lo stani con una domanda secca e ineludibile e poi lo irridi dicendogli che tu la morte la fotti, basta programmare dieci tacche in più sul tuo cardio. Gli mostri che sei uomo di coraggio estremo. L’altro non può che balbettare qualche suono disarticolato e vago. E’ stato battuto. Cosa l’altro abbia vinto non è dato saperlo.

Sono pensieri fugaci, la quota si eleva lentamente, l’ossigeno dimiuisce, fatico a seguire i pensieri, poco prima del Passo Teglia, ultimo tornante, all’orizzonte si intravede il mare le case di Arma di Taggia, lo sguardo cede alla visione, si sposta verso ovest in lontananza, ma sembra quasi di poterlo toccare, si vede il Toraggio, severissima montana, i Balconi di Marta, le fortificazioni del Grai…mi faccio assorbire dal paesaggio, faccio l’ultimo tornante e sono quasi in cima al passo.

Mi prende un senso di scoramento: ma quante pulsazioni? Quanteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee………"

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C'è poco da fare..gente così vive per giudicare e predicare il loro giusto pensiero..:-) si basano sull'apparenza e stop..se mi vede fuori da un bar con il Faggin e la hed all'anteriore automaticamente sono un poser modaiolo che spreca una bici ecc ecc..poi magari lo stesso alla gf di tizio e caio mi viene a ringraziare per avergli dato una mano tirato ecc ecc..:-)

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from tuttobiciweb.it

Se non se ne parla adesso, a gennaio, a corse praticamente ferme, non se ne parla più. Allora colgo l’occasione per una libera uscita, lasciando un attimo il mondo del grande ciclismo per entrare nel mon­do parallelo del ciclismo mondano e fi­ghetto.

È una presa di posizione che sento di dover assumere, anche se passibile di epiteti come antica, retrograda, trinariciuta. Con chi ce l’avrà mai stavolta, si chiederà qualcuno. Ce l’ho con voi, con alcuni di voi, che andate in televisione e sui giornali, ma anche nei pub e nei locali alla moda, spacciandovi per ciclisti. Par­cheggiata fuori, lei, il mostro da due-tre-cin­que­mila euro: un vecchio telaio in acciaio riverniciato, una sella di cuo­io duro, un manubrio di for­ma varia, e soprattutto là sotto, dove scorre la catena, il nuovo mito, un recupero del passato, la scelta vintage e radical-chic dello scatto fisso.

Sì, dico a voi, ultimi arrivati alla bicicletta, dopo essere scesi dal Suv e dal­la bar­ca a Portofino. Avete fiutato che a New York e a Londra fa molto dan­dy metropolitano la bici con lo scatto fisso, ed eccovi subito in giro per le nostre città a spandere boria. Al vostro fianco, l’altro Rotary di nuo­va formazione, quello della bicicletta col motorino. In questo caso, per noi veterani e ortodossi, siamo ve­ra­mente al tradimento: lo sport del­la fatica annacquato e vilipeso, to­gliendo barbaramente di mezzo l’essenza stessa dell’esercizio, cioÈ la fa­tica. Ovvia­men­te il motorino È una grande cosa per obesi e cardiopatici, perché consente loro di usare co­munque il mezzo senza rischiare la morte. Ma non È di loro che parliamo, ci mancherebbe altro. Io parlo di quei ganassa che ri­corrono al mo­torino per guadagnare un pacco di minuti nelle gran fondo, o anche so­lo per staccare il geometra sugli strappi collinari nell’uscita domenicale. Ver­go­gna. Siete patetici.

Scatto fisso e motorino non hanno nulla, in sé, di vergognoso. Sono semplici ac­corgimenti tecnici per situazioni spe­cifiche e limitate. La degenerazione di questi tempi È tutta un’altra cosa. Direi che ha un nome terribile, per il ciclismo: moda. Sì, qualcuno ha lanciato l’ordine e tutto il gregge si È subito accodato. I rinnegati non si limitano ad usare il mo­stro a scatto fisso per le vie del centro. Si limitassero alle loro perversioni, sarebbero anche sopportabili. No, vogliono stravincere. Preten­do­no di raccontare a noi, che in bicicletta andiamo da sempre, quant’È bello usare la bicicletta. Sono come quei tizi che si sposano a cinquant’anni e poi tutte le sere spiegano il ma­trimonio a gente sposata da trent’anni. Lo stesso con lo scatto fisso: ci spiegano quant’È trendy, quant’È libidinoso, quant’È wow spostarsi dall’ufficio alla sauna con un unico rapporto, tendenzialmente molto duro. A noi, che sappiamo be­ne come sia ben più dura la real­tà: provassero, questi frufrù dell’ultima ora, cosa significa fare non di­co il Mortirolo, e nemmeno il Ghi­sallo, ma anche solo le Mura di Ber­gamo o il cavalcavia della Bovisa, con lo scatto fisso, provassero invece cosa significa ave­re sotto un bel cambio, che consente di passare all’agile, sublime e irripetibile in­venzione della tecnica e della pratica. Pro­vas­sero, una volta, ad usare davvero la bicicletta, non per scimmiottare gli yuppies della Grande Mela o della City londinese, non per essere come nelle foto dei mensili lucidi, ma semplicemente per sfruttarne tutti i vantaggi, di sa­lute, di risparmio, di serenità e soprattutto di libertà. Provas­se­ro, e poi si levassero dai piedi, possibilmente.

So bene che ogni moda a due ruote porta comunque acqua al mulino della grande causa. So bene che per tante aziende in difficoltà questa moda dello scatto fisso e dei motorini È una improvvisa possibilità di so­pravvivenza. Questo lo accetto. Ma mi piacerebbe che queste degenerazioni tecniche fossero solo una fase di passaggio, diciamo uno specchietto per le allodole, un’esca irresistibile per condurre poi tutti sulla retta via, l’unica possibile, l’unica sensata, cioÈ la bicicletta con il suo bel cambio a tot rapporti. Se invece avviene il contrario, se loro finiscono per dettare legge e noialtri per fare la parte dei poveracci antiquati, mi girano le scatole. Anche perché c’È qualcosa, o qualcuno, di molto peggio, in questi nuovi orizzonti…

Opinione strettamente personale: se sono in­sop­portabili quelli che dopo due giorni a scatto fisso vogliono spiegarci la grandezza e l’intelligenza della bicicletta, io sopporto ancora meno un’altra categoria. Quelli di noi, ciclisti da sempre, che li stanno pure ad ascoltare.

Cristiano Gatti, da tuttoBICI di gennaio

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Chi inizia?! ;-)

A me un mi racconta nulla di nuovo che con lo scatto fisso ci giro da trent' anni su e giù per le colline del Chianti e le pianure del Valdarno. Modaiolo sarà lui.

Lo scatto fisso mi ha insegnato a pedalare con stile rotondo e calibrato, a gambe strette e schiena ferma, a scattare da seduto e fare fuori in volata quelli con il cambio, far le toste salite del Vellano del Volterra e anche peggio. Bisogna anche ricordarsi che i grandi campioni del passato lo usavano eccome. Siccome son vecchietto e di campioni del passato ne ho conosciuti, sono restato a bocca aperta di quando mi raccontavano che all' inizio delle salite alpine scendevano dalla bici, giravano la ruota fissa e salivano, salivano...

La fissa È un educazione per la pedalata rotonda, calibrata e potente. Uso anche la bici con il cambio e sono un randonneur di vecchia data e ho fatto tante randonnée con borse e bici pesanti. Molte strade d' Europa e d' America con i 10 rapporti. ma per me la fissa È l' essenza della bici. Domenica scorsa ho dato le paghe e grosse ai modaioli con le carbonio a 11 rapporti e tutti "TUTINATI" . Che poi ci sia qualcuno che va in fissa per moda o se esiste un nuovo mercato per ditte in difficoltà, ben venga la fissa che porta movimento !!!

Buone pedalate

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Avete sentito che quest'anno al Giro la cima Coppi sarà il Cavalcavia della Bovisa? :D

No, questa gliela scrivo....

p.s.: Dens, sto ridendo da un quarto d'ora...

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Avete sentito che quest'anno al Giro la cima Coppi sarà il Cavalcavia della Bovisa? :D

No, questa gliela scrivo....

p.s.: Dens, sto ridendo da un quarto d'ora...

Ahahahah gliel'hai scritta veramente sul sito... poraccio che rosicone! :D

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Se non se ne parla adesso, a gennaio, a corse praticamente ferme, non se ne parla più. Allora colgo l’occasione per una libera uscita, lasciando un attimo il mondo del grande ciclismo per entrare nel mon­do parallelo del ciclismo mondano e fi­ghetto.

È una presa di posizione che sento di dover assumere, anche se passibile di epiteti come antica, retrograda, trinariciuta. Con chi ce l’avrà mai stavolta, si chiederà qualcuno. Ce l’ho con voi, con alcuni di voi, che andate in televisione e sui giornali, ma anche nei pub e nei locali alla moda, spacciandovi per ciclisti. Par­cheggiata fuori, lei, il mostro da due-tre-cin­que­mila euro: un vecchio telaio in acciaio riverniciato, una sella di cuo­io duro, un manubrio di for­ma varia, e soprattutto là sotto, dove scorre la catena, il nuovo mito, un recupero del passato, la scelta vintage e radical-chic dello scatto fisso.

Sì, dico a voi, ultimi arrivati alla bicicletta, dopo essere scesi dal Suv e dal­la bar­ca a Portofino. Avete fiutato che a New York e a Londra fa molto dan­dy metropolitano la bici con lo scatto fisso, ed eccovi subito in giro per le nostre città a spandere boria. Al vostro fianco, l’altro Rotary di nuo­va formazione, quello della bicicletta col motorino. In questo caso, per noi veterani e ortodossi, siamo ve­ra­mente al tradimento: lo sport del­la fatica annacquato e vilipeso, to­gliendo barbaramente di mezzo l’essenza stessa dell’esercizio, cioÈ la fa­tica. Ovvia­men­te il motorino È una grande cosa per obesi e cardiopatici, perché consente loro di usare co­munque il mezzo senza rischiare la morte. Ma non È di loro che parliamo, ci mancherebbe altro. Io parlo di quei ganassa che ri­corrono al mo­torino per guadagnare un pacco di minuti nelle gran fondo, o anche so­lo per staccare il geometra sugli strappi collinari nell’uscita domenicale. Ver­go­gna. Siete patetici.

Scatto fisso e motorino non hanno nulla, in sé, di vergognoso. Sono semplici ac­corgimenti tecnici per situazioni spe­cifiche e limitate. La degenerazione di questi tempi È tutta un’altra cosa. Direi che ha un nome terribile, per il ciclismo: moda. Sì, qualcuno ha lanciato l’ordine e tutto il gregge si È subito accodato. I rinnegati non si limitano ad usare il mo­stro a scatto fisso per le vie del centro. Si limitassero alle loro perversioni, sarebbero anche sopportabili. No, vogliono stravincere. Preten­do­no di raccontare a noi, che in bicicletta andiamo da sempre, quant’È bello usare la bicicletta. Sono come quei tizi che si sposano a cinquant’anni e poi tutte le sere spiegano il ma­trimonio a gente sposata da trent’anni. Lo stesso con lo scatto fisso: ci spiegano quant’È trendy, quant’È libidinoso, quant’È wow spostarsi dall’ufficio alla sauna con un unico rapporto, tendenzialmente molto duro. A noi, che sappiamo be­ne come sia ben più dura la real­tà: provassero, questi frufrù dell’ultima ora, cosa significa fare non di­co il Mortirolo, e nemmeno il Ghi­sallo, ma anche solo le Mura di Ber­gamo o il cavalcavia della Bovisa, con lo scatto fisso, provassero invece cosa significa ave­re sotto un bel cambio, che consente di passare all’agile, sublime e irripetibile in­venzione della tecnica e della pratica. Pro­vas­sero, una volta, ad usare davvero la bicicletta, non per scimmiottare gli yuppies della Grande Mela o della City londinese, non per essere come nelle foto dei mensili lucidi, ma semplicemente per sfruttarne tutti i vantaggi, di sa­lute, di risparmio, di serenità e soprattutto di libertà. Provas­se­ro, e poi si levassero dai piedi, possibilmente.

So bene che ogni moda a due ruote porta comunque acqua al mulino della grande causa. So bene che per tante aziende in difficoltà questa moda dello scatto fisso e dei motorini È una improvvisa possibilità di so­pravvivenza. Questo lo accetto. Ma mi piacerebbe che queste degenerazioni tecniche fossero solo una fase di passaggio, diciamo uno specchietto per le allodole, un’esca irresistibile per condurre poi tutti sulla retta via, l’unica possibile, l’unica sensata, cioÈ la bicicletta con il suo bel cambio a tot rapporti. Se invece avviene il contrario, se loro finiscono per dettare legge e noialtri per fare la parte dei poveracci antiquati, mi girano le scatole. Anche perché c’È qualcosa, o qualcuno, di molto peggio, in questi nuovi orizzonti…

Opinione strettamente personale: se sono in­sop­portabili quelli che dopo due giorni a scatto fisso vogliono spiegarci la grandezza e l’intelligenza della bicicletta, io sopporto ancora meno un’altra categoria. Quelli di noi, ciclisti da sempre, che li stanno pure ad ascoltare.

Cristiano Gatti, da tuttoBICI di gennaio

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A me un mi racconta nulla di nuovo che con lo scatto fisso ci giro da trent' anni su e giù per le colline del Chianti e le pianure del Valdarno. Modaiolo sarà lui.

Lo scatto fisso mi ha insegnato a pedalare con stile rotondo e calibrato, a gambe strette e schiena ferma, a scattare da seduto e fare fuori in volata quelli con il cambio, far le toste salite del Vellano del Volterra e anche peggio. Bisogna anche ricordarsi che i grandi campioni del passato lo usavano eccome. Siccome son vecchietto e di campioni del passato ne ho conosciuti, sono restato a bocca aperta di quando mi raccontavano che all' inizio delle salite alpine scendevano dalla bici, giravano la ruota fissa e salivano, salivano...

La fissa È un educazione per la pedalata rotonda, calibrata e potente. Uso anche la bici con il cambio e sono un randonneur di vecchia data e ho fatto tante randonnée con borse e bici pesanti. Molte strade d' Europa e d' America con i 10 rapporti. ma per me la fissa È l' essenza della bici. Domenica scorsa ho dato le paghe e grosse ai modaioli con le carbonio a 11 rapporti e tutti "TUTINATI" . Che poi ci sia qualcuno che va in fissa per moda o se esiste un nuovo mercato per ditte in difficoltà, ben venga la fissa che porta movimento !!!

Buone pedalate

Se esisti davvero sei il mio idolo!

:)

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questo succede quando i ciclisti si prendono troppo sul serio e credono di essere i messia di sto cazzo. manco fossero primari di chirurgia in qualche ospedale importante.

meglio calciatore con i soldi !! che ciclista povero!

caro dot. Gatti

Modificato da squarenoise (visualizza cornologia modifica)
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Attenzione a chi semplicisticamente si scaglia contro le mode, perche' non riesce a vedere la sostanza ed il nocciolo della questione.

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